Azzardopoli – Dossier di Libera sul gioco d’azzardo in Italia (2012)
8. Pokerissimo
Mauro Croce, psicologo, ha provato a codificare i costi sociali del gioco d’azzardo e li ha elencati in questi ambiti: il sistema familiare e la rete sociale del giocatore; lo sconfinamento nel giro dell’usura; i reati commessi dai giocatori; gli interessi da parte della criminalità; i danni fisici del giocatore; il mondo del lavoro; le spese relative ai controlli per l’applicazione della legge; l’evasione fiscale; la perversione dell’economia; i costi sanitari per le cure dei giocatori.
Queste voci avrebbero dovuto essere regolarmente riportate nella dichiarazione fiscale alla voce “Redditi diversi”. E non c’è da stupirsi vista la dimensione economica raggiunta dai big del poker. Tra l’altro il capitolo sponsor non è ininfluente nei loro guadagni. Tra i 42 giocatori pervenuti alle finali della World Series 2010, un evento top, ben 40 erano riccamente muniti di ricco abbinamento. E la maggior parte era provvista di manager e di un ufficio stampa. Questa contingenza mentre in Italia non si trovano i soldi per gli sport di base. Per fare qualche cifra relativa ai pokeristi italiani: Filippo Candia in carriera ha guadagnato quasi 3,5 milioni di dollari, Max Pescatori ha un montepremi che si aggira sui 3 milioni e, a scendere fino a 1,8 di guadagni, troviamo altri personaggi noti del circuito come Salvatore Bonavena, Alessio Isaia e Dario Minieri.
Pronti a rispondere alle contestazioni fiscali, i campioni del poker fanno quadrato ed obiettano che le trasferte costano, rivendicando il diritto a poter detrarre le perdite e le spese sostenute per il “costoso” mantenimento negli Stati Uniti, sede principale della loro attività. Vi riferiamo di un evento piuttosto clamoroso che non è avvenuto in Italia ma che rappresenta una notevole indicazione sui pericoli del poker online. La piattaforma Full Tilt, famosa e prestigiosa per la partecipazione alle sue iniziative di alcuni campioni di Texas Hold’em, è stato denunciata alle autorità americane per aver orchestrato una clamorosa truffa ai danni dei giocatori. L’ammanco si è rivelato di circa 443 milioni di dollari. Una somma spaventosa passata dalle tasche dei giocatori alle capienti casse della società. “I proprietari mentivano ai clienti sulla sicurezza dei soldi depositati – ha rivelato il procuratore di Manhattan Preet Bharara, indagando nel vivo della macchinazione. Il risultato dell’indagine ex post ha documentato che al 21 marzo 2011 Full Tilt Poker doveva ai suoi iscritti 390 milioni di dollari (150 ai giocatori americani), pur dotata nelle proprie casse sociali di soli 60 milioni. Il denaro sottratto sarebbe stato depositato presso compiacenti banche svizzere. E gli arricchiti sarebbero stati tre campioni del sistema che invece di essere simboli e testimonial in questo caso hanno incarnato la “mala pianta” del poker. Ray Bitar, Howard Lederer e Chris Ferguson si sono appropriati rispettivamente di 41, 42 e 25 milioni di dollari.
Ufficialmente questa piattaforma risulta vietata ai giocatori italiani. Ma nonostante l’opera di dissuasione, legislativa e didattica dei Monopoli, sembra che alcune centinaia di giocatori italiani movimentassero attività su Full Tilt, coinvolti dunque nella truffa giudicata addirittura “planetaria” perché estesa a tutti i continenti.
Il discusso Bernard Tapie – a suo tempo coinvolto in episodi di calcio-scandalo – si è detto pronto ad intervenire per salvare dal fallimento Full Tilt ma l’operazione – vista la posizione delicata dei creditori e della giustizia Usa – è stata quanto mai complicata. Anche perché Tapie si è presentato sulla ribalta dell’affare con un casellario giudiziale vasto e imperscrutabile, ricco di condanne per corruzione (2 anni), frode fiscale (un anno e mezzo), falsificazione e appropriazione indebita di beni aziendali (3 anni), salvo ottenere un’assoluzione per il crac del suo impero dopo 20 anni di alterne vicende giudiziarie. Tapie alla fine è andato a segno perché ha acquisito Full Tilt il 17 novembre 2011 a capo di una cordata che ha sborsato 80 milioni di dollari. E se questo “squalo” si è buttato nell’affare non è certo per fare beneficenza ma perché ha fiutato un rilancio clamoroso dell’azienda. Tapie, in accordo con il figlio Laurent, ha presentato subito un significativo biglietto da visita annunciando il varo dell’International Stadium Poker Tour la cui prima edizione è attesa per il settembre 2012. Tra calcio e poker verrebbe voglia di scrivere dato che il più grande torneo di poker texas hold’em sarà ambientato nel mitico impianto di Wembley.
Un’organizzazione che promette di essere faraonica ambienterà in quella splendida location una colossale poker room. Ed il montepremi di 30 milioni di dollari attirerà giocatori professionisti da tutto il mondo, promettendo di essere, per questa specialità, l’evento n.1 dell’intero anno. Nel frattempo i reati contestati agli imputati della società prevedono una possibile detenzione fino a 5 anni e una multa fino a 250.000 dollari. La malversazione è stata scoperta con l’applicazione effettiva di una legge dell’amministrazione Bush risalente al 2006.
Decisiva l’Uigea, ovvero l’Unlawful Internet Gamblung Enforcement Act, un provvedimento che proibisce il trasferimento di fondi verso i conti online destinato al gioco d’azzardo. A quel punto molti giocatori hanno abbandonato le poker room americane preferendo rivolgersi ai più sicuri mercati francesi e italiano.
Ora si profila una nuova ondata ludica con l’apertura di 7.000 nuovi punti per le scommesse sportive e/o ippiche a fronte dei 2.000 esercizi a regime fino a tutto luglio 2011. E al 30 novembre 2011 sono diventate attive concessioni per 9 anni a ben 2.000 agenzie e 5.000 corner. Con la scusa di far emergere il sommerso (come se il lavoro nero potesse diventare legale con un semplice restyling governativo) il poker live fa il suo solenne ingresso nell’enorme area dei giochi con la sua alta alea e probabilità di rischio, suscitando speranze di grandi guadagni e certezze di enormi perdite. I circoli possono ora ospitare l’hold’em e le sue varianti. Via libera per 1.000 esercizi per una base d’asta dovuta al concessionario di 100.000 euro. Le società che intendono veicolare il gioco devono garantire tra i requisiti un fatturato di 1,5 milioni di euro per due anni di gestione. Moltiplicate le ultime due cifre ed avrete le dimensioni dell’affare. Il modello di questo intrigante “nuovo poker” non è necessariamente solo maschile. Le donne avanzano baldanzosamente nel sistema. La percentuale di partecipazione al poker online ad esempio è in costante crescita e tocca attualmente il 16% del movimento globale.
Sono soprattutto le giovani a farsi avanti con la preponderanza della classe d’età dai 25 ai 35 anni, seguita da quella compresa tra i 35 e i 44. Si ripete un podio che gettoneremo spesso tra le regioni italiane in questa statistica: prima la Lombardia, seguita dal Lazio e dalla Campania. E si affermano anche personaggi che fanno da apripista ad un’intera generazione come Irene Baroni e Carla Solinas. Il fatturato del poker online si assesta con continuità sui 15 milioni di euro mensili.