15 Febbraio 2004 Napoli. Ucciso Francesco Estatico, 18 anni, per uno sguardo ad una ragazza.

L’omicidio di Francesco Estatico, 18 anni, avvenne la sera del 15 febbraio 2004 vicino a un bar di Mergellina. Secondo la ricostruzione di un amico della vittima che era con lui quella sera, Francesco stava andando verso l’ingresso del bar, quando vide una ragazza, le sorrise e le si avvicinò. Venne subito accerchiato da un gruppo di giovani e, dopo un rapido diverbio, uno di loro aggredì Francesco e un altro il suo amico. Poi i due aggressori scapparono con un motorino, ma il corpo di Francesco rimase a terra, colpito da una coltellata. Morì durante il trasporto all’ospedale.

 

 

 

Fonte:  repubblica.it
Articolo del 16 febbraio 2004
Napoli, accoltellato a morte per un complimento di troppo
Francesco Estatico, 19 anni, è stato ucciso in una rissa.
Il diverbio iniziato per gli apprezzamenti a una ragazza.
Operato nella notte, non è sopravvissuto alle gravi emorragie.
Il racconto dell’amico: “Lo hanno guardato morire”.

NAPOLI – Forse uno sguardo di troppo. O un complimento sgradito a chi accompagnava la ragazza. Per questo Francesco Estatico, un diciannovenne napoletano, è morto dopo una drammatica operazione chirurgica all’ospedale Fatebenefratelli del capoluogo campano. L’omicidio è avvenuto nella serata di ieri. Francesco, in compagnia di un amico, è allo chalet Chiquitos, un bar di Mergellina che è il punto di ritrovo di centinaia di giovani durante la fine settimana. Dopo pochi minuti, la rissa e il drammatico epilogo.

Questo è il racconto che fa un amico della vittima. “Avevamo deciso di andare a Mergellina a prendere un frullato. Ci siamo andati con il motorino nuovo di Francesco, quello che stava pagando a rate. Lo hanno ammazzato come un cane sotto i miei occhi e nessuno è intervenuto mentre ci aggredivano. Poi si sono vantati di appartenere a un clan camorristico”.

Davanti all’abitazione di Francesco, in via Montevergine nel quartiere Soccavo, con un filo di voce e gli occhi rossi e lucidi per le lacrime e la stanchezza (è stato interrogato per ore negli uffici della squadra mobile), racconta l’aggressione in cui è rimasto vittima l’amico. Nel punto in cui Francesco è stato ammazzato è ancora visibile una lunga striscia di sangue: una scia di circa 100 metri dal bar ai giardinetti dove c’è una fermata degli autobus, segno dell’agonia del giovane.

“Siamo arrivati da Cichitos – spiega il ragazzo – e ci stavamo avvicinando al chiosco quando abbiamo visto due ragazze che ci guardavano; una di loro ha sorriso a Francesco e si è avvicinata. Lui è, anzi era, un bellissimo ragazzo e capitava spesso che attirasse gli sguardi delle ragazze. Ma all’improvviso un gruppo di giovani ci ha accerchiati. Uno di loro ci ha ammonito: ‘Come ti permetti di guardarla, quella lì è la mia ragazza’. Francesco gli ha risposto che era stata lei a guardarlo e poi ad avvicinarsi, ma quel giovane gli si è avventato contro, mentre un altro ha cominciato a colpirmi con calci e pugni”.

“Siamo caduti – continua il racconto – intorno a noi c’era tanta gente che non ha fatto nulla per dividerci. All’improvviso, quello che lottava con me mi ha minacciato dicendo di appartenere ad un clan di cui non ricordo il nome e poi ha detto rivolgendosi all’amico ‘uccidilo, uccidilo'”.

L’amico è riuscito a sentire le ultime parole di Francesco: ”Mi hanno accoltellato”. Poi i due sono saliti a bordo del motorino. Pochi metri dopo Francesco è caduto. Davanti alla folla che, dice ancora l’amico, “guardava e basta e non muoveva un dito. Solo un finanziere si è avvicinato, si è sfilato la cintura dai pantaloni ed ha cercato di fermare l’emorragia; poi ha cercato di tamponare le ferite di Francesco. Due nostri amici che passavano di lì per caso hanno chiamato il 118, l’ambulanza è arrivata immediatamente ma Francesco è morto appena è entrato nell’ospedale Fatebenefratelli”.

La famiglia di Francesco è distrutta. Lucio, il giovane zio del ragazzo morto lancia un appello: “Chiunque abbia visto ciò che ieri sera è successo a Mergellina parli – chiedono rivolgendosi anche alle ragazze che sarebbero state l’involontaria causa della rissa poi sfociata in tragedia – Per favore, contattate la polizia oppure noi, anche in forma anonima, ma fateci sapere chi ha ucciso il nostro Francesco”.

Per la cattura dell’assassino sarebbe questione di ore. La polizia sarebbe in possesso di elementi utili e della testimonianza di persone che hanno assistito ai fatti, primo tra tutti l’amico della vittima.

 

 

 

Fonte: archiviolastampa.it 
Articolo del 19 febbraio 2004
Si consegna il killer del ragazzo ucciso
Napoli, ha 16 anni. In carcere anche il complice

NAPOLI. Si è costituito nello stesso giorno dei funerali della sua vittima. Ha un nome e un volto l’assassino di Francesco Estatico, il giovane di 19 anni ucciso domenica sera davanti a un bar del porticciolo di Mergellina, centro della «movida» napoletana. È ancora un ragazzo, ha 16 anni, ma ciò non gli ha impedito di aggredire il suo rivale con un coltellino multiuso provocando la morte per dissanguamento di Francesco. U.A, che si è presentato in questura accompagnato da un avvocato, è scoppiato a piangere davanti ai funzionari della squadra mobile. Pallido, minuto, ha confermato la versione già fornita agli inquirenti da un amico della vittima, presente alla rissa; ((Ho aggredito quel giovane perché aveva guardato la mia ragazza. Ma lui era più forte, così ho preso il coltello. Non credevo di averlo ferito in modo così grave. Ho saputo dai giornali che era morto».

In mattinata si è presentato in questura anche il complice del giovanissimo assassino, Salvatore S., 19 anni. È stato lui che, durante la zuffa, ha spinto U.A ad armarsi gridandogli: «Uccidilo». Né lui, né il minorenne hanno precedenti penali. Vivono entrambi a Secondigliano, quartiere periferico e violento di Napoli, dove lavorano come garzoni di bottega.

La polizia li aveva già identificati. Gli agenti si erano presentati nelle loro case, ma non li avevano trovati. Salvatore e U. A. si erano rifugiati in casa di amici, dove hanno poi maturato la decisione di presentarsi in questura. Il questore Franco Malvano esprime la sua «amara soddisfazione» per gli arresti: «Amara perché un ragazzo è stato ucciso», spiega. E avverte: «Nessun piano per la sicurezza impedirà purtroppo episodi di violenza come questo». Il questore e il capo della squadra mobile, Giuseppe Fiore, non nascondono l’irritazione per la scarsa collaborazione dei tanti testimoni che hanno assistito all’omicidio: «Abbiamo avuto una sola segnalazione, peraltro con informazioni sbagliate».

Dell’indifferenza che ha circondato la morte di Francesco Estatico ha parlato anche il sindaco Rosa Russo Jervolino: «Sono scandalizzata per il fatto che a pochi passi dal luogo dov’è avvenuto il delitto si trovi una clinica, e che a nessuno sia venuto in mente di soccorrere subito quel povero ragazzo». Il sindaco ha aggiunto con amarezza: «È inutile fare le manifestazioni contro la guerra nel mondo quando la guerra ce l’abbiamo in casa». C’era tanta gente ai funerali del giovane ucciso.

La madre di Francesco, Nunzia, ha voluto perdonare l’assassino di suo figlio. «Non lo odio», ha detto al parroco Umberto Ciotola. Nunzia e il marito Ernesto, con gli altri due figli Pietro e Mirko, erano accasciati su una panca in prima fila, davanti alla bara coperta di fiori. ((Non parliamo male dei giovani, anche gli adulti devono fare il loro mea culpa perché spesso non danno l’esempio giusto», ha esortato il parroco dall’altare. «Ma quale avvenire ha una società in cui si può morire per aver sorriso a una ragazza?», ha mormorato Lia, un’amica di Francesco, che in chiesa ha letto una lettera al giovane ucciso. [f.mil.]

 

 

 

I funerali di Francesco Estatico Foto da archivio.unita.news

Fonte:  archivio.unita.news
Articolo del 19 febbraio 2004
Assassino a 16 anni, sgomento a Napoli
di Anna Tarquini
Il giovane era stato accoltellato domenica sera per aver sorriso ad una ragazza. Tanti i testimoni del delitto, ma nessuno è venuto in aiuto.
Un delitto di ragazzi «per bene»: si sono costituiti ieri i killer di Francesco. Jervolino: noi abbiamo la guerra in casa

«Il mio amico mi gridava uccidilo e io ho colpito perché sentivo che nella lotta stavo per avere la peggio». L’assassino di Francesco Estatico ha appena sedici anni ed è incensurato. Anche il suo complice ha meno di vent’anni e nessun problema con la giustizia, fino a ieri.

Ragazzi normali
Due ragazzi normali,  che  come spesso accade in una città che i giovani  percepiscono  poco  sicura  come Napoli, usavano girare con il coltellino a serramanico in tasca per autodifesa. Hanno confessato. Se la morte di un ragazzo di 19 anni può insegnare qualcosa, quella di Francesco assassinato davanti a un locale per «un sorriso di troppo» ha il pregio di aver rivelato un disagio grave. Lo ha detto con una durezza inusuale il sindaco Rosa Russo Jervolino: «È inutile fare le manifestazioni contro la guerra quando poi la guerra ce l’abbiamo in casa e un ragazzo viene ucciso perché guarda una ragazza». E il questore della città Franco Malvano: «Centinaia di testimoni hanno assistito all’omicidio e da nessuno di loro è arrivato un aiuto». Nessuno ha prestato soccorso mentre Francesco cadeva a terra colpito da otto pugnalate.

Salvatore S., 19   anni   e U.A., 16, si sono costituiti ieri, nel giorno dei funerali, ormai braccati dalla polizia che già da martedì aveva in mano i loro nomi. Minuto, capelli scuri, U.A.  ha iniziato a parlare in una stanzetta della questura, proprio mentre nella chiesa dei Santi Apostoli la mamma di Francesco lasciava il suo breve messaggio: «Non provo odio per chi ha ammazzato mio figlio».  La dignità e la ferocia senza spiegazione.

L’omertà e la paura.
U.A. si è costituito per primo. Qualche ora dopo si è presentato alla polizia anche il suo complice.  Non si sono accordati, ma le loro versioni concordano, senza risparmiare i dettagli che possono rendere più grave la loro posizione. Non sapevano che Francesco fosse morto, lo hanno appreso dalla televisione.  Sapevano sì di voler commettere un omicidio perché Francesco aveva sorriso ammiccante a una delle ragazze che era con loro davanti a un bar di Mergellina.

Una vita specchiata fino a ieri. Segnata forse solo dal bisogno. L’infanzia passata tra i vicoli di Secondigliano e il popoloso quartiere di Berlingieri alla periferia di Napoli. Avevano smesso di andare a scuola dopo la licenza media e facevano entrambi i garzoni, come Francesco: il più giovane in una bottega d’artigianato, l’altro in un negozio di elettrodomestici. Come Francesco errano entrambi incensurati, senza qualsivoglia problema con la giustizia.

Ha colpito otto volte, U.A.:  le pugnalate hanno raggiunto Francesco al torace, all’addome, al polmone, a una gamba. Il coltello lo teneva nel sellino del motorino e poi – ha raccontato alla polizia-  lo ha gettato a terra prima della fuga. Quando l’aggressione è avvenuta, domenica verso le dieci di sera davanti allo chalet Cichitos di Mergellina, c’erano decine e decine di persone.

C’è chi ha raccontato di gente che gridava, di persone rimaste sotto choc, ma nessuno è intervenuto, nessuno ha difeso Francesco. Sono rimasti a guardare mentre i due assassini scappavano. Il ragazzo, sanguinante, è riuscito a salire sul motorino insieme a un amico. Poco dopo ha perso i sensi. Solo allora un finanziere si è avvicinato cercando di tamponare le ferite, ma ormai era troppo tardi.

Anche dopo – racconta il questore Franco Malvano –  nessuna delle persone presenti all’omicidio ha voluto collaborare. Anzi. «Abbiamo avuto una sola segnalazione, che ci aveva portato fuori strada. Siamo partiti da zero, è stata un’indagine che non si è avvalsa di alcuna collaborazione. Mi dispiace dirlo ma la cittadinanza ancora una volta non ha collaborato».

Lo sgomento del sindaco
La polizia è partita da pochi indizi, dai due motorini inforcati dai due presunti  assassini:  due  Honda,  uno di colore rosso, l’altro di colore blu. Poi l’indagine è stata suddivisa in tutti i quartieri e si è arrivati ai nomi. Dice la Jervolino: «Non accuso nessuno e non mi sento di dire che i napoletani sono dei vigliacchi, ma rimango scandalizzata del fatto che a tre passi da dove è avvenuto il delitto ci sia una clinica e che a nessuno sia venuto in mente di portarvi di corsa quel povero ragazzo». Eppure così è stato.

Dicono che quando U.A. si è presentato in questura fosse affranto, disperato. «Non volevo ucciderlo, ero convinto di averlo ferito in modo lieve. Sono stati i miei genitori a dirmi che mi dovevo costituire». Ora andrà in un carcere speciale, il penitenziario di Nisida. Lui sarà rieducato. Suo padre si è rivolto alla famiglia di Francesco: «Vorrei chiedere scusa alla famiglia del ragazzo ucciso da mio figlio ma non saprei da dove cominciare.  Il suo è stato un errore troppo grosso».

 

 

 

Foto e articolo di La Repubblica del 21 Giugno 2004
Uccise per sguardo a ragazza, giovane condannato a 16 anni
Il 17enne aveva accoltellato la sua vittima a Mergellina
La sentenza del Tribunale dei minori supera la richiesta del pm
Il padre del ragazzo assassinato: “Giustizia è stata fatta”

NAPOLI – Sedici anni di carcere per omicidio volontario. E’ questa la condanna per il diciassettenne napoletano che il 15 febbraio scorso uccise a coltellate Francesco Estatico, 18 anni. Tra di loro era scoppiata una lite per uno sguardo di troppo alla fidanzata dell’omicida.

La sentenza è stata emessa oggi dal giudice del Tribunale per i minori di Napoli Marina Ferrara, al termine del processo con rito abbreviato. La condanna ha superato la richiesta del pm, che aveva chiesto 13 anni di reclusione. L’omicida resta detenuto nel carcere minorile di Nisida. È tuttora agli arresti domiciliari il presunto complice, Salvatore S., che sarà giudicato dalla magistratura ordinaria.

“E’ stata fatta giustizia, io gli avrei dato una pena ancora più severa”, ha commentato Ernesto Estatico, il padre di Francesco, presente in tribunale nel momento della sentenza. “Forse per un ragazzino – ha aggiunto – passare in galera gli stessi anni che ha vissuto finora sembrerà esagerato, ma io credo che questo gli servirà per non sbagliare più”.

L’omicidio avvenne la sera del 15 febbraio scorso vicino a un bar di Mergellina. Secondo la ricostruzione di un amico della vittima che era con lui quella sera, Francesco stava andando verso l’ingresso del bar, quando vide una ragazza, le sorrise e le si avvicinò. Venne subito accerchiato da un gruppo di giovani e, dopo un rapido diverbio, uno di loro aggredì Francesco e un altro il suo amico. Poi i due aggressori scapparono con un motorino, ma il corpo di Francesco rimase a terra, colpito da una coltellata. Morì durante il trasporto all’ospedale.

L’assassino si consegnò due giorni dopo alla polizia. Il diciassettenne, originario di Afragola in provincia di Napoli, non aveva precedenti penali e lavorava come garzone. Durante i funerali di Francesco la madre della vittima aveva detto: “Non provo odio per chi ha ammazzato mio figlio”.

 

 

 

Fonte: lastampa.it
Articolo del 3 novembre 2006
Nei rioni della Camorra lo Stato resta alla porta
Viaggio a Salicelle, dove i membri dei clan sono miti da emulare

 

 

 

 

 

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