14 Gennaio 1997 Forcella-Napoli. Augusto Moschetti, 38 anni, guardia giurata viene assassinato per non aver voluto consegnare l’arma in dotazione.
Augusto Moschetti, 38 anni.
Augusto Moschetti, guardia giurata, è in servizio presso via Tribunali quando viene avvicinato da alcuni malviventi che gli intimano di consegnargli la pistola d’ordinanza. Al rifiuto di Moschetti, i malviventi uccidono l’uomo. Il fratello della vittima, poliziotto, permette di far luce sui responsabili dell’accaduto, appartenenti al clan di Forcella.
Il giudice afferma la responsabilità penale di uno degli esecutori materiali dell’omicidio e decide per questi la pena dell’ergastolo (l’altro al tempo del processo risulterà deceduto). Questa condanna verrà poi ridotta in appello ad anni ventisette di reclusione. La Sentenza diviene definitiva il 7 luglio 2007.
Augusto Moschetti viene riconosciuto dal Ministero dell’Interno vittima della criminalità organizzata.
Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it
Articolo del 6 Aprile 2004 da ricerca.repubblica.it
Killer a duemila euro al mese
di Giovanni Marino
Duemila euro al mese, il prezzo di un killer. La vita di Matilde, la mamma coraggio di Torre Annunziata; quella della quattordicenne Annalisa, caduta a Forcella, vittima innocente di una sparatoria tra camorristi fra la folla e di altre decine di persone che ogni anno entrano nelle tristi statistiche degli omicidi, non vale più di duemila euro, cinquecento a settimana. Lo stipendio di un affiliato. Con compito di uccidere.
I pubblici ministeri della Dda, la Direzione distrettuale antimafia, gli specialisti della Squadra mobile di Napoli, analizzano la nuova generazione di sicari, tutti giovanissimi (ventenni, resta ancora una eccezione l’uso di minorenni) tutti dipendenti dalle droghe, cocaina in testa. Tramontata l’epoca delle batterie di fuoco delle cosche, squadre di cinque, sei assassini addestrati solo per portare a termine missioni di morte; ormai da anni in galera o pentiti i serial killer del crimine organizzato (vedi Domenico Cuomo, accusato di qualcosa come 90 delitti) cambia l’identikit di chi è chiamato (dai capi) a premere il grilletto. Con lunghe e complesse indagini, grazie anche a qualche pentimento di boss e gregari e ad un lunga serie di intercettazioni ambientali e telefoniche, magistrati e investigatori hanno ora un quadro piuttosto aggiornato delle storie, delle personalità criminali dei killer e del loro modo di agire.
C’è una spiegazione per i sempre più numerosi e tragici errori di mira dei killer. La cocaina, di cui si imbottiscono prima di agire. Lo confermano le indagini della Mobile. Lo spiega il pubblico ministero Giovanni Corona: «Tranne pochi e sempre più rari capiclan, la nouvelle vague camorrista è totalmente assuefatta alle droghe, le indagini ci raccontano di sicari che arrivano a compiere omicidi senza ormai alcun barlume di lucidità, preda delle sostanze che assumono. Così gli errori di mira si sprecano e gli innocenti ci vanno di mezzo».
Proprio Corona ha raccolto le confessioni (poi ritrattate) di Gennaro Manco, classe ’78. Manco, nelle sue originarie dichiarazioni, ha descritto come si diventa sicari: l’inizio è da guardaspalle dei padrini, quindi l’affiliato viene provato nel far da palo nelle piazze di spaccio di droga; terza fase: la gambizzazione di chi non vuol pagare il racket o il pestaggio a mani nude di chi non intende piegarsi al ricatto camorrista. E si arriva all’omicidio. Anche Manco, stando alle indagini, aveva problemi di droga; un giorno suo padre, per questo, lo picchiò colpendolo violentemente ad un occhio, rimasto lesionato.
Il codice cifrato del delitto – L omicidio come un gol. L’azione del delitto, una partita di pallone. I guardalinee, le vedette. Un processo istruito dal pm Filippo Beatrice svela il linguaggio usato per comunicare un omicidio avvenuto o commissionarne un altro. Nell’inchiesta che prende in esame crimini commessi dalla cosca dell’Alleanza di Secondigliano, sono stati intercettati dialoghi anche fra chi è stato accusato di 3 omicidi (Diego Vastarella) e chi di 4 (Carmine Botta).
Ne è uscito fuori un vocabolario dell’assassinio. Due a zero, per gli inquirenti vuol dire un duplice delitto e nessuna perdita da parte di chi lo aveva deciso. Purtroppo ha perso la scarpetta: decriptato dagli investigatori, sta a significare che il killer nella concitazione dell’agguato ha lasciato cadere la pistola, rimasta sul luogo del delitto. Bisogna vincere la Coppa dei Campioni: occorre far fuori il capo della cosca avversaria. Pistole pulite – Beretta calibro 9 per 21. O 9 per 19. Sono le armi che la camorra predilige. Non a caso. Sono le stesse in dotazione alle guardie giurate e alle forze dell’ordine. Sempre più frequentemente sono pistole rapinate o rubate alle divise. Pistole pulite, come le reputa la malavita organizzata.
Un processo adesso in corso davanti alla terza sezione di corte d’assise, pm Nunzio Fragliasso, prende in esame anche gli omicidi di due guardie giurate, Augusto Moschetti e Antonio Nubile, assassinati a Forcella nel tentativo proprio di rapinare loro le pistole d’ordinanza.
Improvvisati e pericolosi – «Poco capaci, annebbiati dalla droga, giovani dalla mira incerta e per questo molto, molto più pericolosi, chiunque può restarne vittima; la nuova camorra non adotta più alcun criterio di selezione, affida ruoli e incarichi a chi si fa avanti e mostra sufficiente determinazione e ferocia», è l’efficace analisi del pm Beatrice sulla nuova generazione di sicari. Il pm aggiunge: «Questi clan non hanno strategie di lungo respiro, non pianificano azioni e delitti, agiscono d’impeto e si affidano a sicari improvvisati». Una conferma, nella sparatoria di sabato sera in piazza Sannazzaro, dove è rimasto ferito un ragazzo diciassettenne: il killer -notano alla Mobile- era così inesperto da aver perso il caricatore della sua pistola, rimasto sull’asfalto.
Sicari in trasferta – La Squadra mobile ha notato come i killer di frequente agiscano a viso scoperto. C’è una spiegazione in taluni casi: spesso vengono da altre zone rispetto a quella dove compiono il delitto. E non temono dunque di essere riconosciuti. Si tratta, per certi delitti di camorra, di uno scambio di sicari fra clan alleati. Un dato concreto: per un assassinio commesso ad Ercolano è stato arrestato dalla Mobile un ventenne di San Felice a Cancello, nel casertano. Mentre un giovane di Ercolano è invece accusato di un delitto commesso in provincia di Caserta, a Mondragone. Logiche di clan, alleati per uccidere.
B O X
i delitti di camorra
omicidi Nello scorso anno, il 2003, su 121 delitti, 87 sono di chiara matrice camorristica.
arresti Sono 77 gli arresti compiuti dalla Squadra Mobile di Napoli per gli omicidi commessi nel 2003.
le misure Lo scorso anno la Dda di Napoli ha chiesto 165 misure cautelari per reati di camorra.
gli indagati Sono davvero molti gli indagati per fatti di camorra: 1300 inquisiti dalla magistratura.