Progetto di ricerca sulle vittime delle mafie “Un nome, una storia” – classe 3^D della Scuola Michelangelo di Napoli a.s. 2007/2008

 

 

 

 

 

GIORGIO AMBROSOLI

raccontato da Vincenzo

Giorgio Ambrosoli fu un direttore di banca in Sicilia.
Assunse questo incarico nel 1974, a causa del licenziamento del vecchio direttore, Michele Sindona, licenziato per la sua corruzione. Nel corso dell’analisi svolta dall’avvocato emersero le gravi irregolarità di cui la banca si era macchiata e le numerose falsità nella contabilità.
Con Ambrosoli direttore i clan mafiosi non potevano contare sull’apporto economico di una delle più ricche banche siciliane. Se egli avesse giudicato corretto l’operato di Sindona,  lo Stato Italiano, per mezzo della Banca d’Italia, avrebbe dovuto pagare grosse somme per coprire i debiti del Banco di Sicilia;
Sindona, inoltre, avrebbe evitato un processo.
Diversi furono i tentativi di convincerlo, ma Ambrosoli continuava a svolgere il suo lavoro con correttezza e umiltà, sapendo di correre un rischio enorme, infatti scrisse alla moglie:
« Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana n.d. r.) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E’ indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell’Umi (Unione Monarchica Italiana n.d.r.) , le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito.  Con l’incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici [… ]  Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo.  Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [… ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell’altro [… ]
Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi.
Hai degli amici, Franco Marcellino, Giorgio Balzaretti, Ferdinando Tesi, Francesco Rosica, che ti potranno aiutare: sul piano economico non sarà facile. ma – a parte l’assicurazione vita – (…)   Giorgio   »
Venne eliminato la sera dell’11 luglio 1979, sotto il portone di casa, mentre era di ritorno da una serata con amici.
Ad ucciderlo con tre colpi di pistola fu un mafioso americano, William J. Aricò, pagato dalla mafia siciliana 115.000$ [www.wikipedia.it].

 

 

 

 

 

 

SERGIO COSMAI

raccontato da Gianpiero e Mario

Sergio Cosmai  era nato a Bisceglie (BA) nel 1949, si era laureato in giurisprudenza all’università di Bari, svolgeva servizio nell’Amministrazione dal 1977, aveva lavorato negli istituti penitenziari di Trani, Lecce, Palermo, Locri, Crotone e dal 1982 dirigeva l’Istituto di Cosenza. Aveva imposto regole serie, impedendo ai mafiosi di comunicare con l’esterno e di avere un trattamento di favore.
Per questo motivo il pomeriggio del 12 marzo 1985, appena rientrato da Vibo Valentia dove si era recato per servizio con la sua cinquecento, mentre percorreva come tutti i giorni il tratto di strada  che separava la Casa Circondariale dalla scuola dove lo attendeva la figlioletta Rossella, fu colpito da un gruppo di criminali che lo ferì  in modo mortale; nonostante i soccorsi ed i trasferimenti in più ospedali morì il 13 marzo 1985.
Le persone che lo hanno conosciuto lo ricordano sempre con affetto e stima, le istituzioni, la stampa ancora oggi ripetono che l’uccisione del Dott. Cosmai era stata ordinata dalla criminalità per “punire” un funzionario dello Stato molto onesto [www.sappecalabria.it/speciali/speciale.cosmai.htm].
Il Liceo scientifico “L. da Vinci” con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Bisceglie lo ha ricordato con un progetto “dedicato alla memoria del concittadino biscegliese SERGIO COSMAI, la cui figura fatica a “vivere” nella memoria collettiva della sua città e mai citato nel triste quanto illustre elenco delle vittime della mafia” [www.bisceglie.net/bisceglie/informa].
Poco dopo fu ucciso a Brancaleone anche il maresciallo Filippo Salsone, sottufficiale che era stato per mesi il braccio destro di Cosmai, nel 1986, da un commando che aprì il fuoco con fucili caricati a pallettoni. Nell’agguato rimase ferito pure il figlio della vittima [www.genovaweb.org/legalita/calabria.htm].
I due assassini, come svelò un pentito, erano dovuti ad un patto tra la cosca di Cosenza di Franco Pino e un potente boss della Locride.

Dalla trasmissione Rai “Cominciamo bene: figli”: Sergio Cosmai è il nome del figlio del direttore, nato dopo la sua morte. Conosce il padre solo attraverso i racconti degli altri, ha scritto una tesi su di lui e dei fumetti, che lo aiutano a sentirlo vicino.

 

 

 

 

 

 

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