Azzardopoli – Dossier di Libera sul gioco d’azzardo in Italia (2012)
3. Le “magnifiche “ dieci
La cinghia di trasmissione della volontà statale sono i Monopoli, ovvero l’Aams, l’Amministrazione autonoma Monopoli di Stato. Al suo interno opera il Comitato generale per i giochi, collaborativo con il Ministero dell’Economia e della Finanza per gestione ed organizzazione del comparto. I Monopoli hanno un ruolo operativo formale e sostanziale, una sorta di grande vigile al centro delle operazioni e dell’industria del gioco. Il Ministro delle Finanze nomina i componenti di un comitato di cui è presidente e per cui può spendere l’ultima parola.
Fanno parte dell’istituzione oltre al presidente un sottosegretario nominato dal Ministro stesso, il direttore generale dell’Aams, due esperti in materie giuridiche, Il presidente del Coni, il presidente dell’Unire (ora disciolto), ulteriori cinque delegati del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, dell’Avvocatura generale dello Stato, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e del Ministero per le Politiche giovanili e le attività sportive. C’è, come si legge, una piena corresponsabilità di organi di governo specificatamente competenti in materia.
Ecco la definizione che l’Aams da di se stessa:
“L’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato svolge l’attività diretta alla regolazione e al controllo dell’intero comparto dei giochi, dopo averne acquisito, a partire dal 2002, le funzioni statali, e mantiene alcune delle tradizionali competenze sui prodotti derivanti dalla lavorazione del tabacco. La scelta di affidare direttamente allo Stato la gestione del comparto dei giochi e dei tabacchi trova la sua ragion d’essere nell’assicurare entrate erariali a un livello compatibile con la tutela degli altri interessi pubblici rilevanti: la tutela dei consumatori, in particolare dei minori, delle fasce deboli sensibili a fenomeni ludopatici, e il contrasto all’illegalità.
In Italia la regolamentazione del gioco distingue in maniera univoca i giochi non consentiti da quelli consentiti; per i primi viene fatto divieto assoluto di offerta da parte di chiunque ed in qualsiasi forma, per i secondi l’offerta è subordinata ad apposita concessione, autorizzazione, licenza od altro titolo autorizzatorio. Nel comparto dei giochi Aams assolve al proprio ruolo disegnando le linee guida per una dinamica e razionale evoluzione del settore, verificando costantemente la regolarità dell’attività degli operatori. Obiettivo primario è assicurare un ambiente di gioco equilibrato e responsabile in un contesto ampiamente monitorato e tecnologicamente avanzato. Inoltre, i Monopoli di Stato intervengono con determinazione nel contrasto a ogni fenomeno illegale legato al gioco ed agiscono al fine di garantire l’ottimizzazione del gettito erariale di competenza. Non meno rilevante è il compito volto a favorire lo sviluppo di attività economiche, di produzione e distribuzione”.
I Monopoli devono governare un settore irrequieto ed in fermento.
Con le richieste contenute della Legge di Stabilità gli adempimenti aumentano e la struttura, per voce del direttore Ferrara, reclama la necessità di assunzione di almeno 100-150 nuove unità che, naturalmente, lo Stato non sembra disposto a concedere. I Monopoli sono stati sottoposti a pungenti critiche per il loro operato. La relazione annuale della Direzione Distrettuale Nazionale del 2010 scrive: “C’è da chiedersi come l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli abbia permesso che lo Stato italiano diventasse partner di gruppi così poco trasparenti ed abbia agito con grande superficialità e senza un approfondito esame dei soggetti che avevano presentato domanda”. E qui il riferimento è al grande irrisolto tema delle concessioni. Lo snodo fondamentale è il 2004 con l’affidamento da parte dei Monopoli a dieci concessionarie delle macchinette elettroniche di nuova generazione, compresa la delega di esattori per conto dello Stato, con annessi e connessi: compiti di controllo ed obbligo di regolarità, spesso disattese.
Ancora la Dna nel capitolo “Infiltrazioni della criminalità organizzata nel gioco (anche) lecito” muove dubbi sui criteri di scelta delle concessionarie. E critica “l’atteggiamento inerte dei Monopoli nei confronti di concessionarie di rete rimaste per lungo tempo inadempienti per molti degli obblighi assunti”. Nella prima fase di introduzione a sistema delle slot il collegamento coi Monopoli avveniva con linea Adsl.
Il sistema si prestava a ovvie manipolazioni. Bastava staccare le macchinette a norma e sostituirle con quelle taroccate. Successivamente un codice identificativo ha contrassegnato ogni macchinetta. E allora le organizzazioni malavitose sono passate alla clonazione dei codici, utilizzando simmetricamente il procedimento adoperato per i telefoni cellulari. Alla fine è un server virtuale contraffatto che invia le informazioni alla centrale operativa dei Monopoli. L’operatività a tempi record delle new slot in sei mesi ha prodotto questa deformazione iniziale, poco arginabile dalle autorità di polizia dato che per avviare questo lucroso commercio, spesso irregolare, bastava inoltrare una denuncia-avviso di attività per iniziare l’attività in soli trenta giorni con il meccanismo dei silenzio-assenso. Ed a quel punto le autorità di polizia nulla hanno potuto. Alla centrale dunque risultava una perfetta regolarità mentre la macchinetta ufficiale era in realtà disconnessa. E procurarsi la prova provata dell’irregolarità contemplava competenze sofisticate. Le frange mafiose da una parte movimentano l’attività illegale secondo le possibilità ora descritte, fruendo di grandi investimenti tecnologici, dall’altra si tuffano anche sull’attività legale per esercitare attività di riciclaggio di denaro. L’indagine dei giudici erariali constatò la mancata registrazione delle giocate e, quindi, l’elusione dal pagamento dei tributi.
Sottoponendosi al giudizio il vertice dei Monopoli ha ammesso “che le più recenti indagini della Guardia di Finanza hanno mostrato che le mafie, in conseguenza della crescente e rapida diffusione di centri scommessa del tutto legali sotto il profilo formale, intervengono in forma occulta o proponendosi come soci, investendo nel settore legale i proventi derivanti dal mercato nero”.
Secondo la Procura della Corte dei Conti, nelle citazioni notificate ai dieci concessionari ed ai funzionari dei Monopoli “in tale situazione di non conformità degli apparecchi al sistema regolatorio bisognava quanto meno limitarsi a gestire la dotazione iniziale minima di apparecchi, al fine di limitare il numero degli stessi che non rispondevano alle caratteristiche di liceità richieste dalla normativa”. E questo pericolo si è di nuovo palesato in mesi recenti con l’avvento delle videolottery. Sullo sfondo il danno erariale e lo sperpero di denaro pubblico, propiziando “l’ingiusto profitto”. La conclusione della vicenda è ancora ben lontana da un definitivo pronunciamento anche se l’aspettativa è il netto ridimensionamento della cifra iniziale che, pure, dovrebbe essere rivalutata. Da una parte si attende il giudizio di responsabilità della Corte dei Conti la cui ultima seduta si è tenuta il 23 novembre 2011; sotto un altro profilo il contenzioso unificato dei Tribunali di Genova-Venezia, che, a distanza di troppi anni, non ha fatto maturare soluzioni e scivola impercettibilmente verso la prescrizione. Non sembrano tremare i dieci concessionari sulla graticola che, in ordine di impegno finanziario, sono: Atlantis World, Cogetech, Snai, Lottomatica, Hbg Group, Cirsa, Codere, Sisal, Gmatica, Gamenet. E l’ultimo fixing su una cifra difficile da riscuotere è di 89 miliardi. Quando era Premier, Prodi commentò così: “Non passeremo un colpo di spugna su questa vicenda”. Berlusconi si è astenuto, lasciando terreno libero alle lobby.
Un’insolita clemenza a suo tempo ha portato alla riduzione della penale: da 50 a 0,5 l’euro all’ora. Nel passaggio dalla commissione tecnica Oriani-Monorchio alla richiesta consulenza della Digit (Ente Nazionale per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione) il grande conto irrisolto si assottiglia. E la discesa è brusca. Prima si scende a 840 milioni, poi si risale a 2,7 miliardi. Una forbice che sta ancora stretta ai concessionari che pretenderebbero di pagare cifre ancora inferiori. L’eco della polemica, su una vicenda ancora aperta, si riflette nei giorni in cui il tema del beauty contest viene evocato per le televisioni – sul possibile carattere gratuito per le concessioni delle nuove licenze per le slot machine. La potenzialità d’incasso in caso di asta è stimata in un miliardo, cifra tutt’altro che disprezzabile. Si teme un favore di Stato ai soliti grandi concessionari tra cui spiccano Bplus, Sisal e Lottomatica. Il giro d’affari è imponente considerando che le slot machine hanno fruttato al sistema 42 miliardi di euro nell’ultimo anno. E se il favore di Stato andasse a regime i concessionari sarebbero a posto per nove anni, cioè fino a tutto il 2021. Nel comparto ci sono le new slot e le più potenti Vlt (videolottery).
I concessionari, se così favoriti, saranno in grado in un paio di anni di ammortizzare i costi e per gli ulteriori sette godranno di vasti guadagni.
La liberalizzazione delle slot ha messo in circolo dei ritrovati di rara pericolosità in tema di azzardo. Perfettamente legali tra l’altro, mentre la legge teoricamente può punire il locale che consente a due amici di giocare un’innocua partita a briscola con in palio la scommesse su un aperitivo. L’ancoraggio legislativo per una maggiore solidità di sistema nell’audizione sul gioco d’azzardo viene esplicitamente indicato nel richiamo alla Legge di Stabilità soprattutto in relazione “a un maggior controllo rispetto a organismi societari di residenza estera”.
L’attenzione sul gioco d’azzardo ha portato all’approvazione da parte del Senato nel 2007 di un ordine del giorno che impegnava il governo “a destinare parte dei proventi derivanti dalla raccolta conseguente ai giochi e alle scommesse ad apposito capitolo di spese dello stato di previsione del Ministero dell’Istruzione per la realizzazione di una campagna di informazione e di educazione dei giovani”. Un piccolo rivolo di un investimento da 100.000 euro, destinato a 6.500 istituti superiori. Invece nello stesso anno finanziamenti per 600.000 euro sono stati concessi dai Ministeri della Salute e della Solidarietà sociale attraverso le Regioni Piemonte e Liguria per progetti che sono in corso.
Queste cifre diventano microscopiche se paragonate ai 23 milioni di euro spesi per marketing e promozione dai Monopoli negli stessi mesi. Era una campagna che suggeriva questa pubblicità: “I giochi di Aams finanziano lo sport, l’ippica e l’arte. Meriterebbero un monumento”. I Monopoli nel 2006 hanno finanziato anche “Il progetto fa scuola”, ottenendo risultati contraddittori rispetto alla percezione dell’azzardo presso gli studenti. Nel 2009 il progetto è stato virato in “Giovani e gioco”, rivolto agli studenti delle scuole superiori grazie alla collaborazione degli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali, sollecitati da un intervento del Miur. E’ una proposta che generalizza su tutto il comparto del gioco mescolando, con una certa dose di ambiguità, i giochi di abilità con quelli di azzardo puro. L’invito è a giocare tanto ma giocare poco. Se non che alla prima deriva è facile abbinare il valore contrario della seconda.
La campagna promozionale del 2009, sostenuta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, veicolava questo messaggio: “Il gioco è bello quando è responsabile. Responsabilità è giocare senza perdersi. Responsabilità non è consentire il gioco ai minori. Quando giochi segui la rotta giusta. Quella della responsabilità e ell’intelligenza, della legalità e della sicurezza. Solo così sarai sicuro di divertirti senza perderti. Aams. Regole chiare, massima trasparenza, sicurezza per tutti”.
Il direttore generale Raffaele Ferrara ha fornito previsioni e bilancio nell’audizione tenuta presso la Commissione Parlamentare antimafia.
“Nel 2011 restituiremo un payout attorno al 75%. In Italia si gioca di più dove c’è maggiore ricchezza. Agli estremi Pavia e, in negativo, Enna”.
In pieno 2011 il senatore del Pd Giuliano Barbolini ha chiesto espressamente ai Monopoli una rendicontazione precisa sugli apparecchi da gioco in uso in Italia. E la risposta non si è fatta attendere. Secondo l’aggiornamento al 1° maggio 2011 erano 381.820 i nullaosta rilasciati da Aams a fronte, però, di circa 342.000 apparecchi in attività. In magazzino risultavano 3.775 macchine, 34.860 quelle “non in normale esercizio” perché bloccate o in manutenzione straordinaria. Invece le videolottery a regime erano 19.105, appena un terzo della movimentazione auspicata a pieno regime.
Il 1° marzo 2011 i Monopoli hanno dovuto fare i conti con una riorganizzazione interna. Con la soppressione delle 103 direzioni territoriali dell’economia e della finanza sono state istituite 60 direzioni provinciali dei Monopoli in cui hanno cominciato ad affluire i dipendenti delle strutture disciolte. Questa trasformazione permette ai Monopoli di rispettare l’obiettivo dei 30.000 controlli previsti dalla Legge di Stabilità.
Alla fine il modello, al centro come in periferia, potrebbe corrispondere a quello territoriale dell’Agenzia delle Entrate. C’è da notare che, significativamente, la Sicilia è antesignana di una politica federalista che la Lega nord vorrebbe applicata all’intero paese. Infatti la Regione autonoma Sicilia, complice la normativa a statuto speciale, incassa parte dei proventi del gioco.