12 Marzo 1981 Napoli. Uccisi Mariano Mellone e Francesca Moccia. Vittime innocenti in una sparatoria tra clan rivali
Mariano Mellone, 33 anni, marito amorevole, padre di una bambina di appena 1 anno, era andato in quell’autofficina per accelerare la riparazione della 500 della moglie e Francesca Moccia, di quasi cinquant’anni, madre di cinque figli, gestiva il negozio di frutta e verdura di fronte e in quel momento, insieme al marito, stava riportando all’interno del negozio le cassette della frutta esposte fuori.
Erano le 14,15 del 12 marzo del 1981, in pieno centro di Napoli. Mariano e Francesca erano intenti a vivere la propria vita, si trovavano al posto giusto nel momento giusto. Poi sono arrivati loro, a viso scoperto, armati di mitra e pistole; volevano uccidere un malavitoso della zona che si trovava all’interno dell’autofficina e invece hanno ucciso due innocenti.
Fonte: Libera.net.org
Mariano Mellone, padre di una bambina di appena 1 anno, venne ucciso il 12 marzo 1981 per errore a seguito di sparatoria fra clan rivali.
Tratto da Come Nuvole Nere di Raffaele Sardo
[…] Sui giornali l’omicidio di Mariano Mellone viene descritto come un regolamento di conti. Sul giovane iniziano a circolare dubbi e inesattezze che lo fanno apparire una persona diversa dal giovane mite e buono che era.
“La mia rabbia è che la stampa lo ha fatto diventare un criminale. Fu un articolo sul Mattino a far trasparire che Mariano poteva essere implicato nel regolamento di conti, Mettevano in dubbio la vita limpida di mio marito. Mio fratello il giorno dopo si recò alla redazione del quotidiano per spiegare com’erano andate veramente le cose. Una verità che io già conoscevo e che sta agli atti del processo ai suoi assassini. Mariano era una persona dolcissima, che non sapeva fare male a nessuno. Si è trovato per caso quel giorno maledetto proprio in mezzo a un regolamento di conti tra delinquenti. Non so perché il destino me l’ha voluto portare via… Quella mattina mi ha salutato in modo particolare, forse si sentiva qualcosa. Ma sono quelle cose a cui pensi solo dopo. Quella mattina Mariano mi ha dato un passaggio a Fuorigrotta con la sua auto, per agevolarmi il tragitto fino al lavoro. Ricordo che mi ha detto: “Stai tranquilla che oggi vado dal mio amico, altrimenti quello non si muove mai” (avevano portato tre giorni prima la 500 della moglie a riparare nell’autofficina). Mi ha guardata mentre mi allontanavo, era come se non mi avesse voluto lasciare. Agitava la mano per salutarmi. Poi si è allontanato per via Marina e non l’ho più visto, se non all’obitorio. La malasorte ha voluto che lui riuscisse ad ottenere una mezza giornata di permesso dal lavoro, nonostante il suo titolare fosse molto rigido: non dava permessi per nessuna ragione al mondo. Quel giorno, invece, mio marito lo ha preteso. Ha lasciato l’ufficio intorno all’una e alle due è arrivato in officina. Mentre aspettava, gli spari. Volevano ammazzare Ciro Mazzarella, un malavitoso della zona, invece hanno ucciso lui. Dai giornali ho visto che Mazzarella un po’ somigliava a Mariano, almeno nel fisico: erano entrambi esili e alti.
Nella sparatoria è stata uccisa anche la signora Francesca Moccia, di quasi cinquant’anni, che insieme al marito stava portando dentro le cassette di frutta esposte fuori dal suo negozio. Colpita da uno dei proiettili vaganti è rimasta uccisa anche lei, madre di cinque figli. Un’altra morte assurda”.
[…]
Un articolo dell’epoca a cui si riferisce Raffaele Sardo nel libro Come Nuvole Nere :
Articolo di La Stampa del 13.03.1981
Killer sparano a Napoli due morti e un morente
NAPOLI — Terrificante sparatoria in piena Napoli: due morti e due feriti gravi sono il bilancio di un agguato compiuto da un commando di killers. Le vittime sono Mariano Mellone, 33 anni (inseguito e freddato nell’auto dove si era rifugiato per sfuggire agli assassini) e Francesca Moccia. 48 anni, una fruttivendola colpita per sbaglio. In fin di vita è Ciro Mazzarella. 41 anni, soprannominato «O’ Scellone», nipote di Michele Zaza, il re del contrabbando napoletano: ha lesioni al capo, al petto, all’addome e i medici hanno poche speranze di salvarlo. Meno grave lo stato di Gennaro Palumbo. 32 anni, gestore di un’autofficina, colpito alla spalla destra e al petto da una raffica di mitra. La ricostruzione dell’episodio camorristico non è stata ancora completata dagli inquirenti. Alle 14.15 di ieri, in via Padre San Rocco, una strada nelle immediate adiacenze della stazione ferroviaria centrale di piazza Garibaldi sono giunti a bordo di un’auto quattro-cinque uomini armati di mitra e pistole, a volto scoperto. Il commando ha aperto il fuoco su Mellone che. invano, con la sua auto, s’è rifugiato nell’officina del Palumbo: i killers gli sono piombati addosso, freddandolo, e nella sparatoria hanno anche colpito a morte la Moccia. Regolamento di conti, spedizione punitiva? Interrogativi che non trovano al momento risposta. Chi era la vittima designata, il bersaglio da colpire? Ciro Mazzarella è il personaggio di maggiore spicco: molto noto negli ambienti della malavita, più volte colpito da ordini di cattura, era ricercato dalle questure di mezza Italia per contrabbando e spaccio di droga. a. 1.
Gli avvenimenti sulla sorte di Ciro Mazzarella, vero obiettivo del raid in cui morirone Mariano e Francesca, sono raccontati nel libro:
Le più potenti famiglie della camorra. La storia dei clan che hanno dominato la malavita italiana.
Di Bruno De Stefano
Newton Compton Editori, 2020
Per decenni hanno dominato ampie zone della Campania, conquistando attraverso cruente guerre il controllo di città, quartieri, strade e vicoli. Mazzarella, Contini, Mallardo, Giuliano, Moccia, Gionta, Di Lauro, Sarno, Nuvoletta, Cava, Graziano, i Casalesi: sono solo alcune delle generazioni che hanno fatto la storia della camorra campana a partire dagli anni Sessanta. La loro asfissiante presenza si è affievolita solo in tempi recenti, quando arresti e condanne hanno decimato la maggior parte delle organizzazioni. Alcune di esse, però, resistono ancora nonostante l’offensiva di forze dell’ordine e magistratura. L’uscita di scena di molti boss – quasi tutti confinati al carcere duro – ha favorito l’ascesa di nuove famiglie, numericamente meno consistenti ma non per questo meno feroci e pericolose. Questo libro racconta le storie delle vecchie e nuove dinastie malavitose, offrendo un quadro completo dell’evoluzione della camorra degli ultimi sessant’anni. Più di mezzo secolo di criminalità organizzata: legami di sangue, delitti, traffici loschi e vendette.