18 Gennaio 1946 – Strage di San Cataldo – Rimasero uccisi nel conflitto a fuoco quattro uomini dell’esercito italiano: il cap. maggiore Angelo Lombardo e i fanti Vitangelo Cinquepalmi, Imerio Piccini, e Vittorio Epifani.

Strage di San Cataldo. Il 18 gennaio 1946 in un agguato organizzato presso contrada Donnastura – San Cataldo (PA), uomini della banda Giuliano attaccarono con armi pesanti un automezzo sul quale viaggiavano soldati e carabinieri. Rimasero uccisi nel conflitto a fuoco quattro uomini dell’esercito italiano: il cap. maggiore Angelo Lombardo e i fanti Vitangelo Cinquepalmi, Imerio Piccini, e Vittorio Epifani. Rimasero feriti il caporalmaggiore Giuseppe Vizzini, il vice brigadiere dei carabinieri Mario Franceschi e i fanti Piccoli e Vannutti.

 

Tratto da:  storage.aicod.it

Il 18 gennaio 1946 in un agguato organizzato presso c.da Donnastura – San Cataldo (PA), uomini della banda Giuliano attaccarono con armi pesanti un automezzo sul quale viaggiavano soldati e carabinieri. Rimasero uccisi nel conflitto a fuoco quattro uomini dell’esercito italiano: il cap. maggiore Angelo Lombardo e i fanti Vitangelo Cinquepalmi, Imerio Piccini, e Vittorio Epifani. Rimasero feriti il caporalmaggiore Giuseppe Vizzini, il vice brigadiere dei carabinieri Mario Franceschi e i fanti Piccoli e Vannutti.

Le stragi effettuate dalla banda Giuliano nel periodo che dal 1943 al 1950, successive alla famosa strage di Portella delle Ginestre, furono il risultato dell’invadente fenomeno del banditismo in Sicilia, che continuò a imperversare nella zona occidentale dell’isola, soprattutto per l’aiuto e la copertura della mafia.

È infatti proprio  in questa fase che la mafia curò in maniera particolare i suoi rapporti con Giuliano, del quale si avvalse non solo per garantirsi concretamente i frutti del suo sistema parassitario, ma anche usando il bandito come strumento di riscatto per strappare al potere politico e all’intera classe dominante le condizioni migliori per la sopravvivenza dei suoi interessi agrari e l’espansione degli stessi in direzione della città.

L’agguato in cui furono uccisi i quattro militari a San Cataldo, rientra come tante altre azioni criminali nell’agitato clima sociale e politico del dopoguerra, in un momento di particolare tensione.

Avere notizie ben precise sull’iter processuale è difficile poiché si è lasciato da sempre cadere un velo pietoso sull’uccisione di tante persone nello svolgimento del proprio servizio, in quanto gli agguati attribuiti alla banda Giuliano rientravano nella routine del periodo in oggetto. E purtroppo spesso si preferiva sorvolare sui fatti accaduti, proprio perché la forza della mafia veniva considerata come una diretta conseguenza delle debolezze dei poteri dello Stato e delle compiacenze e collusioni di una parte della classe dominante in Italia.

 

 

La Stampa del 19 Gennaio 1946

 

 

L’Unità del 19 gennaio 1946

 

 

 

Vitangelo Cinquepalmi – foto noicattaroweb.it

Fonte: noicattaroweb.it
Articolo del 31 marzo 2017
Vitangelo Cinquepalmi, vittima nojana della mafia siciliana
di Dario Pepe

Si è celebrata lo scorso 21 Marzo la giornata della memoria per le vittime di mafia: interessante lo spunto pubblicato su Facebook dal nojano Michele Dipinto, che ha ricordato il nostro compaesano Vitangelo Cinquepalmi, fante dell’Esercito Italiano tra le prime vittime di mafia, il cui personaggio è ricordato nel secondo volume de “La storia di Noicattaro a fumetti”, curato proprio da Dipinto.

Ci siamo subito incuriositi a riguardo, decidendo di contattare Michele Dipinto per saperne di più riguardo la storia di Vitangelo Cinquepalmi. Grande è stato il lavoro per ritrovare notizie a riguardo, come ci confida Michele: “Su internet ho ritrovato un articolo de ‘La Stampa’ del 19 Gennaio 1946 che ricorda la morte di Vitangelo e di altri tre uomini dell’Esercito, rimasti uccisi in un conflitto con la banda Giuliano; ho trovato supporto nelle mie ricerche grazie al genero di suo fratello Giuseppe Cinquepalmi, che ha ritrovato due fotografie del giovane”.

Si legge nell’approfondimento sul sito vittimemafia.it che nel 18 Gennaio 1946, presso San Cataldo, frazione di Terrasini in provincia di Palermo, la banda di Salvatore Giuliano tese un agguato ad un automezzo su cui viaggiavano soldati e Carabinieri inviati per la repressione della guerriglia che insanguinava la terra sicula: si scatenò un duro conflitto a fuoco, durante il quale furono uccisi il Cap. Maggiore Angelo Lombardo ed i fanti Vitangelo Cinquepalmi, Imerio Piccini e Vittorio Epifani, mentre rimasero feriti il Caporalmaggiore Giuseppe Vizzini, il vice brigadiere dei Carabinieri Mario Franceschi e i fanti Piccoli e Vannutti.

Si parla di vittime di mafia proprio perché fu l’organizzazione criminale a supportare e coprire l’operato del “bandito” Giuliano, che fino alla morte – nel 1950 – continuò a perseguitare in particolar modo le forze armate nella zona occidentale della Sicilia, favorendo l’ascesa mafiosa nel mezzo del conflitto tra Stato e separatisti scatenatosi nell’immediato dopoguerra.

Il lavoro di Michele Dipinto non si è fermato però alla ricerca delle notizie: “Sono in contatto con l’Assessorato alla Cultura di Terrasini, mi stanno coinvolgendo per rievocare tale episodio: loro si stanno adoperando per cercare dove è sepolto il nojano. Sono previsti dei finanziamenti per il trasferimento di salme delle vittime di mafia, quindi coinvolgendo l’amministrazione si può fare qualcosa per portarlo a Noicattaro: una volta individuata la tomba, contatterò l’amministrazione per provare ad organizzare il rientro, sarebbe meritorio farlo”.

La storia di Vitangelo è venuta fuori quasi per caso, mentre Michele cercava documenti relativi a Giuseppe Cinquepalmi, fratello dello stesso, rinchiuso in un campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale e rientrato in patria a piedi sin dalla Germania. Prezioso è stato il supporto del genero di Giuseppe, Vito Mastrolonardo, che ci ha raggiunto durante la nostra chiacchierata: “Grazie alla grande curiosità di Michele abbiamo scoperto che anche Noicattaro ha una sua vittima di mafia. Dispiace non avere grandi notizie, poiché Vitangelo, partito giovanissimo per la Sicilia, non è più tornato”.

Vito ci ha fornito due magnifiche foto, che pubblichiamo insieme all’articolo: in una Vitangelo Cinquepalmi è ritratto da bambino dinanzi alla sua casa natale in via Crocecchia n. 5; l’altra fotografia è stata scattata il 26 Dicembre del 1945 a Palermo, durante il suo servizio per l’Esercito in Sicilia. È bello poter ricordare in questo modo le vittime della mafia anche sul nostro giornale. [da La Voce del Paese del 25 Marzo]

 

 

 

Leggere anche:

centroimpastato.com
Il banditismo in Sicilia nel secondo dopoguerra
di Umberto santino

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I delitti della banda Giuliano

Omicidi: 306, di cui 98 appartenenti alle forze dell’ordine
Tentati omicidi: 178
Stragi: 11
Sequestri di persona: 37
Estorsioni e rapine: 37
Conflitti a fuoco: 86
Banditi arrestati e condannati: 60
Favoreggiatori arrestati: 300
Processi: 690

Fonte: Giovanni Lo Bianco, Il carabiniere e il bandito, Resoconto inedito della fine di Salvatore Giuliano, Mursia, Milano 1999, p. 285.

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