I Testimoni di Giustizia. Storia di chi ha testimoniato contro le mafie

SALVATORE D’AMICO

Articolo del 17 Giugno 2009 da  strill.it

Distrutto dalla ‘ndrangheta e abbandonato dallo Stato

di Claudio Cordova

La svolta arriva nella notte tra il 9 e il 10 settembre del 2007, quando il suo negozio di prodotti informatici viene devastato da un’esplosione. E’ l’atto eclatante. Prima e dopo, però, la vita di Salvatore D’Amico, 39enne commerciante di Reggio Calabria, assume, connotati inquietanti e drammatici. L’attentato dinamitardo subito dall’attività commerciale di Salvatore D’Amico è solo l’atto finale di una lunga serie di brutti ed inequivocabili segnali, minacce e danneggiamenti. Episodi che D’Amico denuncia ai Carabinieri: si va dalle cartucce di fucile e di pistola posizionate nei pressi dell’attività commerciale (sita sulla via Nazionale di Archi, ndi), al rinvenimento di una bottiglia contenente liquido presumibilmente infiammabile, fino alle minacce telefoniche tramite sms.

Le minacce e le seguenti denunce cominciano nel periodo in cui D’Amico svolge attività politica presso la X^ Circoscrizione di Archi, dove nella legislatura del 2001 ricopre l’incarico di presidente della “Commissione Attività Culturali, Ricreative e Sportive”. Potrebbero essere legati anche alla politica i drammi di Salvatore D’Amico: i dissapori e i problemi, anche gravi, nascono dopo la scelta del commerciante consigliere circoscrizionale di abbandonare la lista di Alleanza Nazionale, nella quale era stato eletto, per passare all’UDC, quando qualche consigliere non gradisce la sua scelta cominciano le aggressioni verbali e le minacce tramite sms.

Poi, nel marzo del 2004, l’apertura dell’attività commerciale: un calvario fatto di danneggiamenti, che si conclude con la distruzione dell’intero immobile, nel settembre del 2007, tre anni e mezzo dopo l’apertura. Da quel momento comincia una seconda parte del calvario di Salvatore D’Amico, fatto di silenzi, solitudine, dinieghi e rimandi. Ad oggi, infatti, a distanza di quasi due anni dall’evento, sul quale indagano due magistrati della Procura della Repubblica di Reggio Calabria (i pm Ronchi e Arena), Salvatore D’Amico, pur avendo inoltrato una richiesta ai sensi della legge 44/99 che regolamenta le “Disposizioni concernenti il Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell’usura”, non ha ancora ricevuto un centesimo a titolo di risarcimento per l’attentato subito, sebbene una perizia dello scorso gennaio quantifichi i danni materiali subiti dalla sua attività commerciale in 94.685,00 euro.

Il 28 novembre del 2007, a pochi mesi dall’attentato, infatti, Salvatore D’Amico presenta una richiesta di risarcimento danni ai sensi della legge 44/99, ma, nell’estate del 2008, con la delibera n.371,  il Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Giosuè Marino, non accoglie la richiesta: D’Amico non avrebbe ricevuto richieste estorsive, quindi, nonostante i danneggiamenti e la distruzione della propria attività commerciale, secondo Marino e il suo ufficio, non può essere considerato una vittima del racket. La decisione viene notificata a D’Amico il 30 settembre del 2008. Tre giorni dopo, il 3 ottobre, il commerciante presenta una richiesta di riesame, il cui esito è atteso per i prossimi giorni.

Solitudine, ma, soprattutto, silenzi, da parte di quasi tutte le Istituzioni: “E’ per me di fondamentale importanza – ci dice Salvatore D’Amico – sottolineare la vicinanza della Prefettura, nella persona del Prefetto Musolino e della sua segreteria, nonché del Direttore della Confcommercio di Reggio Calabria, Attilio Funaro e della sua segretaria, la dottoressa Bianca Scalfari, che non mi hanno mai abbandonato”. Uniche eccezioni istituzionali, in un mare di indifferenza: “Mi preme evidenziare – aggiunge D’Amico – anche la vicinanza dei ragazzi del Collettivo Studentesco “Libera Lotta”,  capeggiato da Antonino Martino”.

Difficoltà, drammi: dopo l’attentato incendiario della propria attività commerciale, discretamente avviata, Salvatore D’Amico, quasi 40enne, è costretto a ritornare a vivere con i propri genitori, ma non si dà per vinto e prova e riprova a rifarsi una vita, senza trascurare il diritto, innegabile, di ottenere giustizia. Scrive anche a Francesco Forgione, allora Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, scrive una lunga lettera, nella quale espone la propria situazione e chiede un aiuto istituzionale. Complice, forse, la caduta del Governo Prodi, Forgione non farà in tempo a rispondere da Presidente dell’Antimafia, lo farà solo nei mesi successivi, dopo l’esclusione del suo partito, Rifondazione Comunista, dal Parlamento italiano.

Un negozio totalemnte distrutto, danni per quasi 100mila euro. Accanto alla sete di giustizia, però, Salvatore D’Amico, tenta di ricominciare una vita, anche imprenditoriale: ha inizio così una lunga serie di richieste inoltrate presso l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria. Il 17 aprile inoltra una lettera al sindaco Giuseppe Scopelliti nella quale chiede il rilascio di una concessione a titolo oneroso di uno spazio pubblico per avviare una nuova attività: “Ho inoltrato la richiesta al Comune, – spiega Salvatore D’Amico – perché, nonostante i ripetuti tentativi, non sono riuscito a ottenere l’affitto di alcun locale, poiché gli ipotetici locatari hanno paura a concedere i loro beni in affitto a persone come me che sono stati oggetto di attenzione da parte del crimine organizzato”.

Il 20 aprile del 2009, inoltra al Comune di Reggio Calabria tre diverse richieste di concessione di aree costiere, quelle per intenderci, inserite nel cosiddetto “piano spiagge”, per realizzare una zona turistico-ricreativa. D’Amico individua tre aree, una a Pellaro, una a Calamizzi e, infine, una nelle Spiagge Bianche nel rione Gebbione: tutte aree da sottoporre ad interventi di bonifica o rinaturalizzazione. Il settore “Qualità ambientale” del Comune di Reggio Calabria protocolla la richiesta di D’Amico già il 28 aprile, respingendola a causa della “assoluta genericità e mancanza di documentazione allegata della stessa”, spiegando che “le istanze potranno essere presentate solo dopo l’approvazione definitiva del nuovo Piano Comunale delle Spiagge” approvato, peraltro, proprio il giorno prima, il 27 aprile.

Sempre il 20 aprile, inoltra un’altra missiva, al sindaco Scopelliti e al consigliere comunale, con delega alla Legalità, Giuseppe Sergi, nella quale chiede lumi sulle modalità necessarie per accedere al protocollo d’intesa, riservato ai soggetti colpiti dalla criminalità organizzata, “Vedo, sento, parlo”, firmato nel febbraio del 2008.

A distanza di quasi due mesi, l’unica, circostanziata, risposta del Comune è rappresentata dal “no” alla concessione di un’area costiera demaniale. Nessuna risposta, invece, sul famigerato “Vedo, sento, parlo”, che, invece, dovrebbe costituire una “cura” parziale, ma immediata, per commercianti ed imprenditori taglieggiati dalla criminalità organizzata.

Sono passati quasi due anni da quel settembre del 2007, Salvatore D’Amico è stanco ma non molla: “A breve dovremmo ricevere il responso del riesame della pratica ai sensi della legge 44/99 – spiega -. Continuerò a lottare, perché credo nel lavoro. Da quest’esperienza negativa, comunque, nascerà un’associazione antiracket, antiusura, in difesa dell’educazione dei giovani e dei diritti civili. Si chiamerà RHEGION FREE”.

Un dramma circondato da una solitudine di cui si è macchiato soprattutto quello Stato, nei suoi vari livelli, che dovrebbe invece tutelare la gente onesta: se e quando arriverà il risarcimento pecuniario per l’attività commerciale distrutta, nessuno restituirà una vita “normale” a Salvatore D’Amico.

Articolo del 29 marzo 2011 da  calabrianotizie.it

Storie di pizzo: nel quartiere Archi, dove i clan pretendono il computer e il tecnico gratis – La vicenda di Salvatore D`Amico, impegnato con Libera. I clan pretendevano merce gratis e il tecnico a domicilio per sistemare l`ADSL – Nel 2007 un incendio gli ha distrutto il negozio e non è più riuscito a riaprirlo. Nel quartiere Archi anche aprire un negozio di computer è un`impresa eroica

REGGIO CALABRIA ” Tutto quello che è rimasto del negozio d`informatica D`Amico del quartiere Archi di Reggio Calabria sono le foto dei danni su internet e l`indirizzo email della direzione. Salvatore, il titolare, ha 41 anni e le competenze necessarie ad assemblare computer. Quando con l`ultima intimidazione gli hanno devastato l`attività e la vita, era sul punto di fare il salto alla grande distribuzione di computer assemblati nel suo negozio. Stava per assumere 15 giovani perché si ingrandiva. Il 10 settembre 2007 si è svegliato in un incubo e ha visto tutti i risparmi della famiglia e gli investimenti in fumo.

Da tre anni e mezzo non lavora e si era letteralmente chiuso in casa. A cambiare la sua vita è stato l`incontro con un altro imprenditore reggino taglieggiato dalla ‘ndrangheta, Tiberio Bentivoglio, e tramite lui l`adesione a Libera Reggio. Bentivoglio è scampato per miracolo a un agguato inteso a ucciderlo, lo scorso 9 febbraio.

“Tiberio era diventato la mia scorta, mi dava l`input a uscire, ora dopo l`attentato non è più possibile ” racconta D`Amico ” eravamo sempre insieme, poteva succedere in quei momenti. Non sappiamo se è stato colpito per la sua storia di denunce o come esponente di Libera e in attesa che ce lo dicano le indagini, i nostri spostamenti sono sempre più cauti`.

L`informatico si sente “relegato in un limbo curioso`, si muove il meno possibile, ed è sempre scortato dai familiari o dai ragazzi di Libera. Prigioniero in casa propria, è questa la condizione di un cittadino italiano dove comanda la ‘ndrangheta. Ma nonostante la tensione sia alta, questa condizione di timore è sempre migliore di prima, di quando ci si rinchiudeva tra le pareti domestiche per l`isolamento di una città muta difronte a questi drammi.

“Dobbiamo essere in tanti ad aderire alle iniziative antiracket di Libera ” sostiene convinto D`Amico ” siamo liberi di testimoniare e di far fare ad altri lo stesso percorso, questo non è coraggio, è voglia di tornare a vivere`. Tanto da voler ringraziare Francesco Spanò, un giovane che a febbraio 2010, saputa la sua vicenda, lo ha messo in contatto con Bentivoglio e con il referente di Libera, Mimmo Nasone.

“Ora finalmente le cose cominciano ad andare per il verso giusto ” dice -, la speranza è di ricevere i soldi per le vittime del racket ma anche di continuare con la campagna per il consumo critico, alla quale hanno aderito in città 900 persone`.

La ‘ndrangheta si è presa almeno tre anni di vita del giovane imprenditore reggino, dal 2007 al 2010. In realtà, D`Amico era abituato alle minacce, almeno da un decennio per l`attività di consigliere di circoscrizione in un quartiere, Archi, che è tradizionalmente la casa delle famiglie più pericolose della ‘ndrangheta.

Una lunga sequenza di intimidazioni. Proiettili di pistola e di fucile sulla serranda del negozio, a Natale del 2006 gli hanno distrutto l`insegna e a luglio del 2007 gli hanno fatto ritrovare un pacco con una bottiglia incendiaria e una miccia davanti all`attività.

“Tutto sempre regolarmente denunciato, anche con nomi e cognomi – racconta l`imprenditore ” qui non si chiede il pizzo, semplicemente venivano, prendevano la merce e se ne andavano senza pagare. Pretendevano il tecnico a casa, a spese mie, per la sistemazione dell`antifurto, dell`Adsl e del computer`.

Sempre persone riconducibili ai clan della zona, sulle quali sono in corso le indagini. “La mattina del 10 settembre 2007 avevo il negozio chiuso per ferie ” continua ” un collaboratore passando ha visto la serranda a metà e mi ha avvisato per telefono. La serranda era tutta annerita, dentro era bruciato tutto, chi ha compiuto l`attentato conosceva bene il negozio.

C`erano le porte tagliafuoco e questo ha impedito che l`incendio si propagasse nella notte al colorificio accanto, pieno di sostanze infiammabili. Poteva venire giù il palazzo, comprese le abitazioni al piano di sopra`. L`antifurto ha suonato per sette volte per almeno 45 secondi alla volta, il negozio è stato devastato, è crollato parte del soffitto, ma nessuno ha sentito o visto niente, nemmeno puzza di fumo. Nessuno ha avvisato i soccorsi con una telefonata.

E` questo che ha scioccato profondamente D`Amico. Oltre alle conseguenze: conoscendo la sua storia nessuno voleva più affittargli i locali per riaprire l`attività.

Soltanto ora ha trovato un amico che gli mette a disposizione uno spazio gratuitamente per farlo ripartire. La solitudine è stata rotta dall`incontro con Libera, le istituzioni sono rimaste lontane, tranne la Prefettura e la Confcommercio.

“C`era stata una campagna del comune ‘io vedo, io sento, io parlo`, un protocollo presentato in pompa magna con Tano Grasso, al quale io e Tiberio abbiamo chiesto di aderire, ma è stata solo una mossa elettorale ” conclude ” in città ci è rimasto un autobus con questo slogan. Chiediamo che sia abolito, vederlo girare per le strade per noi è una presa in giro, ci riapre le ferite`.

di Raffaella Cosentino

da terrelibere.org

Articolo del 5 Luglio 2012 da acmos.net

La battaglia di Salvatore D’Amico

Vi ricordate di Tiberio Bentivoglio, coraggioso imprenditore calabrese e amico di Libera, ferito più di anno fa in un agguato, per il suo impegno antiracket? Molti si mobilitarono per lui, in Calabria e non solo, per sostenerlo nel momento difficile.

Sappiamo molto bene che la terra calabrese è difficile, la presenza della ‘Ndrangheta è asfissiante, le scelte di imprenditori coraggiosi rare e spesso circondate dal silenzio dei media.

Salvatore D’Amico è uno di questi uomini coraggiosi, oltre che amico di Libera: informatico, la sua attività, aperta meno di dieci anni fa, ha subito danneggiamenti e lui personalmente intimidazioni. Fino al 2007 quando il suo negozio è stato dato alle fiamme. In questi anni la tensione, le minacce, la paura sono state pesanti, possiamo solo immaginarlo. Leggi qui un sunto della sua storia.

Il problema, adesso, è che lo Stato blocca l’erogazione, attraverso la banca, dei soldi necessari, per pagare le spese di riapertura dell’attività, che Salvatore ha già sostenuto indebitandosi e anticipandoli. Contraddizioni micidiali, quando a detta di tutti, Salvatore è persona affidabile. Lentezze e assurdità, alle quali purtroppo abbiamo già assistito.

Salvatore non si perde d’animo e lancia una campagna (di cui vedete l’immagine in questo articolo), attraverso il suo profilo facebook, di fidelizzazione dei clienti e delle associazioni che vorranno aderirvi. Trovate i dettagli qui.

E’ importante star vicino a Salvatore nella sua scelta coraggiosa e nelle sue difficoltà, perché (lo abbiamo già detto) è un esempio per altri imprenditori. E’ importante diffondere e aderire alla sua campagna.

Abbiamo già incontrato, come Comitato Salvagente e non solo, storie come la sua.

Non lasciamolo passare nel dimenticatoio.

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