IL DIARIO DI ANNALISA a cura di Matilde Andolfo e Mario Febbroni

Tullio Pironti Editore
 Napoli, dicembre 2005

Il 29 marzo, all’ospedale Bambino Gesù di Roma c’è Marco, un bambino di 5 anni che versa in gravissime condizioni. Ha bisogno di un cuore nuovo. Lo stesso giorno Giovanni Durante e sua moglie Carmela decidono di donare gli organi di Annalisa.
Fanno però una precisa richiesta, che dopo la donazione possano conoscere e abbracciare il bambino che porterà dentro di sé il cuore di Annalisa.

Questo libro è stato pubblicato per contribuire alla realizzazione di una cappella in memoria di Annalisa Durante.

indice:
Una mano assassina a Forcella
I funerali e il sogno
Il miracolo della donazione degli organi
La spina nel cuore di papa’ Giannino
Il presagio
La camorra e il motto di Forcella
Forcella un anno dopo
Annalisa e la scuola
Annalisa e il suo primo amore
Nunzia, l’amica del cuore
Sorelle “opposte”
Questa sono io
Don Luigi Merola, il parroco anti-camorra
Il sepolcro
Lettere dal carcere
Lettere dall’Italia e dal mondo
fine

nota da  librerianeapolis.it

 

Fonte:  repubblica.it
Articolo del 18 novembre 2005
Aveva 14 anni, morì per una pallottola vagante in uno scontro tra camorristi
Ora in un libro i suoi segreti. Con una profezia: “Il quartiere dove vivo è a rischio”
Il diario di Annalisa, uccisa per errore
“Vorrei fuggire, a Napoli ho paura”
di Conchita Sannino

NAPOLI – “Vivo e sono contenta di vivere, anche se la mia vita non è quella che avrei desiderato. Ma so che una parte di me sarà immortale”. Annnalisa sorride dal risvolto di copertina. Bionda, il volto d’angelo, ma lo sguardo di “scugnizza” catturava il presente con parole di mesta e tagliente lucidità, quella che tocca in dono ai bambini. “Cari genitori, quando Pasqua sarà veramente festa di Rinnovamento, papà avrà un lavoro vero e noi andremo via da Forcella”: ecco cosa scriveva, sei mesi prima di esser uccisa, Annalisa Durante, la quattordicenne caduta nei vicoli dell’antica Vicaria, il 27 marzo 2004, in uno scontro a fuoco tra camorristi.

Era un sabato sera, una pallottola vagante la centrò alla testa mentre si tratteneva sotto casa. Scapparono tutti, lei non ci riuscì: la madre si affacciò e vide i capelli color miele della secondogenita impregnati di sangue, gli occhi verdi già spenti. A leggere, oggi, i suoi appunti di fanciulla raccolti in un libro dai passaggi toccanti – “Il diario di Annnalisa”, Tullio Pironti editore, a cura di Matilde Andolfo e Mario Fabbroni – affiora il testamento di un’adolescente che tentò invano di sottrarsi al destino.

E che continua a esser simbolo dell’attesa di riscatto, oltreché immagine inesorabile di dolore e culto popolare. Decine di lettere e telegrammi, sul suo sepolcro peluche o odore di talco. Messaggi da New York a Santiago del Cile, da Barcellona al Texas.
“Un giorno diverrò grande. Eppure non riesco a immaginarmi. Forse me ne andrò, forse no. Mi mancherebbe le gite, la pizza che porta papà dopo il lavoro. Adoro la pizza fritta”, scrive nel diario.

Oltre la solarità trascinante del carattere, dietro l’aspetto di monella che si infliggeva piercing e tatuaggi contro il volere di mamma e già cominciava a guidare le auto dei corteggiatori più grandi, Annalisa coltivava angosce e presagi che affidava solo al suo diario. O al segreto dei temi in classe.

Scrive della criminalità che infesta il rione. Sogna di “fuggire da Napoli, viaggiare”: almeno fino a quando non fa irruzione nella sua vita Francesco, “l’amore” dell’adolescenza. “I grandi mi stanno appresso, ma io li sfotto, poi li lascio andare: mi spaventano. Mentre Francesco ha quasi la mia età, tra noi solo baci, anche se litighiamo sempre”.

È la ragazza che davanti alla tv non sogna solo di entrare nei programmi di Maria De Filippi: “Magari un giorno ballerò insieme a loro”, ma si interroga anche sui drammatici fatti di cronaca che avvengono a pochi metri da lei. “Non è giusto: si può morire così?”, scrive appena qualche mese prima di essere uccisa, ragionando in solitudine sull’omicidio di Claudio Taglialatela, assassinato per la rapina di un telefonino.

Claudio era solo il penultimo della lista. “Oggi abbiamo visto i funerali di Claudio in televisione. Abbiamo pianto tanto. Mia madre è sconvolta, dice che è la cosa più orribile perdere un figlio. A me mi è venuto il freddo addosso. Che tragedia. Perché si deve morire così? Non è giusto”. Era il 10 dicembre 2003. Il 27 marzo altri avrebbero iscritto Annalisa nello stesso elenco. “Il sogno di mio padre è portarci via da Forcella. Ha ragione. Non mi piace vivere qui”, scrive Annalisa nel diario.

Benché annoti, in classe, “nella città dove sono nata la gente sorride sempre”, troppe cose non le piacciono lì intorno. Ottobre 2003. “Le strade mi fanno paura. Sono piene di scippi e rapine. Quartieri come i nostri sono a rischio. Ci sono i ragazzi che si buttano via e si drogano senza motivo. La prof non sa bene i problemi del mio quartiere. La prof non può capire”. Ancora: “Mi fanno pena quei tossicodipendenti che barcollano tutti i giorni sotto le nostre case”.

Non le piace “lo sfruttamento e il lavoro nero. A Forcella ci sono fabbriche di borse, tante ragazze stanno per tutto il giorno chiuse lì. Hanno sempre le mani sporche. C’è mia sorella Manu: ma almeno il datore di lavoro non la costringe a lavorare quando non si sente bene”, aggiunge con candore Annalisa. E poi: non le piace la povertà di “tante amiche che non hanno una casa vera, ma vivono in una sola stanza. Anche io devo fare i compiti sul ballatoio, ma almeno ho una casa vera, sono fortunata”. Le fanno rabbia “i disonesti”. Che poi è il suo modo, di bambina nata a Forcella, di definire camorra i vicini di vicolo.

Tre giorni dopo il suo assassinio, i genitori di Annalisa, assistiti da un coraggioso prete, don Luigi Merola, donano tutti gli organi. “Qualcosa di Annalisa vive in sette persone”. I proventi del libro serviranno a costruire una cappella per Annalisa. È l’unico obiettivo di Carmela, sua madre. “Io e mio marito abbiamo avuto reazioni diverse. Lui va in Tribunale, fa i dibattiti. A me non interessa nulla. Spero solo che il sacrificio di Annalisa non sia stato inutile”.

 

 

Fonte:  napolitan.it
Articolo del 20 febbraio, 2015

“Il diario di Annalisa” il libro che racconta la vita interiore di Annalisa Durante.

Un gruppo di giovani amici, in una sera qualunque del lontano 2004, ridono, scherzano, come fanno tutti i ragazzi, in Via Vicaria Vecchia a Forcella, Napoli. Tra di loro una 14enne bionda, con gli occhi azzurri, Annalisa, sorrideva con l’innocenza di un’adolescente, il cui unico dovere è la spensieratezza. Poi, d’improvviso, il fracasso dei motorini.

Gli spari.

L’angelo biondo cade a terra. Una resa dei conti finita male che ha giustiziato chi davvero non c’entrava nulla.

Non è il canovaccio dell’ennesima serie televisiva sulla criminalità. Qui non c’è nulla di finto, niente di artefatto. Non ci sono eroi arroganti nè vendette furiose. Questa è la storia di Annalisa Durante, vittima innocente della camorra uccisa a Forcella il 27 Marzo 2004.

La storia di Annalisa ha fatto il giro d’ Italia e ha colpito tutti: istituzioni, personalità e gli stessi abitanti di Napoli, tanto che la sua storia viene narrata in Gomorra di Roberto Saviano e nel libro di Luigi Merola, Il cancro sociale: la camorra.

Dopo dieci anni, la morte di Annalisa sembra quasi svanita nel nulla. La ragazza dal viso angelico però resta e continua a vivere nelle pagine del suo diario, raccolte nel libro “Il diario di Annalisa” , Tullio Pironti editore, a cura di Matilde Andolfo e Mario Fabbroni, dove affiorano i pensieri e i desideri di un’adolescente già grande che analizza il presente e pianifica il futuro.

Cari genitori, quando Pasqua sarà veramente festa di Rinnovamento, papà avrà un lavoro vero e noi andremo via da Forcella oppure Un giorno diverrò grande. Eppure non riesco a immaginarmi. Forse me ne andrò, forse no. Mi mancherebbero le gite, la pizza che porta papà dopo il lavoro. Adoro la pizza fritta. Sono alcuni pensieri estratti dal libro, riflessioni che dimostrano la maturità tipica di chi, come Annalisa è stato costretto a crescere troppo in fretta, come se già avesse conosciuto il proprio destino: vittima di una guerra che non le apparteneva.

Annalisa Durante avrebbe compiuto 25 anni il 19 Febbraio scorso.

Tutto ciò che ci rimane di lei sono le testimonianze di amici e parenti e il grande tesoro racchiuso fra le pagine del suo diario. Pagine che dovrebbero essere condivise da sud a nord, da grandi e piccoli per combattere il grande cancro che affligge Napoli e l’Italia intera. Parole che dovrebbero fare il giro dei cuori e delle coscienze di tutto il mondo, per non permettere più a nessun proiettile vagante di far cadere un angelo bello e sincero come Annalisa.

Riflessioni da cui partire per curare un pensiero distorto e malato insediatosi ormai nel cuore di una cultura criminale che non conosce leggi, se non quelle della violenza e del sangue.

 

 

 

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *