• 29 Agosto 1991 Palermo. Assassinato Libero Grassi ”imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omerta’ dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti e dall’assenza dello Stato”

    Libero Grassi, imprenditore di Palermo, fu ucciso il 29 agosto 1991 da cosa nostra per aver intrapreso un’azione solitaria contro una richiesta di pizzo. Aveva avuto il coraggio di opporsi alle richieste del racket uscendo allo scoperto, denunciando gli estorsori. La sua condanna a morte arrivò con la pubblicazione sul Giornale di Sicilia di una lettera sul suo rifiuto a cedere ai ricatti e proseguì in televisione, intervistato da Michele Santoro a Samarcanda su Rai 3, e anche dalla giornalista tedesca Katharina Burgi della svizzera Neue Zürcher Zeitung (NZZ Folio) colpita dal suo comportamento positivo volto a denunciare i mafiosi. Libero Grassi fu lasciato solo nella sua lotta contro la…

  • 25 Agosto 1991 Condofuri (RC) Ucciso l’allevatore Domenico Mafrici

    La ‘ndrangheta si è accanita sulla famiglia Mafrici. L’angoscia di un sequestro, la gioia temporanea dopo la liberazione e dopo le nuove minacce, le richieste della mazzetta e il sangue a chiudere la partita. Il commerciante di bestiame Bruno Mafrici viene rapito il 2 settembre 1986 a Condfori, e rilasciato nel dicembre successivo, dopo il pagamento di un riscatto di 450 milioni. […] Le cosche tornano alla carica nell’88 incendiando a Condufori Marina un camion della dita di Domenico Mafrici, fratello di Bruno. L’azienda di allevamento di bestiame è tra le principali della provincia. E’ il segnale che le cosche vogliono imporre la legge del racket dopo aver imposto quella…

  • 3 agosto 1991 Orta di Atella (CE). Ucciso in un agguato Antonio Belardo, imprenditore. Vittima del racket delle estorsioni.

    Il 3 agosto del 1991, Antonio Belardo, mentre percorreva il corso Atella a bordo della sua auto Golf, veniva raggiunto da numerosi colpi da arma da fuoco, esplosi presumibilmente da individui a bordo di un’altra autovettura non identificata. Le indagini furono archiviate perché gli autori del reato rimasero sconosciuti. Antonio Belardo era un imprenditore e poche settimane prima del suo omicidio, insieme ad alcuni altri imprenditori, aveva denunciato alcuni episodi estorsivi, per cui l’omicidio potrebbe essere stato commesso per punire la sua ribellione al pizzo. Il 14 marzo 2018 i familiari della vittima hanno presentato richiesta di riapertura delle indagini presso la Dda di Napoli, dalle quali potrebbero emergere novità…

  • 24 Luglio 1991 Sessa Aurunca (CE). Assassinato Alberto Varone , commerciante di 49 anni con 5 figli. Non si era piegato alle richieste della camorra.

    L’imprenditore Alberto Varone è ucciso a Francolise, in provincia di Caserta, dal clan camorrista Muzzoni di Sessa Aurunca. Alberto era un gran lavoratore, molto legato alla sua famiglia. Alberto svolgeva due lavori: gestiva una sorta di agenzia immobiliare nel pieno centro di Sessa Aurunca e di notte andava a prendere i quotidiani al deposito di San Nicola La Strada per distribuirli in tutte le edicole del comune di Sessa, e da Roccamonfina al Garigliano. Il clan dei “Muzzoni”, affiliato alla Nuova Famiglia della camorra campana, aveva più volte minacciato Alberto e la sua famiglia affinché questi cedessero l’attività commerciale e pagassero una serie di tangenti. Alberto non ha mai ceduto…

  • 10 Luglio 1991 Reggio Calabria. Assassinato Antonino Cordopatri. Si era rifiutato di cedere le terre ai capi della ‘ndrangheta.

    A Reggio Calabria ucciso il propietario terriero Antonino Cordopatri. Si era rifiutato di cedere le terre ai capi della ‘ndrangheta. La sorella dell’ucciso, Teresa, che ha denunciato Francesco Mammoliti, poi condannato all’ergastolo, è stata costretta a svolgere personalmente i lavori agricoli, aiutata da volontari delle associazioni antimafia, perché non riusciva a trovare manodopera per le intimidazioni dei mafiosi. Nel 2004 le è stata inviata una richiesta di risarcimento danni in seguito ad un suo esposto a Csm in cui chiedeva spiegazioni su “disattenzioni”, che a suo avviso c’erano state, da parte degli inquirenti nel periodo precedente alla morte del fratello, quando erano stati denunciati i Mammoliti. L’esposto che doveva rimanere…

  • 2 luglio 1991 Maletto (CT). Restano uccisi Maria Minissale, 30 anni, con i figli Simona, 8 mesi, e Claudio Sanfilippo, 8 anni, nell’incendio, causato dal racket delle estorsioni, della macelleria sottocasa.

    Una madre e due bambini uccisi dalla mafia per pochi soldi. Doveva essere un avvertimento, è stata una strage. A Maletto, paese vicino a Catania, un attentato del racket ha fatto quattro morti e tre feriti. Le vittime sono Maria Minissale, 30 anni, i figlioletti Claudio Sanfilippo, di 8 anni, e Simona Sanfilippo, di otto mesi. Nell’esplosione, dovuta ai gas del liquido infiammabile, è morto anche uno degli attentatori.       Fonte: ricerca.repubblica.it Articolo del 3 luglio 1991 IN FIAMME IL PALAZZO, STRAGE DI RACKET di Attilio Bolzoni MALETTO. L’Anonima Estorsioni porta la morte in un tranquillo paese ai piedi dell’Etna. Un massacro per dieci milioni non pagati, una…

  • 19 Giugno 1991 Capaci (PA). I fratelli Giuseppe e Salvatore Sceusa, piccoli impreditori Edili, uccisi e sciolti nell’acido

    I fratelli Giuseppe e Salvatore Sceusa, imprenditori di Cerda (PA), vennero uccisi e poi sciolti nell’acido il 19 giugno del 1991 perché si erano ribellati al pagamento del pizzo che gli veniva imposto dalla cosca mafiosa di Nino Giuffrè .                   Articolo di La Repubblica sez. Palermo dell’8 Aprile 2001 Sciolti nell’ acido per gli appalti di Enrico Bellavia Sparirono nel nulla un pomeriggio di giugno di dieci anni fa. Attirati in un tranello, uccisi e sciolti nell’ acido. A due anni e mezzo dalla prima udienza, un verdetto nel cuore della notte racconta che a volere quel duplice omicidio fu il…

  • 12 marzo 1991 Locri (RC). Muore Antonio Valenti, impiegato di 31 anni. Ferito in un agguato alla ditta per cui lavorava.

    Antonio Valenti lavorava come contabile presso la ditta “Gallo Bitumi”. I proprietari dell’impresa da anni continuavano a subire e denunciare ingenti richieste estorsive nei loro confronti. La sera dell’11 marzo 1991 a Locri, Antonio fu ferito gravemente da colpi di arma da fuoco e morì il giorno dopo. Ucciso per ritorsione nei confronti dei suoi datori di lavoro, che non avevano voluto piegarsi alle richieste della ‘ndrangheta. Fonte: vivi.libera.it     Tratto da: apponweb.it/domini/stopndrangheta.it Antonio Valenti, viene ferito gravemente l’11 marzo del ’91, nel centro di Locri. I due sicari agiscono in serata, mentre l’uomo usciva dalla sede della ditta di bitumazioni dove lavorava. Colpito all’addome e al fianco sinistro,…

  • 22 febbraio 1991 Messina. Assassinato Giuseppe Napolitano, 52 anni, gestore di un negozio di giocattoli. Vittima del racket delle estorsioni.

    La sua storia è antesignana della ribellione al racket. Giuseppe Napolitano pagò con la vita il suo grande coraggio e l’onestà. Era un giocattolaio, aveva 52 anni, e venne trucidato il 22 febbraio del 1991 davanti al suo bel negozio di Largo La Rosa, si chiamava “Francois”, a Minissale, che in precedenza era stato incendiato dal racket ben cinque volte. Ma lui aveva sempre detto no al pagamento della “protezione” e aveva rimesso in piedi la sua bottega di giocattoli . Il killer lo attese con pazienza e gli sparò cinque colpi di pistola calibro 7,65 pochi istanti dopo che l’uomo era sceso dalla sua auto. Le pallottole lo centrarono…

  • 14 Settembre 1990 Foggia. Ucciso Nicola Ciuffreda, imprenditore edile di 53 anni. Vittima del racket.

    Nicola Ciuffreda, imprenditore edile di 53 anni fu ucciso a Foggia il 14 settembre del 1990. Una punizione esemplare per essersi rifiutato di pagare il racket delle estorsioni. Il primo ucciso dopo quattro imprenditori che negli ultimi mesi erano stati “avvertiti” con gambizzazioni ed ordigni nei negozi, programmati per esplodere durante l’orario di chiusura. “Dietro l’escalation di violenza (questo è il quarto omicidio in meno di un mese) c’è senz’altro la saldatura fra malavita locale e criminalità di zone limitrofe, quel miscuglio esplosivo che ha fatto definire la Puglia una «regione ragionevolmente a rischio» dall’alto commissario Sica.” (La Stampa del 15 settembre 1990).       Articolo di La Repubblica…