COME NUVOLE NERE Vittime Innocenti di Raffaele Sardo
Editore Melampo
Prefazione di Paolo Siani
Fare Memoria
Lo sento quasi come un obbligo, un obbligo morale, ma forse anche un debito, non far perdere il ricordo delle vittime innocenti della criminalità.
Quello che proprio non sopporto oggi, dopo tantissimi anni, ventisette, è che Giancarlo, mio fratello, venga dimenticato, che possa diventare solo un nome, uno dei tanti. E con Giancarlo le oltre 300 vittime innocenti della criminalità in Campania.
Ecco perché, come dice don Luigi Ciotti, “commuoversi non basta più bisogna muoversi“.
Fare memoria, che vuol dire conoscere, comprendere, giudicare, porta a distinguere il giusto dall’ingiusto, a capire ciò che serve, “costringere a mobilitarsi e a farlo tutti insieme. Perché il vero cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi in prima persona, di fatti concreti, e della coesione dell’intero Paese“.
Per questo motivo, insieme al giornalista Raffaele Sardo, il nostro Centro Studi sta raccontando le storie di tutte le vittime innocenti della criminalità della Campania, attraverso le testimonianze dei familiari e dei sopravvissuti. E’ un debito che sento di dover pagare.
Forse serve anche a lenire un dolore sempre vivo. Ma è soprattutto un modo per mostrare che esistono in Campania donne e uomini giusti, rimasti per anni nell’ombra, duramente feriti ma consapevoli e coraggiosi. Uomini e donne che, seppur offesi nella dignità, negli affetti e nella memoria, hanno saputo reagire e rielaborare il loro dolore, trasformandolo in impegno civile. Uomini e donne che non fanno notizia, che forse non vedrete in tv, ma che per fortuna esistono. E sono la parte buona della nostra società, quella che noi vogliamo raccontare.
Sono tanti, troppi, i nomi, i volti e le storie da cui dobbiamo ripartire per sperare in un futuro diverso per le nostre terre, nomi che non vanno dimenticati.
Per dare pari dignità a tutte le vittime innocenti della criminalità, in questo volume, che segue Al di là della notte, pubblicato nel 2010, proponiamo storie riemerse dall’oblio grazie a un lavoro di ricerca quotidiana. La dignità di una vittima non può dipendere dalla mano assassina o dalla eco mediatica. Questo vale sia in termini di tutela giuridica, sia nell’ambito della formazione di una coscienza collettiva che condanni in egual misura ogni forma di violenza criminale.
Vogliamo rivolgerci soprattutto ai giovani, poiché un’indagine compiuta pochi anni fa negli istituti scolastici della Campania ha mostrato che i ragazzi conoscono benissimo i nomi e le storie dei boss della malavita, ma non altrettanto puntualmente i nomi e le storie delle vittime. Diventa quindi quanto mai necessario e opportuno raccontare la criminalità del nostro Paese ma dalla parte giusta, quella delle vittime, non quella dei carnefici. E questo libro vuole essere un tentativo in questo senso. Chi sa che così non accada che qualche sceneggiatore, regista, produttore leggendolo non trovi la giusta ispirazione.
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Presentazione del libro “Come nuvole nere” di Raffaele Sardo
Istituto Pontano – 8 maggio 2013
Fonte: tramefestival.it
14 giugno 2013
COME NUVOLE NERE
SINOSSI
Una Campania inquieta e violenta. Questo libro ne racconta la storia contemporanea attraverso gli occhi e la memoria di chi ne è stato travolto: giornalisti, magistrati, poliziotti, guardie carcerarie e semplici cittadini, prima vittime di fatti tragici, poi infangati o dimenticati. Storie di vittime innocenti della camorra, del terrorismo, del dovere. Storie di uomini coraggiosi. Di familiari lasciati soli che ne hanno raccolto il testimone trasformando il dolore in impegno civile. I racconti compongono così un mosaico di resistenza civile, diverso dalla cronaca e dalla storiografia ufficiale. Restituiscono uno spaccato di un’Italia ferita ma che reagisce, consapevole, coraggiosa e responsabile. Un’Italia rimasta per anni ai margini ma con la piccola presunzione di far diventare le sue testimonianze storia nazionale. Un libro crudo e partecipe, che narra la quotidianità della violenza e canta la normalità delle sue vittime, sottraendole sia all’oblio, sia alla retorica del martirio. E che non può lasciarci indifferenti.
I PROTAGONISTI
Antonio Marino, 22 anni, agente di polizia. Ucciso il 12 aprile 1973.
Giovanni Pomponio, 55 anni, vice brigadiere di polizia. Muore il 30 ottobre 1975.
Pasquale Polverino, 23 anni, cameriere. Ucciso il 4 maggio 1977.
Raffaele Iozzino, 25 anni, agente di polizia. Ucciso il 16 marzo 1978.
Girolamo Tartaglione, 65 anni, magistrato. Ucciso il 10 ottobre 1978.
Alfredo Paolella, 56 anni, docente. Ucciso l’11 ottobre 1978.
Antonio Esposito, 25 anni, agente di polizia. Ucciso il 26 gennaio 1980.
Nicola Giacumbi, 52 anni, magistrato. Ucciso il 16 marzo 1980.
Pino Amato, 49 anni, politico. Ucciso il 19 maggio 1980.
Pasquale Russo, 82 anni, contadino. Ucciso il 23 luglio 1980.
Mena Morlando, 25 anni, insegnante. Uccisa il 17 dicembre 1980.
Mariano Mellone, 33 anni, e Francesca Moccia, 48 anni. Morti il 12 marzo 1981.
Luigi Carbone, 57 anni, brigadiere di polizia, e Mario Cancello, 33 anni, dipendente della Regione. Uccisi il 27 aprile 1981.
Ciriaco Di Roma, 30 anni, agente di polizia. Ucciso il 21 ottobre 1981.
Ciro Capobianco, 21 anni, agente di polizia. Muore il 7 dicembre 1981.
Andrea Mormile, 30 anni, maresciallo di polizia. Ucciso il 3 settembre 1982.
Antonio De Rosa, 46 anni, medico. Ucciso il 23 ottobre 1982.
Ignazio De Florio, 24 anni, agente di custodia. Ucciso l’11 ottobre 1983.
Mario Diana, 49 anni, imprenditore. Ucciso il 26 giugno 1985.
Giancarlo Siani, 26 anni, giornalista. Ucciso il 23 settembre 1985.
Vittorio Esposito, 32 anni, agente di polizia. Ucciso il 7 luglio 1986.
Mario Ferrillo, 41 anni, impresario. Ucciso il 5 novembre 1986.
PERCHÈ QUESTO LIBRO?
Sono oltre 300 le vittime innocenti della criminalità in Campania. Eppure un’indagine condotta tra gli studenti della regione ha rivelato che i ragazzi conoscono le storie e i nomi dei carnefici, ma non quelli delle loro vittime.
Come racconta Nando dalla Chiesa nella sua presentazione: «Questo libro fa parte di un preciso progetto culturale: far riemergere le microstorie delle vittime della violenza in Campania. Tutte le vittime, almeno dell’ultimo mezzo secolo, quello che ha visto la camorra ubriacarsi di denaro e di potere e devastare corpo e anima di uno dei luoghi più belli al mondo. E che per un periodo apparso infinito ha visto sovrapporsi alla violenza sanguinaria dei clan anche quella del terrorismo. Sono storie di cittadini per bene che chiedono solo di potere svolgere il proprio lavoro. O di servitori dello Stato, che, magari in solitudine, si fanno carico dei mali sociali pagando a volte il prezzo di complicità indecenti. E alla fine la quantità di queste storie compone un mosaico sconvolgente; che assume il respiro della storia grande».