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7 Maggio 1991 Porto Empedocle (AG). Resta ucciso Antonino Iacolino, titolare di una bar, insieme ad un uomo di Cosa nostra.
7 Maggio 1991 Porto Empedocle (AG). Resta ucciso Antonino Iacolino, 40 anni, titolare di una bar. Lo freddarono i colpi di pistola che avrebbero dovuto raggiungere Salvatore Albanese, un uomo di mafia. Antonio Iacolino era in compagnia di Albanese per averlo rivisto dopo un lungo periodo di assenza dovuto a un provvedimento giudiziario. Lo aveva incontrato e stava scambiando poche chiacchiere, i soliti convenevoli. Solo la fortuna ha voluto che non si contassero altre vittime. I due killer non risparmiarono piombo e nella fretta di portare a termine l’azione di morte colpirono anche una donna rimasta ferita a un piede. Tratto dal libro Senza Storia di Alfonso Bugea…
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22 febbraio 1991 Messina. Assassinato Giuseppe Napolitano, 52 anni, gestore di un negozio di giocattoli. Vittima del racket delle estorsioni.
La sua storia è antesignana della ribellione al racket. Giuseppe Napolitano pagò con la vita il suo grande coraggio e l’onestà. Era un giocattolaio, aveva 52 anni, e venne trucidato il 22 febbraio del 1991 davanti al suo bel negozio di Largo La Rosa, si chiamava “Francois”, a Minissale, che in precedenza era stato incendiato dal racket ben cinque volte. Ma lui aveva sempre detto no al pagamento della “protezione” e aveva rimesso in piedi la sua bottega di giocattoli . Il killer lo attese con pazienza e gli sparò cinque colpi di pistola calibro 7,65 pochi istanti dopo che l’uomo era sceso dalla sua auto. Le pallottole lo centrarono…
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27 Ottobre 1990 Taranto. Giuseppe Orlando, commerciante di 33 anni, viene colpito a morte da proiettili destinati a dei pregiudicati.
Giuseppe Orlando, commerciante di 33 anni, gestiva una salumeria a Taranto. Venne ucciso per sbaglio, davanti all’ingresso della sua bottega, in un agguato avvenuto la sera del 27 ottobre 1990 nel quartiere Tamburi. A sparare, secondo i primi accertamenti, furono alcune persone a bordo di un’automobile. Gli inquirenti ritennero sin da subito che l’agguato fosse diretto nei confronti di altre due persone, rimaste anch’esse ferite, che in quel momento stavano passando a piedi davanti alla salumeria. (Libera Memoria) Articolo da L’Unità del 28 Ottobre 1990 Taranto Commerciante ucciso per errore in un agguato Un commerciante è stato ucciso – forse per sbaglio – in un agguato compiuto…
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18 maggio 1990 Gioia Tauro (RC). Ucciso Ferdinando Caristena, 33 anni, noto commerciante, perché ritenuto omosessuale.
Ferdinando Caristena, noto commerciante di 33 anni, di Gioia Tauro, fu ucciso senza pietà da due sicari, il 18 maggio 1990, in uno dei retro bottega dei suoi esercizi. La colpa? Intrattenere una presunta relazione con un esponente di una famiglia di ‘Ndrangheta. “Ferdinando Caristena non solo era colpevole di aver avuto una presunta tresca col cognato del boss ma, secondo le risultanze processuali, aveva in contemporanea anche una relazione con la sorella di lui, che si era innamorata follemente al punto che tra i due si parlava di un possibile matrimonio. Un triangolo esplosivo ed inaccettabile per il mondo della ‘ndrangheta. Allora come oggi, l’omosessualità per i clan era…
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21 Marzo 1990 Niscemi (CL). Nicola Gioitta, commerciante, ucciso durante una rapina.
Nicola Gioitta Iachino ucciso a Niscemi il 21 marzo 1990 è stato un gioielliere italiano ucciso dalla mafia per essersi rifiutato al pizzo. Nato il 14 maggio 1961 ad Alcara Li Fusi (provincia di Messina), trascorre la sua vita tra Siracusa e in seguito Niscemi dove si stabilisce definitivamente. Qui nei primi mesi del 1990 apre una gioielleria in una delle vie principali del paese. L’attività diviene subito bersaglio delle cosche mafiose locali che non tardano a chiedere il pizzo al commerciante. Nicola si rifiuta di pagarlo più volte e allora i mafiosi iniziano a comminargli una serie di rapine. L’ennesima rapina avvenne il 21 marzo 1990, primo giorno di…
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10 ottobre 1989 Grazzanise (CE). Assassinato Pasquale D’Abrosca, commerciante edile. Si era rifiutato di fornire gratuitamente del materiale edile. Ennesima estorsione a cui non voleva sottostare.
Pasquale D’Abrosca era un commerciante edile di Grazzanisce (CE). Venne assassinato il 10 ottobre del 1989 perché si era rifiutato di consegnare del materiale edile gratis agli esponenti del clan dei Casalesi. Dopo 28 anni dal suo omicidio, Francesco Schiavone, nel giugno 2017, si era autoaccusato del delitto ed a seguito di tale dichiarazione i fratelli di D’Abrosca hanno deciso di chiedere alla DDA di riaprire il caso. A novembre 2017 Francesco Schiavone è stato condannato a 16 anni di carcere per questo omicidio. Fonte: ilmattino.it Articolo del 4 giugno 2017 Negoziante ucciso per un «no» al clan. Il pm: indagato Schiavone di Marilù Musto Grazzanise. Un…
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9 giugno 1989 Vittoria (RG). Ucciso Salvatore Incardona, dirigente della cooperativa Agriduemila, perché si era rifiutato di pagare il pizzo.
Salvatore Incardona è un grossista al mercato ortofrutticolo di Vittoria (RG). Senza dare nell’occhio cerca di convincere i colleghi a non pagare più il pizzo, a firmare tutti insieme una denuncia collettiva contro la banda degli estorsori. Incardona non si sente un eroe, vuole soltanto difendere il proprio lavoro, non accetta più di sottostare a una soperchieria che lo priva di una parte del suo onesto guadagno. Il 9 giugno del 1989 lo aspettano con i fucili a pompa all’uscita da casa: venne crivellato di colpi mentre era al volante della sua auto. Nota da: Calendario degli Eroi Salvatore Incardona è un grossista al mercato ortofrutticolo…
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20 Marzo 1989 Locri (RC), ucciso Vincenzo Grasso, gestore di una concessionaria di auto, che si rifiutava di pagare il pizzo.
Vincenzo Grasso ha sempre detto no alla mazzetta e ha denunciato i suoi estorsori. L’amore per la sua Locri lo ha spinto a restare, con coraggio. Cecè Grasso è stato ucciso il 20 marzo 1989 perché non ha voluto pagare la mazzetta e aveva deciso di denunciare. Era titolare di una concessionaria di auto. Amava il suo lavoro e non ha mai voluto andare via dalla sua Locri. Richieste di mazzetta, telefonate minatorie, una lunga lista di minacce e di relative denunce, dal 1982 al 1989. Poi l’agguato. È quasi l’ora di cena quando due killer entrano in azione: Cecè è stato ammazzato davanti alla saracinesca della sua officina. E…
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11 Marzo 1989 Scordia (CT). Ucciso Nicola D’Antrassi, 63 anni, grossista di agrumi. Aveva denunciato infiltrazioni malavitose nell’agrumicoltura.
Nicola D’Antrassi, nato a San Felice Circeo (LT) il 12 febbraio 1926, laureato in legge, commerciante di prodotti ortofrutticoli a Scordia (CT), viene assassinato a 63 anni l’11 Marzo del 1989. L’azienda di D’Antrassi, al momento dell’assassinio, si chiamava ORFRUTTA Srl, aveva c.a duecento dipendenti ed era gestita con piglio manageriale d’avanguardia. D’Antrassi era ben voluto sia dai suoi dipendenti, a cui applicava con scrupolosità i contratti di categoria, che dai produttori con cui si comportava con rettitudine, mentre era malvisto da alcuni commercianti del paese, che tendevano a sfruttare i propri dipendenti e a frodare i produttori. Nel corso della sua attività aveva ricevuto svariate minacce, atti intimidatori, come…
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27 Febbraio 1989 Gela (CL). Ucciso Pietro Polara, 46 anni, commerciante, vittima innocente di vendetta trasversale
Pietro Polara nato a Gela il 12 Luglio 1943 Commerciante di Macchine Agricole dal 1963, nel 1985 dichiarato cavaliere del Lavoro dalla Bertolini come lavoro svolto brillantemente in 20 anni di attività. Interessato di Politica si candida per ben due volte al Partito Democratico Cristiano nel 1988. Una persona con un carattere meraviglioso amato e stimato da tutti e molto altruista. Un padre stupendo e un marito ammirevole a detto dai familiari. Ucciso nel quartiere residenziale di Macchitella a Gela il 27 Febbraio del 1989, in seguito ad un evento criminoso per una vendetta trasversale. Nota da: liberanet.org Fonte: RubricaSICILIA Pietro Polara (2…