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24 Settembre 1983 Palermo. Viene trovato morto Simone Di Trapani, un lontano cugino di Lia Pipitone, uccisa su ordine del padre il giorno prima in una finta rapina, con cui aveva un rapporto speciale. Un omicidio camuffato da suicidio.
Simone Di Trapani, lontano cugino di Lia Pipitone, era solo un amico del cuore, con cui Lia si confidava. Ma nel quartiere dove vivevano, l’Arenella, ciò corrispondeva ad uno scandalo, e da lì a poco si diffuse la voce che i due fossero amanti. Per questo fu ucciso il 24 settembre 1983, il giorno dopo l’assassinio di Lia. Un pentito, Angelo Fontana, ha raccontato di due finti operai del gas che scaraventarono giù dal quarto piano Simone, ma soltanto dopo avergli imposto di scrivere una lettera in cui diceva di essersi suicidato per amore. Tratto da catania.meridionews.it Articolo del 16 Ottobre 2012 Se muoio sopravvivimi, storia di Lia…
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23 settembre 1983 Palermo. Rosalia Pipitone, madre di un bimbo di quattro anni, venne fatta uccidere dal padre. Colpevole di voler dividersi dal marito, fu uccisa nel corso di quella che apparve come una rapina compiuta da balordi.
Il 23 settembre 1983 Rosalia Pipitone, Lia, una ragazza di Palermo di 25 anni, madre di un bambino di 4 anni, entra in una sanitaria e si dirige verso il telefono a gettoni. Finita la telefonata si ritrova davanti due malviventi col volto coperto che si sono fatti consegnare dal titolare 250mila lire, l’incasso della giornata. Ma anziché andarsene col bottino, aspettano che la giovane si avvicini al bancone. Uno dei due le spara alle gambe. Fa per andarsene, poi torna sui suoi passi. «Mi ha riconosciuto», urla due volte, prima di sparare altri quattro proiettili che uccidono Lia. La rapina è solo una messinscena, racconteranno nel 2003 i pentiti…
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29 Luglio 1983 Palermo. Strage di Via Pipitone Federico. Persero la vita il magistrato Rocco Chinnici, i Carabinieri della scorta Maresciallo Mario Trapassi e l’ Appuntato Salvatore Bartolotta, ed il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi.
Rocco Chinnici, capo dell’ufficio istruzione del tribunale di Palermo, è stato ucciso il 29 luglio 1983 con una Fiat 127 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione in via Pipitone Federico a Palermo, all’età di cinquantotto anni. Ad azionare il detonatore che provocò l’esplosione fu il killer mafioso Pino Greco. Accanto al suo corpo giacevano altre tre vittime raggiunte in pieno dall’esplosione: il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi. In Assise il giudice Antonino Saetta si contraddistinse per le dure pene inflitte ai killer; fu anche lui ucciso, insieme al figlio…
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13 Giugno 1983 Palermo. Agguato Via Scobar. Uccisi il capitano Mario D’aleo e i carabinieri Giuseppe Bommarito e Pietro Morici.
13 giugno 1983, a Palermo, in via Scobar ci fu una strage. Bersagli furono tre giovani carabinieri: il capitano Mario D’aleo, 29 anni, comandante della compagnia carabinieri di Monreale, massacrato dai criminali di “Cosa Nostra” sotto la sua abitazione, l’appuntato Giuseppe Bommarito, 38 anni, ed il carabiniere Pietro Morici, 26 anni, uccisi in macchina, a poca distanza dal portone. Il capitano D’aleo aveva preso il ruolo di comandante della compagnia dopo la morte del capitano Emanuele Basile, ucciso tre anni prima, il 4 maggio 1980, sotto gli occhi della moglie e della figlia, e ne aveva ereditato le indagini sui traffici illeciti gestiti dai clan di San Giuseppe Jato, Altofonte…
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27 Aprile 1983 Palermo. Ucciso Gioacchino Crisafulli, appuntato dei Carabinieri in pensione. “Aveva dedicato 40 anni della sua vita a combattere la mafia e la malavita organizzata”
27 Aprile 1983 Palermo. Ucciso Gioacchino Crisafulli, appuntato dei Carabinieri in pensione. “Aveva dedicato 40 anni della sua vita a combattere la mafia e la malavita organizzata”. Sembra che il suo fu un omicidio “preventivo”, era “colpevole” di essersi insospettito per le manovre di un camion guidato da un “picciotto” e che trasportava casseforti piene di soldi provenienti dal traffico di droga. Articolo del Corriere della Sera del 4.07.1998 Il codice di morte dei corleonesi Uccidevano anche per punire un furto a casa del boss o la pedofilia di Giorgio Petta PALERMO – Luce su un quarto di secolo di storia della mafia palermitana. Scandita da cinquanta…
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11 Marzo 1983 Palermo. Ucciso l’imprenditore edile Salvatore Pollara, Aveva testimoniato per fare processare i responsabili dell’omicidio del fratello e denunciando le richieste estorsive.
Salvatore Pollara era un costruttore edile di Palermo. Aveva collaborato con la giustizia per fare processare i responsabili dell’omicidio del fratello Giovanni, scomparso nel 1979, e aveva denunciato i tentativi di richiesta del pizzo. L’11 Marzo 1983 fu assassinato, in Via Montuoro, mentre rientrava a casa a bordo di una Renault guidata da un amico. La vettura fu bloccata da due killer che fecero fuoco ripetutamente. Salvatore Pollara morì sul colpo. Il conducente della vettura rimase ferito. Si ringrazia per la nota Giovanni Perna di dedicatoallevittimedellemafie 11 Marzo 1983 Palermo. Ucciso il costruttore edile Salvatore Pollara, la cui impresa stava realizzando il restauro della monumentale Cattedrale…
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14 Novembre 1982 Palermo. In Via Notarbartolo ucciso Calogero Zucchetto, impegnato nella ricerca dei mafiosi latitanti
Calogero Zucchetto era un Poliziotto. Si occupava di mafia ed in particolare collaborava alla ricerca dei latitanti che allora erano molto numerosi. Con il commissario Cassarà andava in giro in motorino per i vicoli di Palermo ed in particolare per quelli della borgata periferica di Ciaculli, che conosceva bene, a caccia di ricercati. In uno di questi giri con Cassarà incontrò due killer al servizio dei corleonesi, Pino Greco detto “scarpuzzedda” e Mario Prestifilippo, che aveva frequentato quando non erano mafiosi. Questi lo riconobbero e non si fecero catturare. All’inizio di novembre del 1982, dopo una settimana di appostamenti, tra gli agrumeti di Ciaculli riconobbe il latitante Salvatore Montalto, boss…
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3 Settembre 1982 Palermo. Strage di Via Carini, in cui restarono uccisi il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro, e fu ferito in modo grave l’agente Domenico Russo che morì dopo 13 giorni di agonia all’ospedale di Palermo.
Palermo, Venerdì 3 settembre 1982, ore 21, il nuovo prefetto di Palermo, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sta andando a cena con la giovane moglie Emanuela Setti Carraro, di scorta li segue un’Alfetta guidata dall’agente Domenico Russo. Dalla ricostruzione della dinamica dell’attentato, resa possibile anche grazie alle rivelazioni degli ex boss, è emerso che l’ A 112, su cui si trovavano il prefetto e la moglie, venne affiancata e superata da una Bmw 518 su cui viaggiavano Antonino Madonia e Calogero Ganci. A fare fuoco con un kalashnikov fu Madonia che sparò dando le spalle al parabrezza. Una seconda vettura, guidata da Anzelmo, seguiva il prefetto, pronta ad intervenire…
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30 Agosto 1982 Palermo. Ucciso il commerciante Vincenzo Spinelli, perché aveva riconosciuto e denunciato una persona che l’aveva rapinato.
A Palermo ucciso il giovane commerciante Vincenzo Spinelli. Secondo il collaboratore di giustizia Francesco Onorato, aveva fatto arrestare l’autore di una rapina avvenuta nel suo negozio, un giovane parente dei capimafia Giuseppe Savoca e Masino Spadaro. Fonte:centroimpastato.it Fonte: centroimpastato.it 22 Maggio 2001 Confermate dalla Corte d’appello di Palermo la condanna all\’ergastolo per il mafioso Giuseppe Savoca e quella a 12 anni per il collaboratore Francesco Onorato, per l’omicidio, avvenuto nell’82, del commerciante Vincenzo Spinelli, ucciso per aver riconosciuto e denunciato una persona che l’aveva rapinato. Assolti, perché i riscontri alle dichiarazioni di Onorato sono stati ritenuti insufficienti, Nino Porcelli, Giovanni Cusimano, Michele Micalizzi e il capomafia latitante…
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19 Agosto 1982 Palermo. Assassinato Giovanni Gambino, 36 anni, imprenditore nel settore alimentare, voleva denunciare una richiesta estorsiva. Vittima del racket.
Giovanni Gambino, proprietario di una azienda di imbottigliamento di bibite a Brancaccio (Palermo), ucciso il 19 Agosto del 1982 perché deciso a non cedere a una richiesta estorsiva. Aveva 36 anni. Foto e Nota dal figlio Giuseppe che ringraziamo L’uomo in foto si chiamava Giovanni Gambino, titolare della famosa (all’epoca dell’evento) Soft Drinks nota ai più come Partanna Bibite, quella della partannina va’, la più famosa limonata dell’epoca, parliamo degli anni 80. La stessa azienda che faceva il passito e la mitica (per me) Sanguinella, bibita a base di succo di arancia sanguinella, pensata e fatta realizzare dallo stesso Uomo di cui sopra. Nel lontano, ma non…