“Giancarlo Siani. Passione e morte di un giornalista scomodo” di Bruno De Stefano

Giancarlo Siani. Passione e morte di un giornalista scomodo
Perché un libro su Giancarlo Siani a quasi trent’anni dal suo assassinio? La risposta è semplice: perché di questo giovane cronista ammazzato il 23 settembre del 1985, un lunedì, si parla tanto ma si sa ancora pochissimo, e talvolta quel che si sa non corrisponde totalmente alla realtà. Si sa pochissimo del suo lavoro, del suo impegno e delle sue aspirazioni; ma soprattutto non si sa quasi nulla delle faticose indagini che hanno consentito di condannare killer e mandanti. Il libro che avete tra le mani non racconta solo la storia di un ragazzo di 26 anni finito davanti a un plotone di esecuzione di Cosa Nostra, ma prova ad andare oltre una semplificazione che lo ha trasformato in una sorta di “santino”: il giornalista-eroe giustiziato per aver coraggiosamente svelato le trame segrete della camorra. Leggendo gli atti delle inchieste emerge, infatti, una storia assai più complicata nella quale si mescolano incomprensibili silenzi, palesi omissioni, tentativi di depistaggio, vuoti di memoria inspiegabili, goffe e ridicole contraddizioni.

Edito da: Giulio Perrone, 2012, 2015

 

Articolo del 16 Luglio 2012 da  ilmattino.it
BRUNO DE STEFANO/GIANCARLO SIANI. PASSIONE E MORTE DI UN GIORNALISTA SCOMODO

Perché un libro su Giancarlo Siani a quasi trent’anni dal suo assassinio? La risposta è semplice: perché di questo giovane cronista ammazzato il 23 settembre del 1985, un lunedì, si parla tanto ma si sa ancora pochissimo, e talvolta quel che si sa non corrisponde totalmente alla realtà.

Si sa pochissimo del suo lavoro, del suo impegno e delle sue aspirazioni; ma soprattutto non si sa quasi nulla delle faticose indagini che hanno consentito di condannare killer e mandanti. Il libro che avete tra le mani non racconta solo la storia di un ragazzo di 26 anni finito davanti a un plotone di esecuzione di Cosa Nostra, ma prova ad andare oltre una semplificazione che lo ha trasformato in una sorta di «santino»: il giornalista-eroe giustiziato per aver coraggiosamente svelato le trame segrete della camorra.

Leggendo gli atti delle inchieste emerge, infatti, una storia assai più complicata nella quale si mescolano incomprensibili silenzi, palesi omissioni, tentativi di depistaggio, vuoti di memoria inspiegabili, goffe e ridicole contraddizioni. Una ragnatela di inganni all’interno della quale Bruno De Stefano si muove con passione e coraggio. Nel nome di Giancarlo Siani e, finalmente, della verità.

 

 

Articolo del 17 settembre 2012 da corrieredelmezzogiorno.corriere.it
Siani, le verità giudiziarie di un caso scomodo nel nuovo libro di De Stefano
di Carmine Festa

La vita, il lavoro, la morte del giornalista assassinato 26 anni fa nel volume pubblicato da Giulio Perrone

Ventisette anni fa al Vomero fu ucciso Giancarlo Siani. Del giovane giornalista, aveva 26 anni, la memoria è viva. il racconto dei colleghi, il premio in sua memoria, i frequenti riferimenti anche nella cronaca cittadina, ne hanno fatto una presenza ancora scomoda per chi ha vissuto gli anni Ottanta a Napoli e in provincia, per chi convive oggi con la memoria di una stagione che ha sublimato in essa le pericolose contiguità tra la politica e la malavita locale, tra il potere napoletano e quello più esteso che va oltre il perimetro della regione in cui è nato, ha lavorato e vissuto fino ai suoi 26 anni il cronista che il Mattino avrebbe assunto un mese dopo il suo assassinio. «La lettera era pronta – ha sempre sostenuto il direttore di allora Pasquale Nonno – e anche Giancarlo lo sapeva».

Ma non c’è solo l’angosciante amarezza per la morte di un collaboratore non ancora assunto nel racconto che i giornalisti fanno di Giancarlo Siani. Certo, quella è una tra le chiavi di volta – ma per addetti ai lavori – che spiega il ricordo vivo nella terra del precariato e del relativo qual è quella napoletana. Giancarlo Siani è vivo nella mente di molti giornalisti perché la sua fine consente di non abbandonare quegli anni, quel clima, quei ricordi che costituiscono ancora un validissimo riferimento per il racconto delle cose di oggi. Bruno De Stefano in «Giancarlo Siani, passione e morte di un giornalista scomodo» (Giulio Perrone Editore) racconta con un ritmo incessante quel caso. (Sarà presentato alla Feltrinelli di piazza dei Martiri, Napoli martedì prossimo ore 18,30).

La vita, il lavoro, la morte e la ricostruzione delle verità processuale di Giancarlo Siani tengono insieme un filo che si lega con le incursioni nei particolari che aggiungono riflessione alla storia ricostruita, un racconto che improvvisamente si annoda alla lettura di Napoli, della su provincia, del suo giornalismo e della sua malavita di quegli anni che arrivano fino a contaminare questi del primo decennio del Duemila. Il libro di De Stefano consente un valutazione completa di ciò che «il caso Siani» è stato ed è ancora. Tra i meriti assoluti del lavoro di De Stefano c’è quello di articolare la narrazione della storia attraverso l’esibizione di documenti relativi al suo dipanarsi dentro e fuori le aule di giustizia. Perché il «caso Siani» ha una sua verità processuale, ma non è chiuso. Lo dimostrano le reazioni alla pronuncia di quel cognome, le reazioni al ricordo di quegli anni e alle storie di quella malavita organizzata. Ecco perché immergersi con De Stefano nella trama di questa storia significa far vivere un racconto che non sarà di morte. I quattro colpi esplosi contro Giancarlo Siani quella sera del 23 settembre 1985 al Vomero non hanno potuto fermare niente. Neppure la scomodità di un ricordo di una persona e di un periodo storico che qualcuno si è illuso di eliminare con la fine di un vita. Il giornalista scomodo resta. Le verità, pure.

 

Fotocopertina ed articolo del 17 Settembre 2012 da julienews.it
Presentazione del libro “Giancarlo Siani. Passione e morte di un giornalista scomodo” di Bruno De Stefano

Alla Feltrinelli Libri e Musica Presentazione del libro “Giancarlo Siani. Passione e morte di un giornalista scomodo” di Bruno De Stefano – Giulio Perrone – Con l’autore intervengono Enza Alfano e Marcello Anselmo

I processi e le sentenze hanno stabilito che Siani è stato trucidato per aver scritto che il clan nuvoletta aveva venduto il boss Valentino Gionta ai carabinieri, facendolo arrestare: una manciata di righe che non contengono nessuna verità sconvolgente. Ma il ventiseienne Siani stava raccogliendo materiale sui rapporti tra camorra, politica e affari. E stava scrivendo un libro, di cui non c’è traccia. Qualcuno lo ha tradito da vivo e anche da morto.

Di Giancarlo Siani, giovane cronista del Mattino, ammazzato il 23 settembre del 1985 si sa poco o niente, è diventato – giustamente – uno degli eroi della lotta contro la camorra, un emblema per la ricerca della verità, ma del suo lavoro, del suo impegno, delle sue aspirazioni, e soprattutto di quelle faticose indagini che hanno condannato killer e mandanti per il suo omicidio non si sa quasi nulla.

Bruno de Stefano, ha cercato di andare oltre la semplificazione che ha trasformato Giancarlo Siani in un “giornalista-eroe” giustiziato per avere svelato le trame segrete della camorra. Leggendo gli atti delle inchieste, emerge, infatti, una storia assai più complicata nella quale si mescolano omissioni, depistaggi, inspiegabili vuoti di memoria, impacciate contraddizioni.

Bruno De Stefano: giornalista, è nato a Somma Vesuviana (Napoli) nel 1966. Ha seguito la cronaca nera e giudiziaria per molti quotidiani nazionali: «Paese Sera», «Il Giornale di Napoli», «Il Corriere del Mezzogiorno», «City». Tra le sue pubblicazioni: Napoli criminale, I boss della camorra, L’Italia delle mazzette, 101 storie di camorra che non ti hanno mai raccontato. Tutti per l’editore Newton Compton.

 

Articolo del 20 Settembre 2012 da ilmattino.it
Premio Siani 2012, l’eredità di Giancarlo ai giovani cronisti

di Marco Piscitelli

NAPOLI – Il 23 settembre di ventisette anni fa la camorra uccideva il giovane cronista del Mattino Giancarlo Siani. Appena giunto sotto casa sua a bordo della sua auto – una Mehari verde – il giornalista (aveva da pochi giorni compiuto 26 anni) fu assassinato brutalmente dai killer della camorra.

Il 24 settembre del 2012, nella “Sala Siani” del quotidiano Il Mattino, saranno consegnati i premi per ricordare la figura del giornalista napoletano. A vincere la nona edizione del “Premio Siani” sono stati, ex aequo, Maria Falcone con Francesca Barra per il libro «Giovanni Falcone, un eroe solo» e Bruno De Stefano con il volume «Giancarlo Siani. Passione e morte di un giornalista scomodo».

A ripercorrere in una videintervista le tappe di questa triste vicenda, raccontarne i retroscena e svelare il senso del premio intitolato alla memoria del cronista, sono Paolo Siani (fratello di Giancarlo), Geppino Fiorenza (“Associazione Giancarlo Siani” e “Associazione Libera”) e il magistrato Armando D’Alterio presidente della giuria del premio, procuratore della Repubblica di Campobasso che, nel 1993, riaprì le indagini sull’omicidio del giovane giornalista: inchiesta che portò all’arresto di quanti erano coinvolti nell’omicidio del giornalista napoletano.

All’interno dell’articolo i seguenti video:

Premio Giancarlo Siani 2012 (di Marco Piscitelli)

 

Premio Siani, l’intervista al pm che riaprì le indagini (di Marco Piscitelli)

 

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