12 Luglio 1992 Villa di Briano (CE). Restano uccisi Luigi Sapio e Egidio Campaniello, due pensionati, in un raid contro un boss di camorra.

Egidio Campaniello e Luigi Sapio erano amici di lunga data, entrambi pensionati e residenti nel paesino di Villa di Briano. Il 12 luglio 1992, all’uscita dalla Chiesa di via Sant’Agata, i due amici vengono coinvolti nell’agguato diretto a colpire Nicola Cecoro, uno degli ultimi “sopravvissuti” di quella Camorra che aveva sfidato Francesco Schiavone. Un agguato tra la folla, la macchina di Cecoro bersagliata dai proiettili piomba sulle persone in uscita dalla chiesa. Egidio e Luigi, investiti dall’auto rimasta senza controllo, verranno inoltre colpiti da proiettili alla testa e alle gambe.
La storia di Egidio Campaniello e Luigi Sapio è raccontata nel libro di Sabrina Ramacci ed Emanuele Boccianti “Italia giallo e nera” edito da Newton Compton nel 2013. La vicenda di Egidio e Luigi è anche ricordata nel “Dizionario Enciclopedico delle Mafie in Italia” pubblicato da Castelvecchi nel 2013.

Fonte:  fondazionepolis.regione.campania.it

 

 

 

Foto da: archiviolastampa.it

Fonte:  archiviolastampa.it
Articolo del 13 luglio 1992
Caserta, nella guerra tra boss muoiono due anziani innocenti
di Mariella Cirillo
Inseguimento nelle strade e la strage all’uscita da messa, poi i killer finiscono il capoclan.
Nel 1992 sono già quindici le vittime della faida – Due famiglie in lotta per l’eredità del «padrino».

CASERTA. Sono usciti sottobraccio dalla chiesa, col passo lento di chi fa i conti con la vecchiaia. La macchina è sbucata all’improvviso, nella strada affollata di fedeli, mentre si alzava il rumore secco degli spari. I killer davano la caccia al boss nemico, ma sull’asfalto, colpiti dai proiettili, travolti dall’auto del pregiudicato in fuga, sono rimasti anche quei due pensionati che con la camorra non avevano nulla a che fare.

Una sanguinosa vendetta e due vittime innocenti, nell’agguato avvenuto ieri a Villa di Briano, un paesino di tremila anime nell’entroterra casertano. Obiettivo dei sicari, Nicola Cecoro, 43 armi, assassinato dopo un lungo inseguimento nelle vie della cittadina. E la sparatoria, fra decine di passanti terrorizzati, è costata la vita a due vecchi amici: Luigi Sapio, 88 anni, ed Egidio Campaniello, di 65. Il primo è stato colpito ad un occhio dal proiettile che gli ha trapassato la testa; il secondo, raggiunto a un ginocchio, è finito schiacciato dalla «Regata» del boss in fuga. Hanno pagato il prezzo di una guerra fra le truppe armate di due bande rivali: gente dal grilletto facile, che non guarda in faccia nessuno. Lui, il camorrista ucciso, era da tempo nel mirino. Per 15 giorni se n’è rimasto rintanato in casa e quando ha sfidato per la prima volta quella condanna a morte già decretata, gli assassini hanno deciso di eseguire il verdetto.

La sequenza comincia poco dopo mezzogiorno. Nella parrocchia di Sant’Agata, nel centro antico di Villa di Briano, la Messa sta per finire. Seduti agli ultimi banchi, i due pensionati si avviano verso l’uscita per non restare bloccati dalla calca. Sono vicini di casa, si conoscono da tempo e le loro esistenze parlano di duro lavoro nei campi: due contadini rimasti vedovi, con i figli grandi e lontani, e tanti buoni motivi per farsi compagnia. Sul sagrato, il più anziano si appoggia all’amico: l’età e le malattie quasi gli impediscono di camminare, tanto che i due hanno percorso soltanto pochi metri, quando già i fedeli cominciano a sciamare in strada.

Ma dall’altro capo del paese, il destino prepara il loro incontro con la morte. Nicola Cecoro è alla guida della sua «Regata» che viene affiancata dal commando dei sicari. Sono almeno in sei, su un’auto e una moto, e non esitano un minuto a sparare. Ai primi colpi, il boss capisce che è venuta la sua ora e tenta il tutto per tutto, premendo al massimo l’acceleratore. E’ il via per un inseguimento a folle velocità, tra le strade di Villa di Briano, coi proiettili che schizzano impazziti. Vittima e carnefici sbucano in via Sant’Agata, proprio nel momento in cui la chiesa si sta svuotando. La macchina del boss urta Luigi Sapio, che non riesce a trovare un riparo. Il vecchio barcolla, un proiettile lo centra ad un occhio, mentre Egidio Campaniello, già ferito alla gamba, viene travolto dalla vettura che lo schiaccia contro un palo. Ma i killer non mollano: in due si avvicinano al pregiudicato, intrappolato sul sedile di guida, e fanno fuoco fino a quando non sono sicuri di avere portato a termine la missione.

Un pezzo di Far West nelle vie di quello che fu un piccolo borgo di agricoltori. I sicari sono già lontani quando qualcuno soccorre i due pensionati. Per Campaniello non c’è più nulla da fare, mentre l’altro respira ancora. Una corsa al vicino ospedale di Aversa, poi il trasferimento al Cardarelli di Napoli, dove l’uomo muore poco dopo il ricovero: il proiettile ha leso il cervello.

È questo l’ultimo capitolo di una lunga faida, una lotta costata soltanto nei primi mesi del ’92 una quindicina di morti. Nell’Agro Avertano, a Casal di Principe e San Cipriano, i due comuni dov’è stato decretato lo scioglimento dei consigli per collusioni tra amministratori e camorristi, non c’è pace. Lo scontro parte dall’uscita di scena del boss Antonio Bardellino, scomparso tre anni fa in Brasile, e dall’eliminazione del suo erede, Mario Iovine, ucciso poco dopo in Portogallo. A contendersi le loro spoglie droga, appalti, estorsioni – sono ora due clan contrapposti: quello capeggiato da Francesco Schiavone, «Sandokan», e quello guidato dalle famiglie Caterino-De Falco. Al secondo, considerato ormai perdente e oggetto un anno fa di una raffica di arresti, era affiliato Nicola Cecoro. Per gli inquirenti non era una figura di primo piano nella banda, ma lui sapeva di avere le ore contate. Soltanto un mese fa gli avevano ammazzato un parente, fulminato dai killer all’uscita di un ristorante.

 

 

 

Articolo del Corriere della Sera del 13 Luglio 1992
Due vecchietti vittime dell’agguato al boss
di Enzo D’Errico
Dal regolamento di conti alla strage, spari tra la folla che torna dalla messa; nell’agguato restano colpiti a morte anche Sapio Luigi 88 anni e Campaniello Egidio, 67 anni

VILLA DI BRIANO (Caserta). Camminava a fatica, don Luigi Sapio, trascinando il peso dei suoi 88 anni consumati fra la polvere dei cantieri e la terra dei campi. Camminava accanto all’unico amico che gli era rimasto dopo la morte della moglie, il solo con cui dividesse le interminabili giornate di un paesino di provincia soffocato dal cemento e ingoiato ormai dalle fauci della camorra casertana. Egidio Campaniello, con i suoi 67 anni, sembrava quasi un ragazzino in confronto a don Luigi, ma era vedovo e pensionato come lui. E ciò bastava a tenere in piedi un’amicizia fatta di chiacchiere al bar, qualche partita a carte e messa ogni domenica.

Ieri mattina, un commando di killer a caccia di un boss ha cancellato quel poco di vita che rimaneva da spendere a due vecchi innocenti. Il solito agguato tra la folla, le solite pallottole sibilanti nell’aria e una macchina bersagliata dai proiettili che piomba sulla gente appena uscita dalla chiesa di Sant’Agata, a Villa di Briano, un comune di tremila anime perso nell’agro aversano. Obiettivo del raid, Nicola Cecoro, 46 anni, uno fra gli ultimi “sopravvissuti” della camorra perdente, quella che aveva osato sfidare Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, l’erede dell’impero malavitoso costruito anni fa da Antonio Bardellino. Gli assassini lo hanno freddato mentre era al volante della sua Fiat Regata. Solo come un boss decaduto.

Fra i tanti proiettili esplosi, uno ha colpito Luigi Sapio nell’occhio sinistro attraversandogli il cervello. Un altro ha raggiunto Egidio Campaniello al ginocchio. Ma non è questo che l’ha ucciso. Il povero pensionato, infatti, è stato travolto dall’auto di Nicola Cecoro, che tentava inutilmente di sfuggire alla pioggia di piombo: il corpo dell’anziano passante è stato trascinato per qualche metro ed è poi rimasto schiacciato fra il muso della vettura e un palo della luce. Le ultime munizioni i killer le hanno impiegate per finire il boss nemico, già accasciato sul volante della Regata schiantatasi contro un muro.

Sull’ennesima sparatoria che ha insanguinato la Terra di Lavoro indagano i carabinieri di Caserta e della compagnia di Aversa. Ma basteranno poche ore per catalogare ufficialmente anche questo delitto nel voluminoso fascicolo che riguarda la faida di Casal di Principe, il paese fortezza della mala casertana. Qui, fino a tre mesi fa, Francesco Schiavone trascorreva le sue giornate in soggiorno obbligato nella sua villa bunker. E sempre qui viveva, con la moglie e tre figli, Nicola Cecoro. Ma la sua, ormai, era una vita da animale braccato: da quindici giorni se ne stava barricato in casa.

Gli assassini, però, hanno saputo aspettare. E ieri mattina sono entrati in azione. L’orologio della chiesetta di Sant’Agata scandisce il mezzogiorno, quando l’auto di Nicola Cecoro compare nella piazzetta. Poco oltre il sagrato, due vecchietti avanzano lentamente. Egidio Campaniello sorregge Luigi Sapio, che trascina a fatica i piedi coperti da un paio di pantofole. Entrambi hanno appena finito di assistere alla messa. Sono usciti un po’ prima degli altri per evitare di rimanere stretti nella calca, giusto il tempo di guadagnare un centinaio di metri sulla folla che ora abbandona la chiesa. All’improvviso, però, nella piccola piazza si scatena l’inferno. Una vettura e una moto affiancano la Regata di Nicola Cecoro e la stringono in una morsa di fuoco: i proiettili volano ovunque, la gente scappa terrorizzata, gli unici che non riescono a mettersi in salvo sono i due pensionati. Muoiono accanto a un uomo che nemmeno conoscono.

 

 

 

Fonte:  archivio.unita.news
Articolo del 13 luglio 1992
Sparano al boss, uccidono due pensionati
di Mario Riccio
I killer hanno atteso il camorrista dopo la messa a Villa di Briano (Caserta) ed hanno fatto fuoco all’impazzata.
Vittime innocenti anche due anziani di 67 e 88 anni colpiti fra la folla dalle pallottole dei criminali.

Spietata esecuzione della camorra ieri a Villa di Briano (Caserta): oltre alla vittima designata, il pregiudicato Nicola Cecoro, affiliato ad un clan di Casal di Principe, sotto i colpi dei sicari sono caduti due passanti, Egidio Campaniello di 67 anni, e Luigi Sapio, di 88, che stavano uscendo dalla chiesa.  La sparatoria, avvenuta poco dopo mezzogiorno, ha creato panico tra la gente che affollava il paese.

CASERTA.  Erano vedovi e si facevano compagnia a vicenda, i due anziani uccisi ieri dai killer mentre uscivano dalla chiesa di Villa di Briano, un piccolo comune dell’agro Aversano, Egidio Campaniello di 67 anni, e Luigi Sapio di 88, nonostante fossero pensionati, per sopravvivere lavoravano ancora in campagna: sono le vittime innocenti della spietata guerra di camorra che sta insanguinando il Casertano.  Il «mezzogiorno di fuoco» ha generato il panico tra le tantissime persone che affollavano il corso principale del paesino.  I sicari, pur di eseguire la «sentenza di morte» contro il pregiudicato Nicola Cecoro, un affiliato ad un clan di Casal di Principe, hanno sparato all’impazzata. L’uomo, che era a bordo di una «Fiat Regata», stava percorrendo via Sant’Agata quando, dopo un breve inseguimento, è stato ucciso dal commando.

Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri di Aversa, la «Fiat Regata» del pregiudicato è stata affiancata da un’altra auto e da una moto di grossa cilindrata, con a bordo i killer, pare cinque, i quali hanno cominciato a sparare numerosi colpi contro Cecoro. Quest’ultimo ha quindi cercalo di mettersi in salvo, fuggendo a tutta velocità.  Ne è nato un inseguimento, durante il quale il commando ha continuato a far fuoco, nonostante le strade fossero affollate di persone che, in preda al panico hanno cercato riparo dietro le auto in sosta e nei portoni dei palazzi.

Quando la «Regata» di Nicola Cecoro si è schiantala contro il palo della luce, dalla chiesa di Sant’Agata stavano uscendo decine di persone tra cui i due pensionati, Egidio Campaniello e Luigi Sapio, che sono stati colpiti da alcuni proiettili vaganti: il primo, ad un ginocchio, e morto perché investito in pieno dalla vettura del pregiudicato; il secondo, all’occhio sinistro, è deceduto poco dopo all’ospedale Cardarelli di Napoli. Il vecchietto, che quando è stato colpito calzava un paio di pantofole, è stato soccorso dal nipote Salvatore, che da lontano aveva assistito alla tragedia. Luigi Sapio è stato ricoverato in condizioni disperate all’ospedale civile di Aversa: il proiettile, entrato dall’occhio, è fuoriuscito dalla tempia. Qualche ora dopo, per l’aggravarsi delle sue condizioni, i medici hanno deciso di trasferirlo al Cardarelli di Napoli dove, qualche minuto dopo le 15, l’anziano uomo è morto.

Nell’agro Aversano è in atto una spietata guerra fra clan per il controllo delle attività illecite nella zona, che vanno dal racket delle estorsioni, al controllo sugli appalti, al traffico di droga. Nicola Cecoro, pregiudicato per associazione mafiosa, imparentato con il boss Luigi, ammazzato il 27 maggio scorso, era ritenuto dagli inquirenti un affiliato alla banda che fa capo alle famiglie Venoso-De Falco, un gruppo considerato “perdente” nella faida che lo oppone al clan rivale, guidato da Francesco Schiavone, soprannominato «Sandokan».

Nell’83, Nicola Cecoro fu arrestato nel famoso blitz eseguilo dalla polizia nei confronti degli affiliali alla banda di don Antonio Bardellino. Con la morte del capo della camorra del Casertano, avvenuta in Brasile quattro anni fa, il pregiudicato passò nelle file del clan dell’“emergente” Mario lovine, anch’egli ammazzato, un anno fa, in un agguato. Recentemente, Cecoro (sopravvissuto per miracolo alla guerra tra le cosche) si era schierato con la famiglia dei Venoso-De Falco.

Fino a tarda notte, polizia e carabinieri hanno istituito numerosi posti di blocco, con la speranza di poter arrestare gli autori del triplice omicidio.

 

 

 

Fonte: ricerca.repubblica.it
Articolo del 20 marzo 2017
Luigi, 88 anni, finito per caso in un agguato di camorra

Del lungo elenco di vittime cadute dal 1893 ad oggi per mano delle mafie è il più anziano. Luigi Sapio è morto a 88 anni a Villa di Briano, piccolo centro in provincia di Caserta. Ed è morto per errore. Il 12 luglio del 1992 si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato. Insieme all’amico 67enne Egidio Campaniello, l’anziano operaio usciva dalla chiesa di Sant’Agata, al termine della messa delle 11. Volevano evitare la calca – spiega chi ancora li ricorda – per questo erano usciti un po’ prima che finisse la funzione.

Stavano camminando lentamente quando in piazza è apparso il commando di sicari incaricato di eseguire l’ordine di morte emesso da Francesco “Sandokan” Schiavone, deciso a punire chiunque avesse osato sfidare il suo dominio. L’obiettivo era Nicola Cecoro, 46 anni, sul quale i killer del “re” dei Casalesi scaricano una pioggia di fuoco. Ma il boss decaduto non fu l’unica vittima dell’agguato.

A causa degli acciacchi dovuti all’età, Sapio e Campaniello non riuscirono ad allontanarsi in tempo dal luogo della mattanza. Uno dei tanti proiettili esplosi dai killer colpì Luigi Sapio all’occhio sinistro, uccidendolo all’istante. L’amico con cui l’88enne era solito dividere chiacchiere, partite a carte e solitudine, andò incontro ad una morte ancor più atroce. Colpito al ginocchio, Egidio Campaniello venne poi travolto e trascinato per metri dall’auto del boss che tentava di sfuggire ai sicari.
( a. c.)

 

 

 

 

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