4 Marzo 1987 Polistena (RC). Giuseppe Rechichi, vicepreside dell’istituto magistrale di Polistena, ammazzato “per errore”

Il professore Giuseppe Rechichi è stato ucciso da una pallottola vagante il 4 marzo del 1987. Era vicepreside dell’istituto magistrale di Polistena, aveva 48 anni. Rechichi è morto per un errore. Il vero bersaglio dell’agguato era Vincenzo Luddeni, direttore della Banca popolare di Polistena, rimasto illeso. Una vicenda che non ha ancora un perché.

Fonte: Stopndrangheta.it

 

 

Fonte: Liberanet.org

Nato a Delianuova (RC) il 5 agosto 1939, compì gli studi presso il Liceo Scientifico “L. Da Vinci” di Reggio Calabria e l’Università di Messina dove conseguì la Laurea in Chimica il 2 marzo 1966.

Il 5 dicembre 1966 si sposò con Pasqualina Costanzo, stabilendo la residenza a Oppido Mamertina (RC).

Il 31 ottobre 1966 iniziò la sua carriera scolastica nell’istituto Tecnico di Siderno (RC) e, dopo avere insegnato in altri istituti della piana (Palmi, Cittanova, Taurianova), è stato nominato titolare di Matematica e Fisica nell’Istituto Magistrale Statale di Polistena dal 1 ottobre 1974.

 

 

Articolo da L’Unità del 5 Marzo 1987 
Ammazzato «per errore»
Insegnante freddato tra la folla
di Aldo Varano
Giuseppe Rechichi, 46 anni, era il vicepresidente dell’istituto tecnico – Camminava a notevole distanza dalla vittima designata Vincenzo Luddeni – Quest’ultimo aveva già subito due attentati – Fuggito il killer

POLISTENA – Giuseppe Rechichi, 48 anni due figli, vicepresidente dell’istituto magistrale di Polistena, (un grosso centro della piana ddi Gioia Tauro in provincia di Reggio) è stato ucciso ieri alle 8,10 del mattino da una sola pallottola che gli ha spaccato il cuore. A sparare è stato un killer sui vent’anni che è scappato a bordo del vespone da cui aveva aperto il fuoco. Rechichi è stato ucciso “per errore”, l’obiettivo dell’assassino, secondo gli inquirenti, era Vincenzo Luddeni, 49 anni direttore della Banca Popolare di Polistena. Il vicepreside si trovava lontano dalla vittima designata. Camminava sulla straca verso la sua scuola. A quell’ora Polistena che inizia a vivere all’alba quando le raccoglitrici di olive vengono portate via dai caporali, si anima. Le strade si riempiono di studenti e professori, in gran parte provenienti dai paesi vicini, che si mescolano agli impiegati degli uffici ed ai commessi dei negozi. A restare ammazzato poteva essere chiunque di loro. In realtà Rechichi è stato ucciso dalla violenza diffusa che soffia sulla città e la provincia di Reggio. L’assassino coperto dal casco integrale si è come dileguato. La notizia dell’omicidio si è sparsa in un baleno. Professori e studenti hanno immediatamente deciso di non “farsi i fatti loro”. Anzi, hanno subito stabilito che per farsi “i fatti loro” dovevano ribellarsi a questa tragedia assurda. Abbandonate le aule sono scesi per le vie del paese a manifestare contro la mafia e la violenza. La manifestazione spontanea è diventata di tutti: hanno chiuso i negozi e gli uffici. L’intera collettività si è schierata contro la mafia; la manifestazione, a cui hanno partecipato più di 2000 persone si è conclusa nella chiesa della Matrice. Polistena è un centro di grandi tradizioni democratiche che ha contrapposto una resistenza durissima alla penetrazione delle cosche mafiose la cui presenza qui è molto più debole che altrove.
Il dottor Luddeni, vittima designata, gode fama di funzionario corretto. La Banca Popolare di Polistena è un Istituto cooperativo con un giro di circa 100 miliardi l’anno. Ha per clienti piccoli risparmiatori, artigiani, imprenditori del luogo, contadini, pensionati. Luddeni negli ultimi 4 anni ha subito diversi attentati. Una carica di tritolo, per fortuna non esplosa, contro casa. L’auto bruciata, l’agguato di ieri per ucciderlo. Dietro le tensioni attorno alla Banca non è difficile indovinare il tentativo delle cosche di metterci sopra le mano, magari per riciclare denaro sporco o comunque per potere utilizzare un grande massa di denaro per le proprie operazioni. Quindici anni fa la banca fu teatro di una tragica rapina, vi furono 4 morti, tra cui il direttore dell’epoca.
Per questa sera il sindaco comunista di Polistena, on. Tripodi, ha convocato il Consiglio comunale per decidere iniziative di lotta contro le cosche.
Polistena non è certo nuova all’impegno contro la violenza. A poche decine di metri dal luogo dell’agguato sorge il palazzo degli uffici. Quando si iniziò a costruirlo, all’appaltatore saltarono in aria escavatore e camion e gli fu chiesta una grossa tangente. La ditta voleva mollare tutto ed andar via, ma al Comune non ne vollero sapere. Fu riunito il Consiglio comunale e ai cittadini fu spiegata la situazione. Allo Stato fu chiesto di assumersi le proprie responsabilità accettando la sfida: per quattro anni polizia e carabinieri hanno presidiato, armi in pugno, il cantiere e protetto la ditta, che ha terminato i lavori nel tempo previsto e senza altri incidenti.

 

 

 

Fonte:  digilander.libero.it
Il ricordo di Pino Rechichi nel documento del Collegio Docenti dell’Istituto Magistrale di Polistena

“Nessuno ha potuto o potrebbe fermare sulla carta i febbrili contatti, le frasi a metà, le facce stravolte di quella drammatica mattina del 4 marzo né riepilogare le considerazioni, le decisioni ed i vuoti che si sono avvicendati nello sgomento totale e generale.

Dopo il pianto e l’omaggio a Pino Rechichi, il Collegio ha potuto mettere ordine nello scompiglio e strutturare in maniera civile le proprie riflessioni nella seduta del dieci marzo.

Di fronte ad un corpo docente muto, il Preside Luigi Marafioti, ostentando calma e chiarezza d’idee, ha ricordato il prof. Giuseppe Rechichi, delineandone le doti umane, le capacità didattiche, il bagaglio culturale e l’incondizionata disponibilità a bene operare sia nella specifica attività di educatore sia nelle relazioni con gli alunni ed i colleghi.

“Da oltre dieci anni – ha aggiunto il Preside – Pino era vicario stimato e riusciva a conciliare le incalzanti istanze sociali e culturali del territorio con le strutture reali disponibili, avviando, con i colleghi, processi sani di rinnovamento culturale senza riserva alcuna, sacrificando tempo libero ed energie, per il bene della comunità scolastica. Oggi ne avvertiamo il vuoto incolmabile!”.

I docenti intervengono nel manifestare, a sette giorni dal tragico fatto di stampo mafioso, il loro sdegno per la pericolosa spirale di violenza ed il profondo dolore per la scomparsa di un amico, di un caro collega che aveva sempre profuso tutte le sue energie per produrre civiltà e pace.

“Riprendendo la parola, il Preside invita i docenti a riflettere su tali tragici eventi che colpiscono le forze più sane della società, sollecita tutti a far sì che la morte del prof. Rechichi, dopo lo sgomento, il dolore e l’inevitabile smarrimento, costituisca elemento permanente d’impegno culturale e civile per ”produrre”, in modo più efficace ed incisivo, civiltà e cultura vera. Occorre, in tal senso, avviare processi formativi che esaltino la dignità e scoraggino il degrado e la violenza”.

Le iniziative, altre volte ventilate in seno agli Organi Collegiali della Scuola per l’intitolazione dell’Istituto Magistrale, vengono ora riproposte anche in relazione a quanto emerso in una riunione del Consiglio Comunale, convocato in sedete straordinaria ed allargato alle forze sociali, sindacali, finanziarie è commerciali: il Sindaco e la Giunta hanno proposto che l’Istituto Magistrale venga intitolato al compianto prof. Rechichi.

I docenti intervengono nella discussione che sancisce l’unanime parere favorevole alla proposta che, come si è detto, andava maturando da tempo negli ambienti della scuola e delle forze culturali di Polistena, oltre che di quelle politiche.

Prima che la seduta venga sciolta, il Preside conclude: “Il professore Rechichi, oltre ad essere un valente educatore con attività continuativa fin dal 1974 ed aver ricoperto la funzione di Collaboratore vicario fino al giorno della sua morte, si era sempre prodigato amorevolmente per costruire relazioni di autentica democrazia tra le forze della Scuola e l’esterno.

Dotato di estroverso dinamismo e di autentica fede nei valori eterni del vivere civile, rappresentava per i giovani un indiscusso punto di riferimento per risolvere problemi ed intoppi che giornalmente si presentavano e si presentano in ogni comunità civile che operi in un settore, come la scuola, con finalità di ampio consenso.

Le iniziative che erano maturate in sede di programmazione didattica, finalizzate alla lotta contro la Mafia e la violenza comune, lo avevano sempre visto protagonista solerte e generoso”.

Il Preside conclude avanzando l’idea che si fondi, con l’apporto dei Comuni, della Provincia e della Regione Calabria, nonché degli Istituti di Credito che vogliano aderire, un’occasione di più ampio respiro regolata da uno Statuto e che si potrebbe configurare in Dall’8 aprile 1992, con nota n. 63288, il Provveditore agli Studi di Reggio Calabria, ha emesso un decreto d’intitolazione dell’Istituto Magistrale di Polistena “all’Onorando Prof. Pino Rechichi”.

L’anno successivo, 1993, sempre ad aprile, viene inaugurata una Associazione Culturale Antimafia intestata allo stesso professore Rechichi.

Una “Fondazione Permanente” che valorizzi, annualmente, l’impegno culturale e civile e si concretizzi in una o più borse di studio.

La proposta, tenendo conto anche dei consensi verbali già espressi da molti operatori del territorio e della Città di Polistena, suscita compiacimento tra i docenti che si dichiarano disponibili a lavorare in tal senso. Omissis.

Letto, approvato e sottoscritto, addì dieci del mese di marzo 1987.

 

 

 

Fonte:  avveniredicalabria.it
Articolo del 7 marzo 2017
XXX anniversario della morte del prof. Giuseppe Rechichi
Ucciso da un agguato mafioso
Il Vescovo Milito lo ricorda a Polistena

Sabato 4 marzo, nella chiesa di S. Marina Vergine in Polistena, il Vescovo Milito ha celebrato una Santa Messa per commemorare il prof. Giuseppe Rechichi, ucciso in un agguato mafioso nel 1987. Nato a Delianuova nel 1939, il prof. Rechichi insegnava Matematica e Fisica nell’Istituto Magistrale Statale di Polistena dal 1974. Padre di due figli, si recava a scuola quando alle 8,10 del mattino fu colpito da un proiettile indirizzato ad un altro. Il prof. Rechichi è morto per un errore. Certamente è morto per la violenza della ‘ndrangheta.

Oggi a ricordarlo, nonostante i trent’anni trascorsi, sono la cittadinanza di Polistena, rappresentata dal sindaco, dott. Michele Tripodi, e l’Amministrazione comunale; dalla comunità scolastica dell’Istituto a lui dedicato, rappresentata dal dirigente prof.ssa Francesca Maria Morabito, il corpo docente e rappresentati degli studenti.

Prima della celebrazione eucaristica, animata dai canti eseguiti dagli studenti del Liceo Musicale di Cinquefrondi, gli studenti e i professori si sono recati presso via Lombardi, di fronte agli uffici postali luogo dell’agguato, per un momento di raccoglimento tenuto da don Pino Demasi, parroco di ‘S. Marina Vergine in Polistena, il Vescovo e con le testimonianze del prof. Filippo Ascrizzi, già docente dell’Istituto Magistrale, di Maria Carmela Furfaro e Sabrina Distilo, allieve del prof. Rechichi. Durante l’omelia il Vescovo Francesco, commentando il brano della chiamata di Levi, ha evidenziato come «l’uomo è per natura portato a pareggiare i conti, ma il Vangelo ci invita a chiedere l’aiuto dello Spirito Santo per pregare affinché i malvagi si convertano».

La commemorazione è iniziata già venerdì 3 Marzo presso il Cine Teatro Garibaldi durante un incontro con don Pino Demasi, il prof. Giovanni Laruffa, presidente dell’associazione ‘G. Rechichi’, il sottosegretario di Stato alla Giustizia, dott. Gennaro Migliore e il Procuratore capo della Procura della Repubblica di Palmi, dott. Ottavio Sferlazza, il giornalista Michele Albanese e Maria Carmela Furfaro. Nel corso dell’incontro sono stati eseguiti diversi intermezzi musicali.

 

 

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ilreggino.it
Articolo del 4 Marzo 2020
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