• 4 aprile 1986 Palermo. Assassinato Rosolino Abisso, commerciante di 34 anni. Vittima del racket delle estorsioni.

    ROSOLINO ABISSO (4 aprile 1986) Commerciante di mobili, trentaquattrenne, è ucciso a Palermo il 4 aprile 1986 in un agguato dalle modalità mafiose, mentre sta rincasando.  Nove anni prima era stato assassinato suo padre, mediatore nel ramo delle aree edificabili, ma sono due delitti più recenti a suggerire agli inquirenti la pista delle tangenti e del totoscommesse: gli omicidi nel gennaio precedente, di Paolo Bottone e di Francesco Paolo Alfano. Giocavano a calcetto nella stessa squadra. Fonte:  O.S.L. Osservatorio per la legalità e la sicurezza       Fonte: archivio.unita.news Articolo del 16 settembre 1986 Palermo, la mafia uccide un piccolo appaltatore di Gino Brancato PALERMO — Ce un’altra vittima…

  • 29 Gennaio 1986 a Palermo ucciso Francesco Alfano, 26 anni

    Era il 29 gennaio del 1986. Francesco Alfano, 26 anni, era andato a trovare la fidanzata Germana all’Addaura (PA), residenza estiva della famiglia di lei. Aveva appena finito di allenare la sua squadretta di calcio, la Virma. Quando decisero di uscire per una passeggiata in centro, salirono sulla Seat Ibiza di Francesco, parcheggiata in via Gualtiero da Caltagirone. Fu allora che dal buio spuntò un uomo che si avvicinò alla vettura e sparò quattro colpi di pistola contro il finestrino lato guida. Francesco non morì subito. Il killer infilò una mano ed esplose altri colpi per finirlo. Anche Germana venne ferita. Gli spari richiamarono l’attenzione del padre della ragazza, Ippolito,…

  • 19 Gennaio 1986 Palermo, omicidio dell’imprenditore Paolo Bottone, 26 anni

    Paolo Bottone era titolare insieme al padre dell’ISAVIA, una ditta di manutenzioni industriali. Probabilmente il delitto è dovuto al rifiuto di pagare il pizzo. Negli anni ’80 a Palermo e provincia sono stati uccisi molti imprenditori, in maggioranza per conflitti interni al mondo mafioso. Alcuni imprenditori sono stati assassinati perché si opponevano alle richieste dei mafiosi o si scontravano con i loro interessi. Fonte: C.tro di documentasione G. Impastato   Articolo di Repubblica del 7 Febbraio 1987 DIVENTA DETECTIVE PER CATTURARE I KILLER DEL FIGLIO di Giuseppe Cerasa PALERMO A cinquantasette anni si è trasformato in detective per dare la caccia agli assassini di suo figlio. Ha raccolto indizi, ha…

  • 25 Novembre 1985 Palermo. Persero la vita Biagio Siciliano e Maria Giuditta Milella, alunni del Liceo Meli, falciati da una macchina della scorta dei magistrati Borsellino e Guarnotta, mentre attendevano l’autobus in via Libertà. 23 furono i feriti.

    Per Biagio Siciliano, 15 anni, e Giuditta Milella, 16 anni, studenti del Liceo Meli di Palermo il 25 novembre del 1985 fu l’ultimo giorno di scuola. Una macchina di scorta che accompagnava i giudici Guarnotta e Borsellino piombò sulla fermata del liceo Meli a piazza Croci, sui ragazzi assiepati in attesa dell’autobus che li portasse a casa, alla fine delle lezioni. Ci furono 23 feriti ma i due studenti furono sfortunati. Biagio Siciliano morì subito. Giuditta Milella spirò l’1 dicembre successivo.     Articolo di La Stampa del 26 Novembre 1985 Auto falcia la folla un morto e 23 feriti PALERMO — Un’auto dei carabinieri di scorta all’«Alfetta» blindata con…

  • 6 Agosto 1985 Palermo. Uccisi il commissario Antonino (Ninni) Cassarà e Roberto Antiochia, agente che gli stava facendo volontariamente da scorta.

    Antonino (Ninni) Cassarà fu ucciso insieme al collega Roberto Antiochia il 6 Agosto 1985 in un agguato mafioso in viale Croce Rossa a Palermo. Ninni Cassarà era il vicedirigente della Squadra mobile di Palermo ed era riconosciuto come uno dei migliori investigatori della Polizia del capoluogo siciliano. Aveva guidato insieme ai colleghi americani l’operazione denominata “Pizza Connection” che aveva portato all’arresto di decine di mafiosi tra Italia e Stati Uniti e guidato molte operazioni contro la mafia, insieme al suo amico e stretto collaboratore Beppe Montana ( assassinato dalla mafia il 28 Luglio ), sotto il coordinamento del pool antimafia della procura di Palermo. Intorno alle 14,30 del 6 Agosto…

  • 13 Marzo 1985 Palermo. Ucciso Giovanni Carbone, 56 anni, imprenditore edile. Rifiutava di pagare tangenti.

    Giovanni Carbone, 56 anni, titolare della Sicilsolai di Palermo, venne ucciso il 13 marzo 1985 per non aver accettato le richieste di estorsione da  parte di Cosa Nostra.       Fonte:  archivio.unita.news Articolo del 15 marzo 1985 Ucciso un imprenditore a Palermo Rifiutava di pagare la tangente di Saverio Lodato È il terzo in meno di un mese a cadere sotto i colpi della delinquenza organizzata L’agguato  mentre  usciva  dall’azienda  –  Aveva  sempre  respinto  le  minacce  mafiose PALERMO – Per la terza volta, in meno di un mese, un imprenditore è stato assassinato. Ormai, a Palermo, c’è un’intera categoria che sa di essere entrata nel mirino. Poco importa se…

  • 27 Febbraio 1985 Palermo. Ucciso l’imprenditore Pietro Patti, titolare di uno stabilimento di frutta secca nella zona Brancaccio

    Pietro Patti, 47 anni,  titolare insieme con i fratelli di uno stabilimento per la lavorazione della frutta secca a Brancaccio, una delle zone periferiche di Palermo nella quale più pesante è la presenza della mafia, è stato assassinato il 27 febbraio del 1985 mentre accompagnava le quattro figlie a scuola. Nell’agguato rimase gravemente ferita anche la figlia Gaia, di soli nove anni. Venne ucciso per non aver ceduto alla mafia del racket che gli chiedeva, a conclusione di un periodo in cui aveva subito diversi attentati, una estorsione di mezzo miliardo di lire.       Articolo da La Stampa del 27 Febbraio 1985 La mafia colpisce ancora. Imprenditore ucciso…

  • 23 Febbraio 1985 Palermo. Ucciso l’imprenditore Roberto Parisi e Giuseppe Mangano, suo autista.

    A Palermo, il 23 febbraio del 1985, furono uccisi, in un agguato mafioso, Roberto Parisi, 54 anni, amministratore dell’Icem, appaltatrice dell’illuminazione stradale del comune, e presidente della Palermo Calcio, ed il suo autista Giuseppe Mangano, 39 anni, dipendente dell’Icem, sposato con tre figli. Dieci anni dopo, nel 1995, Emanuele Di Filippo si autoaccusò dell’omicidio, reo confesso, ed in seguito al contributo offerto come collaboratore di giustizia, verrà condannato a soli 15 anni di carcere. La Corte d’Assise di Palermo ha confermato altri ergastoli a Francesco Tagliavia, Lorenzo Tinnirello e Giuseppe Lucchese. (it.wikipedia.org )     Biografia da it.wikipedia.org Roberto Parisi era un ingegnere divenuto un noto imprenditore come titolare dell’Icem,…

  • 7 Dicembre 1984 Palermo. Muore Leonardo Vitale, “il primo vero pentito di mafia per motivi di coscienza”, che non fu creduto dalla magistratura, a seguito dell’attentato avvenuto sette giorni prima ( 2 Dicembre).

    Leonardo Vitale, 43 anni, “il primo vero pentito di mafia per motivi di coscienza”, muore il 7 dicembre del 1984 in seguito all’attentato del 2 dicembre. L’attentato di Vitale – aveva spiegato ai magistrati un ex boss, poi collaboratore di giustizia – era una lezione. “Come dire, anche fra 10, 20 anni, noi ti cercheremo sempre”. ” Il suo pentimento fu il frutto di un percorso interiore che, da quando rimase orfano all’età di dodici anni e fu adottato dallo zio Giovanbattista Vitale, uomo d’onore della famiglia di Altarello di Baida, lo travagliò fino al punto che il 29 marzo 1973 si recò spontaneamente in Questura per autoaccusarsi (commissario era…

  • 18 Ottobre 1984 Palermo. Strage di Piazza Scaffa. Furono uccise 8 persone, per dare un segnale forte della “potenza criminale delle “famiglie” siciliane”.

    Strage di Piazza Scaffa, Palermo, 18 ottobre 1984. Una strage simbolo, che doveva servire a punire uno sgarro e a ripristinare il potere di Cosa nostra su una città che aveva accolto con grande soddisfazione la massiccia ondata di arresti seguita alle rivelazioni di Tommaso Buscetta. La notte del 18 ottobre 1984 a Cortile Macello, nel quartiere Ballarò di Palermo, un commando fece irruzione in una stalla massacrando i fratelli Cosimo e Francesco Quattrocchi, il loro cugino, Cosimo Quattrocchi, e il cognato, Marcello Angelini. Salvatore Schimmenti, Giovanni Catalanotti, Antonio Federico e Paolo Canale si trovavano casualmente in compagnia delle vittime designate e furono uccisi per non lasciare testimoni. A far…