• 21 Aprile 1990 Caraffa (CZ), ucciso Antonio Bubba Bello, impiegato nella Regione e candidato DC alle elezioni.

    Potrebbe trovarsi in una delle tante pratiche che quotidianamente passavano per la sua scrivania la chiave dell’agguato ad Antonio Bubba Bello, 53 anni, l’esponente democristiano (era candidato al rinnovo del Consiglio comunale di Caraffa, Catanzaro) ucciso a colpi di lupara il 21 Aprile del 1990 mentre stava tornando a casa dopo aver accompagnato alla stazione il figlio Giovanni. Antonio Bubba Bello era il funzionario addetto al protocollo della presidenza della giunta regionale. Era l’uomo che valutava le priorità, prendeva atto delle motivazioni e numerava le delibere che dovevano giungere all’attenzione dell’esecutivo regionale e che, dopo le decisioni della giunta, venivano trasmesse all’organismo di controllo. Decine di delibere, molte riguardanti settori…

  • 11 Aprile 1990 Fiumara (RC). Vincenzo Reitano, 29 anni, commerciante ambulante e consigliere comunale, assassinato in ospedale a Reggio dove era ricoverato dopo aver subito un altro attentato.

    L’11 Aprile 1990 a Fiumara (RC), fu assassinato in ospedale, a Reggio, dove era ricoverato dopo aver subito un altro attentato, Vincenzo Reitano, 29 anni, commerciante ambulante e consigliere comunale. Forse per una vendetta trasversale. Era imparentato con il boss Imerti, due anni prima era stato ucciso anche il marito della sorella.     Articolo di La Repubblica del 13.04.90 ASSASSINATO DAI KILLER IN OSPEDALE di Sergi Pantaleone REGGIO CALABRIA Una faccia da bravo ragazzo che ha paura e lo confessa; che avverte di essere candidato alla morte ma spera di tornare presto al suo paese insanguinato, a casa dalla giovane moglie e dal figlioletto di appena otto mesi al…

  • 11 Aprile 1990 Opera (MI). Ucciso Umberto Mormile, assistente carcerario. Ucciso perché non rivelasse ciò che accadeva nelle carceri.

    Umberto Mormile, educatore carcerario, fu ucciso a Lodi l’11 aprile del 1990. Fu ucciso con sei colpi di pistola da un killer su una Honda 600 che lo affiancò mentre era in colonna, all’altezza di Carpiano, a bordo della sua auto e si stava recando verso il carcere di Opera. La sentenza definitiva del processo per il suo omicidio determinò la condanna del boss Domenico Papalia in qualità di mandante e di Antonio Schettini in qualità di esecutore materiale, ma durante le indagini emersero evidenti tentativi di depistare l’inchiesta. Dalle dichiarazioni di chi conduceva la moto, pentitosi, emerge il vero movente dell’omicidio: “…Mormile aveva raccontato che Domenico Papalia, allorché era…

  • 30 Marzo 1990 Palermo. Scompare Gaetano Genova, 27 anni, vigile del fuoco, amico di Emanuele Piazza.

    Gaetano Genova, 27 anni, vigile del fuoco, fu ucciso il 30 marzo del 1990 a Palermo. I boss di Resuttana-San Lorenzo lo ritenevano un confidente di Emanuele Piazza, giovane collaboratore del Sisde che fu assassinato il 19 marzo 1990; Genova dodici giorni dopo. Tutti e due sequestrati e uccisi. Grazie alle rivelazioni dei pentiti, un’indagine della Dia di Palermo, coordinata dai pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia, ha svelato i retroscena della scomparsa. Genova fu attirato in un tranello: la sua auto, una Volvo 244, fu ritrovata il 30 marzo 1990 in piazzale Europa, regolarmente chiusa a chiave. Il giorno dopo, così hanno svelato i pentiti, il suo corpo…

  • 24 marzo 1990 Bollate (MI). Assassinato Domenico (Mimmo) Falcone, 22 anni, perché si trovava sulla strada di un killer in fuga.

    Bollate (Milano), 24 marzo 1990 – Bar Caruso, Via Ospitaletto 21. Un uomo entra ed esce in pochi minuti. Non è un cliente. È andato dritto da uno degli avventori e gli ha sparato con la pisola. Mentre corre verso l’uscita si trova davanti un ragazzo di 22 anni, Domenico Falcone, che in famiglia chiamano Mimmo. È il figlio del gestore. Il killer gli spara in faccia come niente fosse e poi si dà alla fuga. Quell’uomo si chiama Liborio Trainito, è uno dei protagonisti della faida mafiosa di Niscemi, che si spinge fino là, fino a Bollate. Dentro quel locale c’era Mario Di Corrado, che Trainito uccide perché suocero…

  • 21 Marzo 1990 Niscemi (CL). Nicola Gioitta, commerciante, ucciso durante una rapina.

    Nicola Gioitta Iachino ucciso a Niscemi il  21 marzo 1990  è stato un gioielliere italiano ucciso dalla mafia per essersi rifiutato al pizzo. Nato il 14 maggio 1961 ad Alcara Li Fusi (provincia di Messina), trascorre la sua vita tra Siracusa e in seguito Niscemi dove si stabilisce definitivamente. Qui nei primi mesi del 1990 apre una gioielleria in una delle vie principali del paese. L’attività diviene subito bersaglio delle cosche mafiose locali che non tardano a chiedere il pizzo al commerciante. Nicola si rifiuta di pagarlo più volte e allora i mafiosi iniziano a comminargli una serie di rapine. L’ennesima rapina avvenne il 21 marzo 1990, primo giorno di…

  • 18 Marzo 1990 Rosarno (RC) Rapito Michele Arcangelo Tripodi, bambino di 12 anni. Il corpo ritrovato dopo 7 anni.

    Michele Arcangelo Tripodi, un bambino di 12 anni scomparso il 18 marzo del 1990 venne ritrovato dopo 7 anni, il 14 luglio 1997, in una fossa nelle campagne di Rosarno. La madre lo riconobbe dagli indumenti indossati. Il 26 novembre successivo venne ucciso anche il padre, Rocco Tripodi, commerciante all’ingrosso di agrumi, con precedenti penali in odor di mafia, ex sorvegliato speciale di pubblica sicurezza; con lui sarà ucciso anche un onesto commercialista, Ferdinando Barbalace, che si era fermato sul luogo dell’attentato pensando ad un incidente stradale. Sulla base delle indagini che hanno svolto i Carabinieri è emerso che il sequestro di Michele Tripodi, effettuato da alcuni affiliati alla ‘ndrangheta,…

  • 16 Marzo 1990 Palermo. Scompare Emanuele Piazza, collaboratore del Sisde. Insieme a Nino Agostino sventò l’attentato dell’Addaura al giudice Falcone.

    Emanuele Piazza era un poliziotto italiano. Entrò nelle forze dell’ordine come agente della Polizia di Stato. Successivamente, si dimise per trasferirsi nella sua città natale, operando poi come agente dei servizi (SISDE) e “cacciatore di latitanti”. Durante il suo ultimo incarico lavorò anche come autista e guardia del corpo per alcuni politici. Emanuele Piazza scomparve dalla sua abitazione di Sferracavallo, a Palermo, il 16 marzo 1990. Anni dopo la ricostruzione dei fatti avvenne grazie alle rivelazioni di due collaboratori di giustizia, tra cui il suo stesso assassino, Francesco Onorato: quel 16 marzo Emanuele venne attirato fuori dalla sua abitazione da Onorato, ex pugile e suo vecchio compagno di palestra, con…

  • 8 Marzo 1990 Mesagne (BR). Scompare Marcella Di Levrano, 26 anni, mamma di una bimba. Uccisa perché aveva deciso di uscire dal mondo della droga in cui era caduta da adolescente e sospettata di collaborare con le forze dell’ordine

    Il corpo martoriato di Marcella Di Levrano, 25 anni, scomparsa l’8 Marzo del 1990 da Mesagne (BR), fu ritrovato il 5 aprile del 1990 in un bosco fra Mesagne e Brindisi, con il volto sfigurato e reso del tutto irriconoscibile dai colpi infertile con un grosso masso trovato accanto. Marcella, madre di una bambina ancora in tenera età, dopo un trascorso di tossicodipendente, frequentazioni di ambienti malavitosi e con pregiudicati appartenenti alla criminalità organizzata brindisina e salentina, aveva deciso di abbandonare quel mondo, cercando di disintossicarsi e iniziando a portare la propria testimonianza alle forze dell’ordine su tutto ciò di cui era venuta a conoscenza nel corso degli anni, fatti…

  • 28 febbraio 1990 Messina. Ucciso per non lasciare testimoni Angelo Alibrandi, 44 anni, camionista. Aveva assistito all’uccisione del suo datore di lavoro.

    Angelo Alibrandi, 44 anni, camionista. Aveva 44 anni e finalmente, dopo diversi mesi passati a cercare un lavoro, s’era sistemato come camionista e programmava il suo futuro. Non c’entrava niente con i giri della mala messinese. Ma la mattina del 28 febbraio del 1990 un gruppo di killer, fu subito chiaro dopo le prime indagini, doveva uccidere il suo datore di lavoro Francesco Panarello, che rimase anche lui sull’asfalto privo di vita. Il teatro della sparatoria fu il capannone della ditta di Panarello, a Bordonaro Superiore, quartiere di Messina. Alibrandi pagò la “colpa” di essere soltanto uno scomodo testimone della feroce esecuzione. Era dentro uno dei capannoni della ditta, appena…