MASSIMILIANO CARBONE – OTTO ANNI SENZA GIUSTIZIA di Simona Musco
Massimiliano Carbone – Otto anni senza giustizia
di Simona Musco (Locride@calabriaora.it)
Articolo da Calabria Ora del 15 Settembre 2012
si ringrazia Simona Musco per la concessione della riproduzione.
Il Cids ricorda la scomparsa del giovane di Locri
Il 17 settembre del 2004 fu ucciso con un colpo di fucile vicino casa
A otto anni dall’agguato compiuto ai danni del trentenne di Locri Massimiliano Carbone nessuno dei colpevoli è stato assicurato alla giustizia. Lo ricorda Demetrio Costantino, presidente del Comitato Interprovinciale per il diritto alla sicurezza, che a due giorni dal triste anniversario ha voluto spendere un pensiero per la famiglia di Massimiliano. «Egli con entusiasmo, passione, volontà aveva creato una cooperativa, divenendone presidente, con l’obiettivo di svolgere una sana attività imprenditoriale e contribuire alla crescita occupazionale, allo sviluppo economico e sociale per modernizzare e difendere un territorio sempre penalizzato – scrive in una nota – Non era una attività facile, considerato il contesto terribile esistente in un territorio ad altissimo rischio criminale con il triste primato per densità mafiosa, presenza di cosche, delitti compiuti e una devastante crisi economica e sociale che si ripercuoteva e si ripercuote sempre più sulle aziende, sulle deboli strutture produttive della Locride, sulle condizioni di vita e di lavoro dei giovani in particolare».
I sogni di Massimiliano, però, si sono spenti il 17 settembre del 2004, quando venne raggiungo da una fucilata esplosa da cecchino che si era appostato dietro un muretto del giardino, a pochi passi da casa sua. Un feroce agguato, messo a segno al rientro da una partita di calcetto. Massimiliano morì dopo sette giorni di sofferenza. Da allora, sua madre, Liliana Carbone, maestra elementare, lotta con tenacia e determinatezza, nonostante da otto anni sia costretta a convivere con un dolore che non trova spiegazione. Non ha cessato di chiedere giustizia, diventando, con le sue proteste, un punto di riferimento della lotta per la legalità in Calabria.
«E’ inconcepibile che agguati di questa efferatezza restino senza colpevoli o anche possano esserci omicidi di serie A e B verso i quali graduare attenzione e impegno – aggiunge Costantino – Da tempo il relativo fascicolo é pressola Direzione Investigativa Antimafia di Reggio. C’era una pista iniziale
per individuare l’autore o gli autori ed è rimasta “cristallizzata”, congelata. Bisogna accelerare le indagini e approfondire le investigazioni per evitare che questo delitto resti impunito».
Nonostante le molte operazioni messe a segno nell’intera regione contro la criminalità organizzata, denuncia infatti Costantino, sono ancoramoltissimi i delitti rimasti impuniti e i colpevoli, probabilmente, sono ancora in giro lì fuori.
«Lo Stato, nel suo complesso – chiosa il presidente del Cids – non può abbandonare la famiglia Carbone congelando indagini, e non può sottovalutare gravissimi fatti di sangue. Il problema sicurezza riguarda tutti e tutti possono e debbono concorrere a risolvere il caso. Per questo chiediamo risorse e mezzi per le forze dell’ordine, agire tempestivamente, rendere giustizia
alle vittime e loro familiari».