24 Maggio 1991 Siderno (RC). Uccisione di Domenico Archinà, industriale dell’olio e proprietario di una emittente televisiva.

A Siderno, uno dei più grossi centri della Locride, Domenico Archinà, 45 anni, viene ucciso a colpi di pistola il 24 maggio 1991, accanto all’azienda di cui è proprietario. Un commando ha affiancato la sua Mercedes fulminandolo. Domenico Archinà, importante industriale dell’olio di oliva, possedeva anche una televisione privata, non aveva precedenti né, secondo gli investigatori, era mai stato «chiacchierato» per rapporti di ‘ndragnheta.
Nel 2012 un collaboratore dichiarò che fu ucciso per errore: uno scambio di persona.

 

 

 

Articolo da La Stampa del 26.05.1991
Agguato mortale contro il re dell’olio
di Diego Minuti

LOCRI. Un altro omicidio «eccellente» ha insanguinato la Calabria. La nuova vittima della spirale di violenza che sembra travolgere questa regione (per la quale il ministro di Grazia e Giustizia, Martelli, nel corso della sua breve visita ha avuto parole di sconforto) è l’imprenditore Domenico Archinà, 45 anni, contitolare di una delle aziende calabresi più note del settore della produzione olearia. Archinà è stato giustiziato, quando, pochi minuti prima di mezzogiorno, stava per salire sulla sua Mercedes per raggiungere l’azienda. L’assassino gli si è fatto vicino e gli ha sparato cinque colpi di pistola, due dei quali mortali. I proiettili sono stati sparati da una pistola calibro 9 «parabellum» (un’arma da professionisti). Due hanno raggiunto Archinà al polmone sinistro dilaniandolo. Per lui, sofferente di enfisema, c’è stato poco da fare. Tranquillo, lavoratore accanito, da quando aveva ereditato, con il fratello Antonio, l’azienda paterna, aveva pensato solo a potenziarla. Così, passando dalla fase artigianale, aveva cominciato a commercializzare direttamente i suoi prodotti, anche su mercati non calabresi. Anzi, ormai da anni, aveva allacciato proficui contatti con aziende del Nord, alle quali cedeva grandi partite di olio, sia di sua produzione, sia acquistate da qualcuno dei tanti piccoli operatori del settore che rendono viva l’agricoltura nella Locride. Un’attività, quella di Archinà, molto solida che lo aveva indotto, una decina di anni fa, a diversificare i suoi interessi. Per lui, uomo legato profondamente alla terra, la possibilità di acquistare una televisione privata doveva essere sembrata una scommessa.  Accettata e vinta, se è vero che «Radio Tele Sud» aveva proseguito la sua attività in una regione che, sovente, ha visto le emittenti private durare lo spazio di poche stagioni. Alla Procura di Locri solo poche certezze: Archinà era una persona profondamente onesta e niente nella sua vita privata come nel lavoro lascia intuire anche un solo lontano particolare che possa giustificare in qualche modo la sua fine. A meno che, come dice qualcuno a Siderno, non sia rimasto vittima di una vendetta trasversale, che abbia voluto punire una sua lontanissima parentela con una delle famiglie che, in questa ordinata cittadina della Locride, si battono per conquistare il predominio mafioso. Intanto, a Lamezia Terme, hanno avuto un’improvvisa quanto inattesa accelerazione, le indagini sull’omicidio dei due dipendenti del servizio di nettezza urbana cittadina, assassinati all’alba di venerdì mentre erano al lavoro. Su provvedimento della Procura, la polizia ha fermato Agostino Isabella, 45 anni, di Sambiase, la frazione di Lamezia Terme teatro del duplice omicidio. Anche se nulla trapela dagli ambienti investigativi, pare che ad inchiodare Isabella sia stato un identikit la cui realizzazione anche se tutti in Procura ed al commissariato si guardano bene dal confermarlo – si deve alla deposizione di Eugenio Bonadio, l’operaio sopravvissuto all’agguato. «La somiglianza tra Isabella e la persona ritratta nell’identikit è a dir poco sorprendente», si lascia scappare un funzionario di polizia. Su un punto gli investigatori sembrano non avere dubbi: se è stato lui a sparare, Isabella ha agito non per motivi personali ma su mandato di qualcuno. Un «qualcuno» di cui già si sussurra il nome e che sarebbe un personaggio di spicco della malavita locale che non avrebbe sopportato il fatto di non avere ottenuto lui l’appalto per il trasporto dei rifiuti urbani a Lamezia Terme (1 miliardo e mezzo annuo). Intanto a Gioia Tauro un sovrintendente della polizia, in forza alla locale sezione della squadra mobile di Reggio Calabria, Franco Refolo, 35 anni, è rimasto ferito in un conflitto a fuoco con gli occupanti di un’automobile che non ha obbedito all’alt imposto dagli agenti. L’inseguimento è finito quando uno dei colpi di pistola sparati dagli sconosciuti, hanno ferito Refolo al braccio destro. Un altro agguato, infine, a Sant’Eufemia, vicino Bagnare, dove un bracciante agricolo, Francesco Crea, 41 anni, è stato ridotto in fin di vita da due persone.

 

 

Fonte: telemia.it
Articolo del 20 febbraio 2019
SIDERNO: L’OMICIDIO DI DOMENICO ARCHINA’ FU UN ERRORE, FATALE LA SOMIGLIANZA CON COSIMO COMMISSO
di Alessandra Bevilacqua

L’emissione della nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti del boss di Siderno Tommaso Costa sta portando alla luce nuovi dettagli sui fatti criminali che insanguinarono la città di Siderno tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi degli anni ’90. Stando, infatti, a quanto riporta stamane un articolo a firma di Rocco Muscari apparso su “Gazzetta del Sud”, nell’ordinando si evidenzierebbe una “straordinaria convergenza” tra le dichiarazioni rese dai due collaboratori di giustizia Giuseppe Costa e Crocefisso Casalini in relazione ai fatti omicidiari di quegli anni cruenti. Tutto ciò, per gli inquirenti, sarebbe prova della “genuinità del dichiarato e dell’elevata credibilità di Costa e Casalini”.

Dai racconti dei collaboratori si avrebbero, inoltre, informazioni anche in merito ad un altro fatto di sangue, quello di Domenico Archinà, assassinato a Siderno il 25 maggio del 1991 mentre si trovava in auto con la moglie. Domenico Archinà, era un imprenditore oleario titolare dell’Olearia Vinicola Archinà e anche editore radiotelevisivo, nel 1976 fu tra i fondatori di Radio Siderno, nel 1978 fondò l’emittente radiofonica Tele Radio Sud Stereo, poi nel 1981 diventò anche televisione con il nome di Tele Radio Sud, che fu una delle emittenti locali di successo in Calabria negli anni ’80.

A proposito di quell’omicidio, stando all’articolo di Rocco Muscari, Giuseppe Costa, nel corso dell’interrogatorio del 29 novembre del 2012, racconta agli inquirenti: «Sull’omicidio di Archinà posso dire che c’è stato un errore; io avevo mandato Donato Giordano e Casalini Crocefisso per uccidere Cosimo Commisso “u quaglia”; in realtà Cosimo Commisso aveva una forte somiglianza con questo Archinà così Donato Giordano sparò ad Archinà; io non avevo alcun motivo per uccidere Archinà; Archinà e Commisso di somigliavano per il fisico, per la statura, per i capelli. Giordano e Casalini poi vennero da me mi dissero cosa avevano fatto; io avevo dato dato al Giordano e al Casalini una pistola 7,65 parabellum, una pistola 9×21 ed una cal. 357 magnum oltre alla pistola di ordinanza che però di solito Giordano non utilizzava; non so con quale arma hanno sparato».

Alla base dell’omicidio dell’imprenditore 47enne, dunque, un errore. Uno scambio fatale di persona.

 

 

FAIDA SIDERNO: ARCHINA’ UCCISO PER SBAGLIO | IL VIDEO
TeleMia 20 febbraio 2019

 

 

 

 

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