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9 Gennaio 1991 Taranto. Uccisa Valentina Guarino, bambina di 6 mesi, insieme al padre, vittima predestinata.
Pur di uccidere un pregiudicato di 37 anni, vittima predestinata, non hanno esitato ad ammazzare anche la sua bambina di sei mesi che gli era accanto. È anche in questo, in una ferocia che non si ferma davanti a nulla, neppure a una piccola innocente, la cruenta battaglia che i clan rivali della malavita si combattono a Taranto da ormai due anni e mezzo. Questa volta a morire è stata Valentina Guarino. Era tra le braccia della madre, seduta accanto al posto di guida di una Lancia Prisma. Al volante Cosimo Guarino. Il bersaglio dei sicari era lui: non un pregiudicato qualunque, ma il cognato di Gianfranco Modeo, un boss…
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6 Gennaio 1991 Sant’Onofrio (VV). Francesco Augurusa, 45 anni, e Onofrio Addesi, 38 anni, vittime incolpevoli di una faida famigliare per il controllo del territorio. Nella sparatoria furono ferite altre 10 persone.
Francesco Augurusa, operaio, 44 anni, fu ucciso insieme a Onofrio Addesi, 39, suo collega di lavoro, il 6 gennaio del 1991, nella piazza Umberto I di Sant’Onofrio, in provincia di Vibo Valentia, mentre aspettava il figlio davanti alla porta del bar. Erano passate da poco le 11 quando un’auto, un’Alfa 33, comparve improvvisamente sulla scena. A bordo un commando con l’ordine di uccidere gli uomini di un clan rivale. Era in atto una guerra tra le famiglie dei Bonavota e dei Petrolo che aveva lasciato sul campo già altre vittime. Ma gli interessati capirono subito cosa stava per accadere e si mischiarono alle persone presenti in piazza, nella speranza di…
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13 Dicembre 1990 Barbariga di Vigonza (PD). Cristina Pavesi, ventidue anni, morì sul colpo a causa dell’esplosione del tritolo posto sui binari del Venezia-Milano dalla mafia del Brenta che stava effettuando una rapina al vagone blindato delle poste.
Cristina Pavesi era una giovane studentessa di 22 anni di Conegliano che il 13 dicembre 1990, mentre tornava a casa in treno da Padova, perse la vita a causa della deflagrazione di una bomba lanciata dagli uomini della banda di Felice Maniero contro un treno portavalori che transitava parallelamente a quello in cui viaggiava Cristina. Il treno infatti era stato bloccato per compiere una rapina al vagone postale. I passamontagna calati sui volti dei criminali diedero il via alla sparatoria con gli uomini della Polfer. Si decise allora di usare il tritolo, piazzato sui binari, per spezzare in due il convoglio e impadronirsi dei valori del vagone blindato. In quel…
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26 Novembre 1990 San Ferdinando (RC). Ucciso Ferdinando Barbalace, 42 anni, per non lasciare testimoni. Si era fermato pensando di soccorrere una vittima di un incidente stradale.
San Ferdinando (RC), 26 novembre 1990. Viene ucciso il commercialista Ferdinando Barbalace, 42 anni. Si era fermato a soccorrere quello che pensava fosse la vittima di un incidente stradale. Ma i killer appostati per uccidere Rocco Tripodi, appena assassinato, gli hanno lasciato il tempo appena di girare le spalle. Ucciso per non lasciare testimoni. Ringraziamo gli AmiciDiLiberaCaravaggio (amicidilibera.blogspot.it) per il prezioso aiuto nella ricerca di nomi e storie delle vittime innocenti delle mafie. Articolo di La Repubblica del 27 Novembre 1990 AMMAZZATI A COLPI DI LUPARA di Filippo Veltri GIOIA TAURO Una stradina negli agrumeti già stracarichi di frutti nella piana di Gioia Tauro, una curva…
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21 Novembre 1990 Melilli (SR). Resta ucciso Pietro Caruso, 30 anni. Vittima “per caso”
Pietro Caruso, trentenne originario di Augusta, è stato ucciso il 21 novembre del 1990 in contrada Moncino, a due chilometri di distanza da Villasmundo, frazione di Melilli (SR). Viaggiava in sella alla sua motoretta quando un’auto, senza controllo in quanto il guidatore era stato colpito a morte da due sicari, lo ha investito causandone la morte. Tratto da L’Unità del 22 Novembre 1990 Cinque morti in poche ore tra Caltanissetta e Siracusa. Ferito anche un carabiniere Cinque morti e tre feriti si vanno ad aggiungere all’elenco sterminato delle esecuzioni mafiose in Sicilia. Stragi che si consumano sotto gli occhi di tutti, sempre di più nei luoghi pubblici,…
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31 ottobre 1990 Catania. Uccisi Francesco Vecchio e Alessandro Rovetta, direttore del personale e amministratore delegato delle Acciaierie Megara di Catania.
31 ottobre 1990. Uccisi in un agguato Francesco Vecchio, 52 anni, Direttore del Personale e Alessandro Rovetta, 33 anni, Amministratore Delegato dell’Acciaieria Megara, importante industria di Catania, che all’inizio degli anni ’90 occupava in via diretta oltre 300 dipendenti, e un centinaio di lavoratori tra le aziende dell’indotto. Fino a poco prima dell’estate del 1990 Francesco Vecchio si occupava della gestione del solo personale che era alle dipendenze dirette dell’azienda. La gestione delle maestranze e delle aziende dell’indotto (impegnate nella ristrutturazione dei reparti) era compito affidato alla Direzione Tecnica. Nel mese di agosto 1990, con l’uscita dall’azienda del Direttore Tecnico, la gestione di questi rapporti passò alla Direzione del Personale.…
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27 Ottobre 1990 Taranto. Giuseppe Orlando, commerciante di 33 anni, viene colpito a morte da proiettili destinati a dei pregiudicati.
Giuseppe Orlando, commerciante di 33 anni, gestiva una salumeria a Taranto. Venne ucciso per sbaglio, davanti all’ingresso della sua bottega, in un agguato avvenuto la sera del 27 ottobre 1990 nel quartiere Tamburi. A sparare, secondo i primi accertamenti, furono alcune persone a bordo di un’automobile. Gli inquirenti ritennero sin da subito che l’agguato fosse diretto nei confronti di altre due persone, rimaste anch’esse ferite, che in quel momento stavano passando a piedi davanti alla salumeria. (Libera Memoria) Articolo da L’Unità del 28 Ottobre 1990 Taranto Commerciante ucciso per errore in un agguato Un commerciante è stato ucciso – forse per sbaglio – in un agguato compiuto…
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10 Ottobre 1990 Caltagirone (CT). Assassinato Giuseppe Aiello, bambino di 12 anni, testimone dell’omicidio del pastore per cui lavorava.
Giuseppe Aiello, un bambino di dodici anni, di Caltagirone (CT) nel tempo libero dalla scuola, per aiutare la famiglia, andava a lavorare in campagna da un pastore, Giacomo Grimaudo, con precedenti penali per abigeato. Era l’8 ottobre del 1990. L’agguato è scattato intorno alle 18,30 in contrada Racineci, dove Grimaudo possedeva un ovile nel quale erano radunate le sue ottocento pecore. Una mandria imponente che era stata ingrandita recentemente. Il pastore, aiutato dal ragazzetto, aveva completato il raduno degli animali e si era appena dedicato alle operazioni di mungitura. Gli assassini sono arrivati silenziosamente alle spalle, cogliendolo di sorpresa. Un attimo per prendere la mira e poi si e scatenato…
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28 settembre 1990 Gela. Giuseppe Tallarita, pensionato di 66 anni, fu ucciso per vendetta per essersi rifiutato di far pascolare sul suo terreno le pecore appartenenti ad un pastore poi divenuto killer della malavita
La tragedia di Giuseppe Tallarita e della sua famiglia ha un inizio lontano di oltre un decennio: in un giorno di primavera, quando, dopo aver terminato di lavorare all’Enichem di Gela, si recò nel proprio terreno, che all’epoca era seminato a grano. Giunto sul posto, vide un gregge che vi pascolava abusivamente e rimproverò il pastore, il quale, anziché scusarsi ed allontanare le pecore, reiterò il pascolo abusivo negli anni seguenti, anche quando nel terreno fu impiantato l’attuale uliveto. Col pastore vi fu un solo altro contatto, quando Giuseppe andò a trovarlo pregandolo di evitare di danneggiare le giovani piante d’ulivo. Né Giuseppe sporse mai denuncia nei confronti del pastore,…
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21 settembre 1990, sulla statale tra Canicattì e Agrigento viene ucciso il giudice Rosario Livatino.
Erano passate da poco le 8,30 quella mattina del 21 settembre 1990. Il giudice Rosario Livatino, che il 3 ottobre avrebbe compiuto 38 anni, da Canicattì, dove abitava, con la propria auto si stava recando al tribunale di Agrigento, quando una Fiat Uno e una motocicletta di grossa cilindrata lo affiancano costringendolo a fermarsi sulla barriera di protezione della strada statale. I sicari sparano numerosi colpi di pistola. Rosario Livatino tenta una disperata fuga, ma viene bloccato. Sceso dal mezzo, cerca scampo nella scarpata sottostante, ma viene finito con una scarica di colpi. Sul posto arrivano i colleghi del giudice assassinato; da Palermo anche l’allora procuratore aggiunto Giovanni Falcone, e…