28 Agosto 1977 Brancaleone (RC). Rapita Mariangela Passiatore, moglie di un industriale di Cinisello Balsamo, in vacanza nel paese.

Foto da gazzettadelsud.it

Mariangela Passiatore, 44 anni, madre di due figlie, moglie di un imprenditore di Cinisello Balsamo, il 28 agosto del 1977 fu vittima di un rapimento mentre trascorreva le vacanze in Calabria, a Brancaleone (RC), con suo marito. Il suo corpo non fu mai trovato. A un anno dal rapimento, l’industriale, persa ogni speranza di rivedere viva la moglie, per poter fare un funerale come si deve, pubblicò un’inserzione su diversi quotidiani, offrendo 30 milioni in cambio di notizie. Ricevette solo le telefonate di sciacalli.

 

 

 

Fonte  sdisonorate.it
1977 – Mariangela Passiatore – Brancaleone (RC)

La storia di Mariangela è la storia incredibile e amara di una semplice turista che ha scelto per le sue vacanze estive Brancaleone, un paesino sul mare Jonio della provincia di Reggio Calabria.

È una domenica di fine agosto e nella villa affittata dall’industriale Sergio Paoletti è appena terminata la cena. Mariangela si gode gli ultimi giorni di libertà prima del rientro a Cinisello Balsamo, dove vive con il marito. Attorno alle dieci e mezza della sera del 28 agosto accade l’incredibile. Cinque banditi, armati e mascherati, fanno irruzione nella villa e sbattono tutti contro il muro. All’inizio sembra si tratti di una rapina. Quegli uomini fanno man bassa di soldi e gioielli. Mai e poi mai la signora Mariangela si sarebbe aspettata in sorte di essere sequestrata dall’Anonima. Ha 48 anni quando il marito la vede andar via. Per l’ultima volta. Nella villa resta un bandito fino alle due di notte a terrorizzare i presenti. Quando va via scatta l’allarme. Ma ormai Mariangela è già stata inghiottita dalla montagna. Il riscatto è fissato in 150 milioni, che non saranno mai pagati. Le notizie che arrivano in casa Paoletti sono confuse. Un amico di famiglia che vive nella Locride vuole dare una mano nelle ricerche e nella mediazione coi rapitori. Ma per il commerciante 45enne Giulio Cotroneo si mette male. Forse ha riconosciuto gli uomini della banda, forse ha fatto troppe domande in giro. Lo fanno fuori a colpi di lupara il 13 settembre a Bruzzano Zeffirio, non lontano da Brancaleone.

Finiscono in cella Angelo Bello, Fortunato Gallo e Carmelo Scaramozzino di Brancaleone, e Leo Alalia che vive a Genova, mentre Giuseppe Favasuli è emigrato in Australia ed è ricercato. Arrestano anche Giovanni Stellitano, custode del cimitero.

A un anno dal rapimento, l’industriale Paoletti sembra aver perso ogni speranza di rivedere viva la moglie, ma vorrebbe almeno poter fare un funerale come si deve e per questo pubblica un’inserzione su diversi quotidiani, offrendo 30 milioni in cambio di notizie. Riceverà solo telefonate degli sciacalli.

Nell’80 il processo di primo grado si conclude con un nulla di fatto. In attesa del processo muoiono ammazzati prima Stellitano (1984) e poi Angelo Bello (1987). In appello, istituito dopo diversi anni, si scopre che il processo è da rifare: un giudice popolare, il sindaco Dc di Stignano, Tobia Sotira, non aveva i titoli per partecipare al procedimento non avendo conseguito la licenza media. Seguono le definitive assoluzioni. E restano le ombre sulla vicenda.

 

 

 

Tratto dal libro Dimenticati – Vittime della ‘ndrangheta di Danilo Chirico e Alessio Magro

Cap. IV “Aspromonte, solo andata” pag. 92

[…]  Il riscatto è fissato in 150 milioni, che non saranno mai pagati. Le notizie che arrivano a casa Paoletti sono confuse. […] Un amico di famiglia che vive nella Locride vuole dare una mano nelle ricerche e nella mediazione coi rapitori. Ma per il commerciante quarantacinquenne Giulio Cotroneo si mette male. Forse ha riconosciuto gli uomini della banda, forse ha fatto troppe domande in giro. Alle minacce segue a stetto giro di posta l’attentato. Lo fanno fuori a colpi di lupara il 13 settembre a Bruzzano Zeffirio, non lontano da Brancaleone. Uno scempio. […]

A un anno dal rapimento, l’industriale Paoletti sembra aver perso ogni speranza di rivedere viva la moglie, ma vorrebbe almeno poter fare un funerale come si deve e per questo pubblica un’inserzione su diversi quotidiani l, offrendo 30 milioni in cambio di notizie. Riceverà solo le telefonate degli sciacalli. […].

 

 

 

Articolo di La Stampa del 29 Agosto 1977 
RAPITA LA MOGLIE DI UN INDUSTRIALE

Una signora in vacanza in Calabria, Mariangela Passiatore, è stata rapita da alcuni sconosciuti nei pressi di Brancaleone, in provincia di Reggio. La donna, che si trovava insieme con il marito Sergio Paoletti, di 47 anni, industriale residente a Cinisello Balsamo in provincia di Milano, è stata costretta a salire a bordo di un’automobile che poi si è allontanata a tutta velocità, diretta probabilmente sull’Aspromonte. I banditi, dopo essersi anche impossessati di gioielli e di danaro, hanno minacciato l’industriale, intimandogli di non avvertire i carabinieri prima delle 8 di stamane. Dopo una notte di angoscia (il rapimento è avvenuto nella tarda serata di ieri), Sergio Paoletti stamane verso le 6,30 ha telefonato ai carabinieri.

 

 

 

Articolo di La Stampa del 30 Agosto 1977 
È malata di cuore la milanese rapita in vacanza

REGGIO CALABRIA – E’ malata di cuora la signora Mariangela Passiatore, 44 anni, rapita l’altra notte mentre si trovava in vacanza a Brancaleone, un paese a 70 chilometri da Reggio Calabria. Il marito e le figlie (che a Milano hanno saputo del rapimento attraverso la radio) rivolgono un appello ai banditi affinché assicurino alla loro congiunta tutte le cure necessarie. Mariangela Passiatore è sposata con l’industriale Sergio Paoletti, 47 anni, nativo di Ancona e residente a Cinisello Balsamo, dove è comproprietario di una fabbrica di speciali contenitori in plastica adoperati nei laboratori di analisi. La coppia ha due figlie, Luana di 21 anni e Flavia di 19. E’ stato un « commando » composto da cinque persorie a portare a termine il rapimento penetrando in una villa a Brancaleone, paese a circa 70 chilometri da REggio Calabria sulla fascia jonica. Proprio ieri erano finite le vacanze dell’industriale e la partenza era imminente.

 

 

 

Articolo di La Stampa del 20 Agosto 1978
Offre trenta milioni per sapere dove è sepolta la moglie rapita
di Gino Mazzoldi
Il marito è ormai convinto che sia morta

MILANO — Per avere notizie della moglie, Mariangela Passiatore di 44 anni, rapita il 28 agosto dello scorso anno mentre si trovava in villeggiatura nella sua villa di Brancaleone (Reggio Calabria) l’industriale Sergio Paoletti, di 48 anni, da Cinisello Balsamo (Milano), ha chiesto di poter pubblicare un’inserzione a pagamento su tre giornali: «Il Giorno» di Milano, «La Notte», pure di Milano e il «Giornale di Calabria» di Reggio Calabria. Il testo che dovrebbe apparire sulle tre testate è il seguente: «Trenta milioni a chi segnalerà la sepoltura di Mariangela Paoletti. Nell’anniversario del tragico rapimento di Mariangela Paoletti avvenuto a Brancaleone il 28 agosto 1977. La famiglia della scomparsa ha stanziato 30 milioni di lire a favore di chi sia in grado di fornire indicazioni atte a rintracciare la sepoltura della povera signora milanese. Le eventuali segnalazioni dovranno essere indirizzate alla casella postale n. 57 di Erba (Como)». Secondo quanto si è appreso, l’industriale è convinto che la moglie sia ormai morta anche se il cadavere finora non è stato trovato. Questa convinzione sarebbe maturata in seguito all’ostinato silenzio dei rapitori, che si sono fatti vivi con solo due telefonate nei giorni immediatamente successivi al sequestro per poi troncare ogni contatto. Mariangela Passiatore soffriva, fra l’altro, di cuore e non è da escludere che sia stata uccisa da un infarto. Sulla scomparsa della signora milanese si sono fatte altre ipotesi, ma col passare del tempo si sono rivelate tutte incosistenti. Il drammatico rapimento della donna è stato compiuto la sera del 28 agosto. Mariangela Passiatore stava cenando col marito e con una coppia di amici — Claudio Brambilla di 37 anni e sua moglie Angela Mariani di 35 da Melzo — nel patio della villa che l’industriale Sergio Paoletti si era fatto costruire qualche mese prima, a Caldora di Brancaleone. Improvvisamente dal buio apparvero 5 uomini, tutti mascherati e armati di pistole e mitra, che intimarono il mani in alto: il padrone di casa e i suoi ospiti vennero subito legati e imbavagliati, Mariangela Passiatore fu invece costretta a seguire i malviventi.
Due giorni dopo giunse la prima telefonata: «Siamo le Brigate rosse — diceva uno sconosciuto dall’accento meridionale — preparate un miliardo. Vi daremo presto altre istruzioni». Attraverso la stampa locale l’industriale aveva fatto però sapere di non poter pagare una cifra così alta. Dopo alcuni giorni, la seconda telefonata: «Siamo sempre le Brigate rosse; per la libertà della donna possono essere sufficienti 150 milioni». Il drammatico mistero che era sceso sul sequestro fu interrotto il 26 ottobre scorso quando nel cimitero di Staiti (Reggio Calabria) furono ritrovati alcuni indumenti che la scomparsa indossava la sera del rapimento. Vennero intensificate le ricerche, senza esito. Col passare del tempo l’industriale si è convinto che Mariangela sia morta per infarto e che il suo corpo sia stato seppelito in qualche I parte della Calabria. Di qui l’offerta di 30 milioni per ritrovarlo.

 

 

 

Articolo da L’Unità del 2 Dicembre 1979
Locri. duemila processi per un solo magistrato
di Roberto Scarfone
Grave crisi della giustizia in Calabria
Il processo per un sequestro e un omicidio non va avanti: specchio di una situazione – Mafia-padrona in aula – Indagini vane

CATANZARO – Quasi una decina di testimoni arrestati in aula per falsa testimonianza e subito dopo rilasciati, udienze dove se ne vedono di tutti i colori, due avvocati che si sfilano dalle spalle la toga e dettano allo stupito cancelliere la loro sfiducia sulla possibilità di fare giustizia in quell’aula di tribunale.
La scena si è svolta due giorni fa nel tribunale di Locri, dove da quasi un mese si trascina il processo a quattro giovani dietro la sbarra per il sequestro di una donna, Mariangela Passiatore. La banda è anche accusata dell’omicidio di Giulio Cotroneo, un commerciante che aveva cercato di stabilire contatti con i rapitori.
Nell’udienza di venerdì scorso i difensori della famiglia Cotroneo chiedono che venga ascoltata la registrazione di una telefonata intercorsa tra i rapitori e la famiglia della vittima, ma la corte respinge la richiesta e i due avvocati lasciano l’aula.
Ricostruiamo la storia di uno dei più oscuri sequestri di persona avvenuti in Calabria.
Da qualche anno Sergio Paoletti, industriale milanese, trascorre le vacanze sulla costa ionica calabrese.
Nell’estate del 1977 fa costruire una villetta che sarà abitata dall’industriale e dalla moglie, Mariangela Passiatore.
Paoletti è un tipo molto dinamico e cordiale, fa subito amicizia con diverse persone che abitano nel paese vicino. Trovandosi a parlare con gli amici, Paoletti dice spesso che vuole investire nella zona, vuole realizzare un progettino per mettere in piedi una fabbrichetta. Ma le vacanze vengono tragicamente interrotte dall’anonima sequestri: nella notte del 28 agosto del ’77 cinque uomini mascherati irrompono nella casa e si portano via Mariangela Passiatore. Si fanno avanti,gli amici per aiutare l’industriale forestiero: in particolare Giulio Cotroneo, commerciante, fratello del sindaco di Brancaleone, cerca di stabilire un contatto con la cosca mafiosa che ha rapito la donna. Passano tredici giorni e Cotroneo viene ritrovato in una campagna poco lontana dal paese sfigurato dai pallettoni sparati dalla lupara.
Nello stesso mese vengono catturati quattro giovani, oggi imputati, mentre un quinto riesce a fuggire in Australia dove ha parenti emigrati.
L’accusa è duplice: sequestro di Mariangela Passiatore e assassinio di Giulio Cotroneo.
Passano i mesi e Paoletti torna a Milano, si interrompono le trattative e di Mariangela Passiatore non si ha più notizia: quasi certamente la donna è stata eliminata.
A tre giorni di distanza dal «raid» in casa Paoletti c’è una telefonata registrata dalla polizia che viene trascritta sui verbali e mandata a Locri. Venerdì scorso Guido Mazzone e Francesco Laganà, avvocati di parte civile che tutelano la famiglia Cotroneo, chiedono di ascoltare il nastro originale, ma la corte respinge la richiesta, i due avvocati  rinunciano all’incarico. Sembrerebbe un improvviso colpo di testa, ma non è così: «Non è possibile fare luce sugli omicidi e sui sequestri di persona che avvengono nel Locride» ci ha detto l’avvocato Mazzone. A questo punto nell’aula del tribunale l’avvocato Mazzone, a nome anche del collega, rinunciando all’incarico, ha dettato al cancelliere questa dichiarazione: « considerata l’insufficienza delle istruttorie di polizia giudiziaria, istruzioni farraginose e confusionali, con piste iniziate e poi abbandonate, constatato come in questi ultimi tempi nel Locride — ha detto ancora l’avvocato — si verificano delitti dì speciale gravità, scientificamente condotti senza che si riesca ad individuarne i responsabili, appunto perchè gli inquirenti non riescono a condurre le inchieste con la stessa preparazione di cui dispongono gli autori dei delitti, gli avvocati Guido Mazzone ed Alfredo Laganà rinunciano al mandato affidato dai loro assistiti».
Nel tribunale di Locri giacciono più di duemila processi: ci lavora, per portarli al dibattimento, un solo giudice istruttore: nel Locride sono centinaia i delitti mafiosi impuniti.
La mafia piega al suo potere e umilia contemporaneamente decine di comuni, mentre una delle istituzioni più delicate della Repubblica, l’amministrazione della giustizia, versa nel marasma.

 

 

 

Articolo di La Stampa del 21 Gennaio 1980
Assolti gli accusati del sequestro Paoletti
Dopo due anni di carcerazione

REGGIO CALABRIA — Imputati di sequesto di persona, omicidio, tentativo di estorsione e furto, cinque persone dopo due anni, tre mesi e quattro giorni di carcerazione preventiva sono state assolte dalle pesanti accuse addebitate. Erano state rinviate a giudizio per il sequestro di Mariangela Passiatore, moglie dell’industriale Sergio Paoletti, di Cinisello Balsamo (Milano), e dell’omicidio del commerciante Giulio Cotroneo, eliminato perché venuto a conoscenza di particolari compromettenti in relazione al rapimento. Il sequestro avvenne il 28 agosto di tre anni fa ad opera di un commando di 5 banditi che irruppe nella villa Paoletti, alla periferia di Brancaleone. Dopo aver rapinato danaro e gioielli ai coniugi Brambilla, una coppia milanese ospite dell’industriale, portarono via la Passiatore. Da quella notte, non si è saputo più nulla. Dopo 15 giorni veniva ucciso il commerciante Cotroneo, fratello del sindaco democristiano di Bruzzano Zeffirio. Quello della Passiatore è stato un sequestro ritenuto dalla vecchia mafia «infame» poiché commesso da gente che pur di trovare il facile guadagno, aveva trasgredito il «codice dell’onorata società», contrario al sequestro delle donne, per le quali bisognava portare rispetto. Nello stesso mese del sequestro della moglie dell’industriale Paoletti, la provincia reggina venne scossa dai continui rapimenti: se ne verificarono otto. E.L.

 

 

 

Articolo del 28 Agosto 2013 da  mnews.it
PER NON DIMENTICARE SEQUESTRO DI MARIANGELA PASSIATORE PAOLETTI
di Cosimo Sframeli

Mariangela Passiatore, 44 anni, di Cinisello Balsamo, provincia di Milano, moglie dell’industriale Sergio Paoletti, in vacanza a Brancaleone, provincia di Reggio Calabria, viene rapita la sera del 28 agosto del 1977 dall’Anonima sequestri mentre cena col marito e una coppia di amici. Cinque uomini armati e travisati da passamontagna entrano nella loro villa e, dopo aver preso soldi e gioielli, con forza prelevano la donna che viene fatta salire in macchina e portata in Aspromonte. L’industriale e i suoi ospiti sono subito legati e imbavagliati. L’allarme ai Carabinieri scatta l’indomani mattina alle 06:30. La famiglia interessa un amico per mediare coi rapitori, di stabilire un contatto con la cosca mafiosa che ha rapito la donna, ma Giulio Cotroneo, fratello del Sindaco di Brancaleone, lo uccidono a colpi di lupara, sfregiandolo, il 13 settembre a Bruzzano Zeffirio, sempre provincia di Reggio Calabria, paese vicino a Brancaleone. Intanto, vengono catturati quattro giovani, un quinto riesce a fuggire in Australia, accusati, poi assolti, del sequestro di persona di Mariangela Passiatore e dell’omicidio ai danni di Giulio Cotroneo. Un drammatico epilogo, il 26 ottobre nel cimitero di Staiti, provincia di Reggio Calabria, un paese confinante con Brancaleone, sono ritrovati alcuni indumenti che la sequestrata indossa la sera del rapimento. Passano i mesi, Paoletti torna a Milano, si interrompono le trattative (due sole telefonate) e di Mariangela Passiatore non si hanno più notizie. A un anno dal sequestro, temendo il peggio, il marito pubblica un’inserzione su tre quotidiani dal seguente tenore: “Trenta milioni a chi segnalerà la sepoltura di Mariangela Paoletti. Nell’anniversario del tragico rapimento di Mariangela Paoletti avvenuto a Brancaleone il 28 agosto 1977. La famiglia della scomparsa ha stanziato 30 milioni di lire a favore di chi sia in grado di fornire indicazioni atte a rintracciare la sepoltura della povera signora milanese. Le eventuali segnalazioni dovranno essere indirizzate alla casella postale n. 57 di Erba (Como)”. Nessuna risposta. Col passare del tempo, c’è la logica convinzione che Mariangela sia morta per infarto e che il suo corpo sia stato seppellito in qualche parte dell’Aspromonte. A Mariangela, che tanto ha amato il mar Jonio, in quel fine agosto, le hanno donato un biglietto per la Calabria “di solo andata”.

 

 

 

Articolo del 29 Dicembre 2013 da gazzettadelsud.it 
Sequestro Passiatore, c’è un pentito?
È un cosentino, e sarebbe stato scortato anche nei luoghi del delitto Cotroneo. Potrebbe sapere qualcosa sul rapimento (1977) della moglie dell’industriale Sergio Paoletti, mai restituita alla famiglia. 

Una nuova gola profonda della ‘ndrangheta che da alcune settimane sta collaborando con la Procura antimafia di Cosenza e con gli investigatori dei carabinieri e della polizia, nei giorni scorsi sarebbe stato scortato nella Locride. Sotto la massima protezione degli inquirenti, il dichiarante è stato accompagnato nella zona di Brancaleone, a visitare i luoghi che furono teatro del sequestro di Mariangela Passiatore. La donna, 44enne, moglie di Sergio Paoletti, industriale di Cinisello Balsamo in provincia di Milano, si trovava a trascorrere le vacanze estive nella villetta fatta costruire in contrada Caldara, quando la sera del 28 agosto 1977 venne rapita da cinque malviventi. Di lei non mai si è saputo più niente, nonostante l’anno successivo Paoletti avesse offerto 30 milioni di lire per avere notizie della moglie. Il nuovo collaboratore sarebbe venuto a conoscenza di vicende collegate a quel sequestro di persona di 36 anni fa, rimasto insoluto, a sua volta connesso con l’omicidio di Giulio Cotroneo, 45enne commerciante amico della famiglia Paoletti, nonché fratello del sindaco di Brancaleone, ucciso il 13 settembre del ‘77 a Bruzzano Zeffirio, forse per aver fatto troppe domande in giro, oppure aver tentato di mediare e aver riconosciuto i componenti del commando. Un doppio giallo sul quale il collaboratore di giustizia potrebbe aver appreso all’interno di un carcere direttamente da possibili protagonisti diretti o indiretti, che avrebbero confidato i retroscena di quelle tragiche vicende di 36 anni fa. Non è da escludere che il dichiarante, del quale non è stato fatto il nome, potrebbe aver appreso da una fonte sicura, magari un soggetto detenuto appartenente ad una famiglia di ‘ndrangheta della Locride, il luogo dove potrebbe essere stata sepolto il cadavere della donna, le cui tracce si sono fermate nel cimitero di Staiti, dove gli investigatori ritrovarono alcuni indumenti che la signora scomparsa indossava la sera del rapimento.

 

 

Foto da: milano.corriere.it

 

Articolo del 3 Agosto 2015 da  milano.corriere.it
La verità sul sequestro Passiatore «L’hanno violentata e poi uccisa»
di Cesare Giuzzi
Moglie dell’industriale Paoletti, rapita nel ‘77. Boss intercettato, si riapre il caso. Il padrino calabrese: la donna venne portata in Aspromonte e trucidata dai carcerieri.

Non è stato il suo cuore malato. E neppure l’ulcera intestinale e l’esaurimento nervoso che la costringevano ad assumere ansiolitici e medicine. Ad uccidere Mariangela Passiatore sono state le mani luride degli ndranghetisti che l’hanno stuprata e uccisa a bastonate in Aspromonte. Il marito Sergio Paoletti, fondatore della «Lp italiana» di via Labus a Milano, non ha mai smesso di cercarla. Fino alla sua morte, il 18 settembre del ‘95, ha atteso invano un segnale che permettesse almeno di recuperarne le spoglie. Un anno dopo il sequestro, quando i rapitori avevano chiuso ogni contatto telefonico, aveva offerto 30 milioni di lire pur di avere informazioni utili a ritrovarne i resti. Ma neppure la brama dei soldi aiutò a rompere il silenzio su quel rapimento.

Trentotto anni dopo sono le parole di un padrino delle cosche calabresi trapiantato a Milano a far risalire dall’inferno della memoria questa storia di ferocia e odio disumano. L’epoca dei rapimenti, gli anni dell’Anonima sequestri e delle sue vittime. Una pagina di terrore che la memoria dei milanesi ha quasi cancellato. Tanto da non ricordare oggi, che quei boss che adesso riciclano i soldi della droga in locali e imprese di costruzione della Lombardia, sono spesso i figli, o gli stessi protagonisti, di quella terribile stagione. Come Michele Grillo, che oggi ha 67 anni, ma in quegli anni era poco più che un ragazzo. Calabrese di Platì, trapiantato a Casorate Primo (Pv), Grillo sarà condannato a 18 anni per il rapimento dell’imprenditrice Tullia Kauten, sequestrata il 5 marzo 1981 e liberata 4 mesi dopo a Buccinasco. Insieme a lui sarà condannato a 19 anni anche il compare Agostino Catanzariti, che dopo la scarcerazione diventerà l’emissario della cosca Barbaro-Papalia a Milano. Entrambi finiranno di nuovo in carcere all’inizio del 2014 nell’inchiesta «Platino» condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri di via Moscova e coordinata dai pm antimafia Giuseppe D’Amico e Paolo Storari.

È proprio nel corso di quella indagine – che già ha permesso di riaprire l’inchiesta su un altro cold case, l’omicidio di Giuseppe De Rosa – che la sera del 22 aprile 2012 gli investigatori intercettano una lunga conversazione su un Citroen C2 tra lo stesso Michele Grillo e l’amico Luciano Scarinci. E quello che ascoltano è un racconto dell’orrore. Il resoconto del rapimento e della morte di Mariangela Passiatore. La donna era stata rapita la sera del 28 agosto 1977 nella villa di famiglia a Brancaleone, in Calabria. Stava cenando con il marito e altri due amici nella villa costruita a Costa dei Gelsomini, a una sessantina di chilometri da Reggio Calabria, quando arrivarono cinque banditi armati che legarono e imbavagliarono tutti tranne Mariangela, che invece venne caricata in auto e fatta sparire. La donna all’epoca aveva 44 anni, soffriva di ulcera intestinale e di esaurimento nervoso, doveva assumere farmaci con regolarità. E proprio dall’acquisto di quei farmaci parte il racconto di Grillo: «Ero andato a prenderle le medicine. Era nervosa, una persona con problemi, prendeva le medicine e le veniva un sonno pieno. Ero con tre paesani e hanno iniziato a fare domande: a che vi servono? Perché quelli sapevano che si dovevano portare per lei». Grillo continua con i ricordi: «Poi torno ed erano là che la stavano stuprando. Sono arrivati e l’hanno trovata che dormiva… io dovevo salire a portare le medicine. Ho trovato questi, questi cornuti…bastardi e cornuti l’hanno ammazzata a bastonate in testa».

Michele Grillo faceva parte del commando del sequestro. E con lui altri paesani di Platì. In principio era stata scavata una buca vicino a una Fiumara, poi la donna, come spesso accadeva, era passata di mano in mano fino ai nuovi carcerieri. Scelta che però non trova d’accordo Grillo: «Io non li ho più potuti vedere, gli ho detto: “Se non siete capaci di fare gli uomini, a fare le cose più grandi di voi, statevene a casa”. L’hanno uccisa perché avevano paura, perché non erano capaci di niente». Grillo ha un atteggiamento critico. Parla in dialetto della buonanima di Peppe ‘u Nigru (Giuseppe Barbaro) e degli anni dei sequestri di persona: «Si rischiava di meno, però si buscava di meno…perché poi ci ritrovavamo in ventidue. C’era la fame, c’erano i pidocchi…». Per il sequestro Passiatore vennero arrestati in cinque, processati e assolti. Da allora il caso è irrisolto.

Agli atti dell’indagine c’è anche la trascrizione di una telefonata ricevuta dalla figlia della vittima il 1 settembre ‘77. A parlare è un rapitore pentito. Dice che Mariangela è sotto choc, che ha avuto delle crisi. Dice di essere fuggito a Marsiglia perché non condivideva più i metodi del rapimento. Per i carabinieri ci sono delle analogie tra i toni usati dall’anonimo sequestratore e quelli di Michele Grillo: «Premeva evidenziare che il distacco di Grillo dall’ambiente ‘ndranghetistico nel quale è invece completamente immerso Agostino Catanzariti probabilmente ha origine proprio nell’episodio del sequestro Passiatore».

 

 

 

 

Dal libro: Dead Silent  Life Stories of Girls and Women Killed by the Italian Mafias, 1878-2018 di Robin Pickering Iazzi University of Wisconsin-Milwaukee, rpi2@uwm.edu

 

 

 

Leggere anche:

 

 

lacnews24.it
Articolo del 24 febbraio 2020
Rapita, stuprata e uccisa. La tragica storia di Mariangela Passiatore
di Tiziana Bagnato
Nell’ultima puntata di LaC Dossier la ricostruzione del dramma di questa donna del Nord venuta a trascorrere le vacanze in Calabria ma non fece mai ritorno a casa. Quello che le accadde si seppe solo trent’anni dopo.

 

VIDEO:

LaC Dossier – Mariangela Passiatore e gli altri

 

 

 

Le intercettazion del sequestro Passiatore
LaC Dossier 28 feb 2020
Sono passati 35 anni dal rapimento e dall’omicidio brutale di Mariangela Passiatore. Solo adesso, grazie alle intercettazioni, riusciamo a sapere davvero cosa è successo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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