26 Settembre 1997 Bari. Scompare Luigi Fanelli, 19 anni, militare di leva, dopo aver affrontato pubblicamente degli affiliati del clan egemone di Carbonara
La notte di venerdì 26 settembre, Luigi Fanelli non ha fatto ritorno a casa. Ha 19 anni ed è una recluta della Caserma Briscese di Bari. Quel giorno era in permesso. Alle 21 era uscito di casa avvertendo i suoi genitori che sarebbe tornato tardi, ma comunque in tempo per aiutare il padre, che di solito rientra all’alba dopo la pesca. Ha raggiunto alcuni amici in piazza e dopo un po’ si è fatto accompagnare dal suo amico Luca al ‘Ridemus’, un’enoteca di Bari in Via Fanelli. Lì ha incontrato la sua ex fidanzata Fausta. Dopo un acceso litigio, l’ex fidanzata ha lasciato il locale. Luigi Fanelli è rimasto al Ridemus in compagnia di alcuni ragazzi fra cui Francesco, ex fidanzato di Fausta. Francesco e i suoi amici dicono di averlo visto allontanarsi a bordo di uno scooter Zip nero in compagnia di un individuo a loro sconosciuto. Da allora di Luigi Fanelli nessuno ha saputo più nulla. (Fonte: RAI “Chi l’ha visto”).
Il colpevole, reo confesso (collaboratore di giustizia), non potrà essere processato perché già assolto in via definitiva per l’omicidio.
Storia dal sito del programma RAI “Chi l’ha visto”
Aggiornamenti:
20 gennaio 1998
Il Giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta di arresto per falsa testimonianza per i due giovani, Francesco e Paolo, che si trovavano con Luigi Fanelli la sera della sua scomparsa. Il magistrato che seguiva le indagini aveva avanzato la richiesta sospettando che i due ragazzi quantomeno nascondessero la verità. Un mese dopo il caso è stato archiviato. Sulla scomparsa di Luigi Fanelli, dunque, torna il silenzio. Nessuno ha visto niente e nessuno conferma o smentisce il racconto dei due ragazzi, secondo cui Fanelli si sarebbe allontanato dal “Ridemus” in compagnia di uno sconosciuto a bordo di uno scooter nero. Eppure il “pub”, a quell’ora, non era certo deserto. L’inviata di “Chi l’ha visto?” è riuscita a rintracciare Paolo. Il giovane conferma il racconto fatto agli inquirenti. Non sa altro. Francesco, l’ex ragazzo di Fausta, è invece irreperibile. Anche per la famiglia Fanelli, che ha cercato più volte di mettersi in contatto con lui per avere altri particolari sui momenti che hanno preceduto la scomparsa del figlio. Sembra che Luigi, prima di sparire, avesse preso a schiaffi per motivi di gelosia la sua fidanzata Fausta, definendo vigliacchi gli amici -tra cui Francesco, il suo “ex” e Paolo- che si trovavano con lei. Alludeva forse al fatto che secondo lui i giovani avrebbero coinvolto la ragazza in un giro di frequentazioni equivoche e pericolose
17 aprile 2001
Il 10 aprile 2001 il Tribunale militare di Bari ha assolto Luigi Fanelli dall’accusa di diserzione. E’ stato quindi accertato che quella notte tra il 26 e il 27 settembre 1997 qualcosa di indipendente dalla sua volontà gli ha impedito di tornare prima a casa sua e poi in caserma. Ci sono forse gli estremi per riaprire l’indagine su questa inquietante scomparsa. Alla madre di Luigi sono arrivate delle telefonate anonime che indicavano un luogo dove si troverebbe il corpo del ragazzo: una cava della vecchia Modugno. La signora ha fatto domanda perché si effettuassero delle ricerche in quella zona, controllata dalla malavita. Una richiesta che sembra essere caduta nel vuoto.
29 luglio 2002
Nel corso del processo per diserzione a carico di Luigi Fanelli, conclusosi con l’assoluzione, erano emerse nuove e pesanti contraddizioni tra i testimoni. Tanto da spingere i pubblici ministeri della procura ordinaria e distrettuale antimafia Rosa Annunziata e Cianrico Carofiglio a riaprire il caso e ad avviare nuove indagini, mirate ad individuare gli assassini del giovane misteriosamente scomparso.
Nel frattempo Paolo, una delle ultime persone ad aver visto vivo Luigi, è finito in carcere con l’accusa di aver ucciso il fratello della sua fidanzata. Il ragazzo, racconta la madre di Luigi, “andava in giro dicendo: ti farò fare la fine del militare…”. Che cosa intendeva dire con queste paroole? Qual era la fine che aveva fatto Luigi Fanelli?
Si spera che ora, a distanza di cinque anni, qualcuno si faccia avanti, e racconti finalmente che cosa è veramente accaduto quella notte del 26 settembre 1997
3 marzo 2003
A fine febbraio si è arrivati all’arresto anche degli altri due giovani coinvolti nella scomparsa di Luigi Fanelli.
Il Tenente colonnello Aldo Iacobelli, comandante del Nucleo Operativo dei Carabinieri della provincia di Bari, ha spiegato: “Nel novembre 2001 sono state riaperte le indagini, grazie anche a delle testimonianze nuove, non acquisite nel 1997. Abbiamo ricostruito il momento in cui Fanelli si è incontrato con Paolo Masciopinto, Francesco Sciacqua e Filippo Di Venere e abbiamo compreso che nel 1997 non erano stati sviluppati tutti i tabulati telefonici. Tra la mezzanotte e l’una di notte sono state individuate due telefonate fatte a uno dei tre e dalla Bressan, che ha avuto la sensazione che i tre stessero in aperta campagna perché non ha sentito alcun rumore”.
Anche Fausta Bressan, l’ex ragazza di Fanelli, che in principio aveva negato di avere fatto quella telefonata per chiedere “aiuto”, adesso vuole la verità su quanto accaduto e ha deciso di collaborare con gli inquirenti. “E’ indagata, ma ovviamente la sua posizione è differente da quella degli altri tre. C’è sicuramente un concorso. Non è legabile però ai tre con cui la sera Fanelli si è allontanato dal Ridemus”, ha precisato il Tenente colonnello Iacobelli. La ragazza si è resa conto di avere fatto una telefonata assurdamente decisiva per la sorte di Fanelli, che per i tre arrestati sarebbe diventata il pretesto per attuare un piano delittuoso. Sembra che si possa finalmente fare luce sull’intera vicenda.
Ma la madre di Luigi Fanelli spera anche di potere un giorno trovare il corpo del figlio, che qualcuno possa fare una segnalazione utile a recuperarlo.
Articolo del 12 agosto 2010 da ricerca.repubblica.it
Il militare scomparso per un amore difficile
di Giuliano Foschini
Ci sono cose che non vanno via: il vino rosso sulle camicie bianche, per esempio. Oppure l’odore di benzina nelle narici, quando ti fermi a fare un pieno. Poi ce ne sono molte altre, ma due in particolare fanno particolarmente male. Una è l’amore, un’altra sono i desideri. Lo sanno bene a Bari vecchia, in un posto in particolare a Bari vecchia dove – nonostante un odore di candeggina perenne – è impossibile riuscire a smacchiare alcune cose, alcune immagini.
Tutto comincia e tutto finisce il 27 settembre del 1997.
«Luigi uscì dal bagno, era una giornata normale, anzi normalissima. Una di quelle che non ti ricordi». La signora che parla si chiama Lucia. È una di quelle barivecchiane forti e composte, così come forte e composto è sempre stato il suo tono di voce davanti a televisioni e magistrati, amiche, avvocati e poliziotti, ogni volta che ha provato a raccontare questa storia. Luigi è suo figlio: Luigi Fanelli, 18 anni e mezzo il 27 settembre del 1997, un metro e settanta di altezza, capelli castani, occhi verdi, militare di leva.
«Quando mi svegliai quella mattina non avevo avuto la sensazione che poteva accadere qualcosa. Ma capii quasi subito che non sarebbe stato così.
Quando Luigi uscì dal bagno al collo aveva la catenina con la mezza luna che aveva regalato a Fausta. L’aveva lui e non lei. Capii subito che si erano lasciati. Lo guardai, a Luigi, e gli dissi: non ti preoccupare, farete pace. Ecco non mi ricordo come reagì, se sorrise, che gesto fece con la mano o magari con gli occhi. Guardate, Luigi è un ragazzo allegro. Non parlo da mamma, ma davvero non ha nessun difetto. Purtroppo però era innamorato, geloso, quando gli salivano i cinque minuti lui effettivamente non vedeva niente, era più forte di lui, era come incontrollabile. Noi l’avevamo avvisato che quella ragazza non era per lui, glielo avevamo detto. Ma lui niente: e così per il suo bene, perché soltanto il bene suo ci stava a cuore, l’abbiamo anche fatta entrare in casa. Diceva che la gente è brava a parlare e soltanto alla fine si è reso conto della situazione. Dieci giorni prima che vidi quella catenina, si erano lasciati. E lui quella sera era triste. Vedevo che stava male per lei, e allora lo incoraggiavo, gli dicevo che tutto si sarebbe risolto.
Verso le nove mi ha accennato qualcosa, ma non tanto, lui non si confidava un granché. Poi ci ha chiesto un po’ di soldi per uscire.
Io gli ho dato duemila lire, mio marito altre duemila, e se n’è andato. Mi disse soltanto: “Rientro presto”». Il desiderio, appunto. Perché poi c’è anche l’amore. Dove andava quella sera Luigi? A un pub, il Ridemus, dalle parti di via Fanelli. Il posto lo frequentava abitualmente, da sempre. Qualche giorno prima gli era partita la brocca. Aveva incontrato Fausta, Fausta Bressan, quella Fausta, insieme con due persone che proprio non sopportava: uno era Francesco Sciacqua, il suo ex, e l’altro si chiamava Paolo Masciopinto, non esattamente un lord, un signore che qualche tempo dopo – quando verrà arrestato e condannato per l’omicidio del cugino – sarà trovato dalla Polizia in casa a fare flessioni con addosso un giubbotto antiproiettile. Insomma, Luigi incontrò Fausta con questi due e andò di matto: cavolo ci faceva lei con quei due? Lei doveva stare con lui. Ma come Fausta? Cazzo fai Fausta? C’è chi racconta che Luigi le diede due schiaffi, davanti a tutti, chi ricorda averlo visto prendere a calci la macchina di Sciacqua.
Comunque era accaduto qualche giorno prima, ormai Luigi riaveva la catenina, quella storia sembrava finita, fu così che tornò al Ridemus. Una birra con qualche amica. Poi lo videro allontanarsi con un motorino nero. Dove? «Ho lottato tanto, sono andata io dai magistrati a dire tutto, giravo con loro» Lucia ricordava.
«Credevano che io fossi impazzita, all’inizio camminavo più io che la giustizia. Sono andata anche a casa di Francesco Sciacqua, ma sua madre mi diceva sempre che il figlio non c’era. Lui non mi voleva parlare, e io chiedevo «Perché? C’è qualcosa che non va?». Poi alla fine, una mattina, quando la signora mi ha detto di nuovo che Francesco non c’era, mi sono seduta sui gradini di casa loro, a Carbonara. Mi volevo incatenare e avevo deciso di chiamare i giornalisti. Quando hanno capito che non me ne sarei andata, lui mi ha parlato: era spaventato, aveva lo sguardo nero, come se davanti agli occhi gli passasse tutto quello che era successo quella notte». Poi sono andata pure da Masciopinto ma non sono riuscita ad incontrarlo. E poi sono andata da uno che si chiamava Filippo Di Venere. Qualche anno fa sono venuti i poliziotti e mi hanno riportato una foto di Luigi che avevano preso due mesi fa, come un impegno, l’aveva data loro mio padre, ma quando sono venuti papà era già morto.
Ma io non mi arrendo. Io sto qua, dal 27 settembre del 1997. E aspetto Luigi. È il mio unico desiderio». ( Luigi Fanelli è scomparso il 27 settembre 1997. Dopo un’archiviazione, il 25 febbrario del 2003 furono arrestati per il suo omicidio Paolo Masciopinto, Francesco Sciacqua e Filippo Di Venere. I tre erano accusati di aver ammazzato Fanelli su istigazione della sua ex fidanzata, Fausta Bressan, che voleva fargli dare una lezione per l’umiliazione subita al pub Ridemus. Fausta Bressan ha raccontato ai magistrati di aver chiesto a Masciopinto e Sciacqua di “spaventare” Fanelli. Per questo è stata condannata, patteggiando, a un anno e dieci mesi per omicidio preterintenzionale. Qualche mese dopo, in primo grado, Masciopinto e Sciacqua furono condannati a 18 e 15 anni. Di Venere fu assolto. Il 5 giugno del 2007, in appello, furono assolti anche Masciopinto e Sciacqua. La sentenza è stata confermata dalla Cassazione il 17 marzo del 2008. Lucia, la mamma del militare, ha come unico desiderio il ritrovamento del corpo del figlio. Intanto, nel borsone che Luigi teneva in caserma, ha ritrovato la catenina con l’altra mezza luna).
Articolo del 26 Settembre 2013 da statoquotidiano.it
16 anni fa la scomparsa di Luigi Fanelli, iniziative Libera Bari
(A cura del coordinamento Libera Bari Alessandro Cobianchi – referente provinciale)
Bari – A 17 anni dalla scomparsa Libera ricorda Luigi Fanelli, 19enne militare di leva. Nel tardo pomeriggio del 26 settembre 1997 Luigi affronta pubblicamente alcuni affiliati del clan egemone di Carbonara di Bari, per difendere la sua giovane fidanzata. Questo gesto segna il destino del militare: scomparso.
Luigi viene forzatamente allontanato, ucciso ed il suo corpo occultato. Modalità mafiose che ci ricordano quanto la presenza della criminalità organizzata interessi anche il nostro territorio da tempo. Eppure su questa vicenda, come su altri omicidi di mafia che hanno colpito innocenti nei nostri quartieri, rischia di scendere un silenzio assordante, imbarazzante. Vittima due volte, Luigi. Prima dell’assurda violenza criminale, poi di una comunità che non è riuscita a preservarne vivo il ricordo, lasciando che la scomparsa del corpo coincidesse con quella della memoria.
Libera rompe il silenzio. Luigi Fanelli è da considerarsi una vittima innocente di mafia e la sua famiglia va sostenuta dall’impegno per la memoria e la giustizia da parte dell’intera comunità cittadina.
Articolo del 17 Giugno 2016 da ricerca.repubblica.it
Omicidio Fanelli il pentito confessa 19 anni dopo “L’ho ucciso io”
di Gabriella De Matteis
Paolo Masciopinto, nipote del boss Antonio Di Cosola, nell’ottobre dello scorso anno, ha deciso di collaborare con la giustizia. E ha ammesso di aver ucciso Luigi Fanelli, il militare scomparso nel 1997, all’età di 19 anni. Un omicidio per il quale Masciopinto non pagherà perchè per il delitto è stato già processato e assolto definitivamente.
Rendendo dichiarazioni dinanzi al pm della Dda e ai carabinieri del reparto operativo, Masciopinto ha ammesso di aver ucciso Fanelli con un colpo di pistola. «Dica dove è il corpo di mio figlio» dice la madre di Luigi Fanelli che da quasi 20 anni attende giustizia. Il collaboratore di giustizia ha indicato anche una campagna nella quale sarebbe stato occultato il corpo del militare, indicazioni che, a distanza di tanto tempo, è difficile verificare. Le ricerche dei carabinieri nel luogo citato dal pentito non hanno permesso sino a questo momento di ritrovare i resti di Luigi Fanelli.
Con le proprie dichiarazioni, Masciopinto, di fatto, ha confermato la ricostruzione, sostenuta nel processo di primo grado dall’allora pm Gianrico Carofiglio. Paolo Masciopinto, Francesco Sciacqua e Filippo Di Venere: furono loro, secondo il magistrato della Dda, gli autori dell’ esecuzione di Luigi Fanelli.
Il militare, secondo la ricostruzione del pm Carofiglio, aveva chiamato «bastardi » e «vigliacchi» Masciopinto e Sciacqua sorpresi in auto con la ex fidanzata con la quale, in un secondo momento, in pub del quartiere Poggiofranco, aveva discusso. La ragazza chiese aiuto a Sciacqua che insieme a Masciopinto, la sera stessa, il 27 novembre del ‘97, avrebbe ideato la vendetta. Condannati in primo grado (Di Venere invece non era stato riconosciuto colpevole), Masciopinto e Sciacqua sono stati assolti in appello e in Cassazione.
«Appare chiaro – spiegano i familiari di Fanelli, la madre e i tre fratelli, assistiti dall’avvocato Michele Carofiglio – che l’uccisione di Luigi fu un delitto perpetrato da un’organizzazione malavitosa, che dispiegò ogni mezzo per far scomparire il corpo, per eliminare le prove e per depistare le indagini. Non fu un delitto conseguenza di una lite, ma una esemplare punizione di chi si oppose alla prepotenza di un clan». Il pm Rizzo sta valutando le dichiarazioni di Masciopinto per capire se e in che modo è possibile riaprire il caso.
Fonte: corrieredelmezzogiorno.corriere.it
Articolo del 26 settembre 2017
Scomparso e ucciso venti anni fa
La madre: «Fatemi ritrovare il corpo»
Il militare diciannovenne, secondo la ricostruzione in sede giudiziaria, fu assassinato
su mandato della fidanzata con la quale aveva avuto un violento litigio, ma non ci sono colpevoli, nonostante la confessione di uno dei due killer, già assolto per quel delitto
BARI «Restituite il corpo di Luigi sul quale la signora Fanelli possa finalmente versare lacrime liberatorie». È l’appello lanciato dall’associazione antimafia Libera Puglia, per nome della famiglia del militare 19enne probabilmente ucciso il 27 settembre 1997. A vent’anni dalla misteriosa scomparsa di Luigi, non si sa ancora se e come sia stato ucciso e, soprattutto, dove sia stato occultato il suo cadavere.
I fatti accaduti 20 anni fa
Il ragazzo, all’epoca militare di leva presso la Caserma Briscese di Bari, quel giorno uscì di casa e non vi fece più ritorno. Aveva trascorso la serata in un pub in compagnia della sua ex fidanzata, Fausta Bressan, con la quale aveva litigato. «Un diverbio così acceso — ricorda Libera — da spingere Bressan a chiedere a due suoi amici, Paolo Masciopinto e Francesco Sciacqua, di dare a Luigi una lezione per vendicarsi dell’umiliazione subita», ma non di uccidere l’ex fidanzato, come lei stessa raccontò ai magistrati patteggiando una pena a un anno e undici mesi per omicidio preterintenzionale. Masciopinto e Sciacqua, invece, furono condannati a 18 e 15 anni in primo grado per lo stesso reato, ma assolti in appello con sentenza confermata in Cassazione nel 2008. Nel giugno del 2016, Paolo Masciopinto, pluripregiudicato nipote del boss Antonio Di Cosola, nel frattempo divenuto collaboratore di giustizia, si è autoaccusato del delitto, dicendo di aver sparato a Luigi Fanelli la sera stessa della scomparsa e di averne occultato il cadavere. Essendo stato già assolto con sentenza definitiva, Masciopinto non è più imputabile per l’omicidio. Nonostante le sue indicazioni, però, il cadavere della vittima non è mai stato trovato.
Fonte: bari.ilquotidianoitaliano.com
Articolo del 15 gennaio 2019
Omicidio Fanelli, l’appello di mamma Lucia 22 anni dopo: “Ditemi chi lo ha ammazzato e dov’è stato sepolto”.
di Antonio Loconte
“Voglio sapere dov’è il corpo di mio figlio e chi ha aiutato il reo confesso Paolo Masciopinto ad ammazzarlo”. Vedova e ormai anziana, Lucia Petroni, 71 anni, ha un unico obiettivo e per questo è pronta a chiedere alla Questura di Bari nuove indagini sulla morte del figlio 19enne, Luigi Fanelli, scomparso in circostanze mai chiarite il 27 settembre del 1997.
Di quel delitto e dell’occultamento del suo cadavere furono accusati e processati Paolo Masciopinto, Francesco Sciacqua e Filippo Di Venere. Dopo una condanna in primo grado, i primi due vennero assolti in appello e poi definitivamente in Cassazione, mentre Di Venere fu assolto fin da primo grado.
L’assoluzione lasciò aperti molti dubbi, fino al colpo di scena, avvenuto u paio d’anni fa. Masciopinto, detenuto per altri reati, diventato ormai collaboratore di giustizia, confessò di aver ucciso Luigi Fanelli, pur non riuscendo mai a far ritrovare il suoi poveri resti. “Mio figlio era un bravo ragazzo, un militare di leva che si innamorò della ragazzina sbagliata – urla la madre disperata – non aveva alcun legame con la criminalità organizzata, anzi sfidò il suo assassino per tentare di convincerlo a lasciar perdere la donna di cui aveva perso la testa”.
Perché Masciopinto confessò? Di sicuro sapeva di non poter essere più perseguito per quel reato. Ciò che Masciopinto non ha rivelato sono i nomi dei suoi complici. “Sicuramente ha avuto dei complici per uccidere mio figlio e far sparire il cadavere”, continua. “Anche le indicazioni sul luogo della sepoltura – aggiunge la donna – non furono mai del tutto chiare, tanto che i resti di Luigi non sono mai stati trovati.
“Aiutatemi a morire in pace – conclude mamma Lucia – voglio la verità e una punizione esemplare per chi ha strappato alla vita Luigi. Nonostante siano passati 22 anni e finché ne avrò la forza non smetterò di lottare”.
Fonte: vivi.libera.it
Articolo delò 26 settembre 2019
Luigi Fanelli: dalla parte dei giusti
“Memorie e narrazioni” è un campo tematico di formazione e impegno di E!State Liberi, che si è svolto a Bari dall’8 al 14 luglio, il primo dedicato interamente alla memoria. E’ stato un laboratorio di scrittura collettiva, volto a indagare la parte emotiva del fare memoria viva ed a trasformarla in coscienza, conoscenza e impegno sui territori.
Durante il campo molte sono state le testimonianze dei familiari di vittime innocenti delle mafie ascoltate e che hanno riempito di emozioni.
Tra le tante quella di Lucia, mamma di Luigi Fanelli.
La notte di venerdì 26 settembre 1997, Luigi Fanelli non ha fatto ritorno a casa. Ha 19 anni ed è una recluta della Caserma Briscese di Bari. Quel giorno era in permesso. Alle 21 era uscito di casa avvertendo i suoi genitori che sarebbe tornato tardi. Ha raggiunto alcuni amici in piazza e dopo un pò si è fatto accompagnare dal suo amico Luca al ‘Ridemus’, un’enoteca di Bari. Lì ha incontrato la sua ex fidanzata Fausta. Dopo un acceso litigio, l’ex fidanzata ha lasciato il locale. Luigi Fanelli è rimasto al Ridemus in compagnia di alcuni ragazzi fra cui Francesco, ex fidanzato di Fausta. Francesco e i suoi amici dicono di averlo visto allontanarsi a bordo di uno scooter Zip nero in compagnia di un individuo a loro sconosciuto. Da allora di Luigi Fanelli nessuno ha saputo più nulla. Luigi non è andato via volontariamente. La Procura di Bari ipotizza che in seguito alla sua nuova discussione con Fausta, la ragazza la prende molto male. E telefona a due ragazzi,presumibilmente appartenenti al clan Di Cosola, chiedendo loro di venire subito a dare una “lezione“ a Luigi. I due si recano al pub. Riescono a convincere Luigi a seguirli. Il suo corpo mai più ritrovato.
Camilla, Cecilia, Francesco e Andrea sono gli autori di questo testo suggestivo dedicato a Luigi.
Bari, 26/09/2019
Caro Luigi,
oggi è l’anniversario della tua scomparsa e ti stavo pensando. Sono passati ormai più di vent’anni.
Ricordo ancora quando sei arrivato alla caserma “Briscese” di Bari ed eravamo poco più che ragazzi, ma tu avevi già le idee chiare: il tuo sogno era continuare la carriera da militare. Anche tua madre Lucia era orgogliosa di te, come spesso mi raccontavi.
Più di una volta, pur di tornare a casa in divisa, come tanto piaceva a lei, non tornavi neanche nello spogliatoio per farti una doccia.
Sei sempre stato un ragazzo onesto, solare, avevi il “priscio”, come diciamo qui a Bari.
Rido ancora al pensiero di te che scimmiotti i nostri superiori più rigidi.
Mi dicevi che fin da piccolo ti divertiva strappare un sorriso ai tuoi, facendo le caricature di chiunque ti capitasse a tiro. Un po’ come facevi anche con quei venditori porta a porta che tanto ti contrariavano. Fossero stati loro il problema!
Una cosa che proprio non sopportavi erano i prepotenti, come quei nuovi amici della tua ragazza. Dicevi che l’avevano cambiata, non la riconoscevi più, ma dai tuoi occhi si vedeva che l’amavi ancora.
Dopo vent’anni provo ancora rabbia al pensiero che per riportarla sulla buona strada hai pagato un prezzo così alto. Ed è la stessa rabbia che sento nel vedere a piede libero quelle persone che ti hanno portato via da noi.
Sebbene non ci sia un luogo dove possa venirti a salutare, ciò che non è scomparso e che rimane vivo in me è il tuo coraggio, la tua determinazione.
Anch’io oggi, come te, ho scelto di schierarmi dalla parte dei giusti.
Grazie
Tuo Filippo.
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Articolo del 24 maggio 2021
Scomparsi | Luigi Fanelli, il militare innamoratosi della donna sbagliata
di Marco Spartà
Luigi Fanelli è scomparso il 26 settembre del 1997 a soli 19 anni: era un militare di stanza alla Caserma Briscese di Bari.
vivi.libera.it
Luigi Fanelli – 26 settembre 1997 – Bari (BA)
Sogna la vita da militare Luigi e sente di essere vicino a realizzare il suo sogno. Ma fra lui e i suoi sogni, una sera si intromette l’arroganza di chi crede di poter decidere della vita degli altri con la violenza. E così Luigi, che non ha paura di parlare, deve essere “punito”.