Antologia di un’epopea contadina – I Protagonisti delle lotte per la Riforma agraria in Sicilia a cura di Dino Paternostro
Ed. Quaderni del CEPES
Articolo da La Sicilia del 1 Luglio 2011
Antologia dell’epopea contadina
di Dino Paternostro
Ventidue testi biografici ed autobiografici sono stati raccolti per testimoniare l’impegno di tanti dirigenti del movimento agrario, poco conosciuti, protagonisti nella Sicilia del dopoguerra di una straordinaria stagione di lotte.
Nel genere, è in assoluto la prima opera dedicata alle lotte sviluppatesi nelle campagne siciliane nel secondo dopoguerra. Si intitola “Antologia di un’epopea contadina”, perché di un’epopea si tratta. Ed è nata dalla volontà e dalla sensibilità umana e politica del novantenne senatore Nicola Cipolla, presidente del Cepes, che di quelle lotte è stato uno dei principali animatore. È stato Cipolla a sentire forte il desiderio di dare voce ai tanti dirigenti contadini, che, per oltre vent’anni, in ogni angolo della Sicilia, hanno organizzato e diretto le grandi lotte per la terra del secondo dopoguerra.
Senza questi dirigenti e militanti di base (uomini e donne il più delle volte rimasti sconosciuti), che operavano ogni giorno con impegno e passione politica nei paesi e nelle borgate dell’Isola, non sarebbe nato quel movimento contadino organizzato, che ha avuto la capacità di battersi contro la mafia, spezzare il latifondo, aprire spazi di democrazia e di libertà ed avviare la modernizzazione della Sicilia. A loro è giusto che vada riconosciuto il diritto alla memoria, anche attraverso le testimonianze che hanno voluto scrivere direttamente o affidare ad altri, dalle quali sono nati libri ed opuscoli, pubblicati nell’ultimo trentennio. Cipolla ha voluto che fosse chi scrive a selezionare i testi da pubblicare. L’ho fatto, cercando il più possibile di rappresentare più dirigenti possibile e le diverse aree geografiche della nostra isola, senza per questo avere la pretesa della completezza. Nei prossimi anni, potranno essere altri ad arricchirla con ulteriori contributi, per renderla così più completa.
Le testimonianze partono dalla metà degli anni ’40, da quando ripresero in Sicilia le lotte per la terra, che continuarono fino al 1950 ed oltre, coinvolgendo centinaia di migliaia di contadini poveri dell’Isola. Ad incoraggiare queste lotte fu la scelta dei governi di unità nazionale di dare risposte concrete ai bisogni delle popolazioni del Mezzogiorno e della Sicilia. “I contadini hanno fame di terra e sete di libertà”, aveva scritto nel 1944 Palmiro Togliatti, segretario del Partito comunista italiano e ministro di grazia e giustizia nel governo di unità nazionale. E il 19 ottobre 1944 furono emanati dal ministro dell’agricoltura dell’epoca, il calabrese Fausto Gullo, due
importanti decreti che riguardavano la modifica della ripartizione dei prodotti nei contratti di mezzadria (60% ai contadini e 40% ai proprietari) e la concessione delle terre incolte e malcoltivate degli agrari ai contadini riuniti in cooperative. Si sviluppò un movimento imponente, guidato fondamentalmente dalla Cgil e dalla Federterra, sostenuto dalle forze di sinistra (il Pci e il Psi) e, in alcuni casi, anche dai settori più progressisti della Dc, che si estese in tutte le province, ma prevalentemente nella Sicilia centro-occidentale, a prevalente coltura latifondistica. Questo movimento dovette scontrarsi con gli agrari e con i gabelloti mafiosi,
sostenuti dalle forze politiche conservatrici e reazionarie e da pezzi significativi degli apparati statali, che non intendevano cedere il potere economico, sociale e politico esercitato da secoli nelle campagne. Diversi dirigenti e militanti contadini (circa cinquanta) pagarono con la vita il loro impegno nell’organizzare e dirigere il movimento, nel rivendicare l’applicazione dei decreti Gullo e nel contrastare la mafia del feudo. Sono personaggi come Nicolò Azoti, Accursio Miraglia, Epifanio Li Puma, Placido Rizzotto, Calogero Cangelosi, Salvatore Carnevale e tanti altri. Come già la strage di Portella della Ginestra, anche questa lunga sequenza di morti ammazzati rappresenta una strage, una lunga strage, una strage al rallentatore, durata oltre un ventennio, le cui vittime non hanno avuto mai giustizia e per anni sono state persino dimenticate. Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato. Lo Stato ha confiscato tanti beni ai mafiosi e li ha assegnati a delle cooperative sociali.
Sono i giovani di queste cooperative (la “Placido Rizzotto”, la “Pio La Torre” e la “Lavoro e Non Solo”, in provincia di Palermo) gli eredi più autentici del movimento
contadino siciliano e dei suoi martiri, perché la loro antimafia sociale è molto simile a quella praticata dal movimento contadino del secolo scorso.