8 Gennaio 1982 Torre Annunziata (NA). Restano uccisi Luigi D’Alessio, maresciallo dei Carabinieri, e Rosa Visone, 16 anni, una passante, sotto i colpi sparati da alcuni camorristi.

Foto di Luigi D’Alessio da torresette.it

Il Maresciallo dei Carabinieri Luigi D’Alessio, 41 anni, è assassinato a Torre Annunziata l’8 gennaio del 1982.
Il maresciallo si trovava in una “500” con il capitano Sensales e un altro sottufficiale. Stavano tornando da un servizio di perlustrazione quando intercettarono un’auto con quattro persone a bordo, riconoscendo tra questi due pericolosi camorristi, latitanti, legati al clan Cutolo. Dopo averli seguiti e fermati, D’Alessio scese dall’utilitaria per controllare i documenti, ma contro i tutori dell’ordine i pregiudicati spararono numerosi colpi di pistola uccidendo il maresciallo.
A cento metri di distanza fu ritrovato il corpo senza vita di una sedicenne, Rosa Visone, la quale, mentre era in atto la sparatoria,  stava attraversando la strada.
Dalle indagini condotte dai carabinieri emerse la responsabilità di Antonio Vangone contro il quale fu spiccato ordine di cattura. Il pregiudicato venne arrestato a Secondigliano, dopo un lungo inseguimento dagli agenti del quinto distretto di polizia, al comando del vice questore Vincenzo Scalone. Vangone, presunto omicida, era a bordo di una ”Mercedes”, guidata dal pregiudicato Michele Mocerino. Quest’ultimo tentò di sparare contro gli agenti che, a loro volta, fecero fuoco, colpendo la macchina e costringendola a fermarsi.  Vangone sarà accusato oltre alla morte di D’Alessio anche del tentato omicidio degli agenti che lo avevano arrestato, insieme con il Mocerino.
Alla sua morte il Maresciallo dei Carabinieri Luigi D’Alessio è insignito della Medaglia di Bronzo al Valor Militare; alla sua memoria è intitolata, dal 1 aprile 2009, la Caserma dell’Arma sede del Comando Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata (NA).
(Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it )

 

 

Articolo da L’Unità del 9 Gennaio 1982
Uccisi un carabiniere e una ragazza, tre feriti
Quattro banditi sparano a lupara tra la folla
di Federico Geremicca

Lunghi minuti di terrore ieri sera nel centro di Torre Annunziata
I malviventi bloccati da una pattuglia di CC sono riusciti a fuggire sparando all’impazzata – Assassinati il capo della pattuglia maresciallo D’Alessio e una passante – Complessivamente tredici i morti ammazzati nel Napoletano dall’inizio dell’anno

NAPOLI – Decine di colpi sparati all’impazzata mentre tutt’attorno la gente scappa cercando disperatamente un riparo. Un violento scontro a fuoco tra carabinieri e malviventi con un bilancio pesantissimo: un maresciallo ucciso, una ragazza (appena 16 anni) che passava di lì per caso ammazzata sul colpo, due ufficiali dei carabinieri ricoverati in ospedale per ferite d’arma da fuoco, un altro passante raggiunto alla schiena da uno dei proiettili.

È accaduto tutto in pochi attimi, ieri sera poco prima delle 20,30, in una delle strade principali di Torre Annunziata, popolosissimo centro costiero a qualche chilometro da Napoli. Pochi attimi di fuoco contribuiscono ad allungare la lista dei morti ammazzati a Napoli: 13 dall’inizio dell’anno ad oggi. Una media folle, che sembra voler lanciare questa città e la sua gigantesca provincia verso tragici record.

La dinamica dello scontro a fuoco è ancora avvolta — al momento in cui scriviamo — da alcune zone d’ombra. Ma è possibile,  comunque, tentare una prima ricostruzione. Sono le 20,15 ed il maresciallo Luigi D’Alessio — comandante della stazione dei CC di Torre Annunziata — è a bordo della Fiat 500 guidata dal capitano Sensales. Con loro c’è anche il maresciallo Santulli. Sono tutti e tre in borghese. Non si sa ancora se fuori per servizio o se diretti a casa finito il turno.

Stanno percorrendo lentamente via Roma, una delle più importanti strade di Torre Annunziata che congiunge la città con il suo grande porto, ormeggio prediletto degli scafi blu dei contrabbandieri di sigarette. Ad un tratto i tre carabinieri avvistano una Simca Horizon targata Milano con a bordo quattro pregiudicati. Due di questi vengono riconosciuti dai carabinieri. La Fiat 500 si affianca, quindi, all’auto sospetta. Alla guida è il capitano Sensales. Accanto a lui il maresciallo D’Alessio, dietro è seduto l’altro maresciallo, Santulli. Pare che, a questo punto, la Simca dei banditi tenti la fuga.

Il maresciallo D’Alessio esce dall’auto ma appena fuori, senza nemmeno il tempo di difendersi, viene colpito in pieno da una scarica di lupara esplosa dall’interno della Simca da uno dei malviventi. A questo punto è l’inferno, mentre intorno la gente fugge disperata alla ricerca di un portone nel quale mettersi al riparo. Lo scambio di colpi è fittissimo.

I carabinieri sparano con le pistole d’ordinanza; i banditi rispondono al fuoco con lupara, pistole e fucile. È a questo punto che un proiettile raggiunge al petto una passante, Rosa Visone. La ragazza, 16 anni, casalinga, stava fuggendo alla ricerca di un riparo. Il proiettile la colpisce in pieno, la giovane stramazza al suolo. Poco lontano un altro passante Tancredi Mariotti, 24 anni, viene raggiunto da un colpo alla schiena: anche lui scappava terrorizzato.

Il maresciallo D’Alessio sfigurato dal colpo di lupara esploso a distanza ravvicinata, muore quasi sul colpo. Gli altri due carabinieri vengono feriti: il capitano Sensales al braccio ed all’avambraccio destro, il maresciallo Santulli — che pare non abbia avuto nemmeno il tempo di uscire dall’auto — di striscio all’occhio sinistro.

I banditi fuggono sparando all’impazzata e seminando altro panico per le strade ormai vuote: la gente, rifugiata nei portoni, assiste terrorizzata alla fuga degli assassini.
Dopo l’allucinante sparatoria i feriti sono stati immediatamente trasportati al vicino ospedale civile. I due carabinieri non sono in condizioni gravi; anche Tancredi Moriotti dovrebbe cavarsela. Per il maresciallo Luigi D’Alessio e per la poveraRosa Visone, invece, nulla da fare. I loro nomi, adesso, vanno ad aggiungersi a quella lista alla cui crescita guardano già tutti con terribile sgomento.

 

 

Articolo di La Stampa del 10 Gennaio 1982
La tragica sparatoria a Napoli: identificati i 4 presunti assassini

Ucciso un maresciallo e una ragazza

NAPOLI—Caccia ai malviventi che l’altra sera hanno ucciso il maresciallo della stazione dei carabinieri di Torre Annunziata, Luigi D’Alessio, 42 anni, e una ragazza di 16 anni, Rosa Visone, e ferito il capitano Adriano Sensales, il maresciallo Gerardo San tulli, di 38, e un passante, Mariano Tancredi, di 24 anni. Le battute e i posti di blocco, per trovare i quattro banditi — tre dei quali, un evaso, un rapinatore e un noto latitante della zona, sono già stati identificati — attuate per tutta la notte e la giornata di ieri, non hanno dato esito.

Sono da poco passate le 20, quando l’ufficiale e i due sottufficiali che viaggiano su una -500. con targa civile, guidata da Sensales, notano I alcuni ricercati su una «Horizon». Comincia cosi un discreto pedinamento da parte dei militari, che sono tutti in borghese. In via Roma, però, i malviventi si rendono conto di quanto sta accadendo e, improvvisamente, cominciano a sparare contro l’utilitaria. La scena è fulminea. Le due auto si tagliano vicendevolmente la strada. Il maresciallo D’Alessio balza a terra impugnando la pistola d’ordinanza e fa soltanto In tempo a esplodere un paio di colpi. Poi, centrato da una scarica di fucile a canne mozze al viso, si abbatte privo di vita. La sparatoria si fa ancora più Intensa fin quando i banditi fuggono a piedi e fanno perdere le loro tracce.

Uno del prolettili vaganti ha Intanto centrato In pieno petto una ragazza, Rosa Visone, che, in compagnia della sorella Lina e di due amiche, sta tornando a casa dopo una passeggiata. Pochi minuti dopo la ragazza muore fra le braccia della sorella. Il bilancio dello scontro a fuoco vede anche il capitano Sensales ferito di striscio ad un braccio, il maresciallo Santulli colpito da una scheggia ad un occhio e da un prolettile ad una spalla, e Mariano Tancredi raggiunto da due colpi, a una gamba. Quest’ultimo viene ricoverato all’ospedale civile di Torre Annunziata, operato in mattinata per l’estrazione dei proiettili, mentre il sottufficiale viene trasferito al «Cardarelli di Napoli. I quattro banditi appartengono a un «clan» camorrista. In nottata i carabinieri hanno arrestato il padre di uno dei presunti assassini a. i.

 

 

Articolo del 18 Gennaio 2012 da  ilgazzettinovesuviano.com  
Sarà intitolata al maresciallo Luigi D’Alessio ed a Rosa Visone la sala conferenze dell’Ufficio di Piano Ambito Sociale N15
di Anna Bottone

Domani giovedì 19 gennaio alle 16:30, si terrà presso la sala conferenze dell’Ufficio di Piano Ambito Sociale N15, la cerimonia con cui la sala stessa sarà intitolata a Luigi D’Alessio e Rosa Visone.

È stato proprio l’assessore alle politiche sociali nonché presidente dell’Ambito Ciro Alfieri, a volere fortemente l’evento per ricordare queste due personalità che rappresentano la parte sana di Torre Annunziata. L’evento in cui entrambi morirono è tragico.

Era l’8 gennaio del 1982, esattamente 30 anni fa, il maresciallo, mentre tornava da un giro di perlustrazione insieme al capitano Sensales ed un sottufficiale, intercettò un’automobile con quattro passeggeri, tra cui due noti latitanti legati al clan Cutolo. Nel momento in cui la volante ferma l’auto dei criminali per il controllo, questi ultimi aprono il fuoco contro i carabinieri. Nello scontro a fuoco il maresciallo muore. Rosa Visone fu involontariamente coinvolta: il suo corpo è stato trovato a circa cento metri di distanza, la sedicenne stava attraversando la strada.

 

 

Articolo dell’8 Gennaio 2012 da  dallapartedellevittime.blogspot.com
IL MARESCIALLO DEI CC LUIGI D’ALESSIO E UNA RAGAZZA, ROSA VISONE, UCCISI A TORRE ANNUNZIATA IN UN CONFLITTO A FUOCO

di Raffaele Sardo

Incontrai la sorella di Luigi D’Alessio, Maria,  a Lusciano. Cercavo da giorni i familiari del maresciallo dei carabinieri ucciso in un conflitto a fuoco con dei malviventi a Torre Annunziata, insieme a Rosa Visone una ragazza che passava sul luogo della sparatoria per caso. Mi avevano dato delle indicazioni generiche. Dopo aver girato a vuoto per un paio d’ore, incontro una signora a cui chiedo informazioni. Era proprio lei, la sorella del maresciallo D’Alessio, che mi raccontò questa storia, pubblicata nel mio libro “Al di là della notte” ed. Tullio Pironti
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«Non aveva saputo dire di no al nuovo capitano. E così, nonostante avesse finito l’orario di servizio, andò in perlustrazione per la città. Ma quella sua disponibilità lo portò alla morte». Maria D’Alessio, settantacinque anni ben portati, racconta l’ultimo giorno di servizio del fratello Luigi, maresciallo dei carabinieri a Torre Annunziata, che perse la vita in un conflitto a fuoco con alcuni camorristi, l’8 gennaio del 1982. Luigi D’Alessio era originario di Lusciano, paesino dell’agro aversano in provincia di Caserta. Aveva sposato una sua concittadina, Maria Russo, più giovane di dieci anni, da cui aveva avuto quattro figli. Ne sono vivi tre, Stefania, Nicola e Isabella. «Andavamo spesso a casa sua a Torre Annunziata», racconta la sorella Maria, che abita ancora a Lusciano, «anche perché uno dei figli era gravemente malato. Quel giorno lo venimmo a sapere verso le undici di sera che mio fratello era morto in uno scontro a fuoco.

Nella sparatoria morì anche una povera ragazza, Rosa Visone, di sedici anni». Tutta la tragedia di quella sera si consumò in pochissimo tempo. Erano da poco passate le venti. Il maresciallo Luigi D’Alessio, che comandava la stazione dei carabinieri di Torre Annunziata, stava smontando dal servizio. Doveva correre a casa. Uno dei suoi quattro figli non stava molto bene e questo lo preoccupava fortemente. Da poco era arrivato anche il nuovo comandante della Compagnia, il capitano Gabriele Sensales.

«Luigi», racconta Maria, «non se la sentiva di dirgli: “Devo andarmene perché ho finito il turno e sono preoccupato per mio figlio malato”. Così salirono sulla Fiat 500 di mio fratello in tre per perlustrare la città. La guidava il capitano Sensales, Luigi al fianco e dietro un altro collega, il maresciallo Gerardo Santulli. Tutti e tre in borghese». Cominciarono a girare per le varie zone della città. Dal vecchio borgo, passando per le vecchie terme, trasformate in pastificio. Poi più vicino al mare. Percorsero lentamente una delle più importanti arterie di Torre Annunziata, quella che congiunge la città con il grande porto, dove all’epoca i contrabbandieri di sigarette ormeggiavano gli scafi blu. Questa parte della città aveva assunto un ruolo strategico nel contrabbando di sigarette da quando il porto di Torre Annunziata era diventato il terzo in Campania per attività commerciale.

Tutto il tratto del Tirreno che va da Torre Annunziata al litorale domizio era controllato dai clan della camorra. Ogni tratto di mare era assegnato ad un clan che assicurava uomini disposti a tutto e motoscafi molto potenti in grado di sfuggire a quelli della Guardia di Finanza. Ed è proprio nel centro cittadino che i tre militari avvistano una Simca Horizon targata Milano con a bordo quattro pregiudicati. Due di essi vengono riconosciuti dal maresciallo D’Alessio. Il capitano Sensales con la Fiat 500 comincia a seguirli e poco dopo affianca l’auto sospetta e intima all’autista di fermarsi. I malviventi a quel punto accelerano per darsi alla fuga e cominciano a sparare. La cinquecento si ferma. Il maresciallo D’Alessio esce dall’auto, ma in pochi attimi dalla Simca fanno fuoco con una lupara che prende in pieno il maresciallo D’Alessio. Gli altri due carabinieri rispondono al fuoco. È un inferno. Si spara all’impazzata in pieno centro cittadino. Nella strada principale di Torre Annunziata sembra di stare al fronte. La gente scappa in tutte le direzioni.

I negozi abbassano le saracinesche. I bar sbarrano le porte, mentre i banditi in fuga continuano a fare fuoco con pistole e colpi di lupara. «Mio fratello muore quasi subito», dice singhiozzando Maria D’Alessio, «all’ospedale arriverà già cadavere. Anche gli altri due carabinieri vengono feriti, ma leggermente». Il capitano Sensales al braccio e all’avambraccio destro. Il maresciallo Santulli all’occhio sinistro. Quando tutto sembra finito e con i banditi ormai lontani, si odono le grida di una ragazza che stringe tra le braccia un’altra ragazza, tutta piena di sangue. È stata colpita da alcuni proiettili. E ora è priva di vita. È Rosa Visone. Aveva solo sedici anni. Rosa stava tornando a casa insieme a sua sorella, Lina. Avevano tentato di scappare anche loro. Si tenevano per mano. Volevano ripararsi dentro un palazzo. Un proiettile colpì Rosa prima che potessero mettersi al riparo. Più in là si odono altre grida. C’è anche un altro passante ferito, è Tancredi Mariotti, di ventiquattro anni. Viene colpito alla schiena. Anche lui non ce l’ha fatta a nascondersi. Vengono trasportati tutti in ospedale. Ma per il maresciallo Luigi D’Alessio e per Rosa Visone non c’è più nulla da fare. Al nosocomio arrivano i parenti di Rosa e Tancredi. Grida, imprecazioni, lacrime, dolore. Scene che da quelle parti sono frequenti. Ma per i familiari che piangono i loro cari non ci sarà mai l’abitudine al dolore.

La moglie del maresciallo D’Alessio, Maria Russo, viene avvisata non appena il marito arriva in ospedale. Anche per lei sarà uno strazio. Aveva già da sopportare il dolore del figlio malato. Adesso perde anche il marito. «Oggi, grazie a Dio», dice Maria D’Alessio, la sorella del maresciallo ucciso, «i figli sono tutti sistemati. Ma è il dolore per la morte di Luigi che non se n’è mai andato. Chi ripagherà tutti noi della sua mancanza? È stata davvero difficile abituarsi a pensare che Luigi non c’era più. Che non sarebbe tornato più a casa. Che non avrei più rivisto quel mio fratello così bello quando indossava la divisa di carabiniere». Maria si commuove ancora e pensa ai suoi due
figli che si sono arruolati nell’Arma come lo zio. «Sì, quando tornano a casa i miei due ragazzi, è come se vedessi mio fratello che torna dal servizio. Sono sempre preoccupata che anche a loro possa accadere una cosa del genere». Alla sua morte il maresciallo Luigi D’Alessio è insignito della medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione: «Durante servizio preventivo automontato capeggiato da ufficiale, intercettava autovettura con a bordo quattro persone, due delle quali riconosciute per pericolosi latitanti, le affrontava con determinazione e sprezzo del pericolo. Fatto segno a proditoria azione di fuoco, benché mortalmente ferito, trovava la forza di reagire con l’arma in dotazione prima di abbattersi esanime al suolo. Fulgido esempio di attaccamento al dovere spinto fino all’estremo sacrificio. Torre Annunziata (NA), 8 gennaio 1982».

Alla sua memoria è intitolata, dal 1° aprile 2009, la Caserma dell’Arma sede del Comando Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata (NA). Anche in provincia di Caserta Luigi D’Alessio lo ricordano in tanti. AParete gli hanno intitolato la Caserma e a Lusciano una strada. È la strada dove nacque il 20 di febbraio del 1938, che si trova proprio di fronte alla chiesa principale del paese.

Luigi D’Alessio è sepolto nel cimitero di Lusciano. «Ci vado spesso», dice ancora la sorella Maria, «porto fiori sulla sua tomba. È l’unica cosa che mi è rimasta ancora da fare per lui».

 

 

 

Dal libro: Dead Silent  Life Stories of Girls and Women Killed by the Italian Mafias, 1878-2018 di Robin Pickering Iazzi University of Wisconsin-Milwaukee, rpi2@uwm.edu

 

 

 

 

 

 

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