6 Luglio 2008 Pescara. Ucciso Mario Pagliari, 64 anni, da un ex camorrista, detenuto in licenza lavorativa, per futili motivi.
È domenica pomeriggio, il 6 luglio del 2008 quando, a Pescara, nel parco di Villa de Riseis, tra via Puccini e il lungomare, Mario Pagliari, ex pescatore e titolare dello stabilimento Apollo (proprio dall’altra parte della riviera), viene ucciso con due colpi di pistola all’addome e alla tempia da Michelangelo D’Agostino, casertano di 55 anni, ex camorrista affiliato al clan Cutolo, che all’epoca lavorava nel parco con un contratto a tempo determinato con la cooperativa La Cometa. Erano le 16,30. Secondo la ricostruzione di allora, il balneatore di 64 anni arriva al parco in bicicletta e inizia a giocare a carte. Un quarto d’ora dopo arriva D’Agostino. Ha un battibecco con Pagliari. Trascorrono dieci minuti e il casertano impugna la pistola, esplode due colpi all’indirizzo dell’imprenditore balneare e scappa a piedi. Pagliari viene trasportato in ospedale, ma alle 17,12 muore. Il suo assassino prolunga la latitanza fino al martedì successivo, quando i carabinieri lo catturano. Viene notato sul ponte Capacchietti a Pescara da due militari della stazione di Spoltore mentre si dirige verso il quartiere Rancitelli. Ha con sé la pistola usata per il delitto, con quattro colpi nel caricatore e uno in canna. Condannato all’ergastolo.
Fonte: ilcentro.it
Articolo del 23 febbraio 2019
Fu freddato da un ex camorrista nel 2008 mentre giocava a carte a Villa de Riseis
Fonte: primadanoi.it
Articolo del 9 luglio 2008
Preso il killer del parco. «Ho ucciso perché ce l’ho nel Dna»
PESCARA. È stato arrestato dai carabinieri Michelangelo D’Agostino, l’ex camorrista cutoliano, di 53 anni, che domenica scorsa aveva ucciso con due colpi di pistola Mario Pagliari, 64 anni. In tasca aveva la pistola con un colpo in canna. Gli ultimi due giorni li ha passati in un sottotetto di un palazzo nei pressi della stazione. «Siete stati bravi», le prime parole che ha detto ai carabinieri che lo hanno preso. D’AGOSTINO, 8 OMICIDI E LE ACCUSE CONTRO TORTORA
18.10, D’AGOSTINO NON AVEVA LASCIATO LA CITTÀ
Il presunto killer, che ora si trova caserma, e’ stato catturato tra Pescara e Spoltore, nei pressi del ponte ”Capacchietti”.
Era ancora armato ma quando i militari gli si sono parati davanti con i mitra spianati non ha opposto resistenza.
A fermarlo quindi sono stati i carabinieri e l’uomo, nonostante le ipotesi di una fuga in Campania, non aveva lasciato la città.
18.40, 48 ORE DI RICERCHE
Tra qualche minuto presso la caserma dei carabinieri di Pescara si terrà una conferenza stampa in cui verranno spiegati i dettagli dell’arresto. Un forte dispiegamento di forze dell’ordine da 48 ore era alla ricerca del camorrista e a fermarlo è stata una pattuglia di carabinieri che ha visto l’uomo mentre si aggirava tranquillamente per strada. In un attimo la decisione di intervenire e di bloccarlo.
Sono in corso, intanto, l’autopsia e la perizia balistica per stabilire con precisione le cause del decesso del balneatore Mario Pagliari. Dopo le operazioni di rito, quindi, il corpo dell’uomo verrà restituito ai familiari. I funerali dovrebbero celebrarsi domani alle 15.30 in forma strettamente privata.
18.49, PORTATO NELLA CASERMA DI SPOLTORE
L’uomo subito dopo l’arresto è stato portato nella caserma più vicina. A breve è atteso il suo arrivo al comando provinciale di viale D’Annunzio dove si terrà la conferenza stampa con i giornalisti.
19.00, UN COLPO IN CANNA. PRONTO A SPARARE?
L’uomo è stato fermato intorno alle 17 dai militari di una pattuglia della compagnia di Spoltore. Era ancora armato, 5 i colpi nella sua pistola di cui 1 in canna. Ma alla vista dei militari D’Agostino ha preferito non sparare. Ha alzato le mani e si è arreso per non aggravare la sua situazione, già compromessa.
Dalle 17 alle 19 l’uomo è rimasto in caserma a Spoltore e in questi attimi sta raggiungendo il comando Provinciale di Pescara dove a breve è prevista una conferenza stampa.
19.02, INFASTIDITO DAI FOTOGRAFI
D’Agostino è appena arrivato alla caserma di viale D’Annunzio scortato da due carabinieri. Ressa di fotografi e giornalisti quando l’uomo è sceso dalla vettura dei militari e ha varcato il portone d’ingresso. In napoletano ha detto jamm bell co’ sta sceneggiata, non gradendo il dispiegamento di giornalisti pronto ad immortalare il momento tanto atteso.
19.20, IL RICORDO DI QUELLA DOMENICA
È il carabinieri Donato Miccoli, militare che ha fermato materialmente D’Agostino alle 17 insieme all’appuntato Giovanni Talamo, a raccontare come è avvenuto l’arresto. «Lo avevamo avvistato mentre stava camminando sul ponte Capacchietti con una busta di plastica in mano». Con la macchina gli si sono parati davanti. «Lui non ha opposto resistenza», ha confermato Miccoli. «Ci ha detto: si sono io D’Agostino».
Una volta fatto salire sull’auto i carabinieri gli hanno chiesto i motivi del gesto. «Ho perso la testa. C’è l’ho nel Dna», ha risposto l’uomo. «Probabilmente il mio destino era segnato. Era scritto che dovessi finire la mia vita in carcere». Ha riferito ancora che si sentiva trattato male, pensava che approfittassero di lui, vista la sua condizione.
L’uomo è stato poi portato nella caserma di Spoltore dove gli è stato portato anche un panino. I militari lo hanno descritto come provato e agitato.
Pare che la notte scorsa il killer abbia dormito alla stazione centrale di Pescara ma è una ipotesi ancora da confermare.
19.30, GIÀ DOMENICA SERA VICINI ALL’ARRESTO
I carabinieri stavano per arrestare D’Agostino già un ora dopo il delitto di domenica pomeriggio. Infatti gli inquirenti avevano ascoltato la telefonata dell’uomo fatta al fratello che vive in provincia di Caserta. «Vieni subito», gli ha detto. «Ho bisogno di aiuto, fai in fretta».
Il fratello, «una persona per bene e incensurata», ha spiegato il comandante provinciale dei Carabinieri Esposito Alaia, intorno alle 20 è arrivato in città.
L’appuntamento era al civico 65 di via Cesare Battisti, dove l’uomo, come aveva detto al telefono, aveva abitato dal 2005 al 2006.
Sul posto, quella sera, è arrivata anche una vettura dei carabinieri in borghese che si è appostata aspettando che D’Agostino cadesse nella trappola.
Ma così non è stato. Se infatti i militari hanno visto, e poi fermato il fratello, del killer nessuna traccia. Si pensa che l’uomo si fosse accorto di qualche movimento sospetto e avesse preferito non presentarsi.
I carabinieri, però, hanno tentato il tutto per tutto e insieme al fratello hanno provato a richiamare a D’Agostino. Ma lui non ha risposto. Da quel momento in poi il telefono dell’uomo è rimasto sempre spento.
19.48, NASCOSTO IN UN SOTTOTETTO PER 48 ORE
Dopo l’arresto D’Agostino ha spiegato ai militari come ha trascorso le ultime 48 ore. L’uomo ha raccontato di aver passato i due giorni in un sottotetto di un palazzo alle spalle della stazione centrale di Pescara. «Non si è mai mosso», ha ribadito il comandante Alaia. La paura di essere identificato è stata troppo forte e così ha preferito non rischiare. Probabilmente nel corso della sua latitanza non ha mai bevuto e mangiato.
19.52, DURANTE L’ARRESTO I COMPLIMENTI: “SIETE STATI BRAVI”
Il comandante Alaia nella conferenza stampa ancora in corso ha fatto i complimenti ai suoi uomini per l’operazione condotta nel pomeriggio. «E’ stata una operazione ben fatta», ha spiegato. «I due carabinieri lo hanno avvistato ma per coglierlo di sorpresa hanno fatto due giri intorno al ponte sul quale l’uomo stava camminando con aria circospetta. Poi lo hanno preso alle spalle» (e non davanti come detto in un primo momento, ndr).
Con pistole in pugno gli hanno intimato di alzare le mani e lo hanno fermato . «Siete stati bravi», ha detto il killer agli uomini del comando di Spoltore.
19.55, USATA UN’ARMA GIOCATTOLO MODIFICATA
L’arma del delitto utilizzata da D’Agostino era una pistola giocattolo. La conferma è arrivata pochi minuti fa in conferenza stampa. «Si tratta di una di quelle armi», ha spiegato Alaia, «che si utilizza per le guerre simulate che modificata diventa una vera e propria pistola. È una 7,65, la versione giocattolo ha la canna otturata ma basta cambiare quel pezzo è può uccidere». Questa modifica, evidentemente, è stata fatta perché domenica pomeriggio il killer ha ucciso Mario Pagliari.
20.00, FOTO SEGNALETICHE E IMPRONTE DIGITALI
In questo momento D’Agostino si trova nella cella di sicurezza del comando provinciale dei carabinieri. I militari gli hanno preso le impronte digitali e scattato le foto segnaletiche. Dopo verrà associato al carcere San Donato dove già in serata potrebbe svolgersi un primo sommario interrogatorio.
20.10, 20 TELEFONI SOTTO CONTROLLO
Serrati i controlli avvenuti in questi due giorni da parte delle forze dell’ordine. Nell’operazione di ricerca sono stati coinvolti uomini della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Sono stati messi sotto controllo 20 telefoni delle persone vicine al camorrista. Parenti, amici, semplici conoscenti che avrebbero potuto fornire indizi utili al ritrovamento.
Sono state perquisite almeno 20 abitazioni di pregiudicati e persone che sono in soggiorno protetto in Abruzzo. Per ovvi motivi di sicurezza non sono stati indicati con precisione le rispettive collocazioni.
Nelle ultime 48 ore sono state perquisite anche le abitazioni di due uomini di Spoltore, ex complici di D’Agostino in una rapina avvenuta nel 1995 a Pescara. Gli inquirenti pensavano che il fuggitivo potesse aver chiesto aiuto ai due. Ma pare che non ci sia stato alcun contatto.
20.25, FONDAMENTALE UNA SEGNALAZIONE DI UN CITTADINO
Sembra confermata l’ipotesi che il ritrovamento di D’Agostino sia avvenuto in seguito ad una segnalazione da parte di un cittadino che ha riconosciuto il ricercato.
Il comandante Alaia durante la conferenza stampa (ormai conclusa), aveva detto che «nessuna segnalazione è giunta al 112».
Ma pare che l’uomo che ha avvistato il killer abbia chiamato direttamente il comandante della stazione di Spoltore, suo conoscente, baypassando il centralino. Dopo la segnalazione una pattuglia è giunta sul posto.
Fonte: pagineabruzzo.it
Articolo del 20 ottobre 2008
Omicidio Pagliari, processo il 7 aprile
Si svolgerà in Corte d’Assise a Chieti. Sotto accusa l’ex camorrista Michelangelo D’Agostino
PESCARA – Si svolgerà il prossimo 7 aprile, in Corte d’Assise, a Chieti, il giudizio immediato nei confronti di Michelangelo D’Agostino, ex camorrista, detenuto in licenza lavorativa grazie ad un contratto a tempo determinato con una cooperativa, accusato di avere ucciso a Pescara con due colpi di pistola, lo scorso 6 luglio, un imprenditore di 64 anni, Mario Pagliari, dopo una discussione all’interno di un parco cittadino.
La decisione è del Gip presso il Tribunale di Pescara, Guido Campli, su richiesta del pm Andrea Papalia. Nel frattempo, proseguono le indagini per individuare altre eventuali responsabilità. Sono già stati effettuate delle acquisizioni di documenti presso la cooperativa sociale “La Cometa”, presso cui D’Agostino, in licenza trattamentale, aveva svolto servizio, e negli uffici del Comune di Pescara per verificare l’affidamento della gestione del parco alla cooperativa.
La settimana scorsa è giunto a Pescara per portare avanti l’istruttoria anche un ispettore, inviato dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a cui la famiglia, insieme al proprio legale, Giuseppina D’Angelo, subito dopo l’omicidio, si era rivolta per chiedere di fare chiarezza, soprattutto in relazione al fatto che D’Agostino si trovava a prestare servizio nel parco pubblico pescarese, per la licenza concessa da un magistrato di sorveglianza di Modena. (a.d.f.)
Fonte: ilcentro.it/
Omicidio Villa de Riseis confermata condanna all’ergastolo
Anche per i giudici di secondo grado l’ex camorrista Michelangelo D’Agostino ha ucciso il balneatore Mario Pagliari con due colpi di pistola. Resta la beffa del risarcimento: il condannato è nullatenente
PESCARA. La Corte d’Assise d’appello dell’Aquila ha confermato la condanna all’ergastolo nei confronti di Michelangelo D’Agostino per l’omicidio di Mario Pagliari, il balneatore di 64 anni freddato con due colpi di pistola il 6 luglio 2008 nel parco di Villa de Riseis, sotto gli occhi di mamme e bambini, al termine di una banale lite.
L’ex camorrista casertano, che in galera ha trascosso 33 dei suoi 55 anni, è stato giudicato con il rito abbreviato. In primo grado, il rito alternativo era stato richiesto dalla difesa e condizionato alla perizia psichiatrica, che aveva concluso per la totale capacità di intendere e di volere dell’imputato.
Il gup di Pescara aveva inflitto a D’Agostino l’ergastolo e fissato il pagamento di una provvisionale di 200 mila euro per ciascuna delle parti civili, la moglie e i tre figli della vittima, che in quel drammatico giorno d’estate persero il marito e il padre, titolare dello stabilimento «Apollo». Il risarcimento è diventato esecutivo, ma la famiglia, assistita dall’avvocato Giusy D’Angelo, non ha visto un euro non essendo l’imputato in grado di pagare.
Fonte: ilcentro.it
Articolo del 12 maggio 2015
Pagliari: anche mio padre non tutelato
Parla Domenico, figlio del balneatore ucciso al parco da un ergastolano in licenza: come per Orlando, lo Stato assente
di Simona De Leonardis
PESCARA. Piange e si arrabbia Domenico Pagliari, perché dopo quasi sette anni il dolore è sempre quello e la rabbia, se possibile, ancora di più. Come il povero Giandomenico Orlando, anche suo padre Mario Pagliari è stato ucciso, «da qualcuno che si poteva fermare. In entrambi i casi», accusa Domenico, «non hanno fatto nulla per evitarlo».
Tra i primi ad accorrere in via Buozzi mercoledì scorso, quando il povero pasticciere è stato ucciso con quattro coltellate dal vicino più volte denunciato per le minacce e le aggressioni alla famiglia dell’artigiano, Pagliari, che con la madre e i fratelli manda avanti lo stabilimento balneare Apollo lasciatogli dal padre dopo 50 anni di lavoro in mare, attacca subito: «L’assassino di papà era un pregiudicato che non poteva fare servizio in un parco pubblico, ma qualcuno gliel’ha consentito. Eppure, dopo quello che è successo, quel magistrato di sorveglianza che gli diede la licenza per venire a lavorare al parco, non ha pagato il suo errore di valutazione. Anzi, è stato prosciolto e promosso e oggi è giudice civile alla Corte d’Appello a Roma. Ma mi chiedo perché, se un poveraccio ruba in un supermercato per sfamare i figli la giustizia si accanisce, e se invece un magistrato sbaglia non succede nulla? Pagano i medici, pagano tutte le categorie, ma i magistrati no. È questo che vorrei chiedere a Renzi, è per questo che chiedo pubblicamente di poterlo incontrare: per raccontargli quello che è successo a Pescara a due grandissimi lavoratori come mio padre e come Giandomenico Orlando, morti perché questo Stato non tutela le persone perbene. Dei soldi, del risarcimento non me ne importa niente, ho sempre detto che qualsiasi cosa ci daranno la daremo in beneficenza al reparto di Ematologia. Perché in questi quasi sette anni mio padre si è perso i nipoti, e le cose più belle dopo 50 anni di lavoro. Ci ha lasciato questo stabilimento e neanche ce lo stiamo godendo perché», conclude affranto Domenico, «qui dentro tutto ci ricorda lui».
Persa la battaglia in sede penale, dopo che nel 2012 il gup di Pescara ha prosciolto dall’accusa di concorso colposo in omicidio volontario il magistrato di sorveglianza di Modena che nel 2008 ritenne di concedere al camorrista Michelangelo D’Agostino (oggi all’ergastolo e con altri 15 omicidi alle spalle) la licenza lavorativa nella cooperativa che si occupava della manutenzione del parco di Villa de Riseis per conto del Comune, la famiglia Pagliari assistita dall’avvocato Giuseppina D’Angelo ha cercato giustizia in sede civile.
«Abbiamo fatto una causa civile nei confronti del magistrato di sorveglianza che ebbe a concedere la licenza a D’Agostino con la normativa vigente all’epoca, la 117 del ’98», spiega l’avvocato, «consapevoli, come poi si è rivelato, che la normativa restringe a poche ipotesi l’ammissibilità dell’azione nei confronti di un magistrato. Anche la Corte d’Appello non ha ritenuto ravvisabile nella condotta del magistrato fatti riconducibilli alla legge speciale, tant’è che l’udienza filtro, che si è tenuta alcuni anni fa ma il cui provvedimento è stato emesso solo pochi mesi fa, non ci ha consentito di continuare. Ma la nostra battaglia», afferma il legale per conto della famiglia Pagliari, «va comunque avanti, anche se in modo discreto e con i tempi lunghi che ci sono. Oggi», spiega, «invochiamo la mancata piena attuazione della direttiva comunitaria che prevede in ogni Stato membro l’attuazione di un fondo di garanzia per indennizzare le vittime e i parenti delle vittime dei reati intenzionali violenti, come sono l’omicidio e lo stupro. In Italia non è stata ancora data piena attuazione a questa direttiva, in sostanza non c’è un sistema di tutela indennitaria e per questo chiediamo che il Parlamento acceleri l’iter per l’approvazione di questo fondo di garanzia a tutela di centinaia di vittime che non hanno neanche i mezzi per fare causa».