TRA L’INCUDINE E IL MARTELLO. La denuncia di chi ha denunciato. (Inchiesta sul mondo dei testimoni di giustizia) di Angelo Greco

TRA L’INCUDINE E IL MARTELLO
La denuncia di chi ha denunciato. (Inchiesta sul mondo dei testimoni di giustizia)

di Angelo Greco
Edito da: L. Pellegrini Editore

Nota da: pellegrinilibri.it

Un complotto preordinato o la solita inefficienza burocratica? Quali sono le ragioni che hanno portato la politica a dimenticarsi dei testimoni di giustizia? Il segreto si svela da sè, nelle parole dei quasi settanta eroi,oggi tutelati da programmi di protezione disastrosi.
Una fuga ininterrotta, che porta quasi sempre alla morte. Del corpo o dello spirito.
Un’ analisi approfondita e spietata, a metà tra il romanzo ed il reportage. Che vi calerà nelle viscere di un problema sociale a tutti sconosciuto.
“A ben vedere, non è tanto importante chiedersi cosa modificare dell’attuale legge, ma piuttosto perché nessuno lo voglia fare”
Tra l’incudine e il martello entra nelle dimore protette dei testimoni di giustizia e racconta le loro vite, sotto un’apparente forma romanzata.
Vite incredibili ed eroiche, che schiudono le porte di un mondo ai confini del reale, dove i mostri sono prima i criminali, dopo i burocrati (“La mafia che ammazza le persone, lo Stato che ammazza la speranza” dice l’autore).
Tra le apparenti differenze dei “romanzi-storia” dei vari testimoni, l’autore scopre un punto comune tra di esse, che coincide con un momento storico preciso del nostro Paese. Perché lo Stato si è dimenticato dei testimoni?
Un’inerzia a cui l’autore si sforza di attribuire un significato
Giovanni Falcone, dall’alto della sua esperienza, diceva: “Se è vero, com’è vero, che una delle cause principali dell’attuale strapotere della criminalità mafiosa risiede negli inquietanti suoi rapporti col mondo della politica e con centri di potere extra-istituzionale, potrebbe sorgere il sospetto, nella perdurante inerzia nell’affrontare i problemi del pentitismo,
che in realtà non si voglia far luce sui troppo inquietanti misteri
di matrice politico-mafiosa per evitare di rimanervi coinvolti”.

E questo, di per sé, basterebbe più di tante parole.

 


Tratto da un”intervista all’autore (storiedilibri.it)

Parliamo un po’ di questo libro: da dove nasce l’idea di “tra l’incudine e il martello”?

Viviamo in un Paese che si autodefinisce “culla del diritto”, ma a furia di cullarlo questo diritto si è addormentato. Siamo un popolo con una cultura giuridica bassissima. A partire dalle scuole, gli stessi professori ignorano il peso della costituzione nella gerarchia delle fonti del diritto. Siamo un popolo di giudici: di questi, alcuni siedono nelle aule dei tribunali, ma la maggior parte sulle sedie dei barbieri. Tutti pronti a giudicare. E così nessuno sa che, al di là delle indagini dei magistrati e dei PM armati dei codici, i veri eroi del processo sono i Testimoni di giustizia. Che la gente – proprio per quell’accennata ignoranza – confonde con i Collaboratori di giustizia, ossia i pentiti. E invece i Testimoni (sono solo 71 in Italia allo stato attuale) sono persone incensurate che hanno avuto la sfortuna di assistere ad un crimine o di esserne vittima. E, di conseguenza hanno deciso di denunciarlo. Così hanno rinunciato non ad una mattinata (per andare in questura), ma all’intera loro vita. Perché vengono sottoposti a programmi di protezione incredibilmente fallimentari. Ecco, il centro del libro sono le narrazioni di questi eroi, un po’ come novelli Ulisse, fuori dalla loro Itaca, ciascuno in una località protetta, sempre a scappare, con la puzza della polvere da sparo alle spalle. E chi li tradisce di più è lo Stato (il titolo sintetizza appunto la condizione tra la ritorsione della criminalità e il tradimento dello Stato). Il libro racconta queste scottanti verità. E di fronte all’abbandono delle istituzioni a mio avviso c’è una spiegazione spietata.

Mi hanno detto: “Ma chi te la fa fare…? Perché ti scomodi… Tanto le cose non cambiano”. Erano le stesse parole che dicevano i poliziotti quando i testimoni volevano denunciare i delitti a cui avevano assistito. E arrivavano anche ad impedirgli di denunciare. L’altra sera, Benigni, nel corso della prima puntata di “Vieni via con me” ha detto: “Chi non denuncia il male, permette che si compia”.
Siamo tutti responsabili del male che ogni giorno viene compiuto davanti ai nostri occhi, se non lo denunciamo. Chi non si è mai confrontato con questo problema, dovrebbe cominciare a farlo. La nostra cultura italica è intrisa di omertà. Dal nord al sud. È un aspetto innato ed incosciente.
Voglio riconoscere anche il merito ad Antonio Nicaso, direttore della collana “Mafie”, in cui si inserisce questo volume, mio caro amico.

 

 

Angelo Greco Diretta Telestars Testimoni di Giustizia 20 05 11

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