30 Agosto 1991 Lamezia Terme. Ucciso Antonio Costantino, 42 anni, insegnante di religione.

30 Agosto 1991 Lamezia Terme. Ucciso Antonio Costantino, 42 anni, insegnante di religione.
“La personalità della vittima non offre appigli a possibili moventi. Si pensa anche ad un omicidio per errore.”

 

Fonte:  ricerca.repubblica.it
Articolo del 31 agosto 1991
ASSASSINATO PROFESSORE A LAMEZIA FORSE COLPITO PER ERRORE

LAMEZIA TERME – Misterioso omicidio nelle campagne di Lamezia: la vittima numero 193 della sanguinosa guerra di ‘ ndrangheta che si combatte in Calabria è un geometra di Lamezia Terme, insegnante di religione nella scuola media “Pietro Ardito”, un uomo mite, ben voluto e stimato dalla gente. Si chiamava Antonio Costantino, 43 anni, era sposato e padre di tre figli. Il delitto è avvenuto ieri mattina nei pressi dello svincolo Palazzo sul raccordo autostradale che collega Lamezia Terme a Catanzaro. Costantino, come ogni giorno, si era recato nel suo piccolo podere dove stava effettuando dei lavori. Ieri mattina avrebbe incontrato diverse persone, poi, verso mezzogiorno, se ne sarebbe andato da solo verso il confine della sua proprietà per controllare alcuni lavori. Lì lo ha affrontato il sicario che gli ha sparato alle spalle un colpo di fucile caricato a pallettoni, e lì, riverso nella polvere, lo hanno trovato la moglie e il fratello nel tardo pomeriggio. Per Costantino, morto sicuramente da alcune ore non c’ era più nulla da fare. Sono stati avvisati polizia e carabinieri: le indagini hanno poco su cui poggiare. La personalità della vittima non offre appigli a possibili moventi. Si pensa anche ad un omicidio per errore.

 

 

Articolo di La Stampa del 31 Agosto 1991
Agguato al docente di religione
di Diego Minuti
Impiegabile delitto a Lamezia Terme: la vittima si dedicava solo al volontariato Agguato al docente di religione Fucilate alla schiena mentre lavora nell’orto

LAMEZIA TERME. Lo hanno abbattuto con una fucilata alla schiena, come si fa con un mafioso. Ma Antonio Costantino, 43 anni appena compiuti, l’ultima vittima della violenza mafiosa in Calabria, era un uomo tranquillo, un insegnante di religione che divideva la sua vita tra la scuola, la famiglia e l’azione di volontariato nelle comunità ecclesiali di Lamezia Terme. Lo hanno ucciso ieri pomeriggio, in un terreno di sua proprietà, all’estrema periferia di Lamezia Terme. Vi si era recato da solo, come faceva ormai da qualche giorno, per seguire i lavori di ristrutturazione di una piccola costruzione rurale che gli serviva come punto d’appoggio per quello che era il suo unico hobby. Chi lo ha ucciso sapeva che Antonio Costantino, concluso il lavoro degli operai, restava solo per qualche ora, a girare per il fondo, ad irrigare, a potare. Sapeva di poter agire senza problemi poiché Costantino non temeva niente e quindi non prendeva precauzioni. La morte per l’uomo è stata istantanea. La rosa di panettoni è stata sparata da pochissimi metri: i proiettili lo hanno raggiunto al centro della schiena trapassandola. Altri particolari saranno dati dall’autopsia, prevista per questa mattina. Il cadavere è stato trovato solo molte ore dopo quando la moglie dell’insegnante ha cominciato a preoccuparsi perché il marito, sempre così puntuale non avesse ancora fatto rientro a casa dopo la solita puntata in campagna.
Giovanna Andreotti – questo il nome della donna – ha chiamato il fratello, chiedendogli di accompagnarla in campagna. Lì si è trovata davanti il cadavere del marito, a terra, a pochi metri dalla casupola. Hanno avvertito la polizia. Per tutta la serata gli agenti sono stati al lavoro per capire qualcosa di questo che appare un vero e proprio rompicapo. «Inspiegabile, è l’unica definizione che posso trovare per questo omicidio», dice il dirigente del commissariato di Lamezia Terme della polizia di Stato, De Felice. «Appunto perché le modalità richiamano omicidi di matrice mafiosa aggiunge l’investigatore – conoscendo bene la vittima non sappiamo dove indirizzare le nostre indagini». Analisi che trova eco anche nelle impressioni dei carabinieri, per i quali Antonio Costantino era un uomo dabbene e quindi difficilmente si può capire chi possa aver mai ucciso una persona come lui. «Una persona che faceva della gentilezza e dello spirito di servizio il suo modo di essere cristiano», dice il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Vincenzo Rimedio, che non riesce a trattenere la commozione quando parla dell’ucciso. «E’ innanzitutto una tragedia familiare prima che dell’uomo – aggiunge il prelato che stravolge la vita di tante persone: della moglie, dei tre figlioletti, dell’anziana madre, che per le sue condizioni di salute era andata ad abitare con l’unico figlio». Una donna anziana che Antonio Costantino accudiva giorno e notte, restando molte ore accanto al letto dal quale la donna non si alza più da tempo. Nessuna ipotesi, nemmeno forzata, per capire un omicidio che ha scioccato Lamezia Terme, che pure è abituata, in questa violenta estate calabrese, a contare i morti. Da ieri pomeriggio e per tutta la notte, negli uffici del commissariato di polizia, sono state sentite decine di persone, soprattutto parenti ed amici di Antonio Costantino. Gli interrogatori sono stati condotti per consentire controlli incrociati, per fare sì che se esistesse un particolare utile per l’indagine questo giunga in mano agli investigatori, sempre alla difficile ricerca di un perché. Già, perché si uccide un uomo come Antonio Costantino, tranquillo, prudente, sempre al suo posto, per di più come se fosse un mafioso di bassa lega? Tutti a Lamezia Terme ricordano Costantino, la sua esile corporatura, il suo vestire sempre in modo tradizionale, senza mai una concessione aila moda. Tanti interrogativi, troppi. Gli inquirenti si chiedono: chi possiamo sottoporre allo stub se non sappiamo da dove cominciare?

 

 

 

 

 

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