14 Settembre 2000 NAPOLI. Muore Raffaele Iorio, autista di 63 anni, nel vano tentativo di difendere l’auto del suo datore di lavoro.
Raffaele Iorio, autista in pensione, nella serata del 13 settembre 2000, subisce il furto della Jaguar che un amico imprenditore gli aveva affidato. Raffaele Iorio aveva infatti scelto di continuare a lavorare facendo saltuariamente piccoli trasporti. I fatti avvengono nella periferia orientale di Napoli, in via Gianturco. Quella sera Raffaele venne attratto con l’inganno fuori dall’auto attraverso un tamponamento appositamente organizzato. Al posto di guida della Jaguar si è inserito a quel punto uno dei malviventi e Raffaele, nel tentativo di difendere qualcosa che neanche gli apparteneva, si è aggrappato con forza alla portiera. L’uomo è stato trascinato per almeno 700 metri sull’asfalto e alla fine scaraventato contro un palo della luce. Raffaele Iorio è morto dopo ore di agonia il giorno successivo in ospedale. Immacolata Iorio racconta così suo padre: “Era un uomo che amava la vita e la sua famiglia. Mio padre non sopportava i disonesti, gli era già capitato di subire aggressioni e in tutte le occasioni aveva reagito. Noi gli dicevano sempre di stare attento, ma non poteva sopportare i soprusi”. Salvatore Romano e Massimo Incarnato, due dei tre componenti del gruppo di rapinatori, vennero arrestati pochi giorni dopo l ‘omicidio di Raffaele.
Il principale responsabile è stato condannato a vent’anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario nel processo di primo grado, che ha visto condannare anche altri due imputati.
(Fondazione Pol.i.s.)
Articolo di La Repubblica del 17 Maggio 2007
Dal 2000 altri cinque morti per difendere l’ auto
IL 13 settembre 2000, nella periferia orientale di Napoli, il 63enne Raffaele Iorio fu ucciso mentre tentava di bloccare i ladri che si erano impossessati della Jaguar affidata a Iorio dal suo datore di lavoro. Per questo delitto il processo di primo grado, istruito dal pm Gloria Sanseverino, si è concluso con la condanna a vent’ anni di reclusione per omicidio volontario del principale responsabile dell’ azione criminosa. In primo grado sono stati condannati anche gli altri due imputati.
Quattro mesi prima, la stessa tragica sorte era capitata ad Antonio D’Alelio, di 67 anni, che reagì alla rapina della sua Opel Astra a San Giorgio a Cremano, fu trascinato per una decina di metri e perse la vita dopo aver battuto la testa. Da allora, altri episodi analoghi si sono succeduti nel territorio dell’ area metropolitana di Napoli. Nell’aprile 2001, a Giugliano, rimase vittima dei banditi Antonio Caputo, di 29 anni, elettauto, sposato e padre di un bambino, che aveva acquistato fra mille sacrifici una Alfa 155 usata. Nell’ ottobre 2004, a Caserta, fu ucciso dai ladri che lo trascinarono per circa 200 metri il 47enne Domenico Virgilio Fierro, originario di Rotondi, in provincia di Avellino.
E non è finita, perché il 6 ottobre 2006, a Saviano, per aver tentato disperatamente di difendere la propria vettura, rimase gravemente ferito un commerciante di 28 anni, Antonio Pizza. I familiari decisero di donare gli organi, e grazie a questo gesto fu possibile salvare la vita a cinque persone. Più di recente e proprio a Giugliano, il 30 novembre 2006, Antonio Palumbo, custode di una scuola di Giugliano, è stato assassinato a colpi di pistola dai banditi che avevano assaltato una tabaccheria.