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MESSINA, TROVATO A MAZZARRÀ S. ANDREA IL CIMITERO DELLA MAFIA
MESSINA, TROVATO A MAZZARRÀ S. ANDREA IL CIMITERO DELLA MAFIA Trovati due cadaveri nel cimitero della mafia. Si tratterebbe dei corpi di Natale Perdichizzi e Antonino Ballarino. E si stanno cercando altre tre vittime. Sono trentatré le persone scomparse negli ultimi 24 anni. I NOMI Fonte: stampalibera.it Articolo del 6 gennaio 2011 Dal cimitero della mafia di Mazzarrà S. Andrea cominciano a riemergere i resti dei cadaveri dei primi scomparsi inghiottiti nella voragine della “lupara bianca”. Sarebbero già stati ritrovati sulle alture di Piano Gorne i resti delle salme di Natale Perdichizzi, scomparso dalla casa dei suoi genitori, in via Ceroliva a Mazzarrà Sant’Andrea, il 23 luglio del 1997, quando…
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15 Gennaio 1998 Messina. Ucciso Matteo Bottari, Professore di Diagnostica e Chirurgia Endoscopica all’Universita di Messina, con due colpi in pieno volto.
Poco dopo le 21 del 15 gennaio 1998, il professor Matteo Bottari era alla guida della propria auto quando giunto ad un incrocio venne raggiunto e affiancato da una moto. Scattò l’agguato. Uno dei killer imbracciava una lupara con pallettoni calibro 45, quelli usati per la caccia al cinghiale. Erano rivestiti di rame. Rinforzati, indeformabili, per non dare scampo alla vittima. Poggiata l’arma sul finestrino della fiancata destra, fu fatto esplodere il caricatore. I proiettili devastarono la testa del professionista, che si accasciò agonizzante sul volante. L’auto finì contro un marciapiede del lungo stradone della Panoramica. Da allora non si ha ancora un colpevole, un movente, ma soprattutto sono rimasti…
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8 febbraio 1996 Messina. Ucciso Antonio Falcone, 40 anni, operatore ecologico, mentre in un negozio comprava un regalo per la moglie. Probabilmente aveva reagito ad un tentativo di furto. Ferito anche il titolare del negozio.
Antonio Falcone venne ucciso nel tardo pomeriggio dell’8 febbraio del 1996, vittima di una sparatoria avvenuta poco dopo le 19.30 nel negozio di articoli da regalo “Lory”, al numero 34 di via Bonino, a pochi metri dal campo sportivo Giovanni Celeste. Aveva 40 anni, stava acquistando un regalo per la moglie, era uno stimato operatore ecologico comunale, la sua era una bella famiglia, fu colpito da due proiettili calibro 38 al capo e ad una spalla. Rimase gravemente ferito al collo il titolare del negozio, il reale obiettivo dei killer. Ma Falcone forse cercò di reagire, probabilmente ci fu una colluttazione, e pagò con la vita la sua reazione. A…
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22 febbraio 1991 Messina. Assassinato Giuseppe Napolitano, 52 anni, gestore di un negozio di giocattoli. Vittima del racket delle estorsioni.
La sua storia è antesignana della ribellione al racket. Giuseppe Napolitano pagò con la vita il suo grande coraggio e l’onestà. Era un giocattolaio, aveva 52 anni, e venne trucidato il 22 febbraio del 1991 davanti al suo bel negozio di Largo La Rosa, si chiamava “Francois”, a Minissale, che in precedenza era stato incendiato dal racket ben cinque volte. Ma lui aveva sempre detto no al pagamento della “protezione” e aveva rimesso in piedi la sua bottega di giocattoli . Il killer lo attese con pazienza e gli sparò cinque colpi di pistola calibro 7,65 pochi istanti dopo che l’uomo era sceso dalla sua auto. Le pallottole lo centrarono…
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27 Gennaio 1991 Messina. Ucciso Ignazio Aloisi, un testimone ucciso per vendetta, calunniato dal suo assassino con l’inatteso avallo di una corte di giustizia. La difficile battaglia della sua famiglia per ristabilire la verità.
Ignazio Aloisi, guardia giurata di Messina, fu ucciso il 27 gennaio 1991 mentre, con la figlia Donatella di appena 14 anni, stava tornando a casa dopo aver assistito alla partita della squadra della città. Fu ucciso per vendetta perché dodici anni prima aveva riconosciuto uno dei rapinatori che avevano assaltato il suo furgone portavalori e aveva testimoniato contro di lui, che fu condannato ad otto anni di carcere. Dopo le indagini ed un nuovo processo, questa volta per l’omicidio di Ignazio, il killer fu condannato a 26 anni di carcere. A questo punto pensiamo che tutto sia finito, che la famiglia abbia ricevuto la dovuta giustizia ma la storia continua.…
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28 febbraio 1990 Messina. Ucciso per non lasciare testimoni Angelo Alibrandi, 44 anni, camionista. Aveva assistito all’uccisione del suo datore di lavoro.
Angelo Alibrandi, 44 anni, camionista. Aveva 44 anni e finalmente, dopo diversi mesi passati a cercare un lavoro, s’era sistemato come camionista e programmava il suo futuro. Non c’entrava niente con i giri della mala messinese. Ma la mattina del 28 febbraio del 1990 un gruppo di killer, fu subito chiaro dopo le prime indagini, doveva uccidere il suo datore di lavoro Francesco Panarello, che rimase anche lui sull’asfalto privo di vita. Il teatro della sparatoria fu il capannone della ditta di Panarello, a Bordonaro Superiore, quartiere di Messina. Alibrandi pagò la “colpa” di essere soltanto uno scomodo testimone della feroce esecuzione. Era dentro uno dei capannoni della ditta, appena…
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27 dicembre 1989 Messina. Muore Provvidenza Bonasera, 65 anni, ferita il 13 giugno precedente in un raid contro i proprietari del supermercato dove stava facendo la spesa.
Provvidenza Bonasera, 65 anni, Messina Al villaggio Aldisio, quartiere di Messina, quel giorno, il 13 giugno del 1989, vicino al capolinea dell’autobus numero 2, la povera 65enne Provvidenza Bonasera stava facendo la spesa nel supermercato Despar, che apparteneva ai genitori del boss mafioso Pippo Leo, la vittima designata dei killer della fazione avversa. Quattro sicari armati arrivarono davanti al supermercato, scesero dall’auto, una Giulietta poi ritrovata bruciata, con i volti coperti da passamontagna, e cominciarono a sparare all’impazzata con un fucile a canne mozze, per eliminare Leo. Stile Chicago anni 30. Ma lui riuscì a salvarsi mentre cinque persone, ben cinque persone, tra clienti del market e passanti, rimasero feriti.…
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8 Ottobre 1986 Messina. Resta uccisa Nunziata Spina, 35 anni, in un regolamento di conti, mentre era ricoverata in ospedale.
Nunziata Spina, 35 anni, è ricoverata nel reparto di fisioterapia dell’ospedale di Ganzirri (Messina). Alle ore 22,00 dell’8 ottobre 1992 si trova in una saletta del nosocomio insieme ad un ragazzo di 13 anni e con un altro ricoverato, Pietro Bonsignore di 21 anni. All’improvviso due uomini fanno irruzione nel locale e cominciano a sparare all’impazzata contro il Bonsignore che tenta invano di ripararsi dietro le sedie. Un colpo vagante raggiunge la donna alla tempia sinistra. Nunziata Spina crolla ai piedi del ragazzo che rimane inebetito per lo shock. Gli assassini non si fermano qui: prima di allontanarsi danno al Bonsignore il colpo di grazia. Per la donna che dà…
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8 agosto 1986 Messina. Ucciso Gregorio Fenghi, 28 anni impiegato delle ferrovie dello Stato in servizio a Cuneo, era in vacanza a Messina da qualche giorno. Fu ucciso perché in compagnia del cognato, vero obiettivo dell’omicida.
Gregorio Fenghi, 28 anni impiegato delle ferrovie dello Stato in servizio a Cuneo, era in vacanza a Messina da qualche giorno. Fu ucciso perché in compagnia del cognato, vero obiettivo dell’omicida. Venne ucciso l’8 agosto del 1986 nei pressi della chiesa di San Clemente insieme al cognato ed ex poliziotto Corrado Parisi, che era uno dei 95 imputati nel maxiprocesso alle quattro cosche mafiose messinesi, il vero obiettivo del killer, affiliato al clan Costa, all’epoca rimesso in libertà da appena una settimana per decorrenza del termini di custodia cautelare. Fenghi aveva appena 28 anni e non c’entrava nulla con la criminalità organizzata, era un onesto impiegato delle Ferrovie dello Stato…
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6 Maggio 1986 Messina. Viene ucciso Nino D’Uva, 61 anni avvocato penalista, uno dei difensori nel maxiprocesso di Messina. Condannato a morte perché la sua difesa ritenuta troppo blanda e, forse, per essersi rifiutato di difendere un boss calabrese.
La sentenza di morte è stata scritta con una scarpa: dalle gabbie del maxi – processo in corso a Messina per mafia volò uno scarpa che finì per colpire l’avvocato Nino D’Uva. Era il segnale che un ragazzino, nascosto tra il pubblico, stava aspettando. Era il segnale che tutti gli imputati attendevano per scatenare il primo messaggio di guerra. Di lì a poco la sentenza venne eseguita, alle 19 del 6 maggio 1986. Il legale era nel suo ufficio, in via San Giacomo, stava per fare una telefonata. Era solo in quel momento e aveva aperto il portone al killer. Forse non si è neanche accorto che mentre tentava di…