“Come continuare a tener viva la memoria” di Umberto Santino

La Memoria ritrovata. Storie delle vittime della mafia raccontata dalle scuole
G.B. Palumbo Editore

Come continuare a tener viva la memoria
di Umberto Santino

(Presidente del centro impastato)

Fonte:  ricerca.repubblica.it 
Articolo del 4 febbraio 2005

 

IL PROGETTO “Le date della memoria” promosso dalla Sezione distrettuale di Palermo dell’Associazione nazionale magistrati, con la stampa e la distribuzione di un calendario con i nomi dei caduti nella lotta contro la mafia e delle vittime innocenti e con il concorso a cui hanno partecipato oltre 18.000 studenti, tra cui parecchi detenuti, che hanno redatto le schede raccolte nel volume “La memoria ritrovata“, può considerarsi una delle attività più significative sul fronte di un’ antimafia che non si contenti di slogan e di iniziative sporadiche ed estemporanee. La manifestazione del 19 gennaio scorso, svoltasi al Palasport di Palermo, ha visto la presenza di migliaia di studenti e, per quella che è stata la mia percezione, si sono vissuti momenti di intensa partecipazione.

Certo, si può discutere di qualche dettaglio. Si poteva dare spazio ai familiari delle vittime presenti in buon numero (c’erano oltre Rita Borsellino, Antonella Azoti, Felicia Vitale Impastato, Pina Grassi, Vita D’Angelo Ficalora e forse altri che non sono riuscito a individuare).

Si può non essere d’accordo con qualche intervento, come l’invito alla competitività, tenendo conto che spesso questo super valore neoliberista si coniuga con la pratica dell’illegalità e la ricerca dell’impunità.

Si può sorridere di fronte allo stuolo di ragazzi e ragazze con il pancino nudo, in omaggio a una moda che sfida i rigori dell’inverno, che si precipitano a chiedere l’autografo ai divi del teleschermo.

Quel che conta è che per un intero anno in centinaia di scuole si è andati alla scoperta di uomini che la lotta contro la mafia l’hanno fatta sul serio e hanno pagato con la vita. E che non sia stata una ricerca infruttuosa lo si può vedere scorrendo le pagine del libro, che tra l’altro è bellissimo.

Si sono aggiunti nuovi nomi a un elenco già lungo e in parecchi casi siamo di fronte a un impegno di studio condotto da alunni realmente interessati, guidati da docenti che non hanno nulla da invidiare a ricercatori di professione. È il caso, per esempio, dell’Istituto D’Aguirre di Salemi, che ha svolto una ricerca sui militanti del movimento contadino del Trapanese uccisi dalla mafia negli anni 20, che merita di essere continuata e potrebbe portare a un’apposita pubblicazione.

Tutto il contrario delle dichiarazioni unanimistiche che si ascoltano in parecchie occasioni celebrative da parte di personaggi che gridano allo scandalo le poche volte che in televisione si parla di mafia, rispolverando stereotipi sicilianisti che non hanno nessuna voglia di scomparire. Il contrario anche di richiami a una legalità astratta, su cui sembra che tutti siano d’accordo, quando la realtà dimostra che essa è stata sistematicamente calpestata, con il ricorso alla violenza e con la sua legittimazione attraverso la garanzia dell’impunità.

Questa partecipazione a un lavoro di ricerca è già di per sé un evento significativo e al di là dei premi ad alcuni che sono stati ritenuti più meritevoli ho pensato che dovesse esserci un riconoscimento per tutte le scuole partecipanti e presenti alla manifestazione del 19 gennaio con la distribuzione di una pubblicazione del Centro Impastato.

Il problema è come si continua questo lavoro. Ho proposto all’ Associazione nazionale magistrati di Palermo di pubblicare anche quest’anno il calendario della memoria, ma per il 2005 l’ANM ha varato un progetto che mette al centro la Costituzione, scelta quanto mai opportuna di fronte alla programmata demolizione di gran parte dell’edificio costituzionale. Rinnovo la mia proposta.

Negli anni 1999 e 2000, la Consulta delle associazioni di Trapani, con la collaborazione del Centro Impastato, aveva stampato un calendario con i nomi dei caduti nella lotta contro la mafia, iniziativa che non si è potuta replicare per mancanza di fondi. Il Centro era e continua ad essere autofinanziato, una scelta obbligata tra tanti devoti frequentatori dei santuari del denaro pubblico, distribuito senza nessun criterio oggettivo, e da solo non può farcela.

Perciò mi rivolgo ai centri studio, alle associazioni, a Libera, alle amministrazioni pubbliche disponibili, agli organi di stampa perché si assumano il compito di fare memoria quotidiana, con un calendario e un’agenda che ricordino le lotte che hanno fatto la storia della Sicilia e dell’Italia migliori e diano indicazioni sui progetti in corso e per nuove iniziative. Il lavoro di ricerca va continuato.

Mi rivolgo alle Università, alle scuole medie, ai docenti e agli studenti che hanno voglia di scrivere la storia con la loro testa e con le loro mani.

Mi rivolgo anche alle parrocchie. Tra gli uccisi dalla mafia, ben prima di don Pino Puglisi e di don Giuseppe Diana, ci sono dei preti. Alcuni impegnati in attività contro di essa, come Giorgio Gennaro, ucciso dai Greco di Ciaculli nel 1916, Costantino Stella, arciprete di Resuttano, e Stefano Caronia, arciprete di Gibellina, uccisi nel 1920. Altri più o meno coinvolti in rapporti con la mafia, come Gaetano Millunzi, studioso di Monreale, ucciso nel 1920, e Gian Battista Stimolo, arciprete di Castel di Lucio e cognato del capomafia Domenico Di Giorgio, fratello del generale contro cui si spuntarono le armi del prefetto Mori, ucciso nel 1925. Anche sul loro ruolo bisognerebbe indagare.

E ce ne sono altri (Filippo Di Forti, ucciso a San Cataldo nel 1910, Castrense Ferreri, arciprete di Bolognetta ucciso nel 1920) su cui non si sa nulla o quasi. Una Chiesa che fa culto della memoria non sarebbe male che contribuisse a una ricerca su dei sacerdoti che hanno perso la vita o perché si battevano contro la mafia o perché vivevano nei suoi paraggi o alla sua ombra.

Nel fare queste proposte mi rendo conto che non si tratta di un impegno indolore. Ma c’è ancora bisogno di dire che, se vogliamo liberarci dalla mafia, abbiamo bisogno di fare i conti con la nostra storia, risvegliando la memoria e guardando in faccia la realtà, di ieri e di oggi?