3 Settembre 1995 Niscemi (CL). Scompare Pierantonio Sandri, 19enne odontotecnico, vittima di lupara bianca

Foto da: rosariocrocetta.com

Pierantonio Sandri, 19enne odontotecnico, il 3 settembre 1995 scompare da Niscemi (CL). Vittima di lupara bianca.
“La storia di Pierantonio Sandri è strettamente legata a quella di una madre coraggio, Ninetta Burgio. È stata lei, insieme al sostegno dell’avvocato Enza Rando e di molti altri, a portare in giro per l’Italia la storia di questo ragazzo ucciso perché colpevole di essere onesto, potenzialmente in grado di raccontare quello che aveva visto. Siamo a Niscemi negli anni di maggiore scalata criminale di tanti giovani nelle fila delle famiglie criminali della zona. Sandri sta dall’altra parte. È un ragazzo per bene, è onesto. Crede in valori che per la maggior parte dei giovani della sua età sono lontani o sconosciuti. Questa “differenza” profonda lo condannerà a morte per aver visto – così dicono i collaboratori di giustizia – alcuni giovani bruciare delle auto. «Pierantonio Sandri – commenta l’avvocato Enza Rando che segue da anni il caso – è per noi un testimone di giustizia, potenzialmente se non l’avessero ucciso avrebbe detto quello che aveva visto»” (liberainformazione.org)

 

 

Articolo del 6 Gennaio 2010 da rosariocrocetta.com
I funerali di Pierantonio
Venerdì 8 gennaio presso la chiesa madre di Niscemi ci saranno i funerali di Pierantonio Sandri. La messa verrà celebrata da Don Ciotti.

La storia di Pierantonio Sandri raccontata da chi l’ha visto Rai 3 e la cronaca del ritrovamento del cadavare scritta da Tg10.

(CHI L’HA VISTO): Pierantonio Sandri, un giovane odontotecnico, viveva a Niscemi con la madre: uno studente di buona famiglia, con una vita tranquilla e amicizie normali. E’ scomparso la sera del 3 settembre 1995, senza che nulla potesse far presagire una cosa simile. Quel giorno era stato visto nella piazza del paese, dalle 15:30 alle 18, insieme ad altri ragazzi. Alle 22:45 aveva telefonato da un posto pubblico, forse da un bar, a un amico che gli aveva chiesto un passaggio in macchina a Catania per l’indomani. Non avendolo trovato, Pierantonio aveva lasciato a sua madre il messaggio. Da allora di lui si è persa ogni traccia.

Una ventina di giorni prima di sparire, Pierantonio Sandri sarebbe stato coinvolto in una rissa durante una festa in piazza: un episodio che, secondo gli inquirenti, non sarebbe in alcun modo collegato con la scomparsa del ragazzo. Forse Pierantonio Sandri aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Dalle sei di quel pomeriggio fino alle undici il giovane ha sicuramente incontrato qualcuno. Ma nessuno, finora, ha voluto testimoniare. Da sei anni sua madre e i cittadini di Niscemi si interrogano su questo mistero. Tra la gente, nel paese, c’è chi conosce la verità e, forse per paura, la tiene nascosta.

(TG 10): Lo scheletro di un uomo è stato ritrovato da agenti della polizia di stato nel bosco di Niscemi. I poliziotti hanno fatto la scoperta nei giorni scorsi e adesso stanno accertando se si può trattare di Pierantonio Sandri, un giovane scomparso a Niscemi il 3 settembre 1995, quando aveva 19 anni. Lo scheletro era nascosto in una buca; sui resti del corpo la polizia scientifica sta effettuando accertamenti.
Sandri, 19 anni, odontotecnico senza precedenti penali, scomparve all’inizio del settembre ’95 senza lasciare tracce. La madre Antonietta Burgio, insegnante in pensione, diffuse un appello “scongiurando chiunque sappia qualcosa a dare notizie”. Sandri, che si era diplomato tre mesi prima in un istituto professionale di Catania, si era allontanato nel pomeriggio del 3 settembre con un giovane che era passato a prenderlo da casa con una motocicletta.
La madre non credeva che si fosse trattato di un allontanamento volontario. “Ha lasciato a casa i documenti, in tasca non aveva molto denaro, e comunque non mi avrebbe lasciata per così lungo tempo senza sue notizie”, disse la donna. Gli amici di Sandri fecero stampare un manifesto con la fotografia del giovane diffondendola nei paesi vicini.

 

 

 

Articolo di La Repubblica del 9 Gennaio 2010
Ucciso 14 anni fa ieri i funerali

Si sono svolti nella Chiesa madre di Niscemi i funerali di Pierantonio Sandri, il giovane odontotecnico incensurato, vittima della lupara bianca, i cui resti sono stati ritrovati 14 anni dopo la sua uccisione, grazie alle rivelazioni di due pentiti, testimoni oculari del delitto. L’ inchiesta sull’ omicidio è ancora aperta.

 

 

 

Articolo dell’1 Agosto 2011 da liberainformazione.org
Un campo di calcio nel nome di Pierantonio Sandri
di Norma Ferrara

Un campetto di calcio porterà il nome di Pierantonio Sandri. A renderlo noto il comune di Niscemi che ha deciso di dedicare al ragazzo ucciso nel settembre del ’95, il campo sportivo di calcio a cinque in uno di quei  luoghi in cui più alto è il disagio giovanile.  Il progetto presentato dal Comune con la collaborazione dell’architetto Tonino Collura e dell’ufficio tecnico locale riceverà un importo complessivo di 260 mila euro è inserito nell’ambito dell’iniziativa “Io gioco legale” con cui il Pon sicurezza realizzerà 100 impianti sportivi nei territori della quattro regioni  obiettivo convergenza 1.

Pierantonio Sandri è per Niscemi un simbolo di legalità ed è per questo che l’amministrazione comunale dedica al ricordo di questo ragazzo vittima di  “lupara bianca”, un luogo di formazione per i giovani.   “Abbiamo voluto fortemente questo progetto – spiegano il Di Martino e Cutrona – che verrà gestito dalla parrocchia Sacro Cuore che in questi anni ha svolto un importante percorso con i giovani del quartiere. E’ la prima struttura che verrà realizzata in un quartiere di così alta presenza di giovani e altrettanto di devianza giovanile. Lo scopo è quello di trasformare un luogo di devianza in un’area di aggregazione e legalità, dare un sostegno concreto alla parrocchia grazie a un protocollo che abbiamo siglato con padre Condorelli che gestirà la struttura, nonché dedicare il campetto alla figura di Pierantonio Sandri. Un giovane che di quel disagio è stato vittima. Trasformare dunque il disagio in atti concreti di crescita, anche attraverso la pratica sportiva”.  Il quartiere che attende da anni la realizzazione di un anfiteatro da parte della provincia di Caltanissetta avrà finalmente il suo luogo di aggregazione giovanile.

La storia di Pierantonio Sandri è strettamente legata a quella di una madre coraggio, Ninetta Burgio. È stata lei, insieme al sostegno dell’avvocato Enza Rando e di molti altri, a portare in giro per l’Italia la storia di questo ragazzo ucciso perché colpevole di essere onesto, potenzialmente in grado di raccontare quello che aveva visto. Siamo a Niscemi negli anni di maggiore scalata criminale di tanti giovani nelle fila delle famiglie criminali della zona. Sandri sta dall’altra parte. È un ragazzo per bene, è onesto. Crede in valori che per la maggior parte dei giovani della sua età sono lontani o sconosciuti. Questa “differenza” profonda lo condannerà a morte per aver visto –  così dicono i collaboratori di giustizia –  alcuni giovani bruciare delle auto. «Pierantonio Sandri – commenta l’avvocato Enza Rando che segue da anni il caso – è per noi un testimone di giustizia, potenzialmente se non l’avessero ucciso avrebbe detto quello che aveva visto». Oggi il processo per il suo omicidio viaggia su due binari. L’uno vede coinvolti due persone che all’epoca dei fatti erano minorenni e segue il rito previsto per i minori. E si attende la sentenza il 9 novembre. «In un processo contro minori  – spiega la Rando – non ci si può costituire parte civile ma la mamma di Pierantonio ha depositato una memoria scritta per dare comunque il suo contributo al processo».

Per quel che riguarda, invece, il secondo filone del processo a carico di maggiorenni, si attende ancora l’inizio dell’iter. E tutto è fermo.  In attesa di avere verità e giustizia per Pierantonio Sandri a Niscemi un luogo per i giovani lo ricorderà.

 

 

 

Articolo del 24 Febbraio 2011 da argocatania.org
Omicidio Sandri, una sentenza che non piacerebbe a Ninetta

È morta lo scorso dicembre Ninetta Burgio ma, fosse stata viva, questa sentenza non le sarebbe piaciuta affatto. Sedici anni di detenzione e un’assoluzione per insufficienza di prove agli assassini di suo figlio, Pierantonio Sandri, scomparso a Niscemi, nel settembre del 1995, a soli 18 anni, per aver visto troppo.

Si è concluso con questa condanna, il 22 febbraio scorso, presso il Tribunale per i minorenni di Catania, il processo di primo grado. La notizia dell’assassinio si è avuta solo a 14 anni dall’omicidio, 14 anni di ricerche, di appelli, di richieste di aiuto di Ninetta per conoscere la verità. E si è avuta grazie alle rivelazioni di un collaboratore di giustizia, ex alunno di Ninetta, sopraffatto dai sensi di colpa.

Due gli imputati, all’epoca minorenni: l’attuale pentito, per il quale l’accusa aveva chiesto 16 anni di detenzione, e un suo complice, attualmente a piede libero, per il quale il pm aveva chiesto 20 anni. A causa della nuova legge dell’ultimo governo Berlusconi, in assenza di riscontri alla deposizione del collaboratore, l’unico condannato è rimasto il pentito, già in carcere per altre imputazioni. Se non si fosse autoaccusato, forse, non sarebbe mai stato sospettato dell’omicidio.

Vedendo in televisione gli appelli disperati di Ninetta, ha, però, confessato ogni dettaglio del brutale assassinio, compiuto con l’aiuto di altri compagni, tutti giovani affiliati a una famiglia mafiosa emergente di Niscemi agli inizi degli anni ’90. Decisero di uccidere Pierantonio, sospettando che il ragazzo avesse visto e riconosciuto uno di loro mentre dava fuoco a un’auto e temendo di essere denunciati.

Ninetta Burgio non ha mai voluto credere a facili ipotesi sulla scomparsa del figlio e ha sempre lottato con molto coraggio e determinazione per conoscere la verità, trasformando il suo dolore in impegno. Con al fianco Libera, l’Associazione antimafia di Don Ciotti, ha incontrato tanti giovani di varie scuole di tutt’Italia e soprattutto i minori detenuti in vari istituti di pena. E’ morta lo scorso dicembre Ninetta e non ha potuto assistere a questa fase finale del processo.

Hanno preso il suo posto il fratello e i membri del direttivo del Coordinamento di Libera di Catania, che hanno appreso con molta amarezza di questa sentenza parziale e l’hanno disapprovata. Attendono adesso il ricorso in appello e nuove deposizioni di altri pentiti che possano definitivamente inchiodare i complici dell’assassinio.

 

 

 

Articolo del 23 Febbraio 2012 da antimafiaduemila.com
Niscemi, omicidio Sandri, condannato Giuliano Chiavetta 
di Rosario Cauchi
L’uomo, oggi collaboratore di giustizia , ha confessato il delitto del diciottenne rapito e ucciso.

Prosegue a produrre condanne la vicenda dell’omicidio dello studente di Niscemi Pierantonio Sandri. Il diciottenne venne rapito e trucidato diciassette anni fa: i suoi resti furono ritrovati solo nel 2009 nelle campagne della cittadina nissena.
Il giudice delle indagini preliminari del tribunale per i minorenni di Catania Alessandra Chierego ha inferto una condanna a sedici anni di reclusione ad uno dei killer del giovane. Si tratta del trentaduenne Giuliano Chiavetta: un tempo, giovane rampollo della mafia niscemese ed oggi, invece, collaboratore di giustizia. Fu proprio Chiavetta a confessare il delitto.
Una sentenza che arriva poco dopo la morte di Ninetta Burgio, la “madre coraggio” che per tanti anni non ha mai smesso di chiedere e cercare la verità sulla morte del figlio, Pierantonio Sandri, la cui memoria è stata sottratta all’oblio del tempo da questa continua azione di denuncia.
Pierantonio era considerato testimone scomodo di un attentato incendiario messo a segno tra le vie di Niscemi. C’era timore che il ragazzo potesse raccontare in giro quello che aveva visto: un affiliato al gruppo di Cosa Nostra che dava alle fiamme un’auto parcheggiata in strada.
Giuliano Chiavetta, dopo aver scelto di collaborare, ha indicato elementi molto importanti per risalire a quell’omicidio che fece molto discutere. Decisivo, inoltre, è  stato l’apporto dato ai magistrati dall’ex capo di Cosa Nostra niscemese Antonino Pitrolo. Il killer era stato alunno proprio della madre della sua vittima: destini che si incrociarono generando un efferato omicidio.
Ninetta Burgio, recentemente scomparsa, non ha mai voluto dimenticare. Alla sbarra, insieme a Giuliano Chiavetta, c’era il trentatreenne Salvatore Cancilleri. Stando agli inquirenti, anche lui avrebbe fatto parte del commando che sequestrò ed uccise Sandri. Il gup di Catania, però, lo ha prosciolto per non aver commesso il fatto.

 

 

Foto da: caltanissetta.blogsicilia.it

Articolo del 1 Marzo 2013 da  caltanissetta.blogsicilia.it
Testimone ucciso a Niscemi, arrestato un altro presunto killer
di Ettore Ursino

Nuovo capitolo dell’omicidio di Pierantonio Sandri (nella foto), il giovane odontotecnico di Niscemi scomparso il 3 settembre del 1995 e i cui resti furono ritrovati il 19 settembre del 2009 in contrada Ulmo.

Un quarto indagato è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Caltanissetta che ha notificato una misura cautelare a Vincenzo Pisano, 35 anni, già detenuto per altri fatti e individuato ora come uno dei killer. Sandri, estraneo alla criminalità, venne eliminato perché era stato testimone di un attentato incendiario commesso da un gruppo mafioso capeggiato da Alfredo Campisi, boss emergente poi assassinato nel ’96. Del delitto Sandri erano già accusati il pentito Giuliano Chiavetta,  che con le sue dichiarazioni ha fatto luce sulla vicenda ed era  stato condannato l’anno scorso a 16 anni di carcere, un minorenne, che è attualmente sotto processo davanti alla Corte d’Appello di Catania e Marcello Campisi, arrestato lo scorso 8 febbraio a Rosignano Solvay in provincia di Livorno.

Campisi era stato fermato dai poliziotti della sezione criminalità organizzata della Squadra Mobile su disposizione dei sostituti procuratori etnei Raffaella Vinciguerra e Lucio Setola. Nei suoi confronti, i magistrati della Dda di Catania hanno raccolto diverse intercettazioni ambientali e telefoniche. Oltre le dichiarazioni di Chiavetta sono risultate determinanti quelle di Antonino Pitrolo, all’epoca dei fatti reggente di Cosa nostra nissena, che ha riferito agli inquirenti di aver saputo della morte di Sandri dopo circa una settimana dalla sua scomparsa.

Dichiarazioni che hanno squarciato il muro di omertà che era stato infranto dagli appelli di Ninetta Burgio, la madre di Pierantonio Sandri, morta un anno fa, che non smise mai di cercare la verità riuscendo a scalfire la coscienza di un suo ex alunno, proprio quel Chiavetta che le aveva ucciso il figlio.

 

 

 

Pierantonio Sandri, la storia del giovane odontotecnico di Niscemi ucciso dalla mafia

Ctzen Redazione – 15 aprile 2013
Nel 1995 Pierantonio ha 18 anni e, in piena campagna elettorale, assiste a Niscemi all’incendio dell’auto di un candidato sindaco. La sua onestà in paese è risaputa, il boss locale di Cosa Nostra decide di ucciderlo. Il suo corpo viene lasciato nella Sughereta, solo dopo seppellito alla buona. Per 14 anni, nonostante le denunce della madre Ninetta Burgio, non se ne sa nulla. Poi uno dei killer si pente, il cadavere viene ritrovato, inizia il processo che oggi è arrivato in appello. La Carovana antimafie 2013 ha voluto ricordare la sua storia. Il resto su Ctzen.it

Leggere qui: catania.meridionews.it
Articolo del 15 aprile 2013
di Carmen Valisano e Salvo Catalano
Pierantonio Sandi, ucciso per la sua onestà – La sua memoria difesa dai giovani di Libera
Per 14 anni Ninetta Burgio ha atteso di poter seppellire il figlio cresciuto “Nel rispetto dei valori della solidarietà, dell’accoglienza e della legalità”. Un ragazzo strappato alla via dai suoi coetanei, vittime a loro volta dei crudeli disegni della mafia. La storia del niscemese, ucciso e sepolto in un bosco perché aveva assistito ad un’intimidazione mafiosa e ne aveva riconosciuti gli autori, raccontata durante il passaggio della Carovana antimafie in Sicilia da chi si è impegnato a tutelare il suo ricordo.

 

 

 

 

Articolo del 3 Settembre 2013 da liberainformazione.org
Pierantonio Sandri, testimone di giustizia ucciso a Niscemi 18 anni fa

Il 3 settembre del 1995  veniva ucciso a Niscemi, piccolo paese in provincia di Caltanissetta, Pierantonio Sandri, giovane di soli 19 anni. Un ragazzo onesto che sulla sua strada una sera si trovò ad assistere all’incendio di una automobile, una intimidazione  avvenuta durante  un periodo di campagna elettorale –  nei confronti di uno dei canidati dell’epoca. Il rischio che il giovane, da tutti considerato un ragazzo onesto e perbene, potesse raccontare tutto alle forze dell’ordine portò un gruppo di coetani a decidere di ucciderlo per metterlo a tacere. Per anni Ninetta Burgio la “madre – coraggio” (cosi sarà ricordata per la sua forza e la sua determinazione) non aveva mai smesso di chiedere verità per la scomparsa del figlio e giustizia. Poco prima che un male incurabile la portasse via Ninetta, da anni sempre presente nelle scuole nei progetti di educazione alla legalità e al fianco dei familiari delle vittime delle mafie ogni 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell’Impegno, è riuscita a conoscere la verità sulla morte del figlio.

Le indagini. E’ accaduto nel 2009 quando uno dei suoi assassini, Giuliano Chiavetta, si auto-accusò dell’omicidio e indicò  i nomi dei suoi complici iniziando un percorso di collaborazione con la giustizia che va avanti da allora. Il corpo di Sandri venne ritrovato e Chiavetta – all’epoca dell’omicidio minorenne – venne condannato in primo grado a 16 anni di carcere dal Tribunale dei minori. L’altro minore accusato, Salvatore Cancilleri, è stato assolto in primo grado. Il procedimento prosegue per gli altri due presunti complici già maggiorenni nel ’95,Vincenzo Pisano e Marcello Campisi.

Il processo. Nel luglio scorso l’associazione Libera, numeri e nomi contro le mafie è stata ammessa come parte civile nel processo che  proseguirà il prossimo 10 ottobre con nuova udienza. Nel settembre del 2009 in una lettera Ninetta Burgio, madre di PierAntonio, spiegava  quanto sia importante per i familiari delle vittime e per la memoria delle vittime stesse ristabilire la verità e fare giustizia, secondo la legge: “Voglio dire al Paese -scrive – che questo è un segnale di grande civiltà perché “sapere”, “conoscere” anche verità dure e atroci significa ridare speranza e fiducia ad una comunità che deve sempre aprire gli occhi, perché a nessun altro suo giovane, a nessun altro Pierantonio, a nessuna altra Lorena deve essere spezzata la vita, i sogni, la speranza e privarli del futuro. Pierantonio, come ho sempre gridato, è un bravo ed onesto giovane che stava crescendo per entrare nel mondo degli adulti. Mio figlio è cresciuto dentro una famiglia che lo aveva educato nel rispetto dei valori della solidarietà, dell’accoglienza e della legalità. Purtroppo anche per questo Pierantonio ha trovato la morte. Spero ed Auguro che la Magistratura e le Forze dell’Ordine sapranno fare anche piena luce sulle motivazioni, sulla storia di un giovane a cui è stata spezzata la vita e sono certa che questa città saprà “custodire” i suoi giovani e alzare la testa, lottare sempre contro tutte le ingiustizie e le mafie. Continuerò con tutte le mie forze a portare avanti la battaglia per la legalità”.

 

 

 

Articolo del 5 Marzo 2014 da liberainformazione.org
Chiuso il cerchio della verità sull’omicidio di Pierantonio Sandri
di Giuseppe Vinci

Condannato il 3 marzo dalla Corte di appello del Tribunale di Catania- Sezione per i minorenni-  a sedici anni e sei mesi di reclusione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici Salvatore Cancilleri, il trentaseienne niscemese ritenuto corresponsabile dell’omicidio di Pierantonio Sandri compiuto nelle campagne di Niscemi il 3 settembre 1995 insieme a Giuliano Chiavetta, già condannato nel febbraio 2012 a quattordici anni dal Tribunale per i minorenni (dove lo stesso Cancilleri era stato assolto nel primo grado), e a Vincenzo Pisano e Marcello Campisi, condannati a diciotto anni e otto mesi il 28 novembre 2013.  A differenza dei tre complici, il Cancilleri, che ancora si trova a piede libero, è stato l’unico imputato che non ha ammesso la propria responsabilità nell’omicidio. Infatti Chiavetta si è autoaccusato del delitto nel settembre del 2009, mentre gli altri due complici Pisano e Campisi, che all’epoca dei fatti erano già maggiorenni, hanno ammesso spontaneamente la loro colpa davanti al GUP Biondi nell’udienza del 10 ottobre 2013.

Proprio le dichiarazioni di Chiavetta hanno dato una svolta decisiva nelle indagini, aprendo la pista del delitto mafioso. Chiavetta, infatti, con il suo racconto spontaneo, rilasciato quando già era in carcere per altri delitti e quasi alla fine della sua pena, ha permesso sia di far ritrovare agli inquirenti il corpo di Pierantonio sia di far luce sul suo omicidio, compiuto perché proprio il Cancilleri aveva rivelato agli altri tre complici, con i quali apparteneva a un gruppo mafioso emergente, che Pierantonio lo aveva visto mentre incendiava un’auto per un’estorsione, ed essendo ritenuto il giovane niscemese un bravo ragazzo e vicino alle forze dell’ordine, era molto preoccupato perché vedeva a rischio la sicurezza di tutto il gruppo. Da quella preoccupazione era partita la decisione dei quattro di portare Pierantonio nelle campagne di Niscemi e di torturarlo fino alla morte. Poi, dopo aver riferito del delitto ai capi della cosca mafiosa, il cadavere è stato seppellito nei pressi del luogo del delitto.

Nel processo di primo grado presso il Tribunale per i minorenni, Cancilleri era stato assolto perché la sola dichiarazione di Chiavetta non era sufficiente per condannarlo, ma la Procura di Catania ha chiesto l’appello e i nuovi riscontri portati dai PM Dott.ssa Vassallo, della Procura per i minori, e Dott.ssa Vinciguerra sono stati schiaccianti, tra questi le dichiarazioni di un altro collaboratore e di una testimone di giustizia, nonché la stessa ammissione di colpa e l’affermazione che le dichiarazioni del Chiavetta erano veritiere da parte degli altri due complici Pisano e Campisi. Il pm, Silvia Vassallo, ha chiesto così il massimo della pena, cioè venti anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici, per il Cancilleri, chiedendo di considerare subvalente la minore età all’epoca dei fatti perché, come dichiarato da Vassallo, “il Cancilleri era minorenne soltanto anagraficamente, perché aveva già compiuto altri delitti e aveva fatto delle precise scelte di vita”, quali la stessa modalità del delitto compiuto contro il povero Pierantonio, colpevole solo di averlo visto mentre incendiava l’auto.

L’avvocato difensore ha provato, inutilmente, a smontare la tesi dei pm, mettendo in dubbio la credibilità delle dichiarazioni del Chiavetta e le altre dichiarazioni acquisite durante questi anni e comunque in via subordinata ha cercato di sostenere la mancanza di volontà nell’esecuzione dell’omicidio da parte di tutto il gruppo e in particolare dell’imputato Cancilleri. E soprattutto ha cercato di smontare la tesi del delitto mafioso, provando a dare la ricostruzione di un omicidio avvenuto quasi per caso e senza volontà, perché, secondo l’avvocato, i quattro giovani volevano solo spaventare Pierantonio per capire se realmente avesse visto il Cancilleri mentre incendiava l’auto. La Corte di Appello di Catania – Sezione per i Minorenni – presieduta dal Dott. Pietro Zappia ha condannato il Cancilleri, perché le nuove prove prodotte dai pm hanno dimostrato la completa partecipazione al delitto e così con quest’ultima condanna si è chiuso il cerchio attorno alla lunga e tragica storia iniziata il 3 settembre 1995 con la scomparsa del giovane Pierantonio, cercato con grande tenacia e forza d’amore dalla madre Ninetta Burgio, morta poi per una grave malattia, nel novembre 2011, a cinque mesi dall’apertura del processo di primo grado presso il Tribunale per i minorenni.

Ricordiamo che Ninetta Burgio, oltre a non arrendersi mai nella ricerca del figlio, ha speso tutto il resto della sua vita portando messaggi d’amore per la vita e di giustizia a tantissimi giovani in tutta Italia sia nelle scuole sia negli Istituti penali minorili, e per questo è stata definita “madre coraggio”. Cosa avrebbe detto Ninetta dopo quest’ultima sentenza non lo possiamo sapere. Sappiamo solo che quando ancora non si era chiuso il primo grado, ma già si aveva il sentore che il Chiavetta sembrava restare l’unico riconosciuto colpevole dell’omicidio del figlio, provava una grande tristezza per quel ragazzo, tra l’altro suo ex alunno, che aveva avuto il coraggio di confessare e mai ha avuto parole di odio o di vendetta nei suoi confronti, ma solo voglia di verità e giustizia. Proprio questa voglia di verità e giustizia è stata ereditata dai componenti del Coordinamento di Libera a Catania, che ha seguito Ninetta negli ultimi anni di vita e ha assistito a tutta la fase processuale al fianco dell’Avvocato Enza Rando, dell’ufficio di presidenza di Libera. L’associazione si è anche costituita parte civile nel processo contro Campisi e Pisano. Finalmente con quest’ultima condanna il cerchio della verità si è chiuso. Ciò dà soddisfazione ma non può far esultare, anzi provoca molta tristezza per la vita di Pierantonio che è stata spezzata, ed anche per i “quattro condannati” che hanno ucciso Pierantonio, quattro giovani che hanno ucciso un loro coetaneo. Ma se mentre per Pierantonio la storia è definitivamente chiusa perché la sua condanna a morte è stata definitiva, per i quattro condannati al carcere resta la speranza di un recupero dopo aver espiato la pena per l’omicidio commesso.

Per approfondimenti sull’omicidio del giovane Pierantonio Sandri clicca quiqui I e qui II

 

 

 

Fonte:  monrealepress.it
Articolo del 18 gennaio 2016
Mafia 2: delitto Pierantonio Sandri, scoperto un nuovo killer

Nuovo arresto della Squadra Mobile di Caltanissetta per l’omicidio di Pierantonio Sandri, il giovane odontotecnico di Niscemi scomparso il 3 settembre del 1995 e i cui resti furono ritrovati il 19 settembre del 2009 in contrada Ulmo. La polizia ha notificato una misura cautelare a Vincenzo Pisano, 35 anni, già detenuto per altri fatti e individuato ora come uno dei killer. Sandri, estraneo alla criminalità, fu eliminato perché era stato testimone di un attentato incendiario commesso da un gruppo mafioso capeggiato da Alfredo Campisi, boss emergente poi assassinato nel ’96. Del delitto Sandri erano già accusato il pentito Giuliano Chiavetta, che con le sue dichiarazioni ha fatto luce sulla vicenda, Marcello Campisi, arrestato lo scorso 8 febbraio e un minorenne, attualmente sotto processo davanti alla Corte d’Appello di Catania. Ha collaborato con gli inquirenti anche Antonino Pitrolo, all’epoca reggente di Cosa nostra nissena, il quale ha riferito agli inquirenti di aver saputo della morte di Pierantonio Sandri dopo circa una settimana dalla sua scomparsa. (AGI)

 

 

 

 

 

 

 

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