19 Febbraio 1921 Salemi (Trapani). Ucciso Pietro Ponzo, contadino socialista

Foto pubblicata dalla pronipote su facebook.com

Pietro Ponzo, nato a Vita (Trapani) il 18 ottobre 1851, impegnato nelle lotte contadine fin dai fasci siciliani, presidente della Cooperativa Agricola di Salemi.

Negli anni 1919-1920 partecipa alle manifestazioni e alle occupazioni delle terre per l’assegnazione dei latifondi, in particolare del feudo Mokarta, tra Salemi e Mazara.

Dalle testimonianze dei parenti risulta che gli esecutori del delitto furono processati e condannati ma rimasero senza volto i mandanti.

Fonte: Centro Siciliano di Documentazione “G. Impastato”

 

 

Fonte: stampacritica.it
Articolo del 29 febbraio 2016
Nel 1921, l’uccisione di Pietro Ponzo
di Mario Guido Faloci
Per non dimenticare nessuno

Se “mafia” è una parola che inizia a comparire in documenti ufficiali del neo Regno d’Italia di fine ‘800, scritta con due effe, essa è anche un male che esiste da tanto, nella società italiana. Che sia quella siciliana, quella napoletana, quella calabrese, quella pugliese, questa rappresenta lo strumento principe con cui il potere soggioga gli ultimi, affinché questi non alzino la testa, non pretendano nemmeno “il giusto”, non si sottraggano alle imposizioni, dei parassiti della società.

Ma la mafia dell’alta finanza, quella degli appalti, quella degli armamenti, della droga e della tecnologia, come la conosciamo oggi, è solo l’evoluzione naturale di quella che fu un tempo. Parlando delle sue origini, si è soliti riferirsi alla cosiddetta “mafia del feudo”.

In una società rurale, come quella siciliana post-unificazione, la mafia nacque per il bisogno di mantenere l’ordine costituito, per le necessità dei baroni e della nuova classe emergente dei burgisi.

Poiché la caduta del regime Borbonico non aveva sovvertito l’impostazione feudale del potere e dello sfruttamento delle terre, i baroni e la nuova classe possidente, non sfruttando queste in modo diretto, si serviva d’intermediari, i cosiddetti “gabellotti” che, attraverso i “campieri” (il proprio servizio d’ordine), gestivano le riscossioni degli affitti delle terre e dirimevano le controversie, assicurando l’ordine, anche con l’uso della forza.

Con il consolidarsi del nuovo Regno, il sistema mafioso si trasferì man mano, anche nell’attività politica e amministrativa. Da allora ad oggi, questo sistema ha continuato e continua a sovrapporsi (quando non a sostituirsi), a quello dello stato di diritto, grazie anche alle inefficienze e alle mancanze di questo. Ma, non per questo il sistema mafioso ha abbandonato le sue origini e ancora dopo la seconda guerra mondiale, nelle campagne siciliane dettava legge.

La funzione di garante della conservazione, da parte della mafia, fu ancora più evidente, quando si trattò di arginare le rivendicazioni del movimento contadino, nella prima metà del XX secolo che, dopo l’esperienza della protesta dei fasci dei lavoratori, si andò organizzando in leghe e cooperative per la tutela dei braccianti e per la gestione diretta della terra.

Contro questo tipo di organizzazioni, si rivolse spesso la mafia e tanti sindacalisti furono oggetti di violenze e d’intimidazioni.

Dopo aver partecipato al movimento dei fasci siciliani, il contadino socialista Pietro Ponzo partecipò alle manifestazioni e alle occupazioni delle terre, per l’assegnazione dei latifondi, degli anni 1919-1920, in particolare del feudo Mokarta, tra Salemi e Mazara.

Per questo, Ponzo non era solo uno scomodo organizzatore di rivendicazioni contadine, ma in quanto presidente della Cooperativa Agricola di Salemi, per la mafia era anche un simbolo da stroncare.

Così, il 19 febbraio del 1921 nelle campagne della sua città il sindacalista dei braccianti fu ucciso dalla violenza mafiosa. A quanto riportarono i parenti, anche in questo caso, la giustizia arrestò, processò e condannò gli assassini di Pietro Ponzo; ma, al di là degli esecutori, non fu in grado di trovare e colpire, anche i mandanti del delitto.

Dalla polvere del tempo, dal sudore e sangue versato sulle terre di Salemi, resti di questo contadino sindacalista, il ricordo del suo impegno, quale ennesimo segno tangibile, della volontà di un popolo di liberarsi della morsa degli sfruttatori e di ribellarsi ai soprusi.

 

 

 

 

Per un approfondimento:

Storie di Sicilia di Fara Misuraca

I Fasci Siciliani

http://www.ilportaledelsud.org/fasci_siciliani.htm

 

 

 

 

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