11 Ottobre 2009 Serra San Bruno (VV). Scompare Pasquale Andreacchi, 18 anni. Ritrovano il suo corpo fatto a pezzi.
Pasquale Andreacchi ucciso a Serra San Bruno (VV). Aveva compiuto 18 anni da neanche un mese quando cadde vittima della barbarie che lo ha strappato, poco più che bambino, alla sua famiglia. Poco prima, per festeggiare il suo ingresso nella maggiore età, Pasquale si era fatto un regalo, un cavallo. Si chiamava Joe, ed insieme allo stallone Hidalgo, e ad altri, era la sua vera ragione di vita. La sua unica smisurata passione. Non era riuscito ancora a pagarlo, quel cavallo, poiché aspettava un assegno che tardava ad arrivare. L’aveva acquistato da un pregiudicato del luogo, che per il mancato pagamento pare abbia minacciato più volte Pasquale e i suoi familiari. L’11 ottobre 2009 il 18enne scompare nel nulla. Ci sono alcune testimonianze che poi vengono ritrattate. C’è omertà, c’è paura. La sorte di Pasquale sembra segnata. In molti lo capiscono sin da subito, ma dovranno passare due mesi, tra ricerche vane e indagini che si riveleranno quantomeno lacunose, per avere la conferma della tremenda fine toccata a quel bambinone timido e schivo alto quasi due metri. Il 9 dicembre viene trovato, in un cassonetto, un teschio umano con un foro di proiettile in fronte. Il 27 dicembre, poco distante dal cassonetto, un cacciatore trova altri resti: frammenti ossei e vestiti, ci sono anche i suoi documenti. Gli ultimi dubbi svaniscono, il dna conferma che si tratta di Pasquale. I funerali vengono celebrati 5 mesi dopo: lungaggini dovute agli esami scientifici sui resti ossei, un’investigazione lunga che però non produrrà risultati. Il luogo del ritrovamento non viene isolato come si dovrebbe; i rilievi scientifici, che nell’immediato avrebbero potuto raccontare molto, non vengono effettuati. La pista che si segue è sempre quella della compravendita del cavallo, ma non porta a nulla di concreto. (ilvizzarro.it)
Articolo del 15 Ottobre 2009 da mediterraneonline.it
SERRA SAN BRUNO (VIBO VALENTIA), CHE FINE HA FATTO IL DICIOTTENNE PASQUALE ANDREACCHI SCOMPARSO DA DOMENICA SERA?
di Domenico Salvatore
Il giovane, che lavora nel maneggio del padre situato nelle vicinanze del Santuario di Santa Maria del Bosco, verso le diciannove, di domenica sera e’ uscito da casa senza dire niente di particolare ai genitori. Gl’inquirenti non si sbilanciano ma secondo quanto trapela, sembra che il ragazzo non abbia avuto frequentazioni pericolose, né giri di amicizia mafiose.
Per ora la magistratura vibonese diretta dal procuratore capo Mario Spagnolo, si è limitata a seguire la cosa. In attesa dei risvolti
Serra San Bruno (V.V.) La ‘ndrangheta, non c’entra in questa storia di scomparse. Almeno così sembra. Ma sulla zona del vibonese chi comanda la briscola? La CPA ed il Ministero degl’interni hanno ricostruito, anche sulla base dei verbali dei pentiti, la mappa delle ndrine dominanti nel vibonese. Benché gli equilibri e gli avvicendamenti all’interno del singolo clan, del cartello di mafia e delle alleanze possano mutare con gli ammazzamenti, gli arresti, le latitanze ecc. La più potente, “famiglia” del vibonese secondo la Polizia, i Carabinieri e la Guardia di Finanza, coordinati dalla magistratura, ma anche secondo i pentiti, la CPA ed il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, è quella dei Mancuso di Limbadi-Nicotera; a cui sono legate e collegate le altre. Nella zona del Poro comanda la cosca degli Accorinti-Fiammingo, egemone nei comuni di Rombiolo, Zungri, Zaccanopoli, Cessaniti, Briatico e Spilinga; nel comprensorio di Filadelfia, Francavilla Angitola, Monterosso Calabro, Pizzo e Polia, comandano gli Anello-Fiumara Nei comuni di Sant’Onofrio, Stefanaconi e Filogaso sono egemoni gestiscono i clan dei Bonavota-Petrolo-Patania. I Bertucci, estendono la loro influenza nei territori di Brognaturo e Simbario, I Ciconte su Serra San Bruno, Mongiana, Soriano e Sorianello. I Cracolici-Manco dominano nella zona tra Maierato e Pizzo. I clan dei Fiarè-Gasparro hanno influenza su San Gregorio d’Ippona, Ionadi, Cessaniti, Pizzo e Vibo città Nella zona delle Serre spadroneggia il clan Vallelunga, assieme ai Loielo-Gallace. Nei comuni di Dasà, Arena e Acquaro è forte l’influenza dei Maiolo. Tropea, Parghelia, Zambrone e Drapia sono terreno di pascolo per il clan dei La Rosa. A Vibo Valentia città dominano i Lo Bianco-Barba, i Mantino-Tripodi, i Pardea e i Pugliese. I Mazzitelli, hanno voce in capitolo a San Calogero. A Mileto e San Costantino Calabro dominano i Mazzolla ed i Pititto-Prostamo. A Dinami, la famiglia più potente è quella dei Morfei-Oppedisano, mentre i sono egemoni nel comprensorio di Mileto. A Filandari prevalgono i Soriano. Il giovane Pasquale Andreacchi di 18 anni non avrebbe telefonato, né si sarebbe fatto vivo in alcun modo. I genitori dopo una ragionevole attesa, si sono rivolti al commissariato di Polizia di Stato del locale Commissariato, diretto dal vice questore Onofrio Marcello.
La scomparsa del giovane è avvenuta come detto a Serra San Bruno; un comune montano nelle Serre Vibonesi, dove il ragazzo abita con i familiari.
Intorno alle 19 di domenica è uscito da casa come al solito, senza farvi più ritorno. Era a piedi. Qualcuno lo avrebbe pure visto per le vie del paese, ma dopo si sono perse le tracce. Gli agenti della Polizia di Stato agli ordini dell’ispettore Giovanni Casentino sono stati sguinzagliati alla ricerca del giovane, ma i risultati, non sono incoraggianti. I parenti di Andreacchi stanno vivendo momenti di brividi, stress, ansia e trepidazione. Si spera che si tratti di una breve sparizione, magari volontaria e che in un secondo momento il giovane possa riapparire. O, quanto meno, farsi sentire via telefono. Non ci sono le condizioni ed i numeri per parlare di “lupara bianca” . Il giovane è incensurato e lontano da frequentazioni pericolose.
Articolo del 13 Marzo 2010 da mnews.it/
SERRA SAN BRUNO (V.V.), NUOVO RITROVAMENTO: APPARTENGONO AL GIOVANE PASQUALE ANDREACCHIO 18 ANNI, SCOMPARSO DA CASA LA SERA DELL’11 OTTOBRE 2009, LE ALTRE OSSA RITROVATE NEI BOSCHI, IN LOCALITÁ “CASTAGNETO DI PAPARARO” ?
di Domenico Salvatore
Ossa umane: un teschio ed un femore, erano stati ritrovati dalla Polizia in un cassonetto in Via Corrado Alvaro, vicino ad un bosco a Serra San Bruno, nel Vibonese. Tuttavia i genitori del giovane scomparso Salvatore Andreacchi e Maria Rosaria Miraglia, ancora non gettano la spugna. In sinergia, lavorano anche i Carabinieri della compagnia di Serra San Bruno, diretta dal capitano Michele Monte.
Il ritrovamento è avvenuto a poche centinaia di metri dal punto in cui il 9 dicembre furono rinvenuti altri resti umani gettati in un cassonetto. Indaga la Polizia di Serra San Bruno, diretta dal vice-questore aggiunto Onofrio Marcello, coordinato dal procuratore capo della repubblica di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo.
Serra San Bruno (V.V.)- Sono tutti in attesa dell’esito del DNA. Come ha chiesto il legale di fiducia della famiglia Vincenzo Albanese. In occasione del primo ritrovamento, il 9 dicembre scorso. Ora più che mai vale quella richiesta. Per verificare se le prime e le seconde appartengano o meno al giovane Pasquale Andreacchio di 18 anni scomparso l’11 ottobre 2009. una scarpa da tennis ed una maglia che il padre del giovane avrebbe riconosciuto, secondo quanto riferito da alcune fonti investigative, come appartenenti al figlio, avvalorerebbero tale tesi.
E’ circolata la voce che anche del ritrovamento di un portafogli, che apparterrebbe al giovane scomparso. Insomma tanti indizi farebbero credere che il corpo, anzi il macabro ritrovamento delle ossa ed indumenti, potrebbe appartenere proprio a Pasquale Andreacchio. Eppure ancora non c’è niente di ufficiale. Solo supposizioni, tesi, opinioni ed idee.I poveri resti sono stati riuniti e consegnati al medico legale dottor Aldo Barbaro, incaricato dal Tribunale di svolgere la perizia necroscopica del caso. Solo allora, si potrà capire con certezza matematica. C’è da aggiungere che i due ritrovamenti, siano complementari. Il teschio ed il femore mancanti combaciano con il resto dello scheletro ritrovati. In più c’è il riconoscimento degli effetti personali: maglietta, jeans, portafogli e documento d’identità.
Tuttavia i genitori del giovane scomparso Salvatore Andreacchi e Maria Rosaria Miraglia, ancora non gettano la spugna. Nel senso che sperano che i resti ritrovati in due momenti distinti ma vicini nel tempo, non appartengano al loro figliolo. Nei giorni scorsi i genitori avevano protestato tutta la loro rabbia ed il loro dolore davanti al Palazzo di Giustizia di Vibo Valentia. Guarda caso il mattino dopo un cacciatore ha ritrovato le ossa mancanti e gli effetti personali. Chi lo ha ammazzato? Dove e perché? Forse con un colpo di pistola in testa. Come farebbe credere il foro nel teschio. E’ stato ucciso in un altro punto e poi trascinato nel bosco? Il corpo è stato prima sepolto e poi disseppellito? Da chi?Oppure è stato lasciato in pasto ai cani? Chi ha messo e perché,le ossa dentro il cassonetto in maniera che tutti potessero vederli? Se lo chiedono il procuratore della repubblica di Vibo Valentia, Mario Spagnolo, che coordina il lavoro del questore di Vibo Valentia Filippo Nicastro, del dirigente della Squadra Mobile, Maurizio Lento, del vicequestore aggiunto Onofrio Marcello, dirigente del Commissariato di Serra San Bruno. In sinergia, i Carabinieri della compagnia di Serra San Bruno, Michele Monti. Segue anche il prefetto Luisa Latella.
Gli organi inquirenti hanno avviato anche le indagini per risalire all’autore del delitto, al movente ed al mandante. Le indagini sono orientate a 360°. Compresa la pista mafiosa. La più potente, “famiglia” del vibonese secondo la Polizia, i Carabinieri e la Guardia di Finanza, coordinati dalla magistratura, ma anche secondo i pentiti, la CPA ed il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, è quella dei Mancuso di Limbadi-Nicotera; a cui sono legate e collegate le altre. Nella zona del Poro comanda la cosca degli Accorinti-Fiammingo, egemone nei comuni di Rombiolo, Zungri, Zaccanopoli, Cessaniti, Briatico e Spilinga; nel comprensorio di Filadelfia, Francavilla Angitola, Monterosso Calabro, Pizzo e Polia, comandano gli Anello-Fiumara Nei comuni di Sant’Onofrio, Stefanaconi e Filogaso sono egemoni e gestiscono i clan dei Bonavota-Petrolo-Patania. I Bertucci, estendono la loro influenza nei territori di Brognaturo e Simbario. I Ciconte su Serra San Bruno, Mongiana, Soriano e Sorianello. I Cracolici-Manco dominano nella zona tra Maierato e Pizzo. I clan dei Fiarè-Gasparro hanno influenza su San Gregorio d’Ippona, Ionadi, Cessaniti, Pizzo e Vibo città. Nella zona delle Serre spadroneggia il clan Vallelunga, assieme ai Loielo-Gallace. Nei comuni di Dasà, Arena e Acquaro è forte l’influenza dei Maiolo. Tropea, Parghelia, Zambrone e Drapia sono terreno di pascolo per il clan dei La Rosa. A Vibo Valentia città dominano i Lo Bianco-Barba, i Mantino-Tripodi, i Pardea e i Pugliese. I Mazzitelli, hanno voce in capitolo a San Calogero. A Mileto e San Costantino Calabro dominano i Mazzolla ed i Pititto-Prostamo. A Dinami, la famiglia più potente è quella dei Morfei-Oppedisano, mentre i sono egemoni nel comprensorio di Mileto. A Filandari prevalgono i Soriano. Altre piste possibili, la vendetta privata; la pista rosa e così via. Molto dipende dall’esito dell’autopsia.
Articolo del 1 Febbraio 2012 da ilvizzarro.it
Omicidio Andreacchi: “Ricostruzioni oscurate da omertà, paure e reticenze”
L’avvocato Giovanna Fronte, legale di fiducia della famiglia di Pasquale Andreacchi – 18enne serrese sequestrato e ucciso nell’ottobre del 2009 – dopo aver depositato ufficialmente l’istanza di riapertura delle indagini – come rivelato in esclusiva dal Vizzarro.it – si rivolge con la missiva che pubblichiamo qui di seguito al Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, ai mezzi di comunicazione locali e nazionali, all’associazione Penelope, chiedendo che sul caso di Pasquale non cali nuovamente il silenzio da parte dell’opinione pubblica.
I Sigg. ANDREACCHI Salvatore e MIRAGLIA Maria Rosa di Serra San Bruno genitori di ANDREACCHI Pasquale scomparso in data 11/10/2009 e deceduto in Serra San Bruno in data imprecisata e comunque successiva a quella della scomparsa , per il tramite del proprio legale di fiducia hanno depositato presso la procura di Vibo Valentia , istanza diretta ad ottenere una richiesta di riapertura delle indagini al fine di fare luce sulla morte del figlio.[/I][I]A poco più di due anni dal barbaro assassinio di Pasquale, un giovane appena maggiorenne, la richiesta di riapertura delle indagini tende non solo a evidenziare e colmare le lacune maggiormente riscontrabili negli accertamenti medico-legali richieste dagli Uffici di competenza, ma è diretta e idonea a consentire, per quanto possibile, l’accertamento della verità, nonché l’individuazione di responsabilità penali tutt’ora perseguibili.
Dalla lettura degli atti è emerso che la parziale ricostruzione del fatto criminoso appare oscurata da una nebbia di omertà fatta di silenzi, paure e reticenze, che obbliga l’ Autorità a far luce sulla verità, qualunque essa sia.
I genitori sono consapevoli che delle indagini appropriate, svolte utilizzando i nuovi strumenti tecnologici di cui oggi si è a disposizione , un accurato esame del DNA possano ridare dignità ad un ragazzo la cui vita è stata barbaramente spezzata nel momento del suo fiorire.
Spesso, a causa del totale silenzio calato sul caso anche da parte delle più popolari trasmissioni televisive, i genitori si sono chiesti se l’unica colpa di cui il proprio figlio deve rispondere è quella di essere nato in Calabria e se la vita del proprio ragazzo valga molto meno di molte altre vite per le quali sono state esperiti tutti i sistemi investigativi possibili.
Il loro unico obiettivo di vita è quello di sapere perché è morto Pasquale, come è morto e chi lo ha ucciso e per il raggiungimento dello scopo sono disposti a tutto.
Vibo Valentia 31.01.2012
Avv. Giovanna FRONTE
Foto ed articolo del 13 Settembre 2012 da ilvizzarro.it
Oggi Pasquale avrebbe compiuto 21 anni. Un delitto disumano ancora impunito
SERRA SAN BRUNO – Oggi avrebbe compiuto ventun anni, invece di lui non hanno lasciato che dei poveri resti scarnificati dagli animali selvatici. Pasquale Andreacchi non ha potuto vivere, come i suoi coetanei, l’età di passaggio dall’adolescenza alla maturità, perchè tre anni fa è stato sequestrato, picchiato e ucciso brutalmente da assassini che ancora sono in stato di libertà. Impuniti. Aveva compiuto 18 anni da neanche un mese quando cadde vittima della barbarie che lo ha strappato, poco più che bambino, alla sua famiglia. 11 ottobre 2009, questa la data della sua scomparsa. Poco prima, per festeggiare il suo ingresso nella maggiore età, Pasquale si era fatto un regalo, un cavallo. Si chiamava Joe, ed insieme allo stallone Hidalgo, e ad altri, era la sua vera ragione di vita. La sua unica smisurata passione.Non era riuscito ancora a pagarlo, quel cavallo, poichè aspettava un assegno che tardava ad arrivare. L’aveva acquistato da un pregiudicato del luogo, che per il mancato pagamento pare abbia minacciato più volte Pasquale e i suoi familiari. L’11 ottobre il 18enne scompare nel nulla. Ci sono alcune testimonianze che poi vengono ritrattate. C’è omertà, c’è paura. La sorte di Pasquale sembra segnata. In molti lo capiscono sin da subito, ma dovranno passare due mesi, tra ricerche vane e indagini che si riveleranno quantomeno lacunose, per avere la conferma della tremenda fine toccata a quel bambinone timido e schivo alto quasi due metri. Il 9 dicembre viene trovato, in un cassonetto, un teschio umano con un foro da proiettile in fronte. Il 27 dicembre, poco distante dal cassonetto, un cacciatore trova altri resti: frammenti ossei e vestiti, ci sono anche i suoi documenti. Gli ultimi dubbi svaniscono, il dna conferma che si tratta di Pasquale. I funerali vengono celebrati 5 mesi dopo: lungaggini dovute agli esami scientifici sui resti ossei, un’investigazione lunga che però non produrrà risultati. Il luogo del ritrovamento non viene isolato come si dovrebbe; i rilievi scientifici, che nell’immediato avrebbero potuto raccontare molto, non vengono effettuati. La pista che si segue è sempre quella della compravendita del cavallo, ma non porta a nulla di concreto. Qualcuno sostiene di aver assistito ad un’aggressione: Pasquale sarebbe stato costretto ad entrare in un’auto e portato via. Testimonianze incredibilmente ritrattate. Altre testimonianze confermate, invece, dicono di averlo visto recarsi a piedi, poco prima delle 21, in compagnia forse di un coetaneo, proprio verso il luogo in cui furono ritrovati i suoi resti. Potrebbe essere stato attirato in una trappola. E’ probabile, visti i segni evidenti sul cranio, che sia stato picchiato brutalmente, fatto inginocchiare ed ucciso con una pistolata in fronte. Tutto potrebbe essere accaduto la sera della sua scomparsa. Dov’era il suo cadavere? E’ forse rimasto in quegli stessi luoghi per due mesi? Com’è possibile che sia stato nascosto, o dato in pasto agli animali selvatici, senza che nessuno se ne accorgesse, mentre le forze dell’ordine lo cercavano dappertutto? Domande a cui per ora nessuno ha risposto. Ci sta provando l’avvocato Giovanna Fronte, che su impulso dei genitori di Pasquale, Salvatore e Maria Rosa, ha chiesto la riapertura delle indagini – il caso era stato archiviato già alla fine del 2010 – evidenziando numerose falle nel lavoro degli inquirenti, soprattutto nell’immediatezza della scomparsa. Pare che sui suoi indumenti non sia stato fatto alcun esame del Dna, pare che sia scomparso un potenziale testimone, pare che alcune intercettazioni dei sospettati non siano state prese in considerazione. La chiave di volta resta comunque il cavallo, che tra l’altro era stato rubato dalla stalla di Pasquale, nottetempo, poco prima della scomparsa. Forse il 18enne aveva un’idea di chi poteva essersi appropriato di Joe, forse ha cercato di farselo restituire. Forse qualcuno lo ha preso come un affronto, e gliel’ha fatta pagare. Lo hanno massacrato, ed era un innocente. Oggi avrebbe avuto 21 anni, e finora nessuna giustizia, nessun colpevole.
Articolo del 10 Febbraio 2013 da net1news.org
Pasquale 18 anni, torturato, ucciso, dato in pasto ai cinghiali
VIBO VALENTIA – Pasquale Andreacchi era un ragazzo tranquillo, beneducato e riservato. Nel suo Paese, Serra San Bruno provincia di Vibo Valentia era stato ribattezzato “Il gigante buono” per la sua altezza di oltre due metri e i suoi modi estremamente gentili. Trascorreva le sue giornate coltivando i suoi grandi amori: la sua famiglia e i suoi cavalli. Era, infatti, un cavallerizzo molto dotato al punto che aveva pensato di trasformare quella sua passione nel suo futuro economico. Aiutato dal padre, infatti, aveva aperto un maneggio. A 18 anni Pasquale aveva la vita davanti e una grande passione che avrebbe potuto regalargli molte soddisfazioni, ma un tragico destino era in agguato. Il ragazzo nel tardo pomeriggio del 11 Ottobre 2009 uscì di casa e non vi fece più ritorno. La mattina del 9 dicembre 2009, degli operai del Comune trovarono in un cassonetto un cranio con un foro sulla zona frontale. Accanto al teschio: un femore spezzato. Il 27 dicembre 2009 per un sentiero di montagna, un cacciatore si accorse che in mezzo alla boscaglia erano ammucchiate delle ossa umane. Non lontano: un portafogli e dei vestiti poggiati su una pagina di quotidiano. Maria Rosa Miraglia e Salvatore Andreacchi – mamma e papà di Pasquale – riconobbero gli effetti personali del loro figlio. Il 15 gennaio 2010 venne effettua l’esame medico legale, il quale confermò che quei resti erano di Pasquale. L’esame chiarì anche le modalità dell’omicidio: Il ragazzo venne picchiato, forse anche torturato, poi fatto inginocchiare e assassinato con un colpo di arma da fuoco in fronte, quindi gettato nella boscaglia, dato in pasto agli animali selvatici.
Unica pista plausibile: un debito per un cavallo. Sei mesi prima della sua morte, Pasquale s’innamora di un cavallo. Proprietario è un pregiudicato di zona, che chiede 1.800€. Il ragazzo non può saldare immediatamente il debito. Il Signor Salvatore Andreacchi, racconta di innumerevoli minacce subite in prima persona ed indirizzate al figlio, puntualmente denunciate. Nel registro degli indagati, per sequestro di persona ed omicidio, non è mai stato iscritto nessuno. E Pasquale Andreacchi non viene riconosciuto vittima di mafia. Il 30 dicembre 2010, ad un anno dal delitto, la Procura della Repubblica di Vibo Valentia archivia l’inchiesta, nonostante le evidenti lacune nelle indagini. Sui vestiti pare non sia mai stato fatto alcun esame per rintracciare eventuali profili biologici di persone venute a contatto con Pasquale nelle sue ultime ore di vita; non viene esaminato il terriccio ritrovato sugli indumenti; non vengono esaminati i frantumi di vetro o i capelli rinvenuti tra i cespugli; non viene esaminata la pagina di quotidiano sulla quale sono stati poggiati gli abiti. Ma Maria Rosa e Salvatore Andreacchi, non si arrendono. L’avvocata Giovanna Fronte deposita ufficialmente l’istanza di riapertura delle indagini accolto favorevolmente dalla Procura. ll fascicolo adesso è nelle mani del pm Vittorio Gallucci. La famiglia di Andreacchi ha inoltre deciso di affidarsi ad un consulente di parte, ovvero la nota criminologa forense Roberta Bruzzone.
A rendere più amara la vicenda è l’assordante silenzio caduto su di essa da parte dei media e le istituzioni, e il fatto che la famiglia del povero Pasquale sia stata abbandonata. Questa circostanza è clamorosamente venuta alla luce in occasione del terzo anniversario della tragica scomparsa del ragazzo, quando i familiari, con l’appoggio del coordinamento provinciale di Libera, organizzarono un corteo che è arrivato proprio su quel sentiero, dove oggi c’è una lapide che ricorda il terribile destino cui è andato incontro Pasquale. Accanto ai suoi genitori, Salvatore e Maria Rosa, si strinsero poche persone, forse una cinquantina, che hanno partecipato all’iniziativa. I loro concittadini non non c’erano, avevano scelto la paura, l’indifferenza. C’erano alcuni rappresentanti istituzionali, dei sindacati e delle forze dell’ordine, c’era anche una delegazione del gruppo scout , ma la stragrande maggioranza delle persone ha preferito starsene a casa, o magari andare a fare spese al mercato. Non c’erano gli studenti, né della scuola media né delle superiori. Un’assenza visibile, pesante. Grave se si pensa che fino a pochi giorni fa i piccoli scolari venivano mandati a fare da contorno alla passerella elettorali del Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti. Per Pasquale nulla: le scuole, invitate, non hanno risposto. “Ci hanno lasciati soli” ha detto la mamma di Pasquale, Maria Rosa.
Articolo del 21 Marzo 2015 da ilredattore.it
La storia di Pasquale Andreacchi: il dramma di una comunità
SERRA SAN BRUNO – Sono passati circa 5 anni e mezzo da quando Pasquale Andreacchi ha lasciato questa terra. Un arco di tempo relativamente lungo, ma il ricordo quel ragazzone che amava cavalcare è più che vivo. Si attende – forse invano – che la giustizia batta un colpo e indichi la strada della verità. Di certo, non si sono arresi i suoi genitori, Salvatore Andreacchi e Maria Rosa Miraglia, che vogliono sradicare il rischio che le coscienze siano appannate dall’oblio e, anche per questo, puntano a far intitolare una via della cittadina della Certosa a Pasquale. Vogliono che quella triste vicenda non sia mai dimenticata, perché tutti sappiano e nessuno taccia. Anche se quella di loro figlio è una di quelle storie che si vorrebbero cancellare perché rappresenta la personificazione del male che non si ferma neanche di fronte all’innocenza e all’incoscienza dell’adolescenza e, anzi, si manifesta nelle sue forme più efferate e riprovevoli. Di seguito, riproponiamo i passaggi salienti di quel dramma.
LA SCOMPARSA E’ la sera di domenica 11 ottobre 2009 quando si perde ogni traccia e ogni contatto con il diciottenne Pasquale Andreacchi. Pare che sia uscito per comprare il solito pacchetto di sigarette, ma sulla sua via trova il sicario che lo conduce nei luoghi tenebrosi dove la bruta violenza può sfogare la sua atrocità. Si mette in moto la macchina delle ricerche, gli inquirenti battono inizialmente diverse piste per poi concentrarsi sulle liti dovute alla compravendita di un cavallo. I boschi delle Serre vengono ripercorsi più volte con l’ausilio delle unità cinofile, anche a dispetto delle avverse condizioni meteorologiche, ma i risultati non arrivano.
“CHI L’HA VISTO?” Salvatore e Maria Rosa non trattengono il grido di dolore e provano a spezzare “l’indifferenza ed il silenzio”. Sono afflitti, ma non soli. Perché basta poco e Serra si scuote. La popolazione risponde presente: le fiaccolate, le manifestazioni di solidarietà e le preghiere in chiesa sono segni concreti di vicinanza e fanno breccia fra le pieghe della paura. Purtroppo, non servono a fare luce sul mistero, che s’infittisce con il passare delle settimane. Il 21 ottobre 2009, durante la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, viene trasmesso l’audio di una sinistra telefonata e una voce anonima spiega che “il giovane Pasquale è stato ucciso da un boss della zona”. Ma non ci sono conferme e non ci sono certezze sull’attendibilità del mittente.
I MACABRI RITROVAMENTI Il dicembre di quell’anno è il mese di crudeli messaggi, elaborati da una sorta di enigmista della tragedia, volti ad azzerare le speranze. Il 9 in un cassonetto della spazzatura vengono ritrovati resti umani: si tratta di un teschio con un foro in testa ed un femore, la cui lunghezza fa pensare all’identità della vittima. Pasquale è alto 2 metri, tutto fa presumere il peggio. La Procura della Repubblica dispone gli accertamenti medico-legali e sulle indagini vige il più stretto riserbo. Il 27 un cacciatore ritrova in località “Timpone”, a poche centinaia di metri dal primo rinvenimento, altri resti umani. Stavolta ci sono anche indumenti e documenti del ragazzo scomparso e la famiglia cade nello sconforto. A gennaio 2010 l’esame del Dna emette la definitiva sentenza della scienza: quelle ossa sono di Pasquale, non c’è più spazio per le illusioni. I funerali, che registrano una vastissima partecipazione popolare, chiudono la cronaca della vicenda.
LA SETE DI GIUSTIZIA Ma la famiglia Andreacchi non si arrende. È consapevole che Pasquale non tornerà più a casa, né al maneggio dove aveva cura dei suoi amici a quattro zoccoli. Ma va avanti, non mollando minimamente la presa. Così, prende contatto con Penelope, l’associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse e interpella il prefetto Michele Penta, commissario straordinario del Governo per le persone scomparse. Si mobilita l’associazione “Libera – Nomi e numeri contro le mafie” e si attiva la nota criminologa Roberta Bruzzone. Tutto il mondo dell’Antimafia è operativo.
Ma ancora oggi i risultati paiono lontani. Ciò non significa che la sete di verità sia cessata. Lo sarà solo quando tutti sapranno il nome ed il cognome dell’autore dell’origine dell’angoscia e delle lacrime.
Articolo del 14 Maggio 2016 da strettoweb.com
Staropoli: “ricorre oggi l’anniversario del funerale di Pasquale Andreacchi, siamo vicini alla mamma ed al papà”
“Oggi 14 Maggio ricorre l’anniversario del funerale del giovane Pasquale Andreacchi, siamo vicini a mamma Maria Rosa e a papà Salvatore che da sette lunghissimi anni non possono più riabbracciare il proprio figlio – dichiara Lia Staropoli, rappresentante del Movimento Antimafia “Ammazzateci Tutti”e presidente dell’Associazione “ConDivisa” – Non abbiamo dimenticato la tragica uccisione del giovanissimo Pasquale, un bravo ragazzo, rapito, torturato, ucciso, fatto a pezzi e dato in pasto ai cinghiali. Le indagini, spiega la Staropoli, si sono interrotte in un mare di omertà e di reticenza, basterebbe davvero poco, coloro che hanno visto qualcosa devono sentirsi in dovere di riferire alle Forze dell’Ordine, gli assassini sono ancora liberi, i mostri sono ancora in quella comunità e continuano a mimetizzarsi tra la brava gente ma, la gente onesta non deve rendersi complice di questo efferato omicidio omettendo di dire quello che potrebbe essere rilevante per le Forze dell’Ordine. Non può sentirsi al sicuro una società consapevole di condividere strade e chiese con dei criminali senza scrupoli. Auspico l’individuazione dei colpevoli, conclude la dr.ssa Staropoli , facendo affidamento sulla professionalità e sulla competenza degli uomini e delle donne delle Forze dell’Ordine che, anche per i casi più difficili possono contare esclusivamente sul proprio acume investigativo e sulla propria preparazione”.
Fonte: quotidianodelsud.it
Articolo del 10 ottobre 2017
Il ricordo del giovane Pasquale Andreacchi
di Rosalba Pelaia
SERRA SAN BRUNO – Undici ottobre 2009 una pagina di cronaca nera segna tutta la comunità serrese. La scomparsa del giovane Pasquale Andreacchi, uscito quella sera di casa e mai più tornato, ha buttato la propria famiglia in un tunnel di crudeltà e di orrore. I suoi resti furono poi ritrovati in diverse occasioni nel mese di dicembre e da allora infatti che permane il fitto mistero sulla sua scomparsa e sulla sua morte. Sono passati 8 anni e domani, 11 ottobre in ricorrenza di questo triste fatto, alle 16,30 nella chiesa di Santamaria, verrà celebrata la messa in suffragio del giovane Andreacchi.
Una ricorrenza questa che vede in primo piano una famiglia distrutta dal dolore, ed una vita falciata dalla mano dell’uomo che non conosce pietà, che non conosce l’importanza di una vita umana. Le indagini durante questi lunghi anni non hanno portato gli inquirenti ad alcun risultato degno di nota, ed infatti l’inchiesta fu ad un certo punto archiviata. Successivamente la caparbietà dei genitori Maria Rosa e Salvatore Andreacchi e la loro sete di giustizia hanno fatto in modo che l’indagine fosse riaperta.
Ed ora giunti all’ottavo anno dalla sua scomparsa le domande restano le stesse, così come rimangono le stesse quelle facce segnate da otto anni di silenzi, di angoscia e disperazione, in attesa di risposte e di quella giustizia da troppo tempo invocata. I genitori lanciano l’ennesimo appello alla comunità serrese, per non essere lasciati soli, per non dimenticare quella tragica morte perché «una pistola uccide ma l’omertà, il silenzio e l’indifferenza ancora di più».
Fonte: lacnews24.it
Articolo del 11 ottobre 2019
Dieci anni senza Pasquale Andreacchi, la famiglia: «Vogliamo giustizia»
di Tiziana Bagnato
Per il delitto del diciannovenne, ucciso e fatto a pezzi, nessuno ha mai pagato. I familiari continuano a chiedere di conoscere la verità e che chi lo ha ucciso paghi.
«Ciao gigante, con oggi sono dieci anni che ci hai lasciato, ma purtroppo non per tua volontà ma per dei vermi di terra che hanno deciso il tuo destino. Sei stato un agnello portato al macello, ti hanno ucciso nel peggiore dei modi. E poi quello che fa ancora più male caro gigante è che dopo dieci anni nessuna verità è giustizia, i tuoi assassini sono liberi a godersi la vita come se nulla fosse».
Inizia così la lettera indirizzata dai familiari di Pasquale, nel giorno in cui ricorre l’anniversario dal giorno della sua scomparsa. Un giorno, l’undici ottobre, che per loro rimarrà per sempre un’ombra, una macchia nera sul calendario, perché da quel giorno la loro vita non è stata mai più la stessa.
Era alto più di due metri Pasquale Andreacchi, un ragazzone buono, di appena 19 anni, nato e cresciuto a Serra San Bruno. Scomparve per poi essere ritrovato ucciso, a pezzi, probabilmente anche divorato dagli animali selvatici. Unica pista seguita, quella di un debito non saldato per l’acquisto di un cavallo.
Il giovane contava di avere un premio assicurativo che gli consentisse di fare fronte all’intera cifra, ma il denaro non era arrivato e lui avrebbe confidato di essere stato più volte minacciato dai proprietari dell’animale che volevano che il debito fosse pagato.
Ma questa pista non ha portato a nulla. Il caso è stato anche archiviato, poi riaperto, alcune testimoni si sono ritirati. La famiglia ha cambiato negli anni diversi legali. Le indagini sembrano ferme ad un punto morto. Eppure, qualcuno ha premuto quel grilletto che ha sparato i colpi che hanno causato i fori al femore e al cranio di Pasquale. E quel qualcuno è a piede libero.
«Non ci fermeremo prima o poi la verità e la giustizia dovrà arrivare, ma la più pesante sarà quella divina- si legge ancora nella lettera – e già proprio quella perché Dio non dimentica».
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Articolo del 13 Settembre 2021
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