23 Gennaio 1990 Sciara (PA). Assassinato Angelo Selvaggio, bambino di 11 anni, ucciso per aver rubato due pecore.
Angelo Selvaggio venne ucciso a 11 anni. “Selvaggio di nome e di fatto…” borbottavano gli adulti, guardandolo e scuotendo il capo. Eh sì, perché Angelo era un demonietto. Orfano di padre, viveva con la madre a Sciara, il paese di Salvatore Carnevale. Era uno di quei bambini di cui i maestri o i professori dicono: “è intelligente, è furbo, è perspicace, ma ha l’argento vivo addosso!” La madre Santina Rizzo ne aveva denunciato la scomparsa il 23 gennaio 1990. Due giorni dopo venne trovato sotto un cespuglio all’ingresso del paese: era stato ucciso a coltellate per avere rubato due pecore.
(Fonte: instoria.it)
Articolo da La Repubblica del 26 Gennaio 1990
UCCISO IN UN DUELLO TRA BAMBINI?
di Alessandro Ziniti
SCIARA Aveva undici anni. Lo hanno trovato sgozzato e con il corpicino martoriato da ferite da arma da taglio. Angelo Selvaggio, bambino vivace ed allegro, era scomparso due giorni fa. L’ atroce e ancora inspiegabile delitto è avvenuto a Sciara, piccolo centro delle basse Madonie, a pochi chilometri dalla cittadina industriale di Termini Imerese. Un paese di poche migliaia di abitanti dove la vita scorre tranquilla, mai sfiorato dalle faide mafiose o dai traffici di droga. Unico indizio per gli inquirenti un coltellino, pulito, senza tracce di sangue, trovato sotto il cadavere.
Per tutta la notte, nella caserma di Sciara, i carabinieri hanno tenuto sotto torchio un altro ragazzino di undici anni, A.C. È l’ ultimo che ha visto Angelo vivo. Insieme si sono allontanati dalla piazza principale del paese poco dopo le 19 di martedì. È ancora presto per fare ipotesi, ma gli inquirenti non escludono che Angelo Selvaggio possa essere rimasto ucciso al termine di una lite tra ragazzi affrontatisi, nonostante la tenera età, a colpi di coltello.
A trovare il corpicino di Angelo Selvaggio, ieri, poco dopo le 14,30, è stato uno zio del bambino. Salvatore Panzarella, 52 anni, cugino dei genitori di Angelo, si era recato in campagna con il suo cane per recuperare alcune pecore del gregge che aveva smarrito. In prossimità del campetto di calcio, alla periferia del paese, sulla strada provinciale che da Sciara porta a Termini Imerese, il rinvenimento. Sentivo il cane che tirava, poi abbaiava, forse aveva riconosciuto l’odore di Angelo racconta in lacrime Salvatore Panzarella. Mi sono fatto condurre e l’ho trovato: era poco più che un fagottino rosso di sangue. Ripiegato su se stesso, Angelo giaceva ai margini del campetto, il volto ridotto ad una maschera di sangue, la gola tagliata, il torace e gli arti sfregiati, quasi che qualcuno avesse infierito su di lui con inaudita violenza.
Un fatto analogo, con diverso mevente, accadde alcuni anni fa quando, Claudio Domino, un bambino di Palermo, fu ucciso dalla mafia. Senza fiato, Salvatore Panzarella è corso fino alla caserma dei carabinieri, lasciando il cane a guardia del corpicino ormai privo di vita del nipote. È stato il medico legale, intervenuto insieme al sostituto procuratore della Repubblica di Termini Imerese Ugo Cartosio, a scoprire l’unico indizio di questo brutto giallo. Un coltellino, dalla lama sottile, perfettamente pulito, senza una goccia di sangue, giaceva sotto il corpo del bambino. Quasi che Angelo, trovatosi faccia a faccia con il suo antagonista, lo avesse estratto nel disperato, quanto vano, tentativo di difendersi.
Attratto in una trappola mortale o morto tragicamente in uno stupido duello tra coetanei? Un interrogativo ancora senza risposta e al quale gli investigatori stanno lavorando cercando di ricostruire le ultime ore di Angelo Selvaggio. I carabinieri lo cercavano già da ventiquattro ore. Avevano passato a setaccio tutte le stradine del paese e le campagne dopo che la madre del bambino, Santina Rizzo, di 36 anni, ne aveva denunciato la scomparsa. La donna si era presentata mercoledì mattina, in lacrime, alla caserma dei carabinieri pregandoli di fare qualcosa, di ritrovarle il figlio.
Angelo, allegro e sorridente come sempre, era uscito da casa martedì pomeriggio dopo pranzo. Il bambino era tornato da scuola, aveva riposto la cartella, mangiato un boccone ed era uscito a giocare con gli amici come faceva ogni pomeriggio. Ma a sera non era rincasato. Santina Rizzo non si era preoccupata più di tanto. Non vedendo tornare il figlio per cena aveva pensato che Angelo, come soleva fare spesso, fosse rimasto a dormire dalla nonna. Solo mercoledì mattina, la donna aveva lanciato l’ allarme.
Le prime indagini dei carabinieri sono state sufficienti a ricostruire i movimenti di Angelo. Il ragazzo è stato visto, per l’ ultima volta, intorno alle 19 di martedì. Con un gruppo di amici giocava in piazza Castello Reale, nei pressi di una macelleria. Poi si è allontanato con un coetaneo, A.C., anche lui di undici anni. Da allora nessuno lo ha più visto. Rintracciato dai carabinieri, il ragazzino non ha saputo fornire alcuna indicazione utile. Ha perfino negato di essersi incontrato martedì con Angelo. Impaurito, chiuso nel suo mutismo, A.C. è stato portato in caserma. I carabinieri e il magistrato lo hanno interrogato fino a tarda notte. Il ragazzino potrebbe essere in qualche modo coinvolto nella vicenda. Potrebbe aver litigato con Angelo e poi, entrambi armati di coltelli, sarebbe stato più veloce nel colpire. Potrebbe anche aver visto qualcuno, sapere qualcosa.
Angelo Selvaggio apparteneva ad una famiglia tranquilla. Aveva appena tre anni quando il padre, Giovanni Selvaggio, operaio dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, morì per un infarto. Lasciava la moglie, Santina, bidella presso la scuola materna di Sciara, tre figli e uno in arrivo. Angelo era il terzo. Giovanni, il più grande, ha oggi quindici anni, Biagina ne ha tredici, Ivana otto. Una famiglia tranquilla, modesta, che vive della pensione che ha lasciato Giovanni Selvaggio e del modesto stipendio della madre. Un bambino come tanti altri, Angelo, che trascorreva le sue giornate tra casa, scuola (frequentava la prima media) e la piazza del paese dove giocava con gli amici. Tutte le sere racconta un cugino della madre, proprietario del bar principale del paese Angelo veniva qui al bar. Giocava ai video con gli amici. Non era litigioso, non aveva mai creato alcun problema. Poi, puntuale, intorno alle 20,30 tornava a casa, o andava dalla nonna alla quale era molto affezionato.
La sera di martedì, il bar era chiuso per il riposo settimanale. Per tutta la notte, nella caserma dei carabinieri, sono sfilati gli amichetti di Angelo, i suoi compagni di scuola, i familiari. L’ ipotesi del delitto di un maniaco sembra esclusa: il bambino era perfettamente vestito, il suo corpo non presentava alcun segno di violenza carnale. L’ autopsia sul corpo di Angelo Selvaggio potrà fornire indicazioni utili per individuare il tipo di coltello con cui è stato ucciso.
Articolo da L’Unità del 26 Gennaio 1990
Massacrato a coltellate a 11 anni
di Francesco Vitale
Un bambino di 11 anni è stato ucciso con cinque coltellate a Sciara, un paesino alle porte di Palermo. Il piccolo, che si chiamava Angelo Selvaggio e frequentava la prima media, era scomparso di casa da martedi. Il corpo è stato scoperto dallo zio in campagna, alla peroferia del minuscolo centro agricolo. Un gioco finito in tragedia oppure opera di un bruto?
PALERMO. undici anni, una morte orrenda. Massacrato a coltellate e poi abbandonato in aperta campagna. In Sicilia ancora sangue, ancora barbarie, ancora un omicidio raccapricciante ed
inspiegabile. Il corpo martoriato del piccolo Angelo Selvaggio è stato ritrovato ieri pomeriggio poco dopo le 15 nelle campagne che circondano Sciara, un minuscolo centro agricolo alle porte di Palermo. Angelo si era allontanalo da casa martedì scorso, ma la madre ne aveva denunciato
la scomparsa soltanto il giorno dopo, aspettando inspiegabilmente 24 ore prima di rivolgersi ai carabinieri del paese. A scoprire il corpo del bambino è stato un lontano parente, Salvatore Panzarella, 52 anni, pastore, che stava facendo pascolare il suo gregge.
Angelo é stato ucciso con almeno cinque coltellate sferrate con violenza alla gola, al petto e allo stomaco. Sotto il corpo del bambino é stato ritrovato un coltellino che presumibilmente apparteneva al piccolo ucciso. L’ultima volta Angelo era stato visto alle 19 di martedì nella piazza del paese mentre mangiava un gelato in compagnia di un suo coetaneo, che è stato fermato ed interrogato a lungo dai carabinieri. Un delitto orrendo e misterioso. Una lite tra ragazzi finita in tragedia? Opera di un bruto?
La chiave del giallo sembra essere nella testimonianza del compagnetto di Angelo, che secondo i militari dell’Arma sa perfettamentecome si sono svolti i fatti. La madre del bambino ucciso, Santina Selvaggio, 36 anni, è bidella nella stessa scuola del figlio, che frequentava la prima media. Vedova da 10 anni, Santina aveva allevato da sola quattro figli: Angelo e i suoi tre fratelli. Ivana di 8 anni,Biagina di 13 anni e Giovanni di 15 anni. Il padre, Giovanni Selvaggio, operaio alla Fiat di Termini Imerese, era morto otto anni fa per un infarto.
Ai carabinieri che l’hanno interrogala Santina Servaggio ha spiegato di non aver denuncialo subito la scomparsa di Angelo perché il bambino si fermava spesso a dormire dalla nonna. Appassionato di videogiochi, Angelino, come lo chiamavano affettuosamente parenti ed amici, è descritto come un bambino vivace ma che non aveva mai destato particolari preoccupazioni nei familiari per il suo comportamento.
L’omicidio di ieri ricorda molto da vicino quello di un altro bambino, Salvatore Celentano, di Siracusa, sequestrato e poi trovalo con il cranio fracassato in una discarica nella primavera di due anni fa. Anche in quell’occasione si parlò di un gioco tra ragazzi finito in tragedia.
L’uccisione di Angelo, però, presenta alcune anomalie rispetto a quello di Siracusa. Il bambino è stato colpito più volte con un grosso coltello: un’azione per la quale occorre una buona dose di forza. È stato quel coltellino trovato sotto il corpo della vittima a indirizzare le indagini verso una lite con alcuni coetanei.
Quando é stato ritrovato Angelo era morto da parecchie ore, quindi l’omicidio sarebbe da far risalire alla notte precedente. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Ambrogio Cartosio, che per tutta la notte ha ascoltato numerosi testimoni.
Articolo da L’Unità del 12 Febbraio 1990
Storia di Angelino ucciso a undici anni
Di Francesco Vitale
Un bambino di 11 anni sgozzato. Un paese che si chiude nel silenzio più assoluto. Una madre che urla il suo dolore. Sciara, a 15 giorni dall’omicidio di Angelino Selvaggio, si presenta come un «paese tomba». In molti conoscono la verità, ma le sole due voci sono quelle della madre del bambino e di Francesca Carnevale: suo figlio Turi, sindacalista, fu ucciso dalla mafia 35 anni fa.
SCIARA (Palermo) Hanno ucciso un bambino di 11 anni, ma in paese nessuno parla, nessuno sa niente. Sgozzato e poi abbandonato in campagna. Angelino Selvaggio, bambino vispo ed intelligente, ha smesso di correre per le stradine di Sciara. Ha smesso di ribattere ai rimproveri degli adulti. Ha smesso di fare irruzione negli orti dei vicini per raccogliere un mazzo di cipolle. Ha smesso per sempre. Sciaran nelle prime ore di un pomeriggio qualsiasi, è una tomba.
«Angelino? Non so chi sia. Non l’ho mai visto». È un ritornello ossessionante, che mette i brividi addosso. Possibile che, a 15 giorni dall’omicidio, non sia stato scoperto l’assassino? Possibile che nessuno sappia niente? Possibile, anche se Sciara non raggiunge i 3mila abitanti, anche se Angelino è stato visto da un mucchio di persone poche ore prima che venisse ucciso. Da 15 giorni. Santina, la madre del bambino, cerca il colpevole. In paese la chiamano «la bidella». Donna forte e bella. Dopo la morte del marito, otto anni fa, ha avuto decine di proposte di matrimonio. Le ha rifiutate tutte. Santina urla il suo dolore e la sua rabbia.
Proprio come fece 35 anni fa un’altra madre di Sciara, Francesca Carnevale: suo figlio Turiddu, 30 anni, socialista, segretario della Camera del lavoro, venne ucciso dalla malia. Perché dava fastidio ai boss che dalla campagna preparavano l’assalto alle città. Cosi quelle delle due madri ferite, diventano le sole voci di Sciara. La schiena curva, lo scialle nero su una crocchia bianca, Francesca Carnevale piange ricordando il suo Turi: «lo so cosa prova una madre quando le uccidono un figlio. Si impazzisce per il dolore. Mio figlio fu ammazzato dalla mafia. Angelino no: in questo caso è tutto più confuso. Non si può uccidere un bambino di 11 anni senza un motivo. Qualcosa è successo ma non dovete chiederlo a me. io sono troppo vecchia per pensare» .
Al chiacchiericcio del paese si contrappone l’urlo di dolore di Santina Selvaggio, questa madre distratta che lascia passare un’intera notte prima di denunciare la scomparsa del figlio pensando che fosse andato a dormire dai nonni: «Forse qualcuno ha voluto farmi pagare i miei continui rifiuti – dice – ma se è cosi perché non si è vendicato su di me? Poteva incendiarmi la macchina, dare fuoco alla mia casa. Cosi avrei lasciato questo posto, sarei andata in Germania da mia sorella ». È un monologo interminabile di una madre distrutta dal dolore, senza più lacrime né sonno: «Angelino ce l’ho davanti agli occhi sempre, anche la notte. Nella mia testa rieccheggiano le ultime parole che mi ha detto lunedì pomeriggio, il giorno prima di sparire. Qualcuno, in piazza, gli aveva fatto un complimento: “Angelù, Angelù, hai occhi bellissimi, che ti passi la matita?”. Lui aveva risposto in modo sgarbato perché si era sentito offeso. Non feci caso alle parole del bambino ma adesso quell’episodio mi è ritornato in mente». Per un attimo Santina pensa all’opera di un maniaco ma aggiunge: “È vero, Angelino aveva occhi belli e in paese tutti gli facevano i complimenti”. E allora chi ha ucciso il piccolo? E perché? Come è possibile che il bambino sia stato visto in piazza alle 21 di martedì in compagnia del suo amico Antonino e poi si sia dileguato? Santina si tormenta con queste domande.
Ha una sola certezza: “Se avessi il più piccolo indizio…”-. E aggiunge “Chi lo ha ucciso deve squagliare a poco a poco, come la cera”. Nel suo delirio di madre accecata dal dolore punta il dito contro tutti: “Non volevo che Angelo frequentasse Antonino, perché era più grande di lui e lo plagiava”. La madre, subito dopo l’omicidio è venuta a casa a dirmi che suo figlio non c’entra , che loro sono con la coscienza a posto. Io non ho motivo di dubitare. Ma c’è un mistero: “Tutti a Sciara sapevano che Angelino era scomparso prima ancora che mi rivolgessi ai carabinieri. Casa Selvaggio si affaccia su un budello in salita alle pendici della montagna. Una palazzina a due piani presa in affitto dove Santina vive con i suoi tre figli, Gianni, Biagina e Ivana.
“Una vita di stenti – dice lei – con la preoccupazione di dover portare la famiglia dopo la morte di mio marito. Di mattina lavoro come bidella alla scuola materna, di pomeriggio faccio la cameriera. Dei miei figli mi sono sempre occupata io. Non mi davano particolari pensieri. Ora hanno scritto che Angelino a un teppista: è falso. Era un bambino vivace, intelligente ma non faceva male a nessuno. Chieda pure in giro, se aveva mai fatto nulla di male». Ma di Angelino, a Sciara, sono pochi quelli disposti a parlare. È come se questo delitto debba essere dimenticato in fretta: “Nessuno vuole dimenticare, ma prima di accusare qualcuno ci vogliono prove certe”, dice Antonino Cannizzaro, segretario comunale, da 17 anni a Sciara. Per il segretario si è trattato di un delitto preterintenzionale: “Sarebbe sconvolgente pensare che qualcuno abbia ideato un piano per uccidere il piccolo».
“Zu” Angelo, 73 anni, un figlio carabiniere in Sardegna, sta seduto davanti alla porta di casa. Lui, il bambino lo vedeva quasi ogni giorno: “Passava da qui correndo per andare in piazza. Mi sembrava tranquillo: non voglio pensare come l’hanno ridotto, povero figlio”. Nella palazzina dei carabinieri, il brigadiere Lombardo continua a ripetere: “Non posso dire nulla, è tutto in mano ai miei superiori a Palermo”. La porta della chiesa è sbarrata. Padre Ciccio, il parroco del paese, ha dovuto raggiungere il capoluogo siciliano. Due ragazzi su un trattore s’arrampicano in una trazzera. Stefano, 16 anni, ha lasciato presto la scuola “perché con il trattore, dice, mi diverto di più. Angelino? Si, lo conoscevo. Perché l’hanno ammazzato? Se lo sapessi non sarei qui».
Il procuratore di Termini Imerese, Giuseppe Prinzivalli, titolare dell’inchiesta, ammette: “Si tratta di un caso difficile, molto difficile. Di certo c’è solo che il bambino è stato ucciso in un posto diverso da quello dov’è poi stato trovato il suo corpo”. I carabinieri di Palermo hanno più di un indizio. Ma le loro ipotesi investigative si perdono nell’alveare di coperture e omertà di un paese che vuole dimenticare.
Fonte: palermotoday.it
Articolo del 23 gennaio 2018
L’omicidio dimenticato di Angelo: ucciso a coltellate a 11 anni per avere rubato due pecore
di Alessandro Bisconti
In un altro 23 gennaio (del 1990), 28 anni fa esatti, il ritrovamento del bambino ammazzato a Sciara, nelle Madonie, per una storia di piccoli furti
Angelo ha 11 anni. Lo descivono come un bimbo vivace e allegro. E’ scomparso da due giorni. Il 23 gennaio 1990 – 28 anni fa esatti – arriva la tragica notizia. A fare la macabra scoperta è un pastore che era andato in campagna per cercare quattro pecore che si erano allontanate dal gregge. E’ un cane a indirizzarlo verso Angelo. Abbaia, forse riconosce l’odore. E trova il bambino. Angelo è morto: ha il corpicino martoriato da ferite da arma da taglio. E’ un martedì, come oggi. Siamo a Sciara, minuscolo paese delle Madonie. Il pastore schizza verso la caserma dei carabinieri e lascia il cane a guardia del corpicino di Angelo ormai privo di vita. Il bambino ha il volto ridotto a una maschera di sangue, la gola tagliata, il torace e gli arti sfregiati.
Gli inquirenti trovano un coltellino, pulito, senza una goccia di sangue, sotto il cadavere. Per tutta la notte, nella caserma di Sciara, i carabinieri interrogano un altro ragazzino. E’ lui l’ultimo che ha visto Angelo vivo. Si pensa che il piccolo sia rimasto ucciso al culmine di un duello tra bambini.
Angelo viveva con la madre. Era orfano di padre, un operaio dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, morto per un infarto, quando lui aveva appena 3 anni. Era uscito da casa dopo pranzo in quello che sembrava un normalissimo martedì pomeriggio. Poi l’allarme. Per tutta la notte, nella caserma dei carabinieri, sfilano gli amici di Angelo. Partono le indagini, arrivano le prime conferme. Si dice che Angelo sia stato ucciso durante un regolamento di conti tra bambini. Forse per una storia legata a piccoli furti. Si parla di due pecore rubate. Ma la storia resta misteriosa. Perché si pensa che anche qualche adulto sia coinvolto nell’omicidio. E il sospetto è che Angelo abbia visto qualcosa che non avrebbe “dovuto vedere”.
Altri due uomini in seguito vengono accusati del delitto, ma non essendoci prove vengono assolti quasi subito. I pochi che avevano testimoniato, infatti, decidono di ritrattare. La madre di Angelo accusa i suoi compaesani di mancanza di solidarietà. Così decide di trasferirsi in Germania, con la figlia più piccola. Resta la verità stabilita dal medico. Angelo è stato ucciso con due colpi mortali: una coltellata al collo e l’altra al torace. Una crudeltà inaudita. Dopo l’omicidio il cadavere viene seppellito sotto un cespuglio. Poi Angelo diventa un angelo per sempre.