10 aprile 1991 Lentini (SR). Assassinati Cirino Catalano, 23 anni, e Salvatore Motta, 26 anni, in un agguato contro un mafioso. Vittime di una guerra di mafia.
Cirino Catalano, 24 anni, e Salvatore Motta, 26 anni, erano in un bar di Lentini (SR) il 10 aprile del 1991, quando un commando mafioso entrò sparando contro Salvatore Sambasile, morto anche lui, colpevole di fare affari (illeciti) senza renderne conto al capomafia.
Cirino Catalano, ragazzo di 23 anni, ucciso a Lentini per errore in un bar. Era titolare di un negozio di abbigliamento.
Fonte: vivi.libera.it
Fonte: archivio.unita.news
Articolo del 11 aprile 1991
Spietata esecuzione nel giro del racket e degli appalti
Lentini, strage mafiosa in piazza
È la guerra per il dopoterremoto?
di Ninni Andriolo
A Lentini, uno dei comuni simbolo del terremoto del 13 dicembre, ieri una nuova strage di mafia. I killer hanno agito in pieno giorno uccidendo tre uomini, uno di questi era incensurato. Il commando, fuggendo, ha poi puntato i fucili verso l’alto, contro la gente affacciata ai balconi. Solo per caso non ci sono state altre vittime. Si inasprisce la lotta tra i clan: una guerra per gestire il dopoterremoto?
SIRACUSA. Hanno sparato con fredda determinazione: prima per la strada, poi dentro un bar, nella parte alta di Lentini, un grosso comune agrumicolo al limite tra la provincia di Siracusa e quella di Catania. Tre morti, un’altra strage di mafia. L’hanno compiuta in pochi attimi, attorno alle 15 di ieri pomeriggio. Poi sono risaliti sull’auto e sono scappati. Dagli sportelli semichiusi della vettura, hanno fatto fuoco in direzione delle finestre e dei balconi, hanno mirato in alto, all’impazzata, sulla gente che si era affacciata attirata dalle grida di dolore delle vittime e dal rumore degli spari.
Solo per un caso i killer non hanno fatto altri morti. Salvatore Sambasile, 28 anni; Salvatore Molta, 26 anni; Cirino Catalano, 24 anni; sono le ultime vittime di una guerra di mafia che non conosce sosta, che non risparmia comuni grandi e piccoli delle provincie di Siracusa e di Catania.
Lentini, 35mila abitanti, assieme a Carlentini è il comune simbolo del terremoto del 13 dicembre. In quel paese, migliaia di senzatetto. Interi quartieri disastrati, un’economia basata sulla produzione delle arance messa in crisi, gravemente danneggiata. Sulla commercializzazione, sul trasporto e sull’esportazione degli agrumi, da anni, la mafia cerca di allargare ancora di più la sua influenza.
Contadini e commercianti, taglieggiati, costretti ad entrare in rapporto con i mediatori», e attraverso questi, con gli uomini dei clan. Tra le «famiglie», scontri, faide, rivalità per controllare il racket degli agrumi e per mettere le mani sugli appalti pubblici, sui finanziamenti della Regione e dello Stato.
Ed ora altri motivi di contesa: la lotta per conquistare le posizioni giuste per un altro affare, quello del dopoterremoto, delle centinaia di miliardi che nei prossimi mesi dovrebbero arrivare. Secondo gli inquirenti, le tre vittime di ieri «formavano un terzetto inseparabile» ed erano legati ad un clan. Quello di Sebastiano Nardo.
Interessi? Estorsioni e traffico di droga. Zona d’influenza? Lentini, Francofonte, Carlentini, alleanze con le cosche di Scordia, con quelle dei comuni della Piana. Una «famiglia» potente. Può vantare legami altolocati. Arrivano a Catania, a Nitto Santapaola, il superlatitante implicato nel delitto del generale Dalla Chiesa, il boss di Cosa Nostra nelle zone della Sicilia orientale.
Uno dei tre uccisi, Salvatore Motta, era imparentato proprio con Nardo ed aveva precedenti penali per porto abusivo di coltello. Giuseppe Motta, il padre dell’ucciso, è proprietario di una piccola impresa di movimento terra. Recentemente si era aggiudicato i lavori di rimozione delle macerie degli edifici crollati durante il terremoto. Ieri, il primo ad essere colpito è stato Cirino Catalano, che risultava incensurato. Lo hanno raggiunto al petto, per la strada, mentre stava scendendo da una Opel Station Wagon posteggiata di fronte ad un bar della centralissima piazza Mazzini.
È morto mentre lo trasportavano all’ospedale Il commando è giunto all’improvviso, a bordo di un’Alfa 33. Prima ha fatto fuoco contro Catalano, sparando con fucili automatici calibro 12. Poi è entrato dentro il Golden, un bar gremito di persone. I killer hanno superato la porta e hanno sparato senza esitazione. Sambasile e Motta erano appoggiati al bancone, per consumare il caffè pomeridiano. I killer li hanno colpiti alla testa. Sono morti all’istante, crivellati dai proiettili. Sambasile aveva precedenti penali per porto d’armi e per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Recentemente era stato anche denunciato per alcuni attentati incendiari ai danni di negozianti che rifiutavano la «protezione».
Testimoni della strage di ieri? Nessuno, malgrado a quell’ora, quel bar fosse affollato. «Non abbiamo visto niente», hanno dichiarato tutti ai carabinieri che li hanno interrogati. Dei killer, non è stato possibile tracciare nemmeno un identikit.
Fonte: webmarte.tv
Articolo del 23 maggio 2016
Lentini| Lentinesi vittime di mafia: una targa a Villa Marconi
Manifestazione, questa mattina, in occasione della Giornata della Legalità. L’iniziativa promossa dall’istituto comprensivo Vittorio Veneto in collaborazione con Libera. Toccanti le testimonianze di Giovanna Raiti, sorella del carabiniere Salvatore, ucciso nella strage della circonvallazione di Palermo in cui morì il boss Alfio Ferlito, e di Carlo Catalano e Carmela Di Giorgio, familiari di due lentinesi vittime di mafia.
Una targa in memoria di Filadelfo Aparo, Cirino Catalano, Carmelo Di Giorgio, Alfio Pisano e Francesco Vecchio, tutti lentinesi vittime innocenti delle mafie, è stata collocata e scoperta questa mattina in un’aiuola di villa Marconi nel corso della manifestazione promossa dal 1° Istituto comprensivo Vittorio Veneto, in collaborazione con l’associazione Libera, in occasione della ormai tradizionale Giornata della Legalità, che quest’anno coincide con il ventiquattresimo anniversario della strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio del 1992, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. A scoprire la targa della memoria, dopo la messa a dimora anche di un piccolo albero di pino, è stato il sindaco Alfio Mangiameli, intervenuto alla cerimonia insieme a Giovanna Raiti, referente provinciale del settore Memoria di Libera e sorella del carabiniere siracusano Salvatore Raiti, ucciso il 16 giugno 1982, sulla circonvallazione di Palermo, insieme ad altri due carabinieri, Silvano Franzolin e Luigi Di Barca, e a un civile, Giuseppe Di Lavore, autista di una ditta privata che aveva in appalto il trasporto dei detenuti, durante il trasferimento da Enna al carcere di Trapani del boss catanese Alfio Ferlito, principale obiettivo dell’attentato mafioso ordinato dal boss catanese Nitto Santapaola. Coordinata da Michele Ruma e aperta dall’intervento di Benedetta Liotta, dirigente dell’istituto comprensivo Vittorio Veneto, scuola capofila della rete “Lake School Net. Etica, legalità e cultura”, la celebrazione ha visto anche la partecipazione di Alfio Curcio della cooperativa “Beppe Montana – Libera Terra”, di Lauretta Rinaudo, coordinatrice di Libera di Siracusa, e di don Maurizio Pizzo, parroco della Chiesa Madre di Lentini. Allegri, colorati, coraggiosi, tantissimi studenti hanno invaso questa mattina Villa Marconi, diventata così un luogo della memoria dedicato ai lentinesi vittime innocenti delle mafie, un luogo della speranza e della rinascita di una società in cui all’illegalità e alla mafia siano contrapposte legalità e giustizia sociale. Particolarmente toccanti le testimonianze di alcuni familiari di vittime di mafia come Carlo Catalano, fratello di Cirino Catalano, e Carmela Di Giorgio, figlia di Carmelo Di Giorgio. Infine la lettura di poesie e riflessioni sulla mafia da parte di alcuni studenti: Sara Brullo e Giulia La Rocca (“Pier Luigi Nervi”), Mariagrazia Sarcià e Francesco Amara (“Guglielmo Marconi”), Lorenzo Rossitto, Alessia Narzisi, Alfio Gentile, Micaela Micalizi e Valeria Russo (“Vittorio Veneto”). La manifestazione è stata arricchita dagli interventi musicali della banda “Gorgia di Lentini” e dell’Orchestra giovanile del 1° Istituto comprensivo Vittorio Veneto.
Fonte: lasicilia.it
Articolo del 22 ottobre 2016
Lentini, escrementi su lapide vittime della mafia: denunciati tre minori
Sono stati trovati da un cittadino sulla lapide in memoria di Filadelfo Aparo, Cirino Catalano, Carmelo Di Giorgio, Alfio Pisano e Francesco Vecchio
SIRACUSA – Danneggiata, cosparsa di escrementi la lapide a Lentini in memoria di Filadelfo Aparo, Cirino Catalano, Carmelo Di Giorgio, Alfio Pisano e Francesco Vecchio, vittime di agguati mafiosi. Ad accorgersene è stato un cittadino e la denuncia alla polizia è stata presentata direttamente del sindaco di Lentini Saverio Bosco.
La targa era stata posizionata nella villa comunale lo scorso 23 maggio in occasione della strage di Capaci. Immediata e sono scattate le indagini della polizia, gli agenti hanno individuato e denunciato tre minori. Sono accusati di danneggiamento. Avrebbero ammesso le loro responsabilità e si sarebbero difesi dicendo di avere agito per gioco.
Leggere anche:
cataniatoday.it
Articolo del 27 febbraio 2020
I killer catanesi “in trasferta”: due morti innocenti per un caffé nel momento sbagliato
di Andrea Sessa
Dalle dichiarazioni del collaboratore Squillaci emerge la verità su un triplice omicidio avvenuto a Lentini nel 1991 dove morirono due ventenni estranei alla mafia.
livesicilia.it
Articolo del 6 aprile 2021
La strage e le vittime innocenti: il pentito “incastra” il capomafia
Il triplice omicidio è avvenuto a Lentini nel 1991. Sebastiano Nardo sta affrontando il processo dopo le accuse del collaboratore Francesco Squillaci.
wltv.it
Articolo del 9 aprile 2021
Strage del bar Golden di Lentini, un pentito nel commando
vivi.libera.it
Cirino Catalano – 10 aprile 1991 – Lentini (SR)
Una vita ancora da vivere quella di Cirino. Una vita strappata a soli 24 anni alla sua famiglia, alle persone che amava e che lo amavano. Ucciso perché i killer non conoscevano i volti dei loro obiettivi, scambiato per un altro.