18 Marzo 2006 Bianco (RC). Ucciso Vincenzo Cotroneo, 28 anni, giocatore del Locri.

Foto da: nuovacosenza.com   

Vincenzo Cotroneo, 28 anni, rimase vittima, la notte del 18 marzo 2006, di un agguato di stampo mafioso a Bianco, centro della Locride. Stava rientrando a casa in auto quando è stato affiancato da un’altra vettura con a bordo due persone che hanno sparato con un fucile ed una pistola. Raggiunto dai proiettili in diverse parti del corpo, è deceduto all’istante. Salvatore Vincenzo Cotroneo, Enzo per tutti, collaborava con il padre nel suo lavoro di imbianchino, ma la sua grande passione era il calcio. Giocava come centravanti nel Locri.
Si sarebbe dovuto presentare per un interrogatorio al reparto operativo dei carabinieri, il primo della sua vita. Gli investigatori volevano informazioni su quattro o cinque personaggi che gli giravano intorno, soprattutto volevano scoprire se lui conosceva alcuni nomi. E non di mafiosi qualunque, volevano scoprire se lui conosceva i nomi di quelli che un’estate prima avevano sparato sulla saracinesca del circolo sportivo che Vincenzo gestiva insieme al padre in un vicolo di Bianco. Un avvertimento molto speciale, l’arma usata era una calibro 9 x 21, molto probabilmente la stessa che il 16 ottobre successivo ha ucciso Francesco Fortugno nel seggio dove si votava per le primarie dell’Unione.

 

Foto da repubblica.it

 

Articolo del 20 Marzo 2006 da  repubblica.it
Agguato mortale nella Locride ucciso calciatore dilettante
Aveva giocato anche nelle giovanili del Torino e poi in C/2

BIANCO (Reggio Calabria) – Agguato mortale per un calciatore dilettante nella Locride. Vincenzo Cotroneo, centravanti nella squadra del Locri, 28 anni, incensurato, è stato ucciso la scorsa notte a Bianco, un paese in provincia di Reggio Calabria.

Cotroneo tornava a casa alla guida della sua auto, quando gli è stato teso l’agguato mortale. Secondo i carabinieri la vettura è stata affiancata da un’altra con a bordo due persone, che hanno sparato con un fucile e una pistola. La morte di Cotroneo è stata istantanea.

La squadra in cui Cotroneo giocava disputa il campionato di promozione calabrese, ma secondo i carabinieri della Compagnia di Bianco, che indagano in tutte le direzioni per accertare il movente dell’assassinio, l’omicidio non sarebbe legato al mondo dello sport. Cotroneo era una persona conosciuta in provincia di Reggio Calabria, proprio per la sua attività di calciatore e in passato aveva giocato in numerose squadre. Quello in corso era il secondo campionato che disputava col Locri.

Cotroneo aveva giocato anche sabato scorso, nell’incontro che il Locri aveva disputato in casa contro il Roccella, vincendo per 1-0. Il fatto che fosse incensurato non porta gli investigatori ad escludere un possibile collegamento tra l’omicidio e ambienti della criminalità organizzata, anche se al momento non risulta che il giocatore frequentasse pregiudicati della zona.

Gli elementi in possesso dei carabinieri per fare luce sull’assassinio, almeno per il momento, sono scarsi e non c’è nulla che possa consentire di indirizzare le indagini lungo una pista precisa. L’agguato non ha avuto testimoni: Cotroneo era solo in auto in una zona deserta quando è stato freddato dai suoi assassini.

Compagni ed amici, che non sanno darsi una spiegazione dell’ omicidio, lo descrivono come una persona dal forte temperamento e dal carattere deciso, qualità che lo avevano fatto primeggiare, sul piano della personalità, in tutte le squadre in cui aveva militato. Cotroneo aveva giocato nelle giovanili del Torino, poi nella Centese, in C/2 e in Puglia. Quindi, cinque anni fa, il ritorno in Calabria.

Nel novembre scorso Repubblica aveva pubblicato un’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel mondo del calcio.

 

 

Fonte:  repubblica.it
Articolo del 21 marzo 2006
Calciatore ucciso dalla mafia era un teste nel caso Fortugno
dal nostro inviato Attilio Bolzoni
Cotroneo, 28 anni, centravanti del Locri, era atteso ieri in Procura
Spararono contro il suo circolo con la stessa pistola dell’omicidio

REGGIO CALABRIA – C’è un testimone di meno in Calabria. L’hanno ammazzato per chiudergli la bocca, all’ultimo momento. Sapeva qualcosa sul delitto eccellente di Locri, quello del vicepresidente del consiglio regionale Francesco Fortugno. I carabinieri l’avevano convocato in caserma per ieri mattina alle 9, i killer della ‘ndrangheta hanno fatto appena in tempo. E’ scivolato nella tomba con i suoi segreti Enzo, imbianchino di mestiere e calciatore per passione ucciso come si fa con i boss sulla statale che da Reggio risale verso il mar Jonio.

La mafia calabrese non dà scampo a chi parla o a chi solo potrebbe farlo. E così è finita l’altra notte la storia di un “bravo ragazzo” del paese di Bianco che si sarebbe dovuto presentare per un interrogatorio al reparto operativo dei carabinieri, il primo della sua vita. Gli investigatori volevano informazioni da Enzo Cotroneo su quattro o cinque personaggi che gli giravano intorno, soprattutto volevano scoprire se lui conosceva alcuni nomi. E non di mafiosi qualunque, volevano scoprire se lui conosceva i nomi di quelli che un’estate fa avevano sparato sulla saracinesca del circolo sportivo che Vincenzo gestiva insieme al padre in un vicolo di Bianco, un buco pieno di biliardi e videogiochi. Un avvertimento molto speciale, l’arma usata era una calibro 9 x 21, molto probabilmente la stessa che il 16 ottobre successivo ha ucciso Francesco Fortugno nel seggio dove si votava per le primarie dell’Unione.

L'”invito a comparire” Enzo l’aveva ricevuto qualche giorno fa dai carabinieri del suo paese, ieri mattina era atteso alle 9 in punto da un ufficiale che indaga sui 21 omicidi dell’ultimo anno nella Locride e sull’agguato al vicepresidente della giunta regionale.

Era un interrogatorio delicato, scivoloso. Non aveva precedenti penali Enzo, una vita apparentemente tranquilla come tranquilla lo può essere in quei paesi come Bianco dove tutti conoscono tutti, dove sbiaditi sono certi confini, dove la relazione pericolosa a volte è anche spaventosa normalità, è assuefazione. Fedina pulita quella di Enzo, ventotto anni, una fidanzata che avrebbe dovuto sposare a fine primavera e tanta voglia di giocare al pallone.

Era attaccante del Locri, campionato regionale di Promozione, suo fratello Angelo è stato portiere nell’Africo, suo padre Giuseppe fino a qualche anno fa era presidente del Bianco. Un “bravo ragazzo” che ha fatto la fine di un mammasantissima. Un agguato di quelli che si riservano solo agli uomini di rispetto. Pistole e un fucile caricato a pallettoni, almeno tre i killer.

L’appostamento in contrada Reale, a poca distanza dalla casa di Enzo. Lo stavano aspettando a mezzanotte. Lui era sulla sua Golf che correva, l’hanno affiancato su un’altra auto, l’hanno preso al volo.
L’omicidio di Enzo Cotroneo ha agitato tanto gli apparati investigativi e giudiziari di Reggio, quelli che da mesi inseguono mandanti e autori materiali del delitto più clamoroso mai avvenuto in Calabria, l’uccisione dell’uomo politico della Margherita Francesco Fortugno. Un’esecuzione a urne aperte che ha destabilizzato gli assetti “politici” della ‘ndrangheta calabrese.

Per il momento c’è il top secret assoluto sui collegamenti tra la morte del testimone fatto fuori nove ore prima della sua deposizione e il delitto eccellente, si aspettano gli esiti degli ultimi accertamenti balistici sui proiettili calibro 9 x 21, comunque è ormai quasi certo che la stessa pistola abbia sparato sia sulla saracinesca del circolo ricreativo di Bianco che per cinque volte sul corpo del vicepresidente del consiglio regionale calabrese.

Ne sapremo di più nelle prossime ore e nei prossimi giorni, alla fine di attività investigative che stanno cercando di ricostruire i nuovi equilibri della mafia della Locride, gli obiettivi dei nuovi boss di questa zona, i loro intrecci con i gruppi tirrenici della ‘ndrangheta e soprattutto con i ras della politica.
È un impasto quello calabrese, boss e notabili tutti insieme per dettare legge in una cosca o in un consiglio comunale e anche a Catanzaro. Un anno fa il governatore Agazio Loiero aveva ricevuto anche lui le sue pallottole. Stava cambiando, stava rinnovando la politica e le regole di quel santuario del potere mafioso che era la Regione e gli hanno mandato il “segnale”.

Poi è toccato a Francesco Fortugno. È terra senza legge la Calabria per vent’anni abbandonata, lontana dai riflettori dei media, governata da signorotti locali con buoni agganci in alto, servizi segreti e logge segrete, un “sistema criminale” che fa soldi e che fa morti.

Come Francesco Fortugno. E come tanti altri. Solo nella Locride ce n’erano stati più di venti prima di lui, colpevoli presi neanche uno.

Soltanto dopo il delitto eccellente del 16 ottobre 2005 l’Italia si è accorta di che cosa era l’inferno di queste province, di questi paesi incastrati tra il mare e le montagne. Sono arrivati centinaia di poliziotti, sono sbarcati gli investigatori dei reparti d’eccellenza, hanno nominato Luigi De Sena superprefetto.

E in pochi mesi si sono cominciati a scoprire i primi omicidi, fino ad allora misteriosi, indecifrabili. Anche nella Locride.

Quattro sicari catturati a metà novembre dalla squadra mobile di Reggio, altri sette presi dalla polizia alla vigilia di Natale, due latitanti arrestati dai carabinieri e altri due dai poliziotti di Siderno. Gente dei Cordì, gente dei Cataldo, uomini della cosca dei D’Agostino. I soliti ignoti.

 

 

 

Foto da repubblica.it

Articolo del 21 Marzo 2006 da  repubblica.it
Il calciatore ucciso alla fidanzata “Mi stanno ammazzando”
Una terribile esecuzione: almeno nove colpi con fucile e pistola
Enzo Cotroneo, assassinato domenica scorsa mentre tornava a casa in auto parlava al telefono quando i killer l’hanno raggiunto

REGGIO CALABRIA – Una drammatica morte in diretta telefonica: “Mi stanno ammazzando”, un’ultima frase detta alla fidanzata con il cellulare. Mentre gli assassini lo affiancavano con l’auto e gli sparavano, Enzo Cotroneo, il calciatore dilettante assassinato domenica sera nella Locride, era al telefono con la fidanzata, che ha sentito le sue ultime, terribili parole.

Il particolare, secondo quanto si è appreso, è stato riferito agli investigatori da un parente della ragazza.
Il giovane stava parlando con la fidanzata quando i killer sono entrati in azione, su una strada secondaria vicino a Bianco, in provincia di Reggio Calabria. La giovane, figlia di un imprenditore edile della cittadina, avrebbe sentito i primi colpi e poi la frase del fidanzato.
I due giovani, ieri mattina, si sarebbero dovuti recare in Comune per la promessa di matrimonio. Le nozze erano state fissate per il 19 maggio prossimo.

Le indagini hanno confermato intanto che Enzo Cotroneo è stato raggiunto alla testa, al torace, alle spalle e alle braccia da almeno quattro colpi di fucile caricato a pallettoni e da cinque colpi di pistola calibro 9 per 21. In pratica tutti i colpi sparati dai killer sono andati a segno e, sulla base dei risultati dell’autopsia, gli investigatori non escludono che i sicari, almeno due, abbiano agito in modo da assicurarsi che l’uomo non uscisse vivo dall’agguato. Infatti, dopo avere sparato i primi colpi si siano avvicinati a Cotroneo per completare la loro missione di morte. I funerali del giovane saranno celebrati oggi pomeriggio a Bianco.

 

 

Articolo da NuovaCosenza.com de 20 marzo 2006
Ucciso un calciatore del Locri con metodi mafiosi
Un calciatore del Locri, Enzo Cotroneo, ucciso in un agguato mafioso vicino casa. Il caso diventa un giallo.

20/03 Si presenta, al momento, come un giallo inestriscabile l’assassinio di Enzo Cotroneo, di 28 anni, il calciatore del Locri ucciso la scorsa notte a Bianco mentre, alla guida della propria automobile, faceva rientro a casa. Non c’e’ un elemento, secondo quanto hanno riferito i carabinieri della Compagnia di Bianco, che stanno svolgendo le indagini, che possa consentire di collegare l’omicidio a un’ipotesi di movente e indirizzare le indagini lungo una pista precisa. Secondo una prima ricostruzione dell’omicidio, l’auto condotta da Cotroneo potrebbe essere stata affiancata da un’altra vettura con a bordo due persone che hanno sparato con un fucile caricato a pallettoni e con una pistola calibro nove. Non è escluso, comunque, che gli assassini attendessero la vittima designata appostati lungo la strada. Contro Cotroneo si è abbattuta una valanga di fuoco che non gli ha lasciato scampo. La morte del giovane è stata istantanea. Le modalità dell’omicidio, tipiche degli agguati di mafia, non si conciliano né con la personalità dell’ucciso, né con le frequentazioni del giovane, che aveva una condotta di vita irreprensibile. Gli investigatori hanno subito escluso, tra l’altro, che il movente dell’omicidio di Cotroneo possa essere legato al mondo dello sport. Ipotesi subito smentita anche dal presidente della squadra di calcio del Locri, Giuseppe Pezzimenti. «Nel nostro settore – ha detto Pezzimenti – non ci sono grandi interessi. Le nostre sono squadre dilettantistiche attorno alle quali il movimento di denaro è molto scarso. Anzi, in questi ambienti ci sono solamente debiti. Chi ci lavora lo fa solo per passione. Non credo proprio che il calcio c’entri qualcosa con quanto è accaduto». Cotroneo era una persona conosciuta in provincia di Reggio Calabria proprio per la sua attività di calciatore. Aveva giocato anche sabato scorso nell’incontro che il Locri aveva disputato in casa contro il Roccella, vincendo per 1-0. Era un leader dello spogliatoio proprio per la sua personalità spiccata e il suo carattere forte, oltre che per la sua esperienza. Compagni e amici, che non sanno darsi una spiegazione dell’omicidio, lo descrivono come una persona dotata di qualità che l’avevano fatto primeggiare, sul piano della personalità, in tutte le squadre in cui aveva militato. Cotroneo, da ragazzo, aveva giocato nelle giovanili del Torino. Successivamente era passato alla Centese, in C/2, ed aveva poi giocato in Puglia. Quindi, cinque anni fa, il ritorno in Calabria e la militanza in varie squadre, dall’Africo, al Guardavalle e quindi al Locri. Un fratello di Cotroneo gioca come portiere nell’Africo. Il sostituto procuratore della Repubblica di Locri, Giorgia De Ponte, ha sentito i genitori e altri parenti di Cotroneo. Tutti hanno sostenuto che non c’è nulla, al momento, che possa spiegare l’assassinio del giovane, che a loro dire, tra l’altro, non aveva mai subito minacce. Il calciatore, inoltre, non frequentava pregiudicati della zona, né era mai stato coinvolto in fatti di criminalità comune o organizzata. Un mistero, dunque, quello che grava sull’assassinio di Cotroneo, che al momento appare assolutamente impenetrabile.

Era un leader dello spogliatoio
Era un leader dello spogliatoio Salvatore Vincenzo Cotroneo, il calciatore del Locri ucciso ieri in un agguato a Bianco. Compagni ed amici, che non sanno darsi una spiegazione dell’ omicidio, lo descrivono come una persona dal forte temperamento e dal carattere deciso, qualità che lo avevano fatto primeggiare, sul piano della personalità, in tutte le squadre in cui aveva militato. Cotroneo, da ragazzo, aveva giocato nelle giovanili del Torino. Successivamente era passato alla Centese, in C/2, ed aveva poi giocato in Puglia. Quindi, cinque anni fa, il ritorno in Calabria e la militanza in varie squadre, dall’ Africo, al Guardavalle e quindi al Locri. Era considerato un persona di valore, soprattutto sul piano morale, e non aveva mai dato adito ad alcun sospetto. Il che rende ancora piu’ inspiegabile il suo assassinio. Un fratello di Cotroneo gioca come portiere nell’ Africo. Salvatore Vincenzo Cotroneo, Enzo per tutti, collaborava anche col padre nel suo lavoro di imbianchino. Ma la sua grande passione è sempre stata il calcio.

Il Presidente del Locri: “Un fatto inspiegabile”
«Siamo tutti addolorati e sgomenti per un fatto che appare assolutamente inspiegabile». Così Giuseppe Pezzimenti, presidente della squadra di calcio del Locri, che milita nel campionato di promozione, ha commentato l’uccisione di Enzo Cotroneo, centravanti della stessa formazione. «Noi lo conoscevamo – ha aggiunto Pezzimenti – come un bravo ragazzo. Una persona molto ligia anche come calciatore, considerato che non mancava mai a un allenamento. Era affiatato con tutti e per la squadra, anche per la sua esperienza e le sue doti tecniche, era una sorta di trascinatore. Nessuno, e meno che mai io, riesce a darsi una spiegazione per quanto è accaduto. Enzo era uno dei migliori elementi della squadra, tanto che proprio per le sue capacità beneficiava di un trattamento economico particolare». Pezzimenti ha anche escluso che il movente dell’omicidio di Cotroneo possa essere legato al mondo del calcio. «Nel nostro settore – ha detto – non ci sono grandi interessi. Le nostre sono squadre dilettantistiche attorno alle quali il movimento di denaro è molto scarso. Anzi, in questi ambienti ci sono solamente debiti. Chi ci lavora lo fa solo per passione. Non credo proprio che il calcio c’entri qualcosa con quanto è accaduto».

I parenti al PM: «Non aveva nulla da temere»
Conduceva una vita irreprensibile e non aveva nulla da temere Enzo Cotroneo, il calciatore del Locri ucciso la scorsa notte a Bianco. È quanto hanno riferito i genitori e altri parenti del giovane nelle dichiarazioni fatte al sostituto procuratore della Repubblica di Locri, Giorgia De Ponte, ed ai carabinieri nell’ambito delle indagini sull’omicidio. Non c’è nulla, al momento, secondo gli stessi parenti di Cotroneo, che possa spiegare l’assassinio del giovane, che a loro dire, tra l’altro, non aveva mai subito minacce. Il calciatore, inoltre, non frequentava pregiudicati della zona, né era mai stato coinvolto in fatti di criminalità comune o organizzata. Gli investigatori, per risalire al movente dell’omicidio, stanno approfondendo la vita privata di Cotroneo, che tra l’altro era fidanzato con una ragazza di Locri e si sarebbe dovuto sposare da qui a poco. I carabinieri, tra l’altro, stanno anche esaminando la vita sentimentale del giovane nella ricerca di possibili spunti per le indagini. Si sta tentando anche di ricostruire il giro di amicizie di Cotroneo e di identificare le persone che frequentava in modo da poterle sentire. Il fatto che Cotroneo non temesse per la sua vita, secondo quanto hanno riferito i suoi parenti facendo riferimento anche alla dinamica dell’omicidio, è dimostrato dal fatto che il giovane girasse tranquillamente in auto di notte. Gli assassini, tra l’altro, hanno scelto con attenzione luogo e momento per compiere l’agguato, visto che la strada che il giovane stava percorrendo in auto per raggiungere la propria abitazione è in una zona isolata ed è priva d’illuminazione.

CIDS: “Nella locride una situazione intollerabile”
«L’uccisione di Salvatore Vincenzo Cutroneo evidenzia eloquentemente e drammaticamente quanto sia intollerabile e grave la situazione nella Locride dove si uccidono medici, imprenditori, operatori, cittadini e giovani». Lo afferma Demetrio Costantino, presidente del Comitato interprovinciale per il diritto alla sicurezza (Cids) commentando l’omicidio del calciatore del Locri avenuto la notte scorsa in un agguato a Bianco. «Se non si riesce a garantire il diritto alla vita delle persone e prevale la barbarie – prosegue Costantino – non vi potrà essere vita democratica, libertà, sicurezza, svilupo economico e civile».

Da Bestini a Sculli, tante inchieste tra calcio e mafia
Il tragico agguato che è costato la vita a Salvatore Vincenzo Cotroneo non ha precedenti, almeno in Italia. Ma sono molti i casi in cui l’intreccio tra ‘ndrangheta e tessuto sociale ha inevitabilmente coinvolto anche il calcio, lambendolo o travolgendolo in pieno. Il caso più clamoroso nel 2004: a Isola Caporizzuto, su indicazione dell’arbitro che poi disse di essere stato ingannato dalla società ospitante, Isola Caporizzuto e Strongoli osservano un minuto di silenzio prima della loro partita del campionato dilettanti per onorare la memoria di un boss locale, ucciso. All’estero l’omicidio di calciatori per mano della mafia non sono una novità: era in odor di criminalità organizzata tre anni fa l’agguato in Russia costato la vita a Yuri Tishkov, ex giocatore della Torpedo Mosca diventato titolare di una società impegnata a trattare ingaggi calcistici. Clamoroso il caso del colombiano Andres Escobar, ucciso a colpi di pistola all’uscita di un bar di Medellin, perché colpevole di aver provocato l’eliminazione della Colombia da Usa ’94 con un suo autogol: il cartello dei narcotrafficanti gliela aveva giurata. In Italia in più di una circostanza nomi di calciatori, anche eccellenti, sono finiti nel mirino della giustizia per inchieste legate alla criminalità organizzata, anche solo per rapporti troppo stretti con esponenti malavitosi. L’ultimo caso è quello dell’attaccante del Messina Giuseppe Sculli, finito in un’inchiesta di ‘ndrangheta perché nipote prediletto di un boss, Giuseppe Morabito, finito agli arresti. Nel ’95 in un’operazione antimafia finì in manette Giovanni Bertini, ex stopper di Roma e Fiorentina degli anni Sessanta e Settanta: finì assolto. Tra i precedenti anche quello di Salvatore Marino, anche lui allora calciatore dilettante come Cotroneo, che nell’85 morì in questura a Palermo dopo un violento interrogatorio.

 

 

 

 

CALABRIA NERA – DELITTI IRRISOLTI | L’omicidio del calciatore Vincenzo Cotroneo
TeleMiaLaTv
Pubblicato il 7 marzo 2017

 

 

 

 

 

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