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7 Marzo 1946 Burgio (AG). Tommasa (Masina) Perricone in Spinelli, resta uccisa in un attentato contro il candidato sindaco di Burgio, Antonio Guarisco. Guarisco si salvò.
Tommasa (Masina) Perricone (in Spinelli) fu uccisa a Burgio (AG) il 7 marzo del 1946. Casalinga di 33 anni, appena sposata, stava rientrando a casa nello stesso istante in cui un commando stava cercando di eliminare il candidato sindaco di Burgio, Antonio Guarisco. I colpi sparati furono tanti. Uno colpì a morte Masina. Guarisco si salvò. Fu ferito solo ad un braccio. Masina è vittima due volte. Uccisa dalla mafia e dimenticata dallo Stato per un incredibile errore. Nelle liste delle vittime della regione siciliana, probabilmente per un errore dattilografico, è indicata come MARINA SPINELLI, nome storpiato e il cognome del marito. Data per assassinata a Favara nell’attentato contro il sindaco…
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28 Gennaio 1946 Strage di Feudo Nobile (CL). Uccisi i carabinieri: Fiorentino Bonfiglio, Vincenzo Amenduni, Emanuele Greco, Mario Boscone, Giovanni La Brocca, Vittorio Levico, Pietro Loria, Mario Spampinato
Emanuele Greco – Foto da muvilascari.it 28 Gennaio 1946 Strage di Feudo Nobile (CL). Uccisi otto carabinieri: Fiorentino Bonfiglio, Vincenzo Amenduni, Emanuele Greco, Mario Boscone, Giovanni La Brocca, Vittorio Levico, Pietro Loria, Mario Spampinato. “Feudo Nobile è poco più di una masseria persa nelle campagne vicino a Gela. All’inizio del 1946 ospitava una piccola caserma dei Carabinieri, l’unica presenza dello Stato per chilometri. La mattina del 10 gennaio 1946 il brigadiere Vincenzo Amenduni, comandante della stazione di Feudo Nobile e quattro dei suoi militari, usciti di pattuglia alla ricerca di alcuni ladri di bestiame, si trovarono sulla strada della banda di Rizzo. Ci fu uno scontro a fuoco,…
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18 Gennaio 1946 – Strage di San Cataldo – Rimasero uccisi nel conflitto a fuoco quattro uomini dell’esercito italiano: il cap. maggiore Angelo Lombardo e i fanti Vitangelo Cinquepalmi, Imerio Piccini, e Vittorio Epifani.
Strage di San Cataldo. Il 18 gennaio 1946 in un agguato organizzato presso contrada Donnastura – San Cataldo (PA), uomini della banda Giuliano attaccarono con armi pesanti un automezzo sul quale viaggiavano soldati e carabinieri. Rimasero uccisi nel conflitto a fuoco quattro uomini dell’esercito italiano: il cap. maggiore Angelo Lombardo e i fanti Vitangelo Cinquepalmi, Imerio Piccini, e Vittorio Epifani. Rimasero feriti il caporalmaggiore Giuseppe Vizzini, il vice brigadiere dei carabinieri Mario Franceschi e i fanti Piccoli e Vannutti. Tratto da: storage.aicod.it Il 18 gennaio 1946 in un agguato organizzato presso c.da Donnastura – San Cataldo (PA), uomini della banda Giuliano attaccarono con armi pesanti un automezzo sul quale…
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8 Gennaio 1946 Partinico (PA). Il carabiniere Vincenzo Miserendino cade sotto il fuoco della banda Giuliano.
Vincenzo Miserendino, carabiniere 21enne, era di stanza nella stazione dei carabinieri di Partinico (PA) quando l’8 gennaio del 1946, durante un servizio di pattuglia, cadde falciato da colpi di mitraglia esplosi da gregari della banda Giuliano. Si era arruolato a 17 anni, era scampato alla prigionia in Germania e si era fatto trasferire da poco a Partinico per stare vicino al padre malato. A lui è stata dedicata a Partinico una via nel febbraio 2010. Fonte: ancispettoratosicilia.it Vincenzo Miserendino Nato a Petralia Sottana (PA) il 14 Luglio 1924, da Calogero e da Marianna Librizzi, visse la sua infanzia nell’abitazione di via Venezia. Frequentò le scuole elementari,…
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4 Dicembre 1945 Ventimiglia di Sicilia (PA). Ucciso Giuseppe Puntarello, dirigente della locale camera del lavoro.
Giuseppe Puntarello lavorava come autista della ditta INT e da diversi anni ormai conduceva l’autobus che collegava il paese Ventimiglia di Sicilia con Palermo, alternandosi nella guida con un compagno di lavoro, pure lui di Ventimiglia. All’alba del 4 dicembre 1945 il suo collega si trovò nell’impossibilità di andare a prelevare l’autobus dall’autorimessa e pertanto Giuseppe Puntarello lo sostituì. Un commando mafioso costrinse Puntarello a fermarsi per strada mentre si stava recando all’autorimessa e lo uccise con fredda determinazione con alcuni colpi di lupara. Molti in quei giorni dissero che l’obiettivo dei killer non era Puntarello, ma il suo compagno di lavoro. La verità venne a galla qualche anno dopo.…
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25 Novembre 1945 Cattolica Eraclea (AG) Muore Giuseppe Scalia, sindacalista socialista, vittima di un attentato subito il 18 dello stesso mese.
Era il 18 novembre del 1945 quando a Cattolica Eraclea, piccolo centro dell’Agrigentino, fu ferito a morte in un attentato il sindacalista socialista Giuseppe Scalia, tra i fondatori della cooperativa agricola La Proletaria. Scalia passeggiava davanti alla sede della Camera del Lavoro in compagnia del vice-sindaco socialista Aurelio Bentivegna. Contro i due furono lanciate bombe a mano da un gruppo di sicari mafiosi. Non furono aperte neanche le indagini. Finita la guerra, Scalia si era posto con altri contadini alla testa del movimento bracciantile. La sua azione fu convinta e coraggiosa, per questo venne scelto per la carica di segretario della Camera del Lavoro locale. Nei mesi in cui ricoprì…
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5 Novembre 1945 Caccamo (PA). Giorgio Comparetto era un contadino. Fu ucciso mentre era sulla mula insieme al suo figlioletto di 5 anni.
Giorgio Comparetto, 30 anni. Era un contadino. Fu ucciso a Caccamo il 5 novembre del 1945 mentre era sulla mula insieme al suo figlioletto di 5 anni. Per il suo omicidio, grazie alla collaborazione di un testimone, finì sul banco degli imputati Salvatore La Corte, poi condannato all’ergastolo nel 1969. Insieme a suo fratello, dichiarò di avere ammazzato Giorgio Comparetto dopo averlo sorpreso a rubare del frumento. In realtà quelli erano gli anni delle lotte per la terra e la mafia aveva da tempo deciso di fermare i contadini. È in questo contesto dunque che va inserito l’omicidio di Giorgio Comparetto. Fonte liberanet.org Fonte: ricerca.repubblica.it Articolo del…
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16 Ottobre 1945 Strage a contrada Apa Niscemi (CL). I Carabinieri Michele Di Miceli, Rosario Pagano e Mario Paoletti perirono in un agguato di vili assassini.
A Niscemi, il 16 ottobre 1945, nella cosiddetta Strage di Contrada Apa, perirono in un agguato i Carabinieri Michele Di Miceli, Rosario Pagano e Mario Paoletti e altri quattro rimasero gravemente feriti. A Niscemi operava dal 1943 una pericolosa banda criminale che, per diversi mesi, divenne compagna di strada del movimento separatista siciliano, prima di essere ripudiata dagli stessi separatisti per la ferocia dei suoi delitti. A capo di questa banda c’era, nel primo periodo, Rosario Avila detto “Canaluni” che, da giovane, aveva giurato «eterna lotta ai Carabinieri». Uno degli agguati più sanguinosi per opera sua si verificò il 16 ottobre 1945. Sette carabinieri del Nucleo di Niscemi erano usciti…
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14 Settembre 1945 Favara (Ag). Uccisi Calogero Cicero e Fedele De Francisca, Carabinieri, da dei banditi che volevano rapinare una fattoria.
Calogero Cicero e Fedele De Francisca, Carabinieri, furono uccisi a Favara (AG) il 14 settembre del 1945, in uno scontro a fuoco con dei banditi che volevano rapinare una fattoria. “Bande di ladri e assassini, armati di lupare e pistole, seminavano il terrore nelle campagne e nei paesi dell’Agrigentino. La notte del 14 settembre 1945 un gruppo di banditi di Palma di Montechiaro prese di mira la fattoria dei fratelli Buggera di Favara, per rubargli i proventi della vendita dell’uva. I banditi si appartarono in una zona soprastante la fattoria, senza sapere che da qualche tempo era sorvegliata da un nucleo di carabinieri. Un bandito fu messo di guardia sulla…
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13 settembre 1945 Corleone (PA). Ucciso Liborio Ansalone, comandante dei vigili urbani, padre di 6 figli. Il 20 dicembre 1926 Ansalone aveva guidato i militari del prefetto Cesare Mori per le vie del paese, indicando una per una le abitazioni dei mafiosi
Liborio Ansalone, 51 anni, padre di 6 figli, comandante dei vigili urbani di Corleone, fu ucciso la sera del 13 settembre 1945, mentre era diretto verso casa, colpito all’addome da tre proiettili. Era una persona perbene, uno che si era sempre sforzato di fare il proprio dovere, e in molti, comprese le istituzioni, si chiesero chi l’avesse ucciso, ad appena 5 mesi e mezzo dall’assassinio di Calogero Comaianni. Liborio Ansalone non aveva avuto contrasti con alcuno, il delitto fu archiviato come “a carico di ignoti”. “Dalle «voci» che circolarono in paese, Ansalone aveva pagato un conto molto lontano nel tempo. Un conto antico, datato 20 dicembre 1926, il giorno della…