8 luglio 1985 Reggio Calabria. Gianluca Canonico, bambino di 10 anni, muore dopo cinque giorni di agonia, unica vittima di uno scontro a fuoco tra bande

Foto da  reggiopress.xyz

Gianluca Canonico, fu ucciso davanti casa da un proiettile vagante esploso nel corso di una sparatoria avvenuta in via Fratelli Spagnolo al Rione Pescatori. Gianluca, aveva solo 10 anni, quando, la sera del 3 luglio 1985, rimase gravemente ferito. Trasportato in ospedale in stato di coma per la grave ferita alla testa, morì dopo cinque giorni.

 

 

 

 

Articolo del 5 Luglio 1985 da  ricerca.repubblica.it
SPARATORIA FRA TEPPISTI UN BAMBINO IN FIN DI VITA
di Pantaleone Sergi

REGGIO CALABRIA – ” terribile morire così, a dieci anni”: il professor Giuseppe Caminiti, primario del Centro di Rianimazione degli Ospedali Riuniti di Reggio, ne ha viste tante di morti atroci ma stavolta non riesce proprio a nascondere l’ amarezza per l’ impossibilità di qualsiasi intervento. Gianluca Canonico è stato raggiunto da un proiettile di pistola alla testa, in uno scontro tra teppisti. Erano le 21 di mercoledì e stava giocando davanti casa, in via Fratelli Spagnuolo al rione Pescatori, quando è stato colpito. Poco distante c’ erano le luci e i rumori della festa del Cuore di Gesù che coinvolse due rioni, il Ferrovieri e il Pescatori. La corsa in ospedale è stata inutile; l’ equipe di neurochirurgia del professor Romeo del Vivo neppure ha tentato un intervento. La pallottola gli ha spappolato il cervello e ora il piccolo Gianluca (“Un bel bambino, un morettino”, dice una infermiera) è vivo solo per la legge. “Il suo elettroencefalogramma è piatto”, spiega il professor Caminiti, “c’ è ancora l’ attività cardiaca, il bambino è collegato a un respiratore automatico”. La tragedia di Gianluca, figlio unico di un agente di polizia in servizio alla squadra volante della questura, si è compiuta in pochi attimi per colpa di una banda di teppisti e del clima di violenza che sembra essersi impadronito della città. I fatti sono questi. Quattro giovani, Giovanni Laganà, Gaetano Germoleo e i fratelli Alfredo e Sebastiano Vinci, i primi tre di vent’ anni e l’ ultimo di 17, con le loro motorette stavano andando all’ altro capo della città, al Parco Caserta, per assistere a un torneo di calcetto. Non si sa per quale motivo (secondo la squadra mobile pare per un sorpasso azzardato) si sono scontrati con un’ auto con tre giovani a bordo. nata una discussione e si è passati alle vie di fatto. Giovanni Laganà è stato bastonato e solo l’ intervento dei suoi amici ha messo in fuga i rivali. Il gruppetto è tornato poi a casa dai Vinci per medicarsi, ma appena sono riusciti sono stati affrontati da due dei tre giovani con cui prima avevano litigato i quali si sono presentati a bordo di una moto. Uno di questi ultimi ha sparato diversi colpi di pistola. Nessuno ha raggiunto l’ obiettivo voluto, ma un proiettile ha colpito invece il piccolo Gianluca, che era un poco distante, il quale, data la serata di festa, aveva ottenuto dai propri genitori di poter giocare con i propri amichetti fino a tardi fuori di casa: i soccorritori si sono accorti subito che c’ era poco o nulla da fare. I medici in ospedale disperatamente hanno attaccato al piccolo un respiratore automatico, poi hanno dovuto arrendersi. Gianluca non aveva più attività cerebrale. Quindi il tragico annuncio ai genitori che attendevano straziati. “Il bambino è clinicamente morto”. La squadra mobile guidata dal dottor Alfonso D’ Alfonso, in breve ha chiarito la terribile vicenda e sa già da chi era composto il commando dei killer. Ora una folla di parenti ed amici sta vicino ai genitori di Gianluca i quali sperano in un miracolo che la medicina, che parla di coma irreversibile, ritiene impossibile. Hanno avuto la solidarietà della gente e il comitato organizzatore festa del Cuore di Gesù, in segno di cordoglio della comunità, ha sospeso il programma di spettacoli e giochi previsti. Si faranno solo le cerimonie religiose. Ma per Gianluca niente può essere più fatto.

 

 

 

Articolo del 9 luglio 2014 da strill.it
Memorie – Gianluca Canonico, dieci anni in un attimo
di Anna Foti

La genesi di una tragedia in una bravata e la vita di un bambino nel posto sbagliato nel momento sbagliato, vittima innocente e involontaria di arroganza e violenza. Nessun luogo è esente da tanta miseria ma non tutti i luoghi hanno poi la capacità di fare memoria, abbracciando i familiari così brutalmente derubati, e di non seppellire infinite volte chi perde la vita in questo modo assurdo.
La vita è quella di Gianluca, una meteora che attraversa il cielo e lascia una lunga scia luminosa fatta di speranze e di attese, di giochi e di sogni. Poi ad un tratto quel fascio di luce si stempera ed un buio fitto lo inghiotte; le speranze disperano, gli spari interrompono quei giochi per sempre, la morte insanguina una tiepida serata di luglio dei caldi anni Ottanta a Reggio Calabria.
Sono davvero pochi dieci anni per morire; drammaticamente pochi per concedere anche solo una parvenza di consolazione a chi è costretto a sopravvivere. Il piccolo viveva a Roma con la madre ed era venuto a Reggio dal padre Pietro, un poliziotto in servizio qui.
Pochi, dieci anni, per accettare che sia stato talmente rischioso giocare vicino a casa, in quella maledetta sera in cui un atto di arroganza tra ragazzini è degenerato in violenza e morte. Una rissa per futili motivi che ha spento per sbaglio una vita, ha deviato irreversibilmente il destino di una intera famiglia.
Gianluca Canonico, 10 anni, è stato ucciso per sbaglio. Ferito la sera del 3 luglio 1985, al numero 41 di via Fratelli Spagnolo, nel rione Pescatori, zona Sud ella città di Reggio Calabria, il piccolo è morto cinque giorni dopo agli ospedali Riuniti dove era stato portato la sera stessa del ferimento, già in stato di coma per la grave ferita alla testa. Il piccolo Gianluca ha lottato per circa 100 estenuanti ore, prima di spegnersi.
Tra i testimoni della tragedia, il padre Pietro che racconta di avere visto il figlioletto a terra dopo che un ragazzo, giunto in sella ad una potente motocicletta con un complice, aveva fatto fuoco contro un gruppo di quattro ragazzi che sostavano nei pressi della casa davanti alla quale Gianluca stava giocando con altri bambini.
I quattro giovani, poi identificati, erano Giovanni Laganà, Gaetano Germoleo e i fratelli e Alfredo e Sebastiano Vinci.
Nel giorno in cui Gianluca muore, l’8 luglio 1985, Francesco Nicolò, 17 anni e figlio di Paolo tratto in arresto poco prima di questi fatti per detenzione e porto abusivo di pistola, si costituisce dichiarando di avere sparato, reagendo ad una aggressione, risultante da un referto medico. Nicolò, minorenne, viene arrestato, processato e condannato. Nessun complice sarà mai identificato e rimane anche una nota della questura (4 ottobre 1985) in cui si accerta che la pistola consegnata dal minore non è quella che ha sparato quella sera.
In primo grado il Tribunale dei Minorenni, il 7 giugno 1986, condanna Nicolò a dodici anni e mezzo di reclusione per omicidio. Il padre di Gianluca si era costituito parte civile nel processo. A nulla è valso il tentativo di ridurre la pena in appello, invocando l’omicidio preterintenzionale e l’attenuante della provocazione.
Il quadro emerso profilava una rissa in cui i due gruppi contrapposti erano animati dall’intento di offendere, sostanziatosi in aggressioni e nell’esplosione di alcuni colpi di pistola calibro 6,35. Uno solo era andato a segno, colpendo a morte il piccolo Gianluca.
Nell’antefatto ricostruito in sede processuale vi erano due gruppi contrapposti che si scontrarono e si ingiuriarono in via Torricelli. “Uno scambio  di ingiurie, culminato in una sfida verosimilmente lanciata dal gruppo Laganà, Germoleo e fratelli Vinci (ndr infastidito per la sosta della macchina di Nicolò in mezzo alla carreggiata e, secondo Quartuccio, per un corteggiamento insidiato) e subito accettata dagli avversari (ndr Francesco Nicolò detto “Draculino”, Angelo Quartuccio e Natale Grenzi). I rissanti si scambiavano evidenti colpi, anche con mezzi contundenti ed il gruppo Nicolò riportò la peggio. I componenti dell’altro gruppo, dopo avere prelevato le chiavi della Fiat 500 del Nicolò, si recavano presso l’abitazione dei fratelli Vinci (…) e mentre sostavano sulla strada per commentare, sopraggiungeva a bordo di una moto guidata da un complice il Nicolò che, scorto il Laganà, esplodeva al suo indirizzo dei colpi di pistola, due dei quali sfioravano la nuca del bersaglio bucando poi alcuni indumenti stesi ad asciugare e uno colpiva alla fronte il piccolo Gianluca che giocava nei pressi; quindi risaliva sulla moto e si dileguava”. Questa la ricostruzione dei fatti assunta nella sentenza di secondo grado con cui la pena viene riformata e portata ad anni 14 e 6 mesi di reclusione.
Dunque i giudici di secondo grado non ravvisarono alcuna provocazione ed invece accertarono un grado di maturazione tale, vista l’imminenza dei 18 anni per Nicolò, da rendere piena la consapevolezza del disvalore sociale del comportamento e la percezione della gravità ed irreparabilità del fatto.
Il prossimo anno saranno trascorsi trenta anni da questo delitto. La chiesa del Sacro Cuore di Gesù sospese i festeggiamenti che aveva in corso dopo quello sparo vile e impietoso ed alcuni giorni dopo ospitò il funerale del piccolo. Chissà in quanti ricordano quel memorial che per qualche anno ha riportato alla luce la storia del piccolo Gianluca. Chissà in quanti si sono accorti che non si fa più.
Ancora qualcuno ricorda con papà Pietro.
Davvero troppo poco che solo qualcuno sappia, che molti non ricordino e che tanti non abbiano mai saputo.

 

 

 

 

Articolo di Gennaio 2015 da  reggiopress.xyz
REGGIO CALABRIA. Dedicata al piccolo Gianluca Canonico la nuova piazza di via Aspromonte
di Pino D’Amico

REGGIO CALABRIA. Sarà intitolata a Gianluca Canonico la nuova piazza attrezzata realizzata nell’area degli ex mercati generali. L’annuncio è stato dato ieri dal sindaco Giuseppe Falcomatà nel corso della cerimonia di inaugurazione della piazza racchiusa tra le vie Aspromonte, Cesare Battisti, Domenico Muratori. La proposta di dedicare l’area allo sfortunato bambino, vittima innocente della barbarie mafiosa, è stata fatta dall’Associazione ‘Libera’ e subito accolta e fatta propria dall’amministrazione Falcomatà che ha avviato il relativo iter burocratico.

All’inaugurazione, oltre al primo cittadino, erano presenti l’assessore ai Lavori Pubblici Angela Marcianò, l’assessore al Welfare Giuseppe Marino, i rappresentanti dell’Associazione ‘Libera’, Pietro Canonico, padre di Gianluca, la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo ‘Spanò Bolani-De Amicis’ e gli alunni della scuola elementare ‘Edmondo De Amicis’.

Gianluca Canonico, fu ucciso davanti casa da un proiettile vagante esploso nel corso di una sparatoria avvenuta in via Fratelli Spagnolo al Rione Pescatori. Gianluca, aveva solo 10 anni, quando, la sera del 3 luglio 1985, rimase gravemente ferito. Trasportato in ospedale in stato di coma per la grave ferita alla testa, morì dopo cinque giorni. La sua unica ‘colpa’ di trovarsi a giocare davanti casa nel momento sbagliato. Oggi, a 30 anni di distanza, Gianluca ritorna a rivivere rammentando che di ‘ndrangheta si può morire da innocenti anche quando i tuoi unici pensieri sono favole, pezzetti di speranza e di fiducia nell’attesa del bel giorno quando aprirai gli occhi e vedrai il sogno trasformato in realtà. Per Gianluca, invece, gli occhi si sono chiusi per sempre un maledetto luglio reggino.

 

 

 

Foto da  libera.it

Foto e Articolo del 23 Maggio 2015 da  libera.it 
Il ricordo lascia il segno, in memoria di Gianluca Canonico

Il ricordo che diventa segno per la memoria collettiva della città. È quello che è successo sabato 23 maggio sul lungomare di Reggio Calabria nell’ambito di uno dei momenti della campagna “Il ricordo lascia il segno” in memoria di Gianluca Canonico, nel trentesimo anno della sua scomparsa. Una rappresentanza dei familiari delle vittime innocenti delle mafie e del coordinamento territoriale di Libera Reggio Calabria ha incontrato due importanti esponenti dell’aeronautica militare italiana: Il Comandante della Pattuglia Acrobatica Nazionale Colonnello Ian Slangen e l’Ufficiale Pubblica Informazione Maggiore Andrea Soro. In questa occasione è stato consegnato in dono dai due ufficiali al papà del piccolo Gianluca una brochure con tutte le firme dei piloti delle Frecce Tricolori. Un piccolo gesto che ha fatto rivivere il sogno del piccolo Gianluca Canonico di diventare pilota. Un sogno spezzato a soli 10 anni, il 3 luglio 1985, quando è rimasto coinvolto in un conflitto a fuoco davanti al cortile di casa, nel rione Pescatori di Reggio Calabria. Il coordinamento reggino ringrazia l’Aereonautica Militare per aver condiviso il percorso di memoria che Libera sta portando avanti e per aver mostrato grande disponibilità nel voler ricordare, con un piccolo segno, una vittima innocente di ‘ndrangheta. La promessa per gli ufficiali dell’aeronautica è di tornare a Reggio e condividere con noi le manifestazioni in memoria di Gianluca Canonico, che si svolgeranno nella città di Reggio Calabria in occasione del trentennale della sua morte.

 

 

 

Targa commemorativa presso Castello Aragonese di Reggio Calabria (Fonte: tripadvisor.it )

 

 

 

 

Gianluca Canonico – Quotidiano del Sud del 22 giugno 2016 – Pagine della Memoria

 

 

 

Leggere anche:

 

lacnews24.it
Articolo del 3 luglio 2021
Reggio, 36 anni anni senza Gianluca ucciso per errore a soli 10 anni.
di Anna Foti
Il papà: «Mio figlio sempre con me». Nel rione Pescatori, il 3 luglio 1985, il fatale ferimento alla testa del bambino che giocava su un pianerottolo. Passano gli anni ma il padre non dimentica. La cittadinanza si attiva per ripulire la piazza intitolata al piccolo.

 

 

 

 

 

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