“Un cippo alla memoria di Filippo Intili” di Dino Peternostro

Un cippo alla memoria di Filippo Intili
di Dino Peternostro

Articolo del 30 Luglio 2014
Fonte:  facebook.com

Lettera da Corleone a “Rassegna Sindacale” 
di Dino Paternostro

Un cippo alla memoria di Filippo Intili
Così Caccamo, 62 anni dopo, sceglie di stare dalla parte della legalità.

Per 62 lunghi anni la sua figura era caduta nel dimenticatoio. Malgrado il nome di Filippo Intili fosse stato inserito nell’elenco delle vittime innocenti di mafia, redatto dall’associazione “Libera”, nessuno aveva mai cercato di sapere di più di questo mezzadro comunista, dirigente della Camera del lavoro, assassinato il 7 agosto 1952 dalla potente mafia di Caccamo, suo paese natale.
Addirittura, la Regione siciliana, che pure lo aveva inserito nell’elenco ufficiale dei caduti del movimento contadino nella lotta contro la mafia, ne aveva sbagliato sia il nome che il cognome, chiamandolo Giuseppe Intile. Finalmente, il 7 agosto prossimo, sarà proprio la città di Caccamo, con in testa il sindaco Andrea Galbo, a fare giustizia di questo lungo silenzio, ricordando Filippo Intili con una manifestazione che si concluderà in contrada “Piani Margi”, luogo del suo assassinio, dove sarà collocato un cippo commemorativo.

“Filippo Intili (1901-1952) – mezzadro – ucciso da mano mafiosa – si batté per la legalità e la giustizia.
La sua memoria spezzi ogni pavido silenzio”, le parole scolpite sulla pietra.
Parole particolarmente dure, suggerite al sindaco da Vera Pegna, che nel 1962 fu consigliere comunale comunista di Caccamo dominata dalla mafia di “don Peppino Panzeca, riuscendo a far togliere dall’aula consiliare la poltrona dove da diversi anni sedeva indisturbato il capomafia, che pure non aveva nessun ruolo istituzionale.
Ci sarà pure lei – che oggi ha 80 anni – il 7 agosto per onorare la memoria di Intili.
Nella Caccamo degli anni cinquanta Filippo Intili si batteva per dividere il grano in base al decreto Gullo, che assegnava il 60 per cento al contadino e il 40 al padrone. Nel piccolo centro del Palermitano c’era invece un’altra legge, quella della mafia, per cui si divideva ancora al 50 per cento.
Nel 1952 Intili stava per candidarsi come capolista del Pci alle imminenti elezioni comunali. “Aveva un forte acendente sui contadini – dice il sindaco Galbo – e la sua intelligenza politica, sostenuta dagli ottimi rapporti relazionali che teneva con la gente, irritò il sistema politico-mafioso del tempo che ne ordinò l’eliminazione fisica”.
E puntuale il suo assassinio giunse, con modalità che definire crudeli sarebbe riduttivo, nell’estate di quell’anno: fatto a pezzi a colpi d’accetta. Il suo corpo rimase a terra per circa 24 ore, fino all’arrivo dei carabinieri, per poi essere portato al cimitero comunale e interrato. Aveva 51 anni.
Dopo l’omicidio, i mafiosi sparsero la voce secondo la quale Intili era stato ucciso perché aveva rubato delle pere.
La verità è che il sindacalista della Cgil prendeva parte alle proteste contadine che rivendicavano l’applicazione della riforma agraria. Le testimonianze di chi lo ha conosciuto, descivono una persona leale e sempre attenta ai bisogni della popolazione.
La svolta per il recupero della memoria si è avuta nell’ottobre del 2013, quando Vera Pegna, di ritorno a Caccamo dopo un’assenza di 50 anni, parlò con il sindaco Galbo di Intili e della contrada dove era stato ucciso. Grazie ai ricordi di alcuni pastori, si riuscì a individuare il luogo esatto dell’assassinio, decidendo di collocarvi un cippo in pietra.
“La mia amministrazione – conclude Garbo – vuole consegnare ai posteri una Caccamo libera e ha fatto la scelta di dare una svolta antimafiosa alla cittadina. Una scelta fra legalità e delinquenza che può essere fatta con coscienza solo dopo che saremo riusciti a ricostruire il nostro passato e ad ammettere le nostre colpe, perché solo da questo potrà partire il riscatto della nostra comunità”.

 

 

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