Mission
Fare memoria è un impegno, un dovere che sentiamo di dover rendere a quanti sono stati uccisi per mano delle mafie, un impegno verso i familiari delle vittime, verso la società tutta ma, prima ancora, verso le nostre coscienze di cittadini, di laici e di cristiani, di uomini e donne che vivono il proprio tempo senza rassegnazione.
Don Luigi Ciotti
“Non possiamo limitarci a ricordare, per quanto il nostro dovere sia di non dimenticare. Dobbiamo trasformare la memoria in impegno, denuncia, testimonianza, cambiamento”. “Nel giardino di una scuola di Amburgo in cui i nazisti uccisero 20 bambini c’é una lapide con questa scritta. ‘Qui sosta in silenzio, ma quando ti allontani parla’”
Don Luigi Ciotti
«Nel rituale clamore delle celebrazioni destinate a ricordare le vittime di mafia eccellenti o note, si rischia spesso di smarrire persino la memoria di persone meno conosciute che il tempo cerca costantemente di inghiottire nel proprio oblio.
Ma nella lotta alle mafie non ci possono essere vittime di serie A e vittime di serie B. Sono tutte da ricordare perché dimenticarle sarebbe come ucciderle una seconda volta e perché verso di loro avremo sempre un debito di gratitudine inestinguibile.”
(Presidente dell’Associazione nazionale familiari vittime di mafia)
Diamo voce al silenzio, impediamo l’oblio della dimenticanza. Il ricordo delle vittime come memoria è antidoto alle nuove violenze di oggi.
Per non darla vinta ai mafiosi e ai violenti di ogni risma, è necessario che nessuna vittima dell’ingiustizia diventi un nome senza storia.
Basta un ricordo
Morire è tremendo, ma l’idea di morire senza avere nemmeno vissuto dovrebbe essere insopportabile. O no?
Eppure i vivi dimenticano. Dimenticano tutto. Dimenticano che spesso i bambini, i ragazzi periti, uccisi, massacrati, erano solo innocenti che non temevano e vedevano pericoli perché non conoscevano peccati e malizia.
Oggi, questa umanità recisa prematuramente da certe mani assassine avrebbe 35, 40, forse anche 50 anni.
Ma cosa avrebbe potuto costruire nel corso di questa vita non vissuta? A quanta felicità, amore, dolore, a quanti patemi, soddisfazioni, desideri hanno dovuto rinunciare? A quante persone avrebbero potuto essere utili, da quante amate, coccolate, sognate? Chissà.
Il peggior peccato contro i nostri simili non è l’odio, la gelosia o la vendetta, ma l’indifferenza.
È questa l’essenza dell’inumanità. E noi non vogliamo esserne complici.
Tratto da: i GERMOGLI RECISI
bambini vittime di mafia
di Giuseppe Tramontana
Il nostro concetto di Memoria:
“ricordare non basta. Memoria è un ricordo “attivo” che vuole comprendere i meccanismi, le cause e dunque le ragioni che determinarono una storia, e sa rileggerle nel presente per capirne le “mutazioni” e le mimetizzazioni nelle forme nuove in cui quella stessa violenza torna e tornerà ad esercitarsi. Forme diverse sempre più evolute e sofisticate. È dunque solo la Memoria a dare senso al proprio impegno per costruire un futuro in cui si possa sperare che quella violenza non torni a mostrarsi, con volti diversi ma la con medesime atrocità, per il nostro passivo ed ignaro consenso.
Perdere “la Memoria storica” ci rende estranei a noi stessi, incapaci di riconoscere le nostre radici, di capire il nostro presente, di costruire un qualsiasi futuro.”
Fare Memoria di Rita Atria dunque significa innanzitutto ricordare le cause che l’hanno portata a togliersi la vita e non solo esaltarne il gesto forte della Testimonianza e della rottura con la propria famiglia. Sarebbe facile, rientrerebbe nella solita prassi ormai consueta che si limita al necrologio” da strumentalizzare, e tanti ne vediamo purtroppo di questi “eventi”.
One Comment
Marco Cortese
Essere contro LE MAFIE, è un obbligo per chi ha un minimo di umanità e di dignità.
Questa grandissima montagna di merda possiamo sconfiggerla anche nel nostro piccolo, semplicemente rispettando le regole ed evitando anche un solo piccolo favore per trarne beneficio, perchè dietro di esso si nasconde complicità.