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8 marzo 1984 Catania. Giuseppe Agatino Cannavò ucciso perché scambiato per un altro.
Giuseppe Agatino Cannavò fu ucciso a Catania l’8 marzo 1984 per uno scambio di persona perché aveva la stessa auto del vero obiettivo dei killer. Era un autista della Sita Bus. Il vero obiettivo dei sicari era Salvatore Paratore, che poi fu eliminato alcuni giorni dopo. Fonte: vivi.libera.it Ringraziamo gli amicidilibera.blogspot.com per l’aiuto nella ricerca di nomi e storie da non dimenticare: Fonte: mafiazero.blogspot.it Articolo da La Sicilia del 31 ottobre 2007 Arrestato il “formaggino” CATANIA – Il latitante Giovanni Fontanino, di 49 anni, ritenuto affiliato alla cosca Santapaola, irreperibile dal 24 settembre scorso, è stato arrestato dalla polizia. L’uomo deve scontare una condanna definitiva a 21…
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11 gennaio 1984 Melito di Napoli (NA). Ucciso per sbaglio Rosario Mauriello, 21 anni.
Rosario Mauriello, 21 anni, ucciso per sbaglio a Melito di Napoli (NA) l’11 gennaio 1984 . Ci sono voluti 24 anni perchè Rosario Mauriello, vedesse la sua città riconoscergli lo status di vittima innocente in una guerra di camorra. Il 21enne fu ucciso da un gruppo di fuoco del clan Di Lauro per uno sbaglio dello ‘specchiettista’, cioè di colui che avrebbe dovuto indicare ai sicari il bersaglio. A rivelare questo retroscena, lo scorso ottobre, fu Maurizio Prestieri, collaboratore di giustizia ed ex braccio destro del boss Paolo Di Lauro. Lo specchiettista, il figlio di un imprenditore che avrebbe dovuto dare il via all’azione del ‘commando’ per punire chi dava…
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15 Dicembre 1983 Napoli, rione Siberia. Resta ucciso il bambino Luigi Cangiano, 10 anni, in uno scontro tra polizia e gente dei clan.
Il 15 dicembre del 1983 nel Rione Siberia, un quartiere popoloso e fatiscente, non lontano dal carcere di Poggioreale, Luigi Cangiano, dieci anni, rimane ucciso da un proiettile vagante. Stava giocando con un gruppetto di amici, quando la polizia ed una banda di spacciatori si fronteggiano in un conflitto a fuoco. Tre agenti della sezione narcotici della squadra mobile della questura, in abiti civili, bloccano due persone, trovate in possesso di un quantitativo di droga e di una pistola. Mentre gli agenti procedono alla loro identificazione, da un pianerottolo al piano ammezzato di un isolato adiacente, alcuni sconosciuti aprono il fuoco. Gli agenti rispondono con le pistole di ordinanza. Alla…
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8 Ottobre 1983 Cinisi (PA) Salvatore Zangara resta ucciso da una raffica di proiettili destinati al capomafia del paese, che si fece scudo di alcuni passanti.
Cinisi, 8 ottobre 1983. Salvatore Zangara, 52 anni, sposato e padre di tre figli, titolare di un laboratorio di analisi, segretario locale del P.S.I. Per caso si trovava a passare nel luogo dell’agguato. La raffica di proiettili destinati al capomafia di Cinisi raggiunsero lui e altre due persone che rimasero gravemente ferite. L’omicidio di Salvatore Zangara è rimasto impunito. Non sono mai stati individuati mandanti ed esecutori dell’attentato. Nel 1987 Salvatore Zangara fu riconosciuto vittima innocente della mafia. Articolo del 7 Ottobre 2011 da antimafiaduemila.com Il ricordo di Salvatore Zangara, vittima innocente di Cosa Nostra di Franco Cascio I fori dei proiettili sul…
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29 Luglio 1983 Palermo. Strage di Via Pipitone Federico. Persero la vita il magistrato Rocco Chinnici, i Carabinieri della scorta Maresciallo Mario Trapassi e l’ Appuntato Salvatore Bartolotta, ed il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi.
Rocco Chinnici, capo dell’ufficio istruzione del tribunale di Palermo, è stato ucciso il 29 luglio 1983 con una Fiat 127 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione in via Pipitone Federico a Palermo, all’età di cinquantotto anni. Ad azionare il detonatore che provocò l’esplosione fu il killer mafioso Pino Greco. Accanto al suo corpo giacevano altre tre vittime raggiunte in pieno dall’esplosione: il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi. In Assise il giudice Antonino Saetta si contraddistinse per le dure pene inflitte ai killer; fu anche lui ucciso, insieme al figlio…
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17 Giugno 1983 Roma. Viene arrestato Enzo Tortora con l’accusa di traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico. Accuse che si basavano su rivelazioni di un pentito. Enzo Tortora morirà di cancro il 18 maggio 1988.
Venerdì 17 giugno 1983: il volto di “Portobello”, Enzo Tortora, viene svegliato alle 4 del mattino dai Carabinieri di Roma che lo arrestano per traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico. Con queste parole del Tg2, quel giorno, l’Italia segue le immagini che mostrano il celebre presentatore in manette: “Enzo Tortora è stato arrestato in uno dei più lussuosi alberghi romani, il Plaza; ordine di cattura nel quale si parla di sospetta appartenenza all’associazione camorristica Nuova Camorra Organizzata (N.C.O), il clan cioè diretto e capeggiato da Raffaele Cutolo: un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e dei reati contro il patrimonio e la persona”. […] L’accusa si basa…
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24 ottobre 1982 Pizzini di Filandari (VV). I fratelli Antonio Pesce, 10 anni, e Bartolo Pesce, 14 anni, restano uccisi da una bomba posta per sbaglio davanti alla loro abitazione.
Due malavitosi piazzano una bomba in località Pizzini di Filandari (VV) sbagliando il posto e uccidendo Bartolo Pesce, 14 anni, che stava giocando insieme a suo fratello Antonio Pesce di dieci anni. Era il 24 ottobre 1982. Fonte: vivi.libera.it Nella esplosione restorono ferite anche altre quattro persone. Fonte: archivio.unita.news Articolo del 26 ottobre 1982 L’atroce attentato era destinato a un’altra famiglia Trucidati per errore nella guerra mafiosa i due bimbi in Calabria di Filippo Veltri La bomba doveva esplodere molto probabilmente davanti all’abitazione di noti esponenti della malavita – Per giovedì indetta una manifestazione dalla CGIL-CISL-UIL. FILANDARI (Catanzaro) — Strage di Innocenti. Due bambini, due fratelli massacrati…
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21 settembre 1982 Paola (CS). Mario Lattuca, operaio di 40 anni, fu ucciso per errore, aveva accettato un passaggio.
Mario Lattuca, operaio presso il cantiere “Condotte d’Acqua”, il 21 settembre del 1982, come ogni sera, stava tornando a casa dal lavoro, insieme a due colleghi di lavoro, Santo Mannarino e Domenico Molinaro. La vettura dove viaggiavano i tre operai, improvvisamente, viene colpita da alcuni proiettili che, immediatamente, inducono Mannarino e Molinaro ad abbassarsi per cercare riparo. Lattuca, invece, rimane ferito e non segue gli altri passeggeri che abbandonano la vettura. All’arrivo dei soccorsi, viene trovato senza vita. Bersaglio di quell’agguato era il proprietario della vettura, Domenico Molinaro, legato al clan di Basile Nelso, operante nella zona di San Lucido (CS). Fonte: vivi.libera.it/it Mario Lattuca, operaio di Paola,…
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29 Maggio 1982 Cava dei Tirreni. Simonetta Lamberti aveva 11 anni. È stata uccisa da un killer della camorra nel corso di un attentato il cui obiettivo era il padre, il giudice Alfonso Lamberti, procuratore di Sala Consilina.
Simonetta Lamberti viene uccisa il 29 maggio 1982 da un colpo di pistola alla testa all’età di 10 anni. La bambina si trova in auto con suo padre Alfonso Lamberti, procuratore di Sala Consilina impegnato nelle indagini contro la NCO di Cutolo. Ed è proprio lui ad essere il destinatario dei proiettili dei killer. Simonetta è con il suo papà di ritorno dal mare quando si avvicina, all’auto sulla quale viaggiano, un’altra auto dalla quale partono decine di colpi di arma da fuoco, uno dei quali colpisce mortalemente Simonetta. Il giudice Lamberti resta ferito. Grazie all’aiuto di alcuni testimoni che hanno visto in volto l’uomo alla guida dell’auto degli aggressori,…
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8 Maggio 1982 Porto Empedocle (AG). Giuseppe Lala, Domenico Vecchio e Antonio Valenti, operai, uccisi sul posto di lavoro
8 Maggio 1982, Porto Empedocle (AG), Giuseppe Lala (55anni), Domenico Vecchio (26 anni) di Porto Empedocle, Antonio Valenti (38 anni) di Favara, furono uccisi per errore mentre stavano per tornare a casa dopo una giornata di lavoro. Era accaduto che i Traina avevano aperto uno stabilimento di frantumazione di inerti a Cattolica, sul fiume Verdura. Questa ingerenza infastidì Pietro Marotta, uomo d’onore di Ribera, proprietario di un analogo impianto e cugino di Carmelo Colletti (figli di fratello e sorella) che decise di intervenire inviando sul posto il gruppo raffadalese di Lauria. I killer si appostarono dietro un silos carico di cemento in polvere e spararono non appena videro arrivare i…