11 Luglio 1989 Camporeale (PA). Restano uccisi Paolo Vinci, 17 anni, e Calogero Loria, 26 anni, in un agguato non a loro destinato.

Paolo Vinci era un ragazzo di 17 anni. L’11 luglio 1989 stava aiutando Calogero Loria, di 26 anni, e il cugino Filippo a caricare di legname un autocarro in contrada Serpi nelle campagne di Camporeale, un paese a 50 chilometri da Palermo. Poco prima delle 21:00 un commando di killer arrivò al podere dei cugini Loria per uccidere Filippo. Calogero e Paolo furono trucidati mentre Filippo fuggiva.

Fonte: liberanet.org

 

 

Articolo di La Repubblica del 13 Luglio 1989
UN ALTRO FEROCE DELITTO MAFIOSO DUE MASSACRATI A COLPI DI LUPARA

PALERMO Li hanno massacrati con una ferocia inaudita, con colpi di fucili a lupara e pistole di grosso calibro, devastandogli la testa e squarciandogli il torace. Calogero Loria di 26 anni, e Paolo Vinci, di appena 17, sono morti all’ istante; all’agguato è miracolosamente scampato Filippo Loria, di 35, cugino di Calogero e che secondo gli inquirenti era il bersaglio principale. I killer lo hanno ferito in modo non grave ma non sono riusciti a sparargli il colpo di grazia. Filippo Loria dopo i primi colpi e nonostante una pallottola in corpo è fuggito riuscendo a nascondersi in una vicina casa colonica abbandonata. Il massacro è stato compiuto nella tarda serata di martedì in contrada Serpi nelle campagne di Camporeale, un paese a 50 chilometri da Palermo. Poco prima delle 21, tre killer, armati di fucili e pistole e con il volto coperto da passamontagna, a bordo di una Fiat Tipo, hanno raggiunto il podere dei cugini Loria che insieme al giovane Vinci, stavano caricando di legname un autocarro.
Filippo Loria ha capito che si trattava di un commando di assassini ed è subito fuggito. La mancata sorpresa non ha però scoraggiato i killer che hanno fatto fuoco. I pallettoni della lupara hanno colpito subito Calogero Loria e Paolo vinci che sono stati poi finiti con due fucilate alla testa. Filippo Loria è stato inseguito da uno dei sicari; protetto dall’ oscurità è riuscito però a salvarsi. Un solo proiettile lo ha raggiunto. E’ stato lo stesso Filippo Loria a dare l’ allarme; aiutato da un contadino è stato trasportato in ospedale da dove sono stati avvertiti i carabinieri. Filippo Loria, l’ unico dei tre che aveva precedenti penali, non ha fornito particolari utili agli investigatori. L’ auto utilizzata dagli assassini è stata ritrovata ieri mattina a tre chilometri dal luogo del massacro completamente distrutta dalle fiamme. Gli investigatori sono convinti che a Camporeale sia in corso una faida tra clan che una volta obbedivano al defunto patriarca Vanni Sacco, un capomafia storico, riverito e rispettato dai grandi boss di Cosa nostra. I carabinieri non escludono che il duplice omicidio possa essere collegato all’ uccisione di Ciro Sciortino, 63 anni, ex sindaco democristiano di Camporeale, assassinato il 24 giugno scorso davanti al nipotino di 6 anni. Sciortino era cognato di Vanni Sacco. Prima di lui a Camporeale un altro delitto eccellente, quello di Giuseppe Montalbano, 63 anni, ucciso il 28 novembre dello scorso anno. Montalbano era il medico del paese.

 

 

 

Articolo di La Stampa del 13 Luglio 1989
L’estate dei killer; 6 morti in 2 giorni
L’estate dei killer: 6 morti in 2 giorni Anche un ragazzo di diciassette anni tra le vittime della guerra di mafia in Sicilia.

PALERMO.  L’«estate di sangue» annunciata in Sicilia è già cominciata. Negli ultimi due giorni ci sono stati sei omicidi di mafia; tre delitti sono accaduti nella Valle del Belice. Calogero Loria, ventisei anni, e Paolo Vinci, diciassette, sono stati uccisi invece a due chilometri da Camporeale mentre caricavano su un camion la legna che avevano raccolto in un bòsco. E’ stato ferito ma è sfuggito ai killer Filippo Loria, trentacinque anni, cugino di Calogero; per i carabinieri il vero bersaglio era lui. Tre anni fa era stato arrestato per associazione mafiosa per il racket dei pascoli, ma era stato prosciolto è scarcerato undici mesi dopo. L’altro giorno il boss è riuscito a mettersi in salvo nel casolare di alcuni amici, dove aveva lasciato il figlio di cinque anni. Per gli altri due non c’è stato scampo. Paolo Vinci lavorava soltanto da sei giorni con i cugini Loria. E’ stato massacrato dai pallettoni di lupara: una raffica alle spalle. Vista l’automobile con i killer, Calogero Loria aveva cominciato a correre nel tentativo di mettersi in salvo, ma è stato inseguito, raggiunto, ferito. Poi lo hanno finito con un colpo a una tempia. Il corpo di Vinci l’hanno trovato subito. Ma Loria era fuggito lontano, l’oscurità ha fatto sospendere le ricerche. Il cadavere è stato rinvenuto soltanto ieri mattina, massacrato dai proiettili. L’auto dei sicari è stata trovata incendiata. Un rapido accertamento ha consentito di stabilire che la vettura era stata rubata il mese scorso a Palermo. Gli assassini erano tre: hanno sparato con un fucile calibro 12 caricato a lupara e con due pistole calibro 38. A Partanna è stato assassinato il boss Stefano Accardo, di cinquantotto anni. Era sfuggito a due attentati, non al terzo. Accardo ha preso il caffè al bar con gli assassini, nel bar lungo la via principale deLpaese, ricostruita dopo il terremoto. A Partanna nessuno aveva mai visto quei tre uomini di mezza età, che parlavano con don Stefano. Erano killer delle cosche. Ad un tratto i colpi di pistola, una P38: il boss del Belice cade. Poi il commando fugge, senza lasciare tracce. Accardo era sospettato di trafficare in droga e armi. Un suo fratello fu assassinato due anni fa. L’anno scorso l’ufficio istruzione del tribunale di Marsala non emise i mandati di cattura contro di lui e altri diciòtto indiziati che gli erano stati sollecitati dal Procuratore della Repubblica Paolo Borsellino. L’ossessionante ripetitività della violenza mafiosa non frena gli inquirenti. Si va avanti, come conferma l’operazione che ha consentito di individuare il clan coinvolto in un traffico di droga da dieci chilogrammi di cocaina al mese, tra Palermo e Milano, con diramazioni in mezza Europa: Olanda, Francia e Svizzera. Nove persone sono state arrestate, quattro mandati di cattura sono stati notificati in carcere. Altri componenti dell’organizzazione sono ora latitanti. Si sospetta che i trafficanti siano stati legati a due delle principali «famiglie» mafiose di Palermo, quelle di Tommaso Spadaro e Gaetano Fidanzati. Si cerca un nesso con la «lupara bianca» di Giacomo Palazzolo e Paolo Lima, due «picciotti» misteriosamente scomparsi in maggio. Fra i nove arrestati ci sono Francisco Lanza, 32 anni, nato ad Acarigua in Venezuela ma da tempo residente a Capo d’Orlando in provincia di Messina, Franco Castiello, un pregiudicato di 31 anni di Napoli, e Roberto Chiaralunzi, 43 anni, di Rovereto in provincia di Trento. Tutti gli altri sono siciliani, [a. t.]

 

 

 

 

 

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