9 giugno 2000 Napoli (Rione Don Guanella). Muore, dopo diversi giorni di agonia, Maurizio Cernacchiaro, vittima innocente di una sanguinosissima guerra di camorra.
Il 9 giugno 2000, dopo diversi giorni di agonia, muore Maurizio Cernacchiaro, vittima innocente di una sanguinosissima guerra di camorra consumatasi nel cuore di Napoli. Il tentativo dell’Alleanza di Secondigliano di espandere la sua egemonia su tutto il territorio metropolitano rompe i delicati equilibri tra clan, provocando una ferocissima faida che vede dieci morti in dodici giorni. Il 28 maggio 2000, nell’agguato contro Ciro Velardi, affiliato dei Sarno, viene colpito per errore un passante del rione don Guanella, Maurizio Cernacchiaro, 38 anni, incensurato. Ricoverato nell’ospedale San Giovanni Bosco, morirà qualche giorno dopo.
Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it
Articolo dell’ 11 Giugno 2000 da La Repubblica
Far west sui Quartieri Spagnoli colpita una bimba di 12 anni
di Irene de Arcangelis
UN basso dipinto di blu e la vigilia della festa per il Napoli in serie A. Gente in strada, chiacchiere tra vicini di casa sul versante dei Quartieri Spagnoli che affaccia su Chiaia. È lì che scoppia improvviso l’ultimo atto della recentissima guerra di camorra. Che fa due vittime innocenti. È Lina Avino, 12 anni e il «torto» di abitare vicino a quel basso. Ferita a un piede da un proiettile vagante. Colpito anche suo zio che la teneva per mano. Per loro non c’è pericolo di vita, solo il terrore di quegli attimi, le medicazioni e la storia che si ripete. Inesorabile. Allunga la lista delle persone coinvolte per errore in agguati della mala a tre anni esatti dal giorno della drammatica sparatoria in salita Arenella in cui venne uccisa Silvia Ruotolo.
A terra rimane un pregiudicato residente in «terra straniera». È Giuseppe Di Tommaso, ex affiliato al clan Mariano, ora uomo dei Licciardi, i capi dell’Alleanza di Secondigliano al centro di una violenta frattura interna che ha fatto undici morti in due settimane. Con lui c’era Luigi De Falco, trentenne finito in coma al Vecchio Pellegrini, in gravissime condizioni fino a tarda sera. Un bilancio pesante e che non annuncia niente di buono per il prossimo futuro in città.
Via Sant’Anna di Palazzo, ore 19 di ieri. I Quartieri Spagnoli festeggiano le vittorie sportive con più enfasi di tanti altri. È come la vigilia di Natale. Ma nell’intreccio di vicoli c’è chi già ha colto da qualche giorno un’atmosfera pesante. Gli equilibri tra i clan traballano, qualcuno non gradisce l’infiltrazione dell’Alleanza di Secondigliano nel cuore di Napoli avvenuta già da tempo ma messa ferocemente in discussione negli ultimissimi giorni. Dieci morti appartenenti al cartello, è una rivolta interna che nella lista ha inserito il «numero undici»: appena venerdì è morto Maurizio Cernacchiaro, un passante del rione don Guanella ferito gravemente nell’agguato contro un affiliato di Costantino Sarno.
Lui, per un errore, ci ha rimesso la vita. La ragazzina di dodici anni e suo zio sono stati ieri più fortunati. Perché nella guerra i Quartieri sono direttamente coinvolti.
Chi, come Di Tommaso, appartiene agli uomini del fu Gennaro ‘a Scigna ma vive lontano dalla cittadella a Napoli Nord, rischia in prima persona. Di Tommaso lo sa. Dal suo appartamento di vicolo Rosario di Palazzo gestisce quelli che erano gli affari del fu Domenico Ranieri, Polifemo, ammazzato proprio durante una fase di trattativa tra gli ex Mariano e l’Alleanza dei Licciardi. Si muove poco, nel quadrato di vicoli si sente al sicuro. Ma non si perde i preparativi per la festa, ride e scherza con Luigi De Falco, quando arrivano i killer. Tre, forse quattro. Per lo meno tante sono le pistole ritrovate in seguito dalla polizia. Piombano davanti all’ingresso del basso «aperto» al vicinato. Sparano contro i due, ma quei due sono tra la folla. A qualche centimetro c’è la piccola Lina con lo zio Ciro Linardi. Grida e crolla a terra. È stata colpita a un piede, un forte bruciore e il sangue. Tutto si svolge in pochi secondi. Lina e lo zio, quest’ultimo colpito a una coscia, sono già stati caricati su un’auto e trasportati in ospedale. I Quartieri sono un labirinto affollato, la gente grida e scappa assordata dalle sirene di polizia e carabinieri. Solo i killer non ci sono più.
Poco più su un ragazzo non si è accorto di nulla di quanto è accaduto in via Sant’Anna di Palazzo. È tranquillo, sul suo scooter Piaggio Sky nero. I killer fuggiti a piedi lo agguantano per la camicia, lo scaraventano a terra e balzano in sella al motorino. Scappano, una lunga gimkana tra le auto in sosta e quelle bloccate nell’ingorgo improvviso, poi lasciano lo scooter in corso Vittorio Emanuele. Intanto, a valle, è l’inferno. I Falchi cercano i sicari, ma quei pochi minuti di vantaggio consentono agli assassini di sparire nel nulla. Difficile mantenere l’ordine. La folla si sposta velocemente, si separa e poi si riunisce lungo i vicoli. Vanno tutti verso l’ospedale Vecchio Pellegrini, ci sono i familiari del pregiudicato, ma la gente vuol sapere di Lina e di suo zio portati via nel sangue. Il pronto soccorso viene sbarrato, rischia un’invasione. I Quartieri sono sotto assedio, come ai tempi della strage del Venerdì Santo, altri nomi stessi luoghi. L’ordine per i poliziotti è di indossare i giubbotti antiproiettile, rischiano la vita a cercare chi è capace di sparare contro una bambina di dodici anni. Ma quando viene ritrovato il motorino rapinato la tensione cala. E’ chiaro, a questo punto, che i killer sono già lontani. Mentre scattano le perquisizioni nelle case di personaggi a rischio, manovali della mala che sparano, uccidono e buttano via le armi. Si cerca dai Quartieri fin nel cuore di Secondigliano, per fermare una guerra appena esplosa che conta già un morto e due feriti innocenti.
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L’ESCALATION DIECI VITTIME NELLA NUOVA GUERRA
5 APRILE Miano. Ucciso Carmine Lebro, 47 anni, del clan Lo Russo. 11 maggio. Vasto. Viene ucciso Giuseppe Scuotto, 48 anni, luogotenente del boss Eduardo Contini. 28 maggio ’99. Rione don Guanella. Ciro Velardi, 38 anni, del clan Sarno, viene ucciso. Ferito per errore Maurizio Cernacchiaro. 31 maggio. Secondigliano. Ucciso Renato Tramontano, 47 anni, anche lui affiliato di Sarno. 6 giugno. Secondigliano. Ammazzato Giuseppe Santoro, 35 anni, vicino al clan Stabile. 7 giugno. Secondigliano. Giuseppe Russo, 44 anni, affiliato al clan Lo Russo, cade sotto il fuoco dei killer. Dieci minuti dopo viene ucciso Angelo Liccardo, 43 anni, fedelissimo dei Licciardi. 8 giugno. Melito. Viene ucciso Vincenzo Avolio, 35 anni, ritenuto legato al clan Prestieri. 9 giugno. Muore Maurizio Cernacchiaro, ferito il 28 maggio. 10 giugno. Quartieri Spagnoli. Ucciso Giuseppe Di Tommaso, del clan Licciardi. Ferito grave Luigi De Falco.
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I PRECEDENTI GIOACCHINO UCCISO A DUE ANNI
15 luglio ‘ 82. Rione Siberia. Luigi Cangiano, 10 anni, sta giocando con alcuni compagni quando polizia e spacciatori aprono un conflitto a fuoco. Muore colpito da un proiettile vagante.
19 maggio ‘ 90. Rione Sanità. Nunzio Pandolfi, due anni, viene assassinato con il padre Gennaro nell’ appartamento della suocera. Il bambino è in braccio al padre, vero bersaglio dei killer.
21 luglio ‘ 92. Rione Traiano. Fabio De Pandi, 11 anni, sta tornando a casa con la sorellina e i genitori. Viene ucciso per errore durante una sparatoria tra clan.
15 novembre ’95. Somma Vesuviana. Gioacchino Costanzo, due anni e mezzo, viene accidentalmente colpito e ucciso da un proiettile alla testa diretto a suo zio contrabbandiere.
5 luglio 97. Carmela Gallo, 8 anni, ferita alla schiena durante una sparatoria a Carditello.
18 giugno 1997. Francesco 13 anni, viene ferito alla spalla da un proiettile esploso dalle mitragliette di quattro sicari che ammazzano a Pozzuoli i capiclan Domenico Sebastiano e Raffaele Bellofiore.
Articolo del 13 Giugno 2000 da La Repubblica
Sventata la vendetta di un clan. Bloccato il commando con tre bombe
di Irene De Arcangelis
I KILLER avevano già in tasca i tre «gioiellini», piccole ma micidiali bombe a mano, ognuna duecento schegge di piombo che in un attimo sarebbero schizzate in tutte le direzioni. Capaci di uccidere. Le armi della strage che ieri non c’è stata. L’ultimo atto della guerra di camorra che ha fatto dieci morti in dodici giorni.
L’Alleanza di Secondigliano, tradita a colpi di pistola dai suoi fedelissimi, aveva convocato un summit urgente nei vicoli di Borgo Sant’Antonio Abbate. Dieci uomini per colpire il nemico, subito e in maniera devastante. Ripristinare l’ordine e il potere. I sicari erano pronti. In sella a due scooter, armati fino ai denti, i guanti in lattice per non lasciare impronte, di lì a poco sarebbero partiti per il raid. Destinazione Napoli Nord, obiettivo l’esercito del clan Lo Russo, «traditore» e presunto responsabile dei morti ammazzati in casa Licciardi & Co. Ma è arrivata la polizia. Non sono serviti urla e richiami di avvertimento: «Fuitevenne, ~ ‘e sbirri». Le grida delle donne vedette del vicolo, i mille ostacoli alle auto delle forze dell’ordine per tentare di ritardare il blitz.
In sette sono stati arrestati, tre i sicari pronti per la spedizione punitiva sono riusciti a scappare, ma dovrebbero avere ora solo una breve parentesi di impunità. Mentre i conti della faida cominciano a tornare anche se scuotono la testa gli investigatori saranno purtroppo altri morti ammazzati a chiarire la realtà dei nuovi assestamenti di camorra.
Ore 14.30, vico Lepri a Carbonara 25. Vicolo stretto che si inerpica a partire dall’invisibile confine tra i clan di Forcella e quelli del Vasto. Ma lì è territorio di Eduardo Contini, socio fondatore dell’Alleanza. Un nascondiglio sicuro, nel fòndaco dove affacciano quattro appartamenti tra cui quello di Giovanni Varriale, trentaseienne con il marchio dei Licciardi. È lui il padrone di casa. I suoi ospiti appartengono al cartello, uno solo è affiliato al clan Rinaldi di San Giovanni a Teduccio: anche questo il segnale di una nuova modifica negli equilibri delle alleanze. Nomi poco noti, ma tutti con una storia criminale. Almeno quattro di loro sono spesso finiti negli archivi delle forze dell’ordine come amici di Giuseppe Di Tommaso, il reggente dei Quartieri Spagnoli ucciso sabato scorso nell’agguato in cui rimase ferita una ragazzina di dodici anni.
Tutto torna: è la vendetta. Una risposta eclatante organizzata a stretto giro. Non è servito, un mese fa, trovare e sequestrare due chili di esplosivo al plastico in casa di un anziano fiancheggiatore dei clan di Secondigliano. Gli uomini di Licciardi avevano già provveduto a riarmarsi con le bombe di fabbricazione ceca Bpm 75. Non sarebbe un caso la provenienza dall’Est Europa: Pierino Licciardi è rinchiuso proprio in un carcere ceco. Ma il rifornimento di armi sarebbe ben altra cosa che quello ritrovato ieri nel vicolo di Sant’Antonio Abbate. Nella controra la squadra mobile di Romolo Panìco blocca la strada con le auto civetta. Varriale cerca con tutte le forze di bloccare i poliziotti al di là del cancello nero che affaccia sulla corte interna. Intanto grida come un forsennato, tenta di far fuggire i complici che già stavano per andar via per la missione punitiva. In tre buttano le bombe tra le armi giocattolo di un bambino che abita nel fòndaco, poi scappano dal retro, attraversando un basso, sotto gli occhi sconvolti di una donna che allatta un neonato, per guadagnarsi l’uscita su corso Garibaldi. Gli altri restano inchiodati al covo, riescono solo a lanciare sul tetto una pistola. Bloccati, arrestati per associazione camorristica, armi, esplosivo. All’interno dei sedili dei due scooter erano già stati sistemati passamontagna e guanti in lattice. Di lì a poco Napoli avrebbe visto una nuova strage di camorra.
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MAPPA DEL CRIMINE
La nuova alleanza
Due clan divisi Clan LicciardiLo Russo. Guerra per una partita di eroina killer. Clan Sabatino. Lascia l’Alleanza, si lega ai Misso. Clan Misso. Punta ai Quartieri Spagnoli. Dopo la morte del boss Ranieri Polifemo, viene eliminato il reggente Giuseppe Di Tommaso. Clan Calone. A Posillipo Sabatino contrasta il potere del clan Calone. Clan LicciardiPrestieri. Un conto in sospeso, la morte dell’erede dei Licciardi, Vincenzo Esposito il Principino. La vecchia alleanza Donna al vertice CLAN Licciardi. Capoclan latitante Maria Licciardi. Clan Lo Russo. Capoclan Giuseppe Lo Russo, in carcere. Clan Sabatino. Il boss Ettore Sabatino è in carcere. Clan Prestieri. Vicino ai Di Lauro. Clan Contini. Il boss Eduardo Contini è in carcere. Clan Bocchetti. Gaetano Bocchetti è detenuto. Clan Mallardo. Detenuto il boss Francesco Mallardo. Clan TolomelliVastarella. In guerra con i MissoPirozzi. Clan Calone. Il boss Antonio è in carcere.
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IL PUNTO
Tre vittime innocenti – Bambina ferita
TRE vittime innocenti per la nuova faida di camorra. La prima: Maurizio Cernacchiaro, ucciso per errore nel rione don Guanella. I killer avevano sparato contro Ciro Velardi, uomo di Sarno. Sabato scorso le altre due vittime, per fortuna soltanto ferite. Si tratta di Lina Avolio, 12 anni (colpita a un piede) e di suo zio, ferito a una coscia. Erano in vico Sant’Anna di Palazzo quando i killer hanno ucciso Giuseppe Di Tommaso e Luigi De Falco.
Altra strage evitata – Due kg di plastico
L’altra strage evitata pesava due chili. Tanto fu l’esplosivo al plastico trovato in casa di Giovanni Marotta, ultrasessantenne di Secondigliano. Gli uomini della squadra mobile arrivarono a casa sua per trovare, nascosti in cantina, due chili di esplosivo dello stesso tipo dell’autobomba di Ponticelli. L’anziano fiancheggiatore del clan sostenne di non sapere nulla del plastico, ma per gli investigatori presto sarebbe stato usato per una eclatante azione di sangue. Da allora, secondo gli 007, altri carichi di esplosivo e armi sarebbero arrivati a Secondigliano lungo le rotte usate per droga e bionde di contrabbando, dai paesi dell’Est.
Controlli a raffica – Scampìa blindata
Intelligence, ma anche prevenzione a tappeto. Ieri, nelle stesse ore in cui la squadra mobile stava interrompendo il summit di camorra nel covo del Borgo Sant’Antonio Abbate, gli uomini del commissariato Scampìa hanno fermato otto persone, tutte a vario titolo appartenenti ai clan di Napoli Nord. Tutti controllati, fermati per armi o droga, identificati. Ma intanto il lavoro su strada si infittisce, con pattuglie raddoppiate nelle zone a rischio e il controllo continuo degli «obiettivi a rischio», protagonisti della faida di camorra e oggi sotto tiro da parte dei rivali. Le forze dell’ordine lavorano in tandem coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia e dal procuratore aggiunto Guglielmo Palmeri. Blitz e perquisizioni si susseguono nei possibili nascondigli di armi.
Si spara a napoli est – 50 morti nel 2000
DIECI morti in dodici giorni per la faida di camorra all’interno dell’Alleanza di Secondigliano. Cinquanta morti dall’inizio dell’anno tra Napoli e provincia. Questo il bilancio a metà Duemila, una cifra che abbassa la media dei morti ammazzati se confrontata agli anni precedenti. Ultima vittima, la numero cinquanta, appunto, è Ferdinando Striano, trent’anni di San Giovanni a Teduccio. Striano, che da tempo vive in Toscana e lavorava nel settore dell’abbigliamento, tornava una volta al mese a Napoli per vedere la moglie e il figlio. Domenica sera è stato ammazzato vicino casa, in via Ferrante Imparato. Gli inquirenti lo considerano un uomo del clan Rinaldi, oggi vicino all’Alleanza di Secondigliano.