Azzardopoli – Dossier di Libera sul gioco d’azzardo in Italia (2012)

6. Sempre in attivo

Più che giocare… si fa sul serio. Le previsioni di crescita del mercato del gioco in chiusura del 2011 si attestano su un portentoso 30% per una raccolta complessiva di oltre 76 miliardi di euro grazie all’ingresso nell’agone di poker cash e casino games e il dato di crescita rispetto al 2010 è un filante + 27%, anche se a un certo le previsioni erano ancora più scoppiettanti e deponevano su un possibile traguardo di 80 miliardi, ipotesi poi temperata dalla realtà effettuale e dal vento generale della crisi economica internazionale. Di questi 76 miliardi circa 10 fileranno nelle tasche voraci dello Stato. E’ una cifra importante se si pensa che una riforma strutturale delle pensioni d’anzianità, tanto per citare un parametro di cui si discuteva prima di una riforma ancora più radicale- con l’aumento della quota necessaria- valeva circa 2 miliardi di euro. In questo congruo capitolo d’incassi le videolottery fanno la parte del leone con maggiori introiti per 19 miliardi anche in ragione della concessione per tutto il 2011 di circa 200 nuove licenze.
Nelle graduatorie di rendimento dei giochi del 2010 a consuntivo l’incremento maggiore era registrato dalla novità del Win for Life (+ 43,5%), seguito dal bingo, prodotto evidentemente non residuale (+35,6), dal poker on line (+34,1), dalle new slot (+18,7) e dalle scommesse sportive (+8,3). Naturalmente è un sistema altamente instabile dove la crescita complessiva non maschera degli arretramenti. Così se la perdita era contenute per le lotterie sul modello Gratta e Vinci (-0,4), la statistica documentava un autentico tracollo per Totocalcio, Totogol e B.match (-30), non stupendo affatto il Coni, complice della sub-cessione quasi incondizionata delle antiche sue creazioni e vanti, e gli stessi Monopoli, incaricati del’allestimento del palinsesto del calcio, senza una chiara visione sportiva o specifica degli stessi. In mezzo, in fase di contenuto ripiegamento, il Superenalotto (-8,9) e le scommesse ippiche (-11,1). Il trend non richiede altri commenti: 53 miliardi incassati nel 2009, 60 nel 2010, poi ancora una grande avanzata nel 2011. In otto anni la raccolta del settore giochi è quintuplicata. Provate a individuare un settore produttivo in Italia che abbia avuto questa proporzione di sviluppo. A proposito di tendenza è interessante notare che alcune regioni italiane stanno scoprendo relativamente tardi il fenomeno del gioco e registrano, perciò, degli indici di crescita relativi inconsueti. Tra dicembre 2009 e dicembre 2010, nell’arco di 12 mesi a confronto, le spese per i giochi in Molise sono cresciute del 47,37 % e in Valle d’Aosta del 48%. Innalzamenti turbolenti probabilmente connessi anche allo sviluppo di una rete adeguata di concessionari. In quell’arco temporale solo quattro regioni hanno fatto registrare l’indice -. Il Trentino Alto Adige (-0,54), la Puglia (-2,95), la Sardegna (-20,04) e l’Umbria (-24,07)

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