4 aprile 1986 Palermo. Assassinato Rosolino Abisso, commerciante di 34 anni. Vittima del racket delle estorsioni.
ROSOLINO ABISSO (4 aprile 1986) Commerciante di mobili, trentaquattrenne, è ucciso a Palermo il 4 aprile 1986 in un agguato dalle modalità mafiose, mentre sta rincasando. Nove anni prima era stato assassinato suo padre, mediatore nel ramo delle aree edificabili, ma sono due delitti più recenti a suggerire agli inquirenti la pista delle tangenti e del totoscommesse: gli omicidi nel gennaio precedente, di Paolo Bottone e di Francesco Paolo Alfano. Giocavano a calcetto nella stessa squadra.
Fonte: O.S.L. Osservatorio per la legalità e la sicurezza
Fonte: archivio.unita.news
Articolo del 16 settembre 1986
Palermo, la mafia uccide un piccolo appaltatore
di Gino Brancato
PALERMO — Ce un’altra vittima da mettere forse nel conto della mafia delle estorsioni, quel micidiale intreccio politico-criminale che scuote il mondo degli appalti e terrorizza gli imprenditori palermitani.
Si chiamava Giovanni Villafrati, 54 anni, un piccolo imprenditore di opere pubbliche. È stato freddato a colpi di pistola su un marciapiede di Viale Regione Siciliana.
Da quando il mercato della droga ha cominciato a dare I primi segni di impoverimento, taglieggiamenti e brutali «punizioni» si abbattono su chiunque cerchi di eludere la ferrea legge del racket. In meno di 18 mesi ci sono stati già otto omicidi. Ma l’elenco dei morti, che comprende tra gli altri anche l’ex presidente della Palermo Calcio, Roberto Parisi, deve probabilmente essere aggiornato con il nome di Villafrati.
Gli inquirenti seguono la strada che porta alla mafia delle tangenti e delle estorsioni, che già quattro anni fa aveva avuto modo di “occuparsi” di Villafrati, a quel tempo vice-sindaco socialista di Marineo, un piccolo centro a 20 chilometri da Palermo, facendogli trovare una bomba sotto la macchina. Villafrati si era accorto in extremis della trappola e l’ordigno era stato quindi reso inoffensivo dagli artificieri.
Agli inquirenti l’imprenditore aveva poi esternato i suoi sospetti sulla matrice estorsiva dell’attentato. Ma le Indagini non erano riuscite a trovare elementi concreti. Villafrati restava comunque sotto tiro. La mafia gli mandò un nuovo messaggio rubandogli un’altra macchina. Più tardi gli bruciò una escavatrice. Poi una lunga tregua.
Resta da capire che cosa abbia fatto scattare ora una nuova condanna senza appello. Le modalità dell’agguato rimandano subito ad una tecnica mafiosa. Villafrati era pedinato da un commando a bordo di una A112. I killer lo hanno seguito quando l’Imprenditore si è recato a far visita ad un’amica per discutere di affari e quando è tornato indietro lo hanno assassinato: un colpo in fronte, un altro alla nuca.
Cosi sono morti, prima di Villafrati, tutti quelli che hanno cercato di scavalcare il sistema delle tangenti. La lista si è aperta nel febbraio dell’anno scorso con un delitto tornato d’attualità dopo le traversie della società di calcio, esclusa dal campionato di serie B perché gravata dai debiti. E questa la pesante eredità lasciata dalla gestione dell’lng. Roberto Parisi, l’industriale che aveva l’appalto per l’illuminazione pubblica a Palermo. Le disgrazie della società di calcio sono cominciate quando Parisi dovette rinunciare all’appalto e la situazione precipitò quando il presidente venne assassinato. Pochi giorni prima aveva ottenuto la proroga dell’appalto trattando direttamente con il commissario al Comune e scavalcando – si è ipotizzato – il comitato d’affari che controllava Palazzo delle Aquile.
Due mesi dopo la mafia ha ucciso l’industriale Pietro Patti che si era decisamente rifiutato di pagare iI pizzo. È seguita una nuova impressionante sequenza di crimini riconducibile ancora al racket delle estorsioni. Uno dopo l’altro sono stati eliminati i figli di due imprenditori, Paolo Bottone e Francesco Alfano, Rosolino Abisso, Gianni Carbone, il costruttore Francesco Paolo Semilia, Giuseppe Albanese.