7 Maggio 1991 Porto Empedocle (AG). Resta ucciso Antonino Iacolino, titolare di una bar, insieme ad un uomo di Cosa nostra.
7 Maggio 1991 Porto Empedocle (AG). Resta ucciso Antonino Iacolino, 40 anni, titolare di una bar. Lo freddarono i colpi di pistola che avrebbero dovuto raggiungere Salvatore Albanese, un uomo di mafia.
Antonio Iacolino era in compagnia di Albanese per averlo rivisto dopo un lungo periodo di assenza dovuto a un provvedimento giudiziario. Lo aveva incontrato e stava scambiando poche chiacchiere, i soliti convenevoli. Solo la fortuna ha voluto che non si contassero altre vittime. I due killer non risparmiarono piombo e nella fretta di portare a termine l’azione di morte colpirono anche una donna rimasta ferita a un piede.
Tratto dal libro Senza Storia di Alfonso Bugea e Elio di Bella
Antonino Iacolino, 40 anni, era titolare di un bar a Porto Empedocle. Lo freddarono i colpi di pistola che avrebbero dovuto raggiungere Salvatore Albanese, inteso ‘u cippu, un uomo di mafia, legato alla cosca di Cosa nostra.
Fu un delitto preparato col videotape, con immagini strappate a una televisione privata con detro le fasi di un processo di mafia. Luogo della scena Villaseta, l’ex palestra dove i giudici della Corte d’Assise un decennio prima avevano messo alla sbarra Stidda e Cosa nostra. Al centro dello schermo dinanzi alle sbarre, guardato a vista dai carabinieri in servizio in aula, sullo schermo compariva Albanese, figura di spicco più nella mitologia mafiosa che nella realtà, lo hanno detto gli stessi collaboratori di giustizia (“non ha mai avuto incarichi di primo piano”). Un ruolo comunque, l’ha avuto nella organizzazione della prima strage di Porto Empedocle, quella del 21 settembre 1986, compiuta da un commando a due passi dalla sua abitazione, nel bar sotto casa. E innanzi al suo portone schizzò disperatamente Gigi Grassonelli in una corsa disperata nel tentativo di sfuggire al killer. Fuga inutile: cadde in una pozza di sangue e poco distante la stessa sorte toccò al padre Giuseppe.
La vendetta arrivò cinque anni dopo. Quello di Albanese doveva essere un delitto senza sorprese. Era stato preparato con una certa dovizia. I mandanti si erano procurati un filmato in cui si vedeva Albanese nell’aula bunker di Villaseta. Quei fotogrammi furono visionati una, due, tante volte per far individuare con facilità la vittima; una necessità, dovuta al fatto che furono almeno due i commandi organizzati per eseguire il delitto. Quel video in Vhs è stato così riproposto in più occasioni, con insistenza ai killer venuti da Gela. Non si cercavano errori, ma per terra cadde anche una vittima innocente: Antonino Iacolino, zio di Alfonzo Falzone (oggi collaboratore di giustizia), trovatosi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Era in compagnia di Albanese per averlo rivisto dopo un lungo periodo di assenza dovuto a un provvedimento giudiziario. Lo aveva incontrato e stava scambiando poche chiacchiere, i soliti convenevoli. Solo la fortuna ha voluto che non si contassero altre vittime. I due killer non risparmiarono piombo e nella fretta di portare a termine l’azione di morte colpirono anche una donna, Giuseppina Baio, rimasta ferita a un piede. I killer del delitto sarebbero stati Orazio Vella (reo confesso) e Guglielmo Greco, un ventenne di Gela dai capelli lunghi e occhiali tondi tondi. Lo videro i testimoni, e lo descrissero ai carabinieri. Occhi, naso, capelli, corporatura, altezza, zigomi. Ne venne fuori un identikit che lo ritraeva quasi a perfezione e lui stesso si riconobbe sul disegno pubblicitario dai giornali. Così ancò in tutta fretta dal capo della Stidda gelese: “Mi serve un altro paio di occhiali, devo sviare i sospetti”. Dalla cassa comune vennero tirate fuori due banconote da centomila per correre ai ripari. Il tempo ha fatto giustizia lo stesso.
Fonte: archivio.unita.news
Articolo del 8 maggio 1991
Sicilia, 3 omicidi in 12 ore
Sparatoria in un mercato Killer uccidono due uomini e feriscono una donna
AGRIGENTO. Un boss mafioso e un commerciante di pesce sono stali assassinati ieri mattina tra la gente che affollava un mercato, a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Durante la sparattoria, una donna, che andava a fare la spesa, è stata ferita ad una coscia. Le vittime sono Salvatore Albanese, 60 anni. Indicato come uno dei capi della mafia locale e il commerciante Antonio lacolino, 43 anni, incensurato. A fare fuoco sono stati due sicari sopraggiunti a bordo di una Renault 19.
Albanese e lacolino sono stati crivellati di colpi, sparati con armi calibro 45. La vettura dei killer è stata ritrovata bruciata. Salvatore Albanese, imputato nel maxiprecesso alla mafia dell’Agrigentino, era stato implicato nelle indagini sulla strage di Porto Empedocle compiuta il 21 settembre del 1986 e costata la vita a sei persone. L’altro ieri mattina gli agenti gli avevano notificato il divieto di soggiorno in Sicilia.
Nella nottata di martedì, nel Messinese, un altro omicidio. Un manovale Biagio Lombardo Facciale, 28 anni, è stalo ucciso a Rocca di Caprileone. A sparargli sono stati due killer che hanno esploso cinque colpi di pistola calibro 7.65 che hanno raggiunto alla testa la vittima. Il giovane manovale non aveva precedenti penali.
Nella zona dei monti Nebrodi, nel Messinese, dall’inizio dell’anno sono stati compiuti cinque omicidi, ma, secondo gli inquirenti, non ci sono elementi certi che il delitto dell’altra notte sia da collegare alla faida in corso.
Articolo da L’Unità dell’8 Maggio 1991
Assalto a una caserma dei carabinieri
Altre 4 esecuzioni tra Calabria e Sicilia
di Maria R. Calderoni
Il vertice da Scotti si conclude con un generico appello mentre i criminali sono scatenati
Altri tre morti di mafia. A San Luca, centro calabrese dell’industria dei sequestri, commando della ‘ndrangheta hanno sparato contro la caserma dei carabinieri.Nel Cosentino, un militare in licenza è stato freddato dai killer con un colpo di pistola. Assassini scatenati tra la folla anche ad Agrigento: due morti ed una passante ferita. Scotti, intanto, ripropone la ricetta di sempre e polemizza con i vescovi.
TAURIANOVA. Calabria e Sicilia: anche ieri si sono trasformate nel «Far West Italia». Ancora morti, uno in Calabria e due in Sicilia. Ancora le cosche all’assalto dello Stato. Era passata da poco la mezzanotte, quando un commando della ‘ndrangheta a San Luca ha esploso 30-40 colpi di fucile a pallettoni contro la caserma dei carabinieri. A Corigliano, nel Cosentino, un ragazzo di 19 anni, Gaspare Filocamo, è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa (Articolo: Crivellate le auto dei carabinieri La 109ª vittima è un ragazzo: un colpo in mezzo agli occhi). Altri due morti ad Agrigento, si tratta di Salvatore Albanese, capo della mafia locale, e del commerciante Antonio Iacolino. I killer, che hanno sparato tra la folla, hanno ferito una donna.
Intanto, ieri al Viminale il ministro Scotti ha ripetuto il solito rito stantio di queste occasioni. Con una variante: l’attacco alla legge Gozzini e una polemica con i vescovi.
Intanto a Taurianova… (Articolo: Taurianova dove la USL «funziona» )