• 24 Marzo 1994 Bronte (Catania) Enrico Incognito, ucciso dalla famiglia perché aveva deciso di testimoniare.

    Enrico Incognito, apparteneva a un clan mafioso ma aveva deciso di collaborare con la giustizia. L’omicida è il fratello Marcello, con la complicità dei genitori. Una telecamera, che registrava le rivelazioni di Enrico, ha ripreso la scena del delitto. Incognito, in seguito al suo pentimento, era stato abbandonato dalla moglie. Fonte: C.to Siciliano di Documentazione G. Impastato (Libera.net  )       Articolo del Corriere della Sera del 27.03.94 Il delitto registrato sul video di Alfio Sciacca BRONTE (Catania). Tre colpi di pistola hanno bruscamente interrotto il video diario al quale un boss mafioso stava consegnando tutti i segreti della cosca. Ma l’occhio della telecamera non conosce reticenze e ha…

  • 18 Marzo 1994 Pegli (GE). Uccise Marilena Bracaglia, 22 anni, la zia Maria Teresa Galluccio, 40 anni, e la nonna Nicolina Celano, 74 anni. Strage in nome “dell’onore”.

    Un triplice omicidio, quello di Maria Teresa Gallucci vedova Alviano, della madre Nicolina Celano e della nipote Marilena Bracaglia, consumato nel ’94 e legato alla morte di Francesco Arcuri, avvenuta poco prima in Calabria. La prima pista investigativa porta sulle tracce di Francesco Alviano, figlio della Gallucci: avrebbe ucciso l’amante della madre e poi i suoi familiari per lavare l’onore. Una pista finita in un nulla di fatto ma che, dopo vent’anni, trova conferma nelle parole del pentito Facchinetti e nelle indagini della Dda di Reggio sulla cosca Pesce: Pino Rospo, fratello di Francesco, è stato arrestato in quanto organico alla ‘ndrina retta da Francesco Pesce Testuni. Tra gli Alviano…

  • 23 Novembre 1993 Altofonte (PA). Rapito Giuseppe di Matteo, 11 anni, tenuto in ostaggio fino all’11 Gennaio 1996, strangolato ed il corpo sciolto nell’acido. Giovanni Brusca Ordinò: “allibertativi du cagnuleddu”

    Giuseppe Di Matteo (1981-1996) figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, ex-mafioso, divenne vittima di una vendetta trasversale nel tentativo di far tacere il padre. La sua morte è risaltata grandemente su tutti i giornali perché il cadavere del ragazzo non fu mai trovato, essendo stato disciolto in una vasca di acido nitrico. Fu rapito il 23 novembre 1993, quando aveva 12 anni, al maneggio di Altofonte (PA) da un gruppo di mafiosi che agivano su ordine di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato. Secondo le deposizioni di Gaspare Spatuzza, che prese parte al rapimento, i sequestratori si travestirono da poliziotti ingannando facilmente il bambino,…

  • 31 Ottobre 1993 Parete (CE). Ucciso il medico Gennaro Falco, 69 anni, “colpevole” di non avere assistito adeguatamente la moglie di un camorrista.

    Il 31 ottobre 1993, a Parete, un Comune in provincia di Caserta, il medico Gennaro Falco viene ucciso nel suo ambulatorio da Raffaele Bidognetti, figlio del capoclan Francesco. L’esecuzione del dottore, avvenuta con un colpo di pistola, è legata alla morte, avvenuta nel 1986, della moglie del boss, affetta da un male incurabile. Raffaele ritiene Gennaro Falco colpevole di non aver adeguatamente assistito la madre, cosicché medita vendetta. Così 7 anni dopo si presenta armato nello studio del medico e fa fuoco. Nell’agguato rimane ferita di striscio anche una paziente, alla quale il dottore Falco stava prescrivendo delle medicine. Dodici anni dopo, nel 2005, il collaboratore di giustizia Luigi Diana…

  • 21 Aprile 1993 Porto Empedocle (AG). Uccisi Angelo Carlisi e Calogero Zaffuto, pescivendoli di Grotte. Angelo Carlisi doveva essere “punito” per uno sgarbo.

    Angelo Carlisi, 31 anni, e Calogero Zaffuto, 38 anni, erano due pescivendoli di Grotte. Furono ritrovati dagli agenti della Squadra mobile, all’interno di un autofurgone Fiorino in cui trasportavano alcune casse di pesce, sulla strada che collega Porto Empedocle (AG) con Maddalusa e San Leone, gravemente colpiti da numerosi colpi di arma da fuoco. I familiari delle due vittime riferirono agli inquirenti che i loro congiunti svolgevano l’attività di venditori ambulanti e ogni mattina Zaffuto (che non aveva la licenza) accompagnava Carlisi al mercato ittico di Porto Empedocle per acquistare il pesce insieme a lui. I familiari riferirono che Carlisi aveva avuto dei contrasti per il furto della sua autovettura.…

  • 16 Aprile 1993 Reggio Calabria. Ucciso Giuseppe Marino, Vigile Urbano di 42 anni.

    Il 16 aprile 1993 il vigile urbano Giuseppe Marino viene ucciso a Reggio Calabria nei pressi della Villa Comunale mentre sta verificando il rispetto dell’ordinanza comunale che vieta il transito e la sosta di automobili e motocicli lungo il Corso Garibaldi. Sposato e padre di due bambine, Giuseppe Marino aveva 43 anni. Del suo omicidio si è autoaccusato il pentito Calabrò. Fonte: stopndrangheta.it           Articolo da LA STAMPA del 17 Aprile 1993 Multa un’auto in divieto, ucciso Vigile urbano a Reggio Calabria, ferito collega  di Diego Minuti Scene da Far West in centro: fuoco sugli agenti mentre arriva il carro-attrezzi REGGIO CALABRIA Si può morire per…

  • 20 Marzo 1993 Locri. Ucciso Domenico Nicolò Pandolfo, primario neurochirurgo, per non aver fatto un miracolo in sala operatoria.

    Domenico Nicolò Pandolfo, 51 anni, primario di Neurochirurgia a Reggio Calabria, fu ucciso il 20 marzo del 1993 a Locri, da due killer con sette colpi di pistola. Il medico, gravemente ferito fornì precise indicazioni sull’agguato prima di essere trasferito negli ospedali “Riuniti” del capoluogo, dove poi morì. Denuncia confermata dalla moglie, alla quale lui aveva raccontato i propri timori, facendo nomi e cognomi. La polizia arrestò Cosimo Cordì, 42 anni, padre di una bambina di nove anni, Paola, morta il 15 novembre per un tumore al cervello. Era stata operata da Pandolfo. Questa, secondo il presunto mandante dell’omicidio, sarebbe stata la colpa del neurochirurgo: non aver salvato la bambina.…

  • 22 Gennaio 1993 a Randazzo (Catania) uccisi il pastore Antonino Spartà e i figli Vincenzo e Salvatore

    Randazzo (CT). Un padre e due figli, Antonio, 57 anni, Pietro Vincenzo, 27 anni, e Salvatore Spartà, di 20 anni, furono uccisi all’interno del loro ovile il 22 gennaio del ’93. Morirono per aver detto no al pagamento del pizzo e per non essersi piegati allo strapotere della famiglia mafiosa del luogo. Si erano rifiutati di pagare una tangente per rientrare in possesso di un autocarro che avevano loro rubato, Vincenzo aveva picchiato, per tale motivo, nella piazza centrale del paese, il capo della cosca e con una lettera anonima ai carabinieri fece arrestare due di loro, mentre smontavano delle auto rubate, in un luogo nelle vicinanze dell’ovile. La strage…

  • 13 ottobre 1992 Porto Empedocle (AG) . Ucciso Pasquale Di Lorenzo, sovrintendente di Polizia Penitenziaria presso il carcere di Agrigento

      Pasquale Di Lorenzo era un sovrintendente di Polizia Penitenziaria, prestava servizio nel carcere di Agrigento e, in assenza del comandante, svolgeva le funzioni di reggente. Di Lorenzo era conosciuto come “persona dotata di forte carattere, non incline a compromessi e considerato dai detenuti un duro”, consapevole della delicatezza che il suo ruolo richiedeva in un istituto penitenziario con una forte presenza di detenuti per reati di mafia. Il 13 ottobre 1992 fu ucciso con quattro colpi d’arma da fuoco mentre si trovava in campagna, in contrada Durruelli di Porto Empedocle, dove possedeva un appezzamento di terra. Il collaboratore di giustizia Alfonso Falzone, autoaccusatosi del delitto, al processo celebrato nel…

  • 28 Settembre 1992 Castellammare del Golfo (TP). Ucciso Paolo Ficalora, proprietario di un villaggio turistico. Si era opposto alle prevaricazioni mafiose.

    Paolo Ficalora, capitano di lungo corso, venne ucciso dalla mafia il 28 settembre del 1992 e per lungo tempo la sua morte, rimasta senza colpevoli e movente, lasciò spazio a supposizioni e illazioni. A raccontare i veri motivi del suo assassinio è stato, nel corso del processo, l’ex boss di San Giuseppe Jato, Giovanni Brusca, collaboratore di giustizia. Paolo Ficalora fu vittima innocente di un agguato mafioso, concepito per punirlo per avere ospitato nel residence che gestiva, il superpentito di Cosa Nostra Totuccio Contorno, e per aver ‘osato’ tenere testa alla mafia, non piegandosi dinanzi l’arroganza di chi, sentendosi Dio in terra, si fa padrone della vita e della morte…