Progetto di ricerca sulle vittime delle mafie “Un nome, una storia” – classe 3^D della Scuola Michelangelo di Napoli a.s. 2007/2008

Lo spettacolo ‘Ladri di sogni’


Mercoledì 7 febbraio 2007

Visto da Camilla

Mercoledì 7 febbraio siamo andati a teatro a vedere lo spettacolo ‘Ladri di sogni’.
Questa rappresentazione parlava della camorra, spiegando tutti i processi e le prove da superare per diventare camorrista e le situazioni in cui ci si può trovare. Nella parte iniziale, primo atto, viene descritta la vita del camorrista facendo entrare in scena attori che rappresentavano: il capo, l’ “infame” e altri. Le scene del primo atto sono state toccanti, tranne sentir chiamare un “convertito alla giustizia” INFAME. Ciò mi ha dato molto fastidio poiché questi atti di giustizia sono sempre fraintesi.
Nel secondo atto vengono rappresentate le vite di alcuni innocenti o combattenti contro la camorra. In particolare questa parte è stata toccante per non dire commovente: il primo era un ragazzo giovane, doveva partire per la Grecia, il suo sogno, che a causa di una sparatoria, mentre era in macchina con un amico, non si realizzò mai più. La seconda era una mamma, Silvia Ruotolo, il cui figlio, un bimbo di nome Francesco, assiste alla sua morte all’uscita da scuola, mentre insieme, mano nella mano, andavano a comprare le figurine. Il terzo era un uomo che  tutti dovremmo conoscere: Don Peppino Diana, morto per essere un combattente contro la camorra, che ne parlava anche alla gente ed ai bambini. La quarta era una donna che rappresentava le situazioni di figlie, mogli, madri e sorelle dei camorristi. L’ultimo era il giornalista Gianfranco Siani, nonché protagonista, morto al ritorno a casa la sera dell’assunzione al giornale Il Mattino a soli 26 anni.
Con tutte queste storie, questo spettacolo è stato strappalacrime, non in modo sdolcinato, ma nel senso che ha davvero toccato il cuore lasciando al tempo stesso un messaggio d’incoraggiamento.

… da  Carolina

Egli parlava delle vittime più recenti della camorra e dei loro sogni mai avverati. Mi  ha molto toccato, ma per la verità alcuni argomenti erano un po’ complicati. Il tema che hanno scelto è giusto ed il titolo attirava. In alcuni momenti mi ha fatto un po’ piangere, in particolare quando muore Silvia Ruotolo, la mamma col bambino, perché io so cosa si prova a vivere senza un genitore e che è molto dura. Mi ha fatto capire che bisogna stare attenti a restare fedeli alla proprie idea senza lasciarsi trascinare, nonostante tutti i problemi che dobbiamo affrontare.

… da  Sara DB

E’ stato molto toccante perché quando gli attori interpretavano il ruolo delle persone uccise, all’inizio ti coinvolgevano e ti trasmettevano le sensazioni che provava la persona in questione,  e ad un certo punto, quando non te lo aspettavi, l’atmosfera cambiava e anche se non volevi che accadesse, arrivava il momento che sapevi sarebbe dovuto arrivare: la loro uccisione. E’ una sensazione bruttissima, ti senti scivolare via qualcosa ed anche se cerchi di fermarla, non ci puoi far nulla.
E’ triste pensare che mentre trascorri la tua giornata, immerso tra mille pensieri, la tua vita, i tuoi sogni, i progetti, i desideri possano essere stroncati così da persone che non conoscevi neanche.
Le persone  che commettono questi omicidi, sono veri e propri ladri di sogni; rubano tutto, i sogni alle persone uccise, i genitori ai bambini, le mogli, i mariti…tutto.
Sarebbe confortante poter dire che la morte di queste persone fosse servita a cambiare le cose,ma purtroppo per il momento non è cambiato niente .
Lo spettacolo è stato davvero emozionante e secondo me sarebbe molto utile che tutti i ragazzi di Napoli lo andassero a vedere.

… da  Sara V

Questo spettacolo, iniziato con un’ora di ritardo, all’inizio non mi sembrava un gran che perché non si capiva molto (come diceva la mia maestra “non si capiva un tubo”), sembrava quasi che non avesse un senso, poi ho iniziato  a capire…
Iniziava spiegando i vari nomi, le regole e le usanze dei camorristi e a dire la verità non mi attirava molto; dopo, quando il custode si è presentato e ha detto che era un fantasma ho cominciato ad interessarmi molto, però se fossi stata al posto del giornalista mi sarei chiesta come mai riuscivo a parlare con un fantasma.
Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita anche molto triste cioè quando le persone portavano i loro sogni nel sacco e raccontavano le loro storie, per me la più triste è stata quella della mamma e il bambino Francesco, lì il mio cuore quasi piangeva e quando c’era il rumore degli spari ancora peggio, mi sentivo un rimbombo dentro, tanta, tanta tristezza e paura.
Alla fine dello spettacolo, l’attore che interpretava la parte del custode, ci ha chiesto se il messaggio c’era entrato, se c’era piaciuto… secondo me è stato bellissimo e per quanto mi riguarda ho capito e credo che, pure se brutale, il problema esiste e lo dobbiamo affrontare.

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