Il Sindaco pescatore di Dario Vassallo con Nello Governato
Storia di Angelo Vassallo, un eroe del Sud
Prefazione di Riccardo Iacona
Ed. Mondadori (Luglio 2011)
“Chissà cosa mi ha spinto venti giorni dopo a tornare su questa strada troppo stretta e in salita. La fame di verità totale o piuttosto una rabbia feroce, insopprimibile, il rifiuto della realtà. Per questo adesso prendo a calci il muretto vicino al quale hanno ammazzato mio fratello. Sono come imprigionato dentro la gabbia dei ricordi, provo a ribellarmi ma inutilmente: è una sensazione che non riesco a definire. Pensare ad Angelo mi aiuta a sopravvivere al dolore.”Il 5 settembre 2010 sette colpi di pistola a bruciapelo hanno posto fine alla vita di Angelo Vassallo, il primo cittadino di Pollica, in provincia di Salerno, conosciuto da tutti come il sindaco pescatore. È passato un intero anno, ma nella mente e nel cuore della sua famiglia – la vedova, i due figli e gli altri parenti – tutto è rimasto fermo a quella notte buia: chi ha ucciso Angelo?, chi sono i complici?, chi è il mandante? Soltanto il perché di questo delitto è evidente e non deve attendere i tempi lunghi dell’investigazione. Angelo Vassallo è stato ucciso perché era il simbolo della buona politica del Sud. La politica della legalità e dello sviluppo a costo zero per l’ambiente. La politica dell’ascolto e del darsi da fare per risolvere i problemi. La politica che piace alle persone oneste e dà fastidio ai potenti e ai farabutti. Per questo è stato ucciso. Grazie all’amministrazione Vassallo, oggi il comune di Pollica è il motore strategico di una zona che ha nel territorio il suo orizzonte economico: cinque vele da Legambiente per la qualità del mare, sede dell’Osservatorio della Dieta mediterranea con riconoscimento dell’Unesco, “cittàslow” per le prelibatezze enogastronomiche, un porticciolo accogliente e pieno di servizi. Angelo non c’è più, ma tutto continua secondo la sua impostazione. In questo libro il fratello Dario ripercorre la tragica vicenda del sindaco assassinato.
Articolo del 24 Agosto 2011 dal corrieredelmezzogiorno.corriere.it
Vassallo, «Il sindaco pescatore» raccontato dal fratello (in un libro)
di Gabriele Bojano
Dario Vassallo ha scritto con Nello Governato il volume sull’assassinio irrisolto del primo cittadino di Acciaroli
la presentazione il 5 settembre, a un anno esatto dal delitto
SALERNO – «Angelo Vassallo diceva sempre: io non ho nemici. Però alla fine anche lui ce l’aveva e dopo un anno purtroppo non sappiamo ancora chi sono». Nello Governato, ex centrocampista della Lazio con 258 presenze complessive e già dirigente sportivo dei biancocelesti negli anni ’90 in cui trionfano in Italia e in Europa, per la sua quarta atica da scrittore ha scelto la storia umana del sindaco di Acciaroli trucidato sulla via di casa il 5 settembre di un anno fa. Una scelta quasi obbligata: la figlia, infatti, ha sposato il fratello di Angelo Vassallo, Dario, che con la Fondazione istituita nel nome del primo cittadino cilentano porta in giro per l’Italia i valori e l’esempio del congiunto barbaramente ucciso. «Il sindaco pescatore» è il titolo del libro edito da Mondadori (144 pagine, 17 euro), scritto da Dario Vassallo e Nello Governato con prefazione di Riccardo Iacona, che uscirà il 1 settembre e che sarà presentato il giorno 5 ad Acciaroli, proprio nel primo anniversario di quel misterioso delitto.
Governato, come nasce l’idea di questo libro?
«Nasce per mantenere vivo il ricordo di Angelo, è un lavoro di documentazione fatto giorno dopo giorno con mio genero che parla in prima persona. Io mi sono limitato a raccontare ciò che lui mi ha raccontato ogni qualvolta era libero dal lavoro (fa il medico, ndr)».
Angelo Vassallo tra pubblico e privato, dunque?
«Lui parlava poco delle sue cose personali, preferiva soffermarsi sulle iniziative che portava avanti al comune. Però era un pò il capofamiglia di sei fratelli, cinque maschi e una femmina, molto uniti tra loro che lo ammiravano, e l’ammirano, molto. Io non avevo un rapporto così intenso con lui, ci vedevamo solo d’estate. Non lo consideravo così grande perché non lo conoscevo così bene».
Giocavate a calcio assieme?
«Non è mai capitato. Anche se Angelo giocava da centrocampista, proprio come me, all’epoca in cui era in collegio dai frati per le scuole medie».
Interviene Dario Vassallo.
«C’è un episodio della nostra gioventù che abbiamo riportato nel libro e che Angelo ricordava spesso senza vergognarsi della nostra povertà: eravamo cinque fratelli e una sorella e il problema era chi si svegliava prima la mattina per indossare l’unico jeans a disposizione».
In un anno si è parlato molto di Vassallo, sicuramente molto più di quanto se ne parlasse in vita. Governato, che immagine di lui viene fuori dal libro?
«L’immagine di un uomo generosissimo, che per fare politica ci ha rimesso un sacco di soldi. Ciò che guadagnava da sindaco lo spendeva per tenere i contatti con la gente, pagava a tutti il caffè al bar, anche a quelli che poco prima aveva sgridato perché non avevano parcheggiato bene. Un uomo amante degli animali, stava sempre con Fortunella e a casa aveva altri dodici cani, molto preciso, voleva che tutti avessero i gerani alle finestre perché diceva che con quel tipo di strutture stavano bene».
Vassallo però non si limitava solo a sgridare chi parcheggiava male ma più di una volta è intervenuto per cacciare via da Acciaroli gli spacciatori di droga. Sono loro ad aver voluto la sua eliminazione?
«Andava personalmente sul pontileper mandarli via, certo, può essere stata una vendetta. Anche perché nell’ucciderlo è stato consumato un odio particolare. Sette colpi di pistola a bruciapelo: c’è stata la strage della persona».
Interviene nuovamente Dario Vassallo.
«Mio fratello mi raccontava spesso che non ce la faceva più a dover difendersi contro altre parti dello Stato come Soprintendenza, Demanio, Capitaneria di Porto. Credo che sia andato almeno cento volte al tribunale di Vallo a rappresentare il comune. C’era, che so, una denuncia sui lavori al porto e allora il magistrato fermava i lavori e stabiliva che un pontone prelevasse dieci massi per analizzarli, verificare se contenevano plastica, come era stato denunciato. La plastica naturalmente non c’era ma così si perdeva solo un sacco di tempo».
E’ per questo motivo che esattamente un anno fa proprio al nostro giornale dichiarava ‘La Lega ormai è la nostra ultima speranza’?
«Nel libro c’è anche quest’intervista, dettata sicuramente da un impeto di rabbia. Angelo dalla Lega avrebbe voluto prendere il buono che c’è in un momento in cui viveva un rapporto difficile con il Pd».
Già, la mancata candidatura al Parlamento.
«Un episodio che abbiamo riportato citando il politico del Pd, Goffredo Bettini, che non vide neanche la sua candidatura. Il curriculum fu mandato due volte in una busta neppure aperta».
Chi c’è nel libro oltre ad Angelo Vassallo?
«C’è la sua squadra fidata, quelli che stanno continuando oggi nel suo segno: l’attuale sindaco Stefano Pisani, l’ex vicesindaco Carla Ripoli. Ma anche l’ex segretario comunale Gerardo Spira e l’ingegnere Eugenio Lombardi del pool di tecnici di cui Angelo si fidava ciecamente. E poi ci sono le testimonianze d’affetto raccolte tra la gente, quella molto commovente di un vecchio pescatore e due-tre lettere di bambini scelte tra le tante inviate».
Com’è un anno senza Vassallo?
«È un anno di lutto, di pianto, indescrivibile. Ma nel libro non si parla di morte ma di vita. Anche perchè Angelo diceva che la morte fa parte della vita».
Il suo ultimo libro si intitolava ‘Matthias Sindelar, il campione che non si piegò ad Hitler’. A chi non si è piegato Angelo Vassallo?
«Al potere nascosto al quale rendeva quasi impossibile costruire ad Acciaroli o a quello che forse non voleva che si esportasse nel resto del Cilento il modello di raccolta differenziata che lui, artefice della buona politica al Sud, aveva adottato con successo nel suo comune».
TG 030911 Vassallo nel libro del fratello Dario
Tra le iniziative organizzate per ricordare il sindaco di Pollica Angelo Vassallo, ucciso lo scorso anno, anche un libro scrito dal fratello. L’intervista.
Prefazione di Riccardo Iacona
Angelo Vassallo è stato ucciso la notte tra il 5 e il 6 settembre 2011. Mentre scrivo sarà passsato un anno preciso da quella data: quasi un anno e ancora non sappiamo chi è stato a uccidere il “sindaco pescatore”. Per i parenti, per quelli che conoscevano Angelo, per quelli che l’hanno votato e gli volevano bene, ma anche per quelli che gli volevano male, per l’Italia tutta che, all’improvviso, ha visto per la prima volta le immagini in tv di un piccolo paese del Cilento, e ancora per tutti quelli che pensano che la difesa del bene comune, del territorio, della bellezza debba essere al primo posto in qualsiasi programma politico, ebbene, per tutte queste persone Angelo Vassallo è come se non fosse stato seppellito veramente. La sua storia rimane come sospesa. Chio l’ha ucciso? Chi ha ordinato di ucciderlo? E perché le indagini sono così lunghe? Sappiamo che Franco Roberti, il procuratore antimafia che alla procura di Salerno sta coordinando le indagini sull’omicidio, è un uomo di grande esperienza professionale, soprattutto nel contrasto alla criminalità organizzata. Sappiamo che su questo caso stanno lavorando decine di carabinieri del ROS tra i più qualificati. Eppure, a un anno di distanza siamo ancora al punto di partenza: a quella notte, a quella scena, a quel vicolo, tutto è buio, l’auto del sindaco è ferma sul lato opposto della carreggiata, il finestrino è abbassato, Angelo Vassallo è riverso sul sedile, colpito sette volte con una pistola a distanza ravvicinata. quanto è complesso il caso Vassallo? Quanto è larga la rete di quelli che vi sono coinvolti? E di quali protezioni godono? Della politica? Delle istituzioni?
Batto la strada del giornalismo da troppo tempo per non avere incontrato le tante storie di amministratori onesti che hanno pagato con la vita la scelta di non essere scesi a patti con gli interessi di qualche gruppo mafioso. E ogni volta che mi trovo a raccontare le loro storie provo la stessa sensazione di sgomento, di punto di non ritorno, perché a questo preciso scopo serve la violenza omicida, a interrompere per sempre il respiro di un intero paese. Ed è quello che ho visto succedere quando sono sceso a Pollica, pochi mesi dopo il delitto, per provare con la mia trasmissione “Presa Diretta” a ricostruire qualche filo del racconto, della vita e della morte di Angelo Vassallo. La morte violenta taglia per sempre la vita di tutti e stabilisce un “prima” e un “dopo”, una fagli dolorosa nella storia di Pollica che rimarrà aperta fino a quando non si saprà la verità. Così, anche tutto il paese vive come sospeso.
E sospeso, infine, è anche il racconto che segue, quello scritto da Nello Governato e dal fratello di Angelo, Dario. Perché si nutre dell’unica cifra narrativa che ci consente di riportare in vita Angelo, quella di un grande ritratto amoroso. In attesa della verità, ecco come viveva, che cosa pensava e che era Angelo Vassallo.
ANGELO VASSALLO un anno dopo